L'INGEGNER GIACOMO AVANZO

La copertina del primo catalogo di vendita dell'Ingegner Giacomo Avanzo.
 
Intorno alle grandi figure che non abbiamo conosciuto - e ci rimangono quindi a distanza - la parola esce pronta, la prosa viene giù lustra e tirata, e le interpretazioni illuminanti s'improvvisano con bella sicurezza.
 
Così, nel tempo, ho potuto stilare con relativa facilità gli identikit di Emilio DienaGiulio Bolaffi e Renato Mondolfo, e parlare in scioltezza di collezionisti del calibro di Saverio Imperato, Nino Aquila e Ottavio Masi: proprio perché con loro non ho mai avuto alcun contatto, nessun rapporto - non foss'altro per ragioni anagrafiche - e la necessaria mediazione delle fonti ha indirizzato e disciplinato le mie ricostruzioni.
 
Ma come si fa, invece, a parlare dell'Ingegner Giacomo Avanzo?
 
Se un uomo è stato (ed è) una presenza costante e una compagnia fedele nelle vostre riflessioni; se i suoi gusti e il suo stile non solo coincidono coi vostri, ma li educano e li dirigono; se quell'uomo si è dedicato a molte cose da voi trascurate, e le ha amalgamate al meglio per poi restituirvene il senso con un'immediatezza e una chiarezza tali da suscitarvi una continua meraviglia; se la sua figura vi sembra meritevole del più alto grado di ammirazione per l'inusuale acutezza e completezza dei suoi ragionamenti e il fine discernimento tra differenze sottili; se possiede conoscenze e competenze così estese e profonde da diventare un referente obbligato nelle vostre scelte e valutazioni; se ha fatto molto di più che assecondare le vostre aspettative, conducendovi ben oltre i vostri stessi sogni, allora - miei cari uomini d'ingegno - l'affetto farà ombra alla vostra intelligenza, l'affinità di spirito ostacolerà la sintesi ingegnosa, e la tranquillità del costruttore di bei periodi sarà scombussolata da una piena emotiva che renderà complicato individuare anche solo il punto d'inizio del vostro discorso.

 
Dalle "Collezioni di sabbia", di Italo Calvino.
 
 
 
 
 
Dal racconto "Il collezionista di tramonti", di Tomas Saulius Kondrotas.

L'Ingegner Avanzo - più semplicemente, Giacomo - lo conosco da oltre dieci anni; posso vantare una frequentazione assidua e un rapporto che trascende il bruto atto della compravendita di oggetti filatelici; e la ricchezza di situazioni vissute - per quantità e varietà - rende problematico restituirne un'immagine esaustiva, o anche solo realizzarne una presentazione logica, sequenziale, ben proporzionata in ogni sua parte.
 
Se mai un giorno si racconterà la mia storia, se le memorie raccolte in questo Blog lasceranno un segno nel mondo della filatelia, voglio che si sappia che la mia avventura l'ho affrontata sulle spalle di un gigante.
 
Si dica che ho vissuto al tempo dell'Ingegner Avanzo, l'ultimo dei grandi mercanti.
 
Si dica che ho beneficiato dei tempi di Giacomo Avanzo, impareggiabile perito.
 
Si dica che ho imparato a collezionare grazie a quell'inarrivabile collezionista che è Giacomo Avanzo.
 
Si dica che mi sono onorato dalla sua stima, della sua fiducia, della sua amicizia.


19 aprile 2014: Roma, "Caffè Greco", ore 11.00


 
Quando nel 2012 ricominciai a collezionare, dopo una pausa ventennale di una passione nata verso i dodici anni - è proprio vero: certi amori non finiscono mai, fanno dei giri immensi e poi ritornano - credevo ingenuamente di ritrovare lo stesso mondo, gli stessi nomi, che avevo idealmente conosciuto in passato, da ragazzo, attraverso le loro pubblicità su riviste e cataloghi.
 
Alcuni di quei nomi non c'erano più, avevano cessato l'attività. Altri esistevano ancora, anche se in una veste diversa da come li ricordavo. Altri ancora non capivo che fine avessero fatto: l'Ingegner Giacomo Avanzo, ad esempio.

Poi, su un forum, scopro l'esistenza della ASTER, una società neocostituita, ma riconducibile proprio all'Ingegner Avanzo, a quel nome storico ben presente nella mia memoria di collezionista.
 
Scrivo una mail, per presentarmi e rendere noti i miei interessi. Di lì a poco ricevo il catalogo corrente, il numero 3, unitamente ai due precedenti, in cui trovo varie cose che mi solleticano. I prezzi non sembrano cheapest, ma il materiale è di una qualità rara, in uno stato di conservazione del tutto eccezionale - regolarità dei margini, pulizia degli annulli, nitidezza delle incisioni - come da altre parti non se ne vede affatto.
 
Scrivo dunque una seconda mail, per segnalare i lotti di mio interesse, e qui arriva la prima sorpresa: l'Ingegner Avanzo non stila nessun conto da pagare, e mi ricontatta telefonicamente per dirmi che da lì a pochi giorni sarà a Roma e avrebbe piacere di conoscermi.

Ci diamo appuntamento per la tarda mattinata di sabato, al "Caffe Greco", un storico locale di Roma in via Condotti: saluti, presentazioni, primi scambi di confidenze, tutto molto piacevole.

Dalla sua mitica valigetta nera tira fuori una busta grigia gonfia di cartoncini. "Dunque, lei mi ha chiesto dei lotti precisi, ma io dispongo di diversi esemplari di quegli stessi francobolli, e ho pensato che poteva interessarle vederli tutti, così da poter scegliere meglio". Sul volto gli si dipinge il sorriso di chi la sa lunga. "Sono i migliori che ho in stock, se non trova nulla qui di suo gradimento, per il momento temo di non poterla accontentare". 
 
Il rapporto era grosso modo di 1 a 4: se - per dire - avevo inizialmente ordinato 5 lotti, ora, sul tavolo, me ne ritrovavo 20.

Siamo tutti collezionisti, e non servono parole per descrivere lo smarrimento in cui mi vengo a trovare. L'occhio corre da un cartoncino all’altro, senza riposo, non ha il tempo di ammirarne uno che è subito attratto dall’altro. All'emozione subentra la confusione.

Lui lo capisce, me lo legge in faccia. Raccoglie i cartoncini, li compatta e li rinfila nella busta, che mi porge sorridendo. "Li tenga pure, se li porti a casa e li guardi con calma, e quando avrà deciso mi farà sapere".

Ero da poco rientrato nel mondo della filatelia e dovevo ancora tararmi su usi e costumi che, nei fatti, non conoscevo. Mi stava dicendo di tenermi tutti quei cartoncini, giusto? Non voglio dare cifre, ma il valore di ogni cartoncino - vi assicuro - era tutt'altro che trascurabile, e io mi stavo portando a casa un autentico tesoretto. E ci conoscevamo da appena due ore!

Cosa si fa in questi frangenti? Come ci si comporta? Si lascia un assegno per una frazione del valore, a mo' di garanzia? O che altro?

