LETTERA (DENTRO UN ALBUM)

"Appassiscono piano le rose, spuntano a grappi i frutti del melo,
le nuvole in alto van silenziose, tra gli strappi cobalto del cielo.
Io sdraiato sull'erba verde fantastico piano sul mio passato,
ma l'età all'improvviso disperde quel che credevo e non sono stato
Come vedi tutto è consueto, in questo ingorgo di vite morte,
ma mi rattristo, io sono lieto, di questa pista di voglie sorte,
Come vedi tutto è usuale, solo che il tempo stringe la borsa,
e c'è il sospetto che sia triviale l'affanno e l'ansimo dopo una corsa..."

Amori miei,
questo album è uno scrigno, che contiene un piccolo, grande tesoro, fatto di oggetti magici, ognuno con una sua storia, affascinante e gloriosa. Sono crazie, soldi e quattrini, grana e tornesi, lire e centesimi, scudi e bajocchi, che hanno spavaldamente attraversato i secoli per reclamare il loro diritto a una vita perpetua, in un mondo governato, ossessionato, da euro, dollari e yen.

Non basta, per averli, entrare in un negozio, chiedere quanto costano e staccare un assegno. Sono beni ardui. Per acquisirli il denaro è condizione necessaria, come per tutto il resto, ma largamente insufficiente, a differenza di tutto il resto. Dietro ognuno di questi oggetti ci sono sforzi economici - e non chiedetevi come abbia fatto, in tutti questi anni, ad assecondare ogni vostra richiesta e trovare ancora qualcosa per coltivare questo mio giardino segreto - ma soprattutto ci sono lunghe e pazienti attese, doti di diplomazia e persuasione, reti di conoscenze intessute negli anni, tanto intricate quanto riservate, momenti di batticuore e arrabbiature, il sottile piacere della discussione con spiriti affini e amarezze profonde per cose andate per il verso sbagliato.

E' il tempo che hai dedicato alla tua rosa che ne ha fatto una cosa così importante, è scritto nel racconto "Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry. A questi oggetti - oltre che i denari e prima ancora dei denari -  ho dedicato tempo, tanto tempo, il mio tempo, che è la stoffa della vita. Non è così per voi, che oggi ve li ritrovate tra le mani. Questo tesoro, ora, è vostro e siete liberi di deciderne la sorte. Potete venderlo - e sarebbe giusto farlo, perché questa passione è dinamica, vive di passaggi di proprietà, magari lenti, ma necessari per tramandarla - però dovete prima capire cosa sono questi oggetti e quanto valgono.

Sarebbe ingenuo pretendere da me un'indicazione sul loro valore economico, ché il loro valore simbolico, l'unico che gli riconosco, è incommensurabile, irriducibile, a quella dimensione monetaria che pure ho dovuto attraversare per entrarne in possesso. Chiedere una stima a esperti, commercianti o case d'asta è la via più rapida, per farsi derubare. Non avrete nessuna difficoltà - vi assicuro - a trovare chi si dichiarerà disposto ad acquisire l'album per una cifra che a voi sembrerà enorme. Ma dovete prima capire cosa simboleggia la Corona del Re, se non volete darla via incantati dal tintinnio di un pugno di monete d'oro, accecati dal loro luccichio. E dovete capirlo da soli, perché non c'è altra via.

Accanto all'album troverete vecchi cataloghi, listini, prezzari e documenti variamente assortiti. Guardateli, leggeteli, spulciateli. Forse capirete, o forse no, ma di sicuro le sorprese non mancheranno e non vi annoierete.

Cercate di capire il più possibile, o almeno il minimo per non farvi ingannare, ma non provate a capire troppo, a capire tutto, perché semmai doveste davvero comprendere sino in fondo, allora, con ogni probabilità, non avrete mai più la forza di privarvene.

Vi voglio bene.

Il vostro papà.

Napoli, 1858, coppa del francobollo da 1 grano, II tavola, carminio scuro.
"PARTENZA DA NAPOLI, 30 MAR 1861" (in periodo di Regno di Italia),
diretta a Scorrano, che non aveva ufficio postale, presso Maglie.
Porto semplice (1 foglio) da ufficio a ufficio, entro le vecchie province napoletane,
secondo la tariffa di favore in vigore fino al 31 dicembre 1862.
Ex Collezione Provera.

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