Inforca gli occhiali e inizia a scrivere a matita su un foglietto quadrettato. "Segno i lotti che le sto lasciando, solo per mia memoria".

"Si, certo". Meglio fare economia di parole, per evitare gaffe. Probabilmente mi chiederà di controfirmare l'elenco, per avere una ricevuta di ciò che mi sta consegnando. Sì, sarà sicuramente così.

Conclude la sua annotazione, piega il foglietto e lo mette in tasca. Mi sorride, e ricambio il sorriso in silenzio, ché a star zitti non si sbaglia mai.

"A proposito...". Riprende la busta con i cartoncini, li scorre e ne tira fuori uno. "Questa coppia qui, vede, per me è virtualmente impossibile trovarne una migliore; però le faccio notare che qui c'è una leggera grinza naturale della carta: è una cosa piuttosto frequente in questi esemplari, non è assolutamente un difetto, però a qualcuno può forse dar fastidio".

"Sì, capisco...", e chissà cosa accadrà adesso, quale sarà la mossa successiva; ma non c'è nessuna mossa.
 
"Bene! Lo sa che..." e inizia a raccontarmi storie di francobolli e collezionisti, di aste e mercanti, di ciò che la filatelia era una volta, di quel che è ora, di cosa dobbiamo aspettarci che diventerà. Non avrei più smesso di ascoltarlo.

Conclusa quella lunga, bella chiacchierata, si fa portare il conto, paga, usciamo, e percorriamo un tratto di strada assieme, prima dei saluti.
 
"Scelga con calma, non abbia fretta”. Mi porge la mano per congedarsi. "Per me è importante che lei sia pienamente soddisfatto dei suoi acquisiti".

"Grazie", e non riesco proprio a scrollarmi di dosso quel senso di inadeguatezza, per una situazione tanto piacevole quanto inaspettata.

Potete crederlo o no, ma quei francobolli li trattenni in visione per quattro mesi, durante i quali non fui mai disturbato, nemmeno una volta, per sapere se e cosa avevo deciso di acquistare.
 
Lo chiamai io, in prossimità delle ferie estive, per scusarmi di non essermi fatto più sentire, ma gli impegni di lavoro erano stati davvero serrati e mi avevano assorbito del tutto.

"Non si preoccupi, capisco perfettamente: ci risentiamo al suo rientro, buone vacanze".

Rientrato dalle ferie, a inizio settembre, passò ancora un altro mese. E non fui mai disturbato, nemmeno una volta.

Ero parecchio imbarazzato, quando finalmente ci rincontrammo. "Le chiedo scusa per tutto questo tempo, davvero, ma..."

"... ma non c'è nulla di cui scusarsi”, e l'intonazione era sincera, spontanea. "Piuttosto, mi sembra di capire che ha fatto le sue scelte".

"Si". Restituii i lotti che non mi interessavano e chiesi il saldo.
 
Scrisse i prezzi in colonna sullo stesso foglietto quadrettato del primo incontro al "Caffè Greco", e s'industriò a eseguire la somma. "Dunque, sono x euro, con lo sconto del 20% verrebbero y euro, ma facciamo cifra tonda, e arrotondiamo per difetto a z euro". Con un gesto della mano mi invitò a verificare l'esattezza dei calcoli sul foglio. "Mi dica lei quanto vuole lasciarmi ora...".


L'uomo che crede nei francobolli

 
L'Ingegner Avanzo crede nei francobolli.
 
Distillerei così, in questo stato d'animo - credere nei francobolli - le molteplici sfaccettature del personaggio Giacomo Avanzo - il mercante, il perito, il collezionista, l'amico - per darne una chiave di lettura unitaria.
 
Credere nei francobolli, nel loro valore storico, culturale, sociale, emotivo, sentimentale e commerciale, e difendere questo complesso e articolato sistema valoriale con ogni mezzo, con tutte le proprie forze, per principio, perché virtualmente impossibile, non solo da replicare altrove, ma anche solo da surrogare, da approssimare con altro.
 
Questo è Giacomo Avanzo: l'uomo che crede nei francobolli.


Il mercante


Un mercante - a stilizzarne la figura - è un signore che acquista degli oggetti a un prezzo x e li rivende a un prezzo y maggiore di x; la differenza y-x è il suo guadagno lordo, da cui vanno sottratti i costi operativi c dell'attività e le tasse k da versare allo Stato; il suo guadagno netto - quel che gli rimane in tasca - è g=y-(x+c+k) e c'è da valutare se sia sufficiente non solo a vivere decentemente, ma soprattutto se ne valga la pena, se la somma g sia commisurata al rischio d'impresa, e ne giustifichi l'assunzione, o se lo stesso profitto non si possa trarre con altri tipi di commercio, più sicuri e meno faticosi.
 
Questa è la base, la metrica comune a tutti i mercanti: bisogna vendere a un prezzo y abbastanza elevato da realizzare un guadagno netto g che renda sensata la scelta di tenere in piedi la giostra.
 
 
Estratto da "La grande delusione", di Enzo Diena,
in "Italia Filatelica", numero d'oro, 1950.

Tutti i mercanti vi appariranno indistinguibili, sin quando li valuterete con la metrica standard.
 
Cos'è allora che li differenzia, che definisce lo stile di ognuno? Ovvio: gli ulteriori vincoli che ognuno si auto-impone, le limitazioni aggiuntive entro cui ognuno di loro sceglie liberamente di operare.

Frankly speaking and to be honest - insomma: diciamolo senza timore - nel mondo della filatelia non serve nessuna abilità per ritagliarsi una propria nicchia di mercato, come dimostrano il fiorire di offerte sui vari social network, il costante aumento di venditori eBay e degli stessi professionisti di settore. Chiunque riesce a mettere in piedi un business filatelico con un guadagno che lo soddisfa, se bada solo al guadagno e a nient'altro che al suo guadagno.
 
E qui si produce la prima frattura tra Giacomo Avanzo e il resto del mondo, perché, sì, l'Ingegner Avanzo bada sicuramente al suo guadagno - perché di questo vive, perché nel denaro non vi è nulla di sbagliato, e tutti noi infatti ce ne preoccupiamo di continuo - ma con altrettanta evidenza bada anche a molte altre cose, che lo differenziano - lo staccano - da tutti gli altri operatori filatelici.
 
Il punto di vista di Mario Serone, iscritto al forum "Filatelia e Francobolli" col nickname "pablita 64". 
 
Giacomo Avanzo è l'ultimo dei mercanti "vecchie maniere": è sempre stato un mercante old style ed è sempre rimasto fedele alla sua natura, a differenza di altri che nel tempo hanno trovato più conveniente (per loro) tramutarsi in banditori d'asta.
 
Mercante old style, dunque, e di una levatura riflessa nel criterio con cui ha costruito e aggiornato il suo stock, divenuto un marchio di fabbrica, un segno di riconoscimento, una mappa genomica: uno stock creato e manutenuto con gli occhi del collezionista.
 
Forse in parte per fortuna, ma di sicuro in misura maggiore per l'abilità nello sfruttare le contingenze, l'Ingegner Avanzo ha sempre messo in stock solo quegli oggetti che lo appagavano se filtrati con lo spirito del collezionista, con la sensibilità di chi deve provare piacere nel possesso dell'oggetto, senza troppi retropensieri materiali.
 
"Alcuni oggetti li ho acquistati e rivenduti nel giro di neanche una settimana, altri sono andati incontro a vari cicli di compravendite, altri ancora mi sono rifiutato di venderli al di sotto di certi prezzi e sono sempre rimasti con me; ma raramente - per non dire mai - mi sono pentito di aver inserito un determinato oggetto nel mio stock, qualunque sia stato il suo destino commerciale, perché quell'oggetto doveva preliminarmente appagarmi come collezionista, dovevo esser felice di averlo con me, per la sua qualità o rarità: dovevo crederci".
 
Due spettacolari lettere di Modena, tra le maggiori rarità della filatelia estense,
nel catalogo a prezzi netti n. 4 dell'Ingegner Avanzo (febbraio 1988).
"Quando ho avuto la possibilità di acquistarle" - mi ha confidato Giacomo -
"non mi sono preoccupato di non avere un cliente a cui proporle, già pronto a ricomprarle.
Erano - sono - due lettere troppo belle, e percuote ho voluto metterle in stock a prescindere dal resto,
 anche se costavano parecchio, senza offrire una prospettiva immediata di guadagno:
per godermele per tutto il tempo che sarebbero rimaste con me, per poter dire di averle avute,
e perché mi son detto: 'tu cosa sei, cosa fai nella vita? Il mercante di francobolli, giusto?
E allora, se non compri oggetti come questi, cos'altro mai dovresti comprare?'
E questo è tutto".
 
Ho avuto una conferma diretta di questo stile già alla prima tornata di acquisti, quando ci davamo ancora del "lei".
 
Stringevo tra le mani due cartoncini, ognuno con un esemplare eccezionale del 20 grana I tavola di Napoli, e sul viso gli si dipinse un'espressione inquieta, arriverei a dire quasi di fastidio.
 
"Li prende entrambi?", e nel tono trapelava una certa apprensione.
 
"Sì, li prendo tutti e due... c'è qualche problema?"
 
Agitò le mani e sorrise. "No, no, ci mancherebbe! E' solo che questi due sono i migliori del mio stock, e ora non so bene come sostituirli. Ma sono problemi miei. Sono contento che le siano piaciuti".
 
Perché - appunto - l'Ingegner Avanzo ha liberamente fissato in alto l'asticella da superare, affinché un pezzo entri nel suo stock; e non può - non vuole - alimentare lo stock purchessia, solo perché alcuni pezzi sono esauriti e serve rimpiazzarli. 
 




Dal libro "Il re degli antiquari", di S. N. Behrman.
 
Questa predisposizione d'animo, questa linea di condotta, e mi spingo a dire questa impostazione metodologica - messe all'opera con coerenza e sistematicità - hanno creato uno stock filatelico che è molto più di un mezzo d'affari per l'Ingegner Avanzo: è uno strumento pedagogico per ogni collezionista, per imparare a vivere appieno la propria passione e trarne le emozioni migliori e più intense.
  
                     

           
Una selezione di francobolli del Granducato di Toscana, di provenienza Giacomo Avanzo.
 
Quel che colpisce non è solo una qualità di ben altro rango rispetto alla media di mercato, quanto la capacità dell'Ingegner Avanzo di riconoscere caratteristiche outstanding anche in esemplari ordinari.
 
              

Avete un bel dire che questi due "Marzocchi" sono francobolli normali, ma trovatene altri così, se ne siete capaci. E, no, non sarete in grado. Perché l'impresa eccezionale - datemi retta - è essere normale, e solo gli spiriti filatelicamente eccezionali riescono a trasferire questa normalità nella propria collezione.
 
Ma sapete qual è il fatto realmente straordinario e per molti versi paradossale? La capacità di tenere gli standard ai massimi livelli, anche su esemplari di seconda scelta.
 

Questo 6 crazie della tiratura del 1857 (filigrana a linee ondulate) è assottigliato: se osservato al verso, in controluce, mostra un punto in cui la carta è più sottile rispetto al resto della superficie.
 
D'accordo: questo 6 crazie è un francobollo di seconda scelta, diciamo pure difettoso. E ora provate voi a metter su una collezione di Toscana fatta così, con esemplari di seconda scelta altrettanto belli e gradevoli. Provate pure. E fatemelo sapere, quando ci sarete riusciti, che la pubblichiamo sul Blog.
  

La peculiarità dello "stock Avanzo" - in fatto di qualità e rarità, e, mirabile a dirsi, di rarità di grande qualità - ha conseguenze immediate e dirette nei rapporti dell'Ingegnere con i suoi clienti, di cui posso dare ancora una volta una testimonianza diretta.

Vogliate aver pazienza, e permettetemi di prenderla alla larga.

Non vi è collezionista che non sia desideroso di condividere la sua esperienza, e in particolare di dare consigli ai neofiti, per evitargli quegli errori in cui è incorso lui. Ma al tempo stesso non vi è collezionista che sia stato capace di applicare da sé, da subito, anche solo la metà di quei consigli che ora elargisce con così tanta sicurezza, dopo aver vissuto esperienze traumatiche. Com'è possibile che non abbia visto prima ciò che adesso gli appare ovvio, se non addirittura banale? Verrebbe voglia di cantare - con De André - "la gente da buoni consigli, se non può più dare il cattivo esempio".
 
Tutti i collezionisti sbagliano, e quasi tutti sbagliano pesantemente - nell'avviare filoni che poi non sanno sviluppare, nel selezionare i pezzi di quei filoni che portano avanti, nella valutazione della loro effettiva qualità o rarità, eccetera, eccetera, eccetera... - e sono tutti sbagli con un basso grado di reversibilità, a cui è complicato (economicamente costoso) porre rimedio, al punto che talvolta se ne esce così demoralizzati da veder scemare la passione.
 
In una certa misura non ci si può far nulla, se non imparare a convivere con il rischio, ma essere un cliente dell'Ingegner Avanzo significa beneficiare di un'eccezionale rete di protezione, che riduce gli stessi rischi di caduta lungo il cammino su quel filo sospeso in aria che è il collezionismo.
 
Mi sono passate per la testa un'infinità di idee, in oltre dieci anni, e ho pensato sul serio di poterle realizzare tutte, con la presunzione tipica dell'inesperienza; e così le ho avviate tutte, per poi capire - strada facendo, ad acquisti effettuati - che alcune non sarei mai stato in grado di svilupparle adeguatamente, che altre non mi affascinavano poi così tanto, e altre ancora non erano materialmente attuabili per come le avevo concepite.
 
La mia salvezza ha un nome e un cognome: Giacomo Avanzo.
 
Se non avessi acquistato pressoché esclusivamente da lui, dall'Ingegner Avanzo, mi sarei ritrovato con una pletora di oggetti impossibili da gestire (liquidare) senza incorrere in pesanti perdite economiche.
 
Ma - appunto - la mia controparte pressoché esclusiva è stata (ed è) l'Ingegner Avanzo, e questo ha cambiato tutto. Perché l'Ingegner Avanzo è stato, è, e sarà sempre disponibile a riprendersi indietro i propri francobolli al prezzo a cui ve li ha venduti - nell'ambito della fisiologica ridefinizione della vostra collezione - e poter correggere i vostri sbagli "a costo zero" è un privilegio che non avrete da nessun altro.
 
I miei dieci anni con l'Ingegner Avanzo sono stati un continuo ritirare cartoncini di ogni genere, e poi restituirli per prenderne altri, quando mi rendevo conto che determinate scelte erano state indotte da un entusiasmo mal governato, per poi restituire anche questi altri e prenderne altri ancora, e ogni volta senza perdite economiche, all'interno di un processo di introspezione iterativo volto a separare il want dal need, ciò che volevo per chissà quale ragione passeggera, da ciò di cui avevo bisogno per sentirmi pienamente soddisfatto.

E come mai l'Ingegner Avanzo è sempre pronto a un'azione - riprendersi indietro il proprio materiale, per offrirne altro più consono ai mutati interessi filatelici - a cui il resto del mondo è fieramente recalcitrante? Ovvio: perché lui crede nei suoi francobolli, perché sa che ogni suo francobollo è pregiato, e non ha problemi a riaccoglierlo con sé, se l'unica colpa del pezzo è nel trovarsi disallineato rispetto ai nuovi orientamenti del collezionista.
 
Non solo l'Ingegner Avanzo non ha problemi a riprendersi indietro ciò che proviene da lui, ma - fatto ancor più straordinario - non si fa problemi a consegnarvi in visione tutto ciò che desiderate, senza pretendere acconti, caparre o referenze - credo gli basti uno sguardo per capire chi ha davanti - e senza mai disturbarvi durante il tempo del vostro esame, senza mai un fiato se - per avventura - decidete di non acquistare, di restituirgli ciò che vi ha lasciato.
 
A meno che non siate dei campioni olimpici di furberia - ma allora sareste riconosciuti al primo sguardo - l'atteggiamento dell'Ingegner Avanzo vi trasmette la piacevole sensazione di essere persone degne di fiducia, tanto più gratificante sapendo che la filatelia è un mondo dove tutti sospettano continuamente di tutti e tutto.
 
Si può dire - senza esagerazioni - che Giacomo Avanzo sia la soluzione ultima, radicale e definitiva, alla questione della "buona fede nei rapporti filatelici", riconosciuta rilevante già agli albori del collezionismo.
 
 
Da "La Filatelia", N. 11-12, maggio e giugno 1891.

Per parte mia - per quel che posso testimoniare direttamente - posso dire che aver trattenuto oggetti filatelici di controvalore arbitrariamente elevato per tutto il tempo necessario - già dal primo incontro, quando eravamo ancora degli sconosciuti - è stata (ed è) un'esperienza fenomenale, ma al tempo stesso è (dovrebbe essere) una lectio magistralis per chi ambisce a commerciare in filatelia ad alto livello, così come il non chiedere spiegazioni quando ci si vede restituire il materiale consegnato in visione, senza incolpare il collezionista di non capire quanto sia bello e raro ciò a cui sta rinunciando.
 
Perché è da qui - da questo genere di rapporti, di consuetudini e piacevolezze - che nasce e si alimenta la voglia impegnare tempo, intelligenza, curiosità, e di conseguenza denaro.

Dal libro "Il re degli antiquari", di S. N. Behrman.

Guardate - per converso - all'aggressività della pratica commerciale del "Compralo subito", così tanto di moda.
 
E' un messaggio subdolo, che trascende e va ben oltre il suo mero significato testuale: surrettiziamente invita alla rapidità d'azione, un atteggiamento decisivo e dirimente - è vero - nei rari casi di pezzi mitici, ma del tutto fuori luogo nei casi ordinari.
 
"Compralo subito" è il veleno del collezionismo, in special modo degli Antichi Stati. I francobolli non si comprano mai subito - a meno che non siano pezzi "mitici", tracciati e recensiti, che si aspettano da anni - ma solo dopo ripetute e accurate riflessioni, a costo di perderli e pentirsene. Meglio - incommensurabilmente meglio - un pezzo valido perduto per un eccessivo temporeggiare, che un acquisto sbagliato per la maledetta fretta traditrice. "Subito" - al netto dei "mitici" - non è una parola del dizionario o del gergo filatelico.
 
I signori "Compralo subito" - e non si tratta solo di eBay e simili, ma di tutti i commercianti che vi pressano nel decidere - non dico siano da evitare, ma senz'altro richiedono da parte vostra un'accortezza ancor maggiore di quella già grande che serve per portare avanti il collezionismo con un minimo di serietà.


Questi atteggiamenti specifici dell'Ingegner Avanzo - che pur era fondamentale evidenziare, per dare concretezza al personaggio - sono manifestazioni particolari di uno stile generale e distintivo, che magari avrà poco di scintillante, ma di sicuro è improntato alla massima pulizia, nell'interesse dell'intero ambiente filatelico.
 
Immaginate un mercato in cui vi siano solo quattro commercianti, che con poca fantasia chiameremo A, B, C, D.

Il commerciante A vi sussurra a mezza bocca che B è un farabutto, uno che si è arricchito rifilando una fregatura dopo l'altra ai suoi clienti più facoltosi; che anche C è un poco di buono, solo appena un po' più scaltro, più difficile da scoprire nei suoi traffici ambigui; e poi c'è D, che sarebbe pure un tipo apposto, peccato solo che di francobolli non capisca nulla.

Fortuna però che c'è lui, il commerciante A, serio, professionale, preparato e corretto, a cui potete rivolgervi con tutta tranquillità.

E ora ditemi: ammesso di prestar fede alla versione di A, di credere alle sue parole, avreste voglia di entrare in un ambiente - il collezionismo di francobolli - sapendo che per ¾ è inquinato?

Io, sinceramente, no.

Se un ambiente - per stessa ammissione di chi ci sta dentro - è fatto per ¾ da farabutti e incompetenti, io mi ci tengo lontano per principio. E non sarà certo quel ¼ autoproclamatosi "professionale e onesto" a convincermi a entrare. Perché quando si getta fango sugli altri, i primi schizzi finiscono addosso proprio a chi lo fa, che a uno sguardo esterno apparirà tanto sporco quanto coloro verso cui ha lanciato le sue invettive.

Qual è l'approccio giusto? E' lo "stile Avanzo": dire che B è un professionista sicuramente affidabile; "C" è un'altra figura di livello, anche se segue un approccio diverso; e D è una new entry da cui c'è da attendersi il meglio; e poi, sì, ci sono anch'io, il commerciante A, che ho tutte le qualità dei miei colleghi e in più posso offrirvi qualcosa che loro non hanno. Si restituisce così l'immagine di un ambiente sano, pulito; se ne stimola l'attrattiva e vi si invoglia a entrare.

Il protocollo è nell'esaltare tutto ciò che di bello, buono e giusto c'è nell'ambiente collezionistico, senza nasconderne le complessità e i pericoli, ma ignorando - i-gno-ran-do - tutto ciò che è manifestamente sbagliato, distorto o manchevole, così da privarlo dello status di soggetto degno di discussione, per marcare una distanza tra chi merita e chi no.
 
Non ho mai sentito l'Ingegner Avanzo parlar male di un collega, in oltre dieci anni di conoscenza. Presumo che segua una regola in fondo semplice, ma risolutiva per preservare l'ecosistema collezionistico: se non posso dire qualcosa di carino, allora non dico nulla.

Certo, anche lui ha le sue simpatie e antipatie - come tutti noi - anche lui stima più alcuni colleghi e altri meno - come avviene per tutti, in ogni ambiente lavorativo - e sa bene che la filatelia rimane un mondo complicato, in chiaroscuro, fatto di luci e ombre.
 
Ma - ripeto - non l'ho mai sentito parlar male di nessuno, e ciò lo avvicina a Giulio Bolaffi per una via diversa, inaspettata, lo rende un personaggio ugualmente "generoso", nell'accezione più nobile del termine.



Ed è una generosità autentica, genuina, che non degenera mai in atteggiamenti di maniera, in frasi di circostanza o stereotipate, come dimostra il suo ricordo - sincero, netto, rilasciato a "Vaccari news" - di quel grande personaggio che è stato Giangiacomo Orlandini.

"E' stato uno dei grandi filatelisti del XX secolo, si è subito appassionato ai francobolli esteri, un grandissimo amante delle produzioni di Sudamerica, come Argentina, Brasile, Peru, Uruguay. Ha vissuto molto nel Regno Unito e non a caso è stato un conoscitore delle relative colonie. Non sapeva tutto ma di tutto; aveva un'infarinatura mondiale, globalmente era il più preparato. Uomo ruvido, sapeva riconoscere la competenza; rappresentava una categoria di commercianti ormai estinta, capace di avere padronanze a livello mondiale; credo che così non ce ne siano più, perché la specializzazione ha avuto il sopravvento".



L'Ingegner Avanzo ha l'ingiusta nomea di essere un mercante "caro", dovuta a un'errata comprensione del significato di "caro", alla sua impropria assimilazione a "costoso".
 
"Caro" si riferisce al prezzo mal tarato di un oggetto, nel senso che lo stesso oggetto - o un altro equivalente - si potrebbe trovare anche altrove, a un prezzo di gran lunga inferiore.
 
"Costoso" esprime invece una percezione soggettiva dell'acquirente sull'entità dello sforzo economico da compiere per entrare in possesso di un certo oggetto.
 
Quindi - a esprimersi con precisione - l'Ingegner Avanzo sarebbe "costoso", non "caro", ma lo è come può esserlo una gioielleria in via Condotti rispetto a una bigiotteria periferica: c'è un prezzo (e un gusto) per ogni cosa, in filatelia e non solo.
 
I prezzi dell'Ingegner Avanzo sono semplicemente l'espressione diretta di un genere di materiale che di regola, tendenzialmente, non potete trovare altrove, e che per logica conseguenza non si può prezzare come tutto il resto. Nessuno può criticarvi se quei prezzi li ritenete elevati, se il suo materiale lo percepite "costoso", perché "costoso" - appunto - è una percezione auto-referenziale su cui non ha senso discutere. Però, forse, si può provare a ragionare un po' meglio, per rendere la propria percezione più rispettosa di fatti obiettivi.
 
Non solo i francobolli dell'Ingegner Avanzo li ha solo l'Ingegner Avanzo - e quindi è da lì che dovete passare, dall'Ingegner Avanzo, se volete un certo livello di qualità e rarità - ma è solo l'Ingegner Avanzo che vi offre tutta una serie di gentilezze che nessuna somma di denaro può comprare: è solo l'Ingegner Avanzo che ai suoi clienti abituali presta gratuitamente una gran quantità di servizi aggiuntivi - redazione di certificati, consulenze, agente d'asta, eccetera, eccetera, eccetera - per i quali il resto del mondo pretende di essere pagato.

Sinceramente e con la massima obiettività: quei prezzi - su cui peraltro i clienti abituali beneficiano sia di forti sconti sia di dilazioni talvolta inimmaginabili - non vi appariranno più così elevati, e potreste persino scoprirli convenienti, una volta collocati nel loro ambiente naturale.

 

 
Quando Napoleone chiese al matematico Andrie-Marie Legendre quali argomenti della materia conoscesse meglio, si sentì dare la più impegnativa delle risposte. "Conosco tutto, sire".
 
E stuzzicato ancora dall'Imperatore, per sapere da chi lo avesse imparato, il matematico replicò in modo ancor più spiazzante. "Da me stesso, sire".
 
Il mondo della filatelia - riconosciamolo - è affollato da tanti Monsieur Legendre, gente che sostiene di sapere tutto, anche se non si capisce bene da chi lo abbia imparato.
 
"Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo" - mi ripete spesso l'Ingegner Avanzo. E' l'unico che non sa già tutto, che quotidianamente estende le sue conoscenze. Vi pare poco?
 
Tanto più che dell'Ingegner Avanzo conosciamo la scuola di provenienza: Renato Mondolfo - "un Amico, un Padre, un Maestro di vita", nella commemorazione dello stesso Giacomo - ma anche Daniele Zanaria, "un filatelico d'avaguardia", come lui stesso amava definirsi.
 

La Italphil - la storica casa italiana d'aste filateliche - 
organizzò una partita di calcio tra filatelici "antichisti" e "modernisti", il 26 giugno 1980.
Vinsero gli "antichisti" per 3 a 0, e nel ricordo di Antonello Cerruti (il primo accosciato, da sinistra)
vi fu una "grande prova in difesa di un insuperabile Giacomo Avanzo:
rinviò di testa tanti quei palloni da uscire con tracce di sangue sotto i capelli".
Il quinto in piedi, da sinistra, è Daniele Zanaria, uno dei punti di riferimento dell'Ingegner Avanzo.
 
Renato Mondolfo e Daniele Zanaria: scusate se è poco - scusate davvero - ma in quanti possono esibire maestri della stessa caratura?


L'editore della Sassone

 
Oh, i cataloghi! 

Quante discussioni, quante polemiche, quante chiacchiere.

E mica da oggi. Da sempre.
 
Estratto da una lettera di Giovanni Chiavarello,
in cui il perito criticava la mancata catalogazione di vari annullamenti 
che il curatore (Renato Mondolfo) non aveva riportato.
 
Avere il catalogo in mano significa disporre di uno strumento di potere, e il potere - diceva Andreotti, declinando al negativo l'aforisma originario - logora chi non ce l'ha.
 
Tutte le polemiche sulla Sassone - il più delle volte - sono attacchi più o meno velati alla persona di Giacomo Avanzo. La questione mi appassiona pochissimo, anche perché essere l'editore del principale catalogo italiano è sì - in generale - un motivo di vanto e orgoglio, ma qui - nel caso specifico dell'Ingegner Avanzo - è solo un'ulteriore qualifica che aggiunge poco, percentualmente, allo spessore del personaggio.
 
Tirèmm inànz, come racconta la tradizione popolare a proposito della scelta patriota milanese Amatore Sciesa, che preferì tirare innanzi - andare dritto verso il patibolo - piuttosto che assecondare le insistenze della polizia per fargli rivelare cose che l'avrebbero potuto salvare.

 

Il perito

 
I periti sono una delle realtà più enigmatiche del già complesso mondo filatelico. Non starò qui a ripetere ciò che è stato già illiustrato in un ciclo di post dedicato. Sarà più che sufficiente una panoramica, a partire da un orizzonte temporale ancora visibile.
 
Per almeno vent'anni - convenzionalmente dal 1970 al 1990 - il mercato delle perizie ha operato in un regime di duopolio, sulla piazza romana: lo Studio Diena da un lato, e lo Studio Raybaudi dall'altro - entrambi sotto la silente supervisione di Renato Mondolfo - costituivano il punto di riferimento indiscusso e indiscutibile per le cosiddette "certificazioni peritali".
 
Altre figure presidiavano altre piazze - Sorani a Milano, Oliva a Genova, Chiavarello a Napoli - ma il pensiero andava spontaneamente a Diena e Raybaudi, ogni volta che si parlava di periti filatelici e di certificati.
 
Uno stralcio del catalogo della celebre asta "che non ebbe mai luogo" - Collezione "Mormino" -
 dà una conferma diretta ed esplicita del duopolio a lungo esercitato dagli Studi Diena e Raybaudi.

Bolaffi - a Torino - costituiva un caso a sé: Giulio Bolaffi firmava e certificava ciò che gli andava di firmare e certificare - tendenzialmente ciò che gli piaceva, che si accordava col suo gusto raffinato - ma all'occorrenza anche ciò che semplicemente passava per la sua ditta (e la sua firma, tra l'altro, non veniva sempre apposta da lui in persona); il cosiddetto "certificato finanziario di Qualità Bolaffi" rispondeva a logiche sue proprie, correlate alle quotazioni dell'associato catalogo.
 
Le cose cambiano a partire dall'inizio degli anni '90. Mondolfo improvvisamente ci lascia, e i nomi storici - Diena e Raybaudi - vivono un cambio generazionale incapace di reggere i fasti del passato. Ne è dimostrazione emblematica - e un po' buffa - che Raffaele Diena rilasci oggi i suoi certificati su carta intestata a Enzo Diena (dal nome della società fondata ad hoc) e Serena Vignati firmi su carta intestata allo Studio Raybaudi, come se entrambi avessero bisogno del blasone dei loro predecessori per accreditarsi presso collezionisti e operatori.

Acquistano spazio conoscenze di lungo corso - Colla a Torino, Bottacchi a Milano, Merone a Napoli, Cerruti a Roma - ma si assiste anche all'ingresso di figure che nella vita fanno tutt'altro - il cardiologo Virgilio Terracchini a Genova, ad esempio - così come diventa manifesta l'ibridazione tra perito e commerciante - pensiamo a Paolo Cardillo - e il settore inizia ad affollarsi di nomi che sono altrettanti punti interrogativi (Giusti, Viesti, Moscadelli, Sollani, Borrelli, ...).

Il tentativo di mettere ordine - con due associazioni di categoria - si rivela più dannoso che inutile, dà la sensazione di fronteggiare delle corporazioni interessate solo a difendere le proprie rendite di posizione.
 
L'offerta di certificazioni filateliche - nel nuovo millennio - evoca la frammentazione politica della penisola italiana nel corso del XIV secolo, quando la crisi delle istituzioni comunali favorì l’atomizzazione dei centri di potere, a volte spinta sino a livello di singoli nuclei familiari, la cui rivalità aumentò in modo esponenziale.
 

Non aveva senso - fino al 1990 - entrare nel settore delle perizie filateliche; ma ciò che è accaduto tra il 1990 e il 2015 ha reso "contendibile" il settore.
 
Per esprimere il concetto attraverso un'immagine: se fino al 1990 il mercato delle perizie filateliche era uno spazio pressoché occupato interamente da due nomi, che erano due macigni, quello stesso spazio, nel 2015, si trovava ricoperto da un pulviscolo di nomi, alcuni più conosciuti, altri meno e altri ancora ignoti, ma tutti di fatto incapaci di soddisfare realmente le pressanti istanze di sicurezza di collezionisti sempre più disorientati.
 
E' stata quindi la forza imperiosa degli eventi - più che un preciso calcolo di convenienza - a portare l'Ingegner Avanzo nel mondo dei periti filatelici, e sono state le sue conoscenze e competenze a renderlo, oggi, il primo perito d'Italia per volume di certificati emessi.

Perché, insomma, se non ti fidi del giudizio di Giacomo Avanzo, di chi altro puoi mai fidarti?
 



Non starò a diffondermi sul fatto che l'Ingegner Avanzo - ancora una volta - ha portato uno stile suo proprio - pulito ed efficace - in un mondo rimasto appiattito per decenni su standard minimalisti (e all'improvviso divenuto eclettico, nel maldestro tentativo dei singoli di differenziarsi dalla pletora); chiunque abbia avuto modo di leggere i suoi certificati - spesso autentici trattarelli di filatelia, voci enciclopediche funzionali alla piena comprensione dell'oggetto e al suo approfondimento - avrà già realizzato da sé la differenza qualitativa rispetto a tutto il resto.
 
E' un approccio mutuato da un orientamento commerciale in cui la componente scientifica - la ricostruzione della genesi e dei significati dell'oggetto postale - è al centro delle proposte di vendita, sorretta da una vasta preparazione tecnica e da una profonda coscienza collezionistica, da impegno e passione, perizia e professionalità, che rendono i cataloghi un unicum sulla scena filatelica, non solo un mezzo per la conduzione degli affari, ma veri e propri testi per la consultazione, a mostrare la naturale complementarietà tra collezionismo, studio e ricerca.

 
  

 
 

Un campionario di proposte di vendita della ASTER,
- la casa filatelica riconducibile all'Ingegner Avanzo -
tutte caratterizzate da un'ineguagliata precisione descrittiva.
 
Qui mi preme portare all'attenzione un aspetto in apparenza folkloristico, ma con risvolti rilevanti.
  
Giacomo Avanzo - nella veste di mercante - ha fatto proprio lo stile dei grandi della filatelia, come Giulio Bolaffi e Renato Mondolfo apponendo la sua sigla solo sui pezzi che gli entravano nel cuore o riteneva speciali, di cui voleva far sapere che erano passati per le sue mani, o a voler dilatare il perimetro, sui pezzi del suo stock ufficiale, che sentiva comunque nelle sue corde.
 
La firma "G. Avanzo" - in ultima analisi - è stata storicamente sinonimo di grande qualità, e sicuramente testimonianza di oggetti oustanding, in linea col suo stile commerciale. 
 
 
A un perito, per contro, si richiede di attestare l'originalità e lo stato di conservazione, e se un pezzo è originale e tecnicamente perfetto, allora il perito deve firmarlo, non può esimersi, per semplice deontologia professionale; il perito non può cioè scegliere cosa firmare e cosa no, in base al suo gusto o alle convinzioni personali su cosa valga o no la pena inserire in collezione; il perito firma - o non firma - in ragione di esclusivi parametri tecnici. 
 
Ne è seguito - inevitabilmente - un aumento vertiginoso degli oggetti filatelici con addosso la firma "G. Avanzo", che ha quindi attenuato il suo valore segnaletico di grande qualità, per slittare verso le dimensioni più basilari dell'originalità e della perfezione: è semplicemente un fatto che l'Ingegner Avanzo, nel suo ruolo istituzionale di perito filatelico, si ritrovi a firmare di continuo dei pezzi che difficilmente avrebbe siglato nella veste privata di mercante.
 
Qualcuno in vena di polemiche si è spinto a dire che così ha "sporcato" la sua firma, l'ha privata del suo rango, l'ha declassata; ma - se pure fosse - si tratta di una deminutio individuale più che compensata dal beneficio collettivo di avere su piazza una figura realmente preparata e competente, a cui ci si può affidare con serenità.
 
Sulle prime può sembrare un'esagerazione - lo ammetto - ma a un'analisi lucida della situazione, a un esame spassionato dell'attuale condizione dell'offerta di perizie filateliche, viene naturale mutuare le parole di Luigi Sassone nel suo commiato a Emilio Diena.
 
Collezionisti e commercianti possono farsi un titolo d'onore nel possedere o offrire esemplari firmati dall'Ingegner Avanzo.
 
La sua firma dà a tutti un senso di riposo, di sicurezza, di assoluta tranquillità: è un esemplare autentico, è un esemplare che non ha difetti occulti, lo si può acquistare a occhi chiusi.
 
Non vi è - al momento - un perito di maggiore autorità e onestà.

 

Il collezionista


Ho impiegato un po' - dopo aver ripreso a collezionare - a distinguere il want dal need: all'inizio volevo una collezione generalista, che toccasse tutti gli Antichi Stati, inclusi i Governi Provvisori; ma in realtà avevo bisogno - e l'ho capito solo strada facendo - di concentrarmi sugli oggetti del mio Regno di provenienza, le Due Sicilie - con la Collezione "Al di qua del Faro" - e coltivare una raccolta di nicchia - di Modena e Parma - economicamente meno impegnativa, ma parecchio gustosa e divertente.
 
I francobolli di Sicilia sono perciò stati presenti sia nel want che nel need, e da subito ho iniziato a ricercare un oggetto standard: una lettera affrancata col 2 grana, la tariffa ordinaria per entrambi i dominî borbonici, al di qua e al di là del Faro.
 
Proprio perché l'oggetto era comune - parliamo della casistica a più alta frequenza - lo cercavo di una qualità fuori dell'ordinario, e ben sapevo - dai cataloghi del passato - che di lettere eccezionali col 2 grana ve ne erano in un numero sufficiente a legittimare la speranza che prima o poi ne sarebbe uscita fuori una.
 
Trascorso del tempo, tuttavia, è subentrato lo scoramento: non vi era asta senza un 2 grana su lettera, ma nessuna di quelle lettere rispondeva a ciò che avevo in testa, allo standard di selezione che mi ero formato dall'osservazione del materiale esistente.
 
Lo scoramento, da lì a breve, si è trasformato in frustrazione: di 2 grana su lettera "accettabili" - per i miei parametri - proprio non ne venivano fuori.
 
E così, per quanto la richiesta fosse banale, alla fine mi sono rivolto all'Ingegner Avanzo. Gli ho manifestato il mio desiderio, e ho condiviso la stranezza che avevo registrato: il censimento dei 2 grana eccezionali dà conto di una discreta quantità di pezzi, ma nelle aste se ne vedono solo di qualità corrente.
 
Mi guarda come fossi un alieno appena sbarcato sul pianeta Terra. "E' ovvio che non trovi delle lettere eccezionali col 2 grana di Sicilia". Sul viso gli si dipinge un sorriso beffardo. "Quelle lettere - le lettere eccezionali, intendo - le ho praticamente tutte io, fanno parte della mia collezione".
 
E' stato così che ho conosciuto un nuovo lato del personaggio, il Giacomo Avanzo collezionista, l'uomo che si emoziona di più per un acquisto per la sua collezione privata che non per la vendita di un pezzo dello stock commerciale.
 
Sì, perché Giacomo Avanzo è prima di tutto un collezionista, lo è sempre stato, sin da ragazzino, e probabilmente lo rimarrà fino all'ultimo respiro, come dovrebbe avvenire per qualunque mercante. Come si può sperare di commerciare con successo, se non si conosce a fondo la propria clientela? E quale conoscenza migliore dell'aver vissuto e continuare a vivere sulla propria pelle le stesse sensazioni di coloro che ora appaiono come clienti? Un mercante che non sia anche un collezionista, se mai può esistere, faticherà a fare strada, e alla lunga fallirà.
 
Ci sono peraltro dei risvolti non banali, perché gli oggetti belli - di pregio, di valore - o li si colleziona per il proprio piacere oppure li si commercia per il proprio profitto, e non è chiaro - a priori - come i due obiettivi si possano contemperare. Ci sono riusciti pochi grandi, nella storia. Giulio Bolaffi e Renato Mondolfo, ad esempio. E c'è riuscito Giacomo Avanzo.
 
Da un lato, è ovvio che la collezione deve dare gusto e soddisfazione, e quindi essere formata con oggetti di livello, altrimenti non ha senso neppure immaginarla. Dall'altro, è altrettanto ovvio che un mercante non può entrare in concorrenza con i suoi clienti, in nome della propria collezione. Solo le intelligenze (filateliche) più raffinate sono capaci di tenere in equilibrio le due istanze, di portare avanti la propria collezione senza cannibalizzare il proprio business.
 
E così nasce la (singolare) collezione di Sicilia dell'Ingegner Avanzo.
 
Il 2 grana siciliano su lettera è un oggetto semplice, elementare, che non toglie certo il sonno a un collezionista; è cioè un oggetto su cui è minimo - se non nullo - il potenziale conflitto tra l'anima collezionistica del commerciante e i desiderata dei suoi clienti. E quale sarà la logica di selezione di quest'unico oggetto su cui appuntare la collezione? Anzitutto, la più alta qualità disponibile, ulteriormente rafforzata dalla pretesa di trovare il francobollo laddove doveva trovarsi secondo la normativa postale (in alto a sinistra) e annullato come doveva esserlo (col cosiddetto "annullo monarchico", rispettoso dell'effige di Re Ferdinando II). E poi? E poi - attenzione! - si vogliono mettere assieme tante lettere quante ne servono per ricostruire le tre tavole di stampa (per cui è già conosciuta a priori la fine delle collezione: 300 lettere, 100 per ogni tavola, ognuna con un francobollo in posizione diversa).
 
Semplice, geniale e risolutivo: ciò che il resto del mondo realizza con esemplari sciolti, senza badare troppo alla qualità, l'Ingegner Avanzo lo sta realizzando sulle lettere, e per di più della più alta qualità disponibile.
 
E' una collezione nata oltre quarant'anni fa, e che oggi sfiora i 200 pezzi, quindi decisamente avanzata, anche se ancora relativamente lontana dal traguardo (ne mancano all'incirca un terzo); ed è una collezione untouchable - non c'è verso, per ora, di persuadere l'Ingegner Avanzo a vendere anche solo una delle sue lettere di Sicilia - il che riporta alla memoria la ritrosia di Giulio Bolaffi nel cedere i pezzi delle sue collezioni private: "considerava questo tipo di richieste come una specie di rapina" - racconta il figlio Alberto - e la situazione gli provocava una "strana reazione di amore e odio", forse perché da un lato si sentiva lusingato dall'attrattiva suscitata dai suoi oggetti, ma dall'altro subentrava la gelosia (e probabilmente le stesse sensazioni contrastanti si agitano nell'animo dell'Ingegner Avanzo, quando qualcuno posa degli occhi rapaci sulle sue lettere di Sicilia).
 
Una selezione di lettere col 2 grana dalla Collezione Avanzo.
Quando mi raccontò della sua collezione del 2 grana - ormai dieci anni fa -
gli chiesi se per avventura fosse disposto a cederne almeno un paio.
"Magari tra dieci anni" - mi rispose - "quando probabilmente smetterò di collezionare".
Gli ho domandato di recente se - per caso - fosse ora disposto a cederne qualcuna.
"Tra dieci anni, quando forse smetterò di collezionare" - mi ha risposto di nuovo.
Questa è la magia del collezionismo, il suo incanto:
se al trascorrere del tempo, con l'avanzare dell'età,
può talvolta subentrare un certo disincanto sulla vita,
e la maliconia o la nostalgia possono sconfinare nella tristezza,
ecco apparire come per magia altri dieci anni di fantastiche avventure,
non appena i pensieri si ridirezionano verso i propri amati francobolli,
e dopo dieci anni, ce ne sarano altri dieci, e altri dieci ancora,
in un'incantevole eterna giovinezza che accompagnerà per sempre il collezionista.
   
La ricostruzione delle tavole del 2 grana - su lettere di qualità eccezionale - non è l'unica collezione dell'Ingegner Avanzo: c'è pure una collezione di Storia postale dello Stato Pontificio di oltre 300 lettere, ancora una volta di qualità eccezionale - tra cui un'immaginifica affrancatura composta con esemplari da 4 e 8 bajocchi, disposti in modo da riprodurre la bandiera pontificia - e una collezione di lettere del Regno di Vittorio Emanuele II; e poi c'è stata - e ora non c'è più, dispersa perché giunta ai suoi esiti - una collezione dedicata a Trieste, la sua città.
 
 
Lettera da Roma a Parigi, del 15 dicembre 1864,
con affrancatura da 20 bajocchi che richiama la bandiera dello Stato Pontificio.
 
Essere collezionista - esserlo a 360 gradi, in pieno e sino in fondo - è un biglietto di presentazione ineguagliabile, per chi ambisca a essere un mercante di livello: è la dimostrazione di credere in quel che si fa, di non vedere nel proprio mestiere solo una fonte di guadagno, come è normale che sia, ma anche - e forse soprattutto - un motivo di soddisfazione intima, profonda, estesa e duratura, com'è privilegio di pochi.

  

L'amico


Nel romanzo "Coniugi Sparagna" si racconta la storia di una coppia - marito e moglie - proprietaria di un'eclettica libreria, una bottega dove la particolarità dell'oggettistica in vendita si fonde magicamente con l'intero ambiente, come se i due coniugi, per attrarre i clienti, si fossero anzitutto divertiti a rendere desiderabile il luogo stesso della scelta Nella moltitudine di oggetti, disposti nel più stravagante disordine, spicca una collezione di maschere di carnevale ingiallite dal tempo, a cui marito e moglie hanno assegnato un prezzo spropositato, proprio per evitare di separarsene. E la loro apparente esosità - difatti - non è sete di denaro o cupidigia, come si vocifera in città; rappresenta piuttosto un attaccamento vivo a quegli oggetti che gli offrono l'irripetibile possibilità di costruirsi una vita fantastica, sospesa tra l'allegria e l'invenzione.
 
In questo bel racconto di Goffredo Parise - che suggerisco di recuperare e leggere più volte - c'è molto del mio rapporto con Giacomo Avanzo, che negli anni è andato ben oltre la mera relazione d'affari tra un collezionista e un mercante.
 
Quel che cercavo quando ho ripreso a collezionare - ciò di cui tutti hanno bisogno: il need di là del want - era anzitutto una situazione di vita attraente nel suo complesso, come la bottega dei coniugi Sparagna.

Io avevo bisogno - tutti lo abbiamo - di vivere un'esperienza che oltrepassasse la superficie delle cose, che fosse qualcosa in più della semplice sistemazione dentro un album di francobolli e lettere pur eccezionali.

Io avevo bisogno - tutti lo abbiamo - di trovare uno spirito affine con cui condividere un sistema di valori, una visone del mondo, e spero che ognuno di voi possa dire di averne uno.

Io l'ho trovato in Giacomo Avanzo, e da allora, da quando si è creata questa affinità, tutto è stato messo in una nuova prospettiva.

I rapporti personali - intimi, d'amicizia - non si possono divulgare, altrimenti uscirebbero dalla sfera privata e non sarebbero più tali; ma se ne può ancora restituire la fragranza, con alcune pennellate sparse per colorare ciò che sta già sotto gli occhi di tutti.
 
Mi spancio dalle risate, quando sento dire che Giacomo Avanzo è "caro", e continuo ad avere le lacrime agli occhi anche se sento dire che è "costoso".
 
Venite gente, venite! Venite a conoscerlo da vicino questo straordinario personaggio. Realizzerete prima di tutto - in superficie - che quei prezzi ictu oculis elevati sono in realtà massimamente fair; e poi - a un livello più sottile - capirete che esprimono un legame vivido con degli oggetti in cui crede, e da cui come i coniugi Sparagna non vuol separarsi, se non alle sue condizioni; e infine - andando in profondità - avrete la rivelazione decisiva, che quei prezzi ictu oculis elevati si diluiscono - fino a sparire - in un oceano di gentilezze, di premure, di disponibilità, di comprensione.
 
"Vieni, guarda che cosa facciamo" - sussurrò Giulio Bolaffi a suo figlio Alberto, indeciso se rimanere in azienda o diventare pilota aeronautico - "Noi viviamo dei desideri altrui, li anticipiamo, e li soddisfiamo".

Un mercante filatelico vive di desideri altrui - li anticipa, li realizza - e libera così il collezionista dalla prigionia del sogno, gli offre la costante possibilità di trasformare i sogni in realtà, di costruirsi una vita fantastica, tra l'allegria e l'invenzione.
 
Questo è un mercante filatelico, questo è l'amico Giacomo Avanzo, che in poco più dieci di conoscenza - con la sua sensibilità e ampiezza di vedute - ha fatto incredibilmente di più che realizzare i miei sogni: mi ha portato oltre - al di là dei sogni - rendendo possibile ciò che non ero neppure capace di immaginare, come solo un amico autentico può fare.

Quanti tra voi possono dire altrettanto delle proprie esperienze collezionistiche?

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