CAPIRE LA QUALITA' - Sassone: maledetto, ti amerò! (parte I)

Parliamo del Catalogo Sassone - mi raccomando la pronuncia: Sassone come grosso sasso - perché non tutti i collezionisti possono avere interesse e voglia a cimentarsi nel gioco della qualità. Molti possono trovare più veloce e sicuro - più convenzionale e ortodosso - continuare a usare categorie logiche e strumenti operativi tradizionali, e nei loro riguardi siamo obbligati - per completezza di analisi - a discutere del Catalogo Sassone, delle sue modalità di lettura e interpretazione, per dare seguito alle nostre prime argomentazioni  (pensate come warm-up e ora assurte a capitolo iniziale di una trattazione autonoma).

Il Catalogo Sassone nasce nel 1941, su iniziativa del professor Luigi Sassone, noto commerciante dell'epoca. Il Sassone - al principio - è semplicemente un listino di vendita, l'elenco dei prezzi a cui il professor Sassone vende i suoi francobolli ai collezionisti che lo interpellano. Nel tempo - per ragioni che non ci interessa ricostruire - quei prezzi si emancipano dalle scelte commerciali dell'ideatore del catalogo e diventano un riferimento per l'intero mercato, per far sapere ai commercianti a quali cifre possono vendere i loro francobolli e ai collezionisti quanto è ragionevole pagarli. Lo stesso catalogo - la sua gestione - perde il contatto con il fondatore, pur preservandone il nome, per passare nel tempo nelle mani dei nomi più esclusivi della filatelia - Renato Mondolfo e Giacomo Avanzo, per dirne un paio - avvalendosi della collaborazione dell'intero parterre filatelico e assumere così fattezze e contenuti progressivamente più istituzionali.

Questa ricostruzione delle vicende del Catalogo Sassone corrobora le nostre prime argomentazioni, le radica nella storia, ne chiarisce una genesi che ancor oggi dà segni di sé.

Il Sassone postula un commerciante-venditore e un collezionista-acquirente, si rivolge a un commerciante che deve vendere e a un collezionista che vuole acquistare, per fornire alle parti un'indicazione sulle condizioni a cui è ragionevole finalizzare la transazione.

Il Sassone non conosce la casistica del commerciate-acquirente e del collezionista-venditore, che pure esiste, sicuramente, ma non è trattata dal catalogo. Le quotazioni del Sassone segnano un percorso a senso unico, dal commerciante che deve vendere al collezionista che vuole acquistare, e non possiamo andare controsenso, dal collezionista che vuol dismettere al commerciante che vuol approvvigionarsi.

Il Sassone - a esprimersi con rigore - non dà poi la quotazione secca dei francobolli, ma delinea un processo di valutazione, in cui è vitale la capacità dell'interprete di capire la qualità. Perciò è intellettualmente disonesto - sebbene sia prassi - associare a un francobollo la sua quotazione piena (Q) senza averlo prima re-inquadrato nella pertinente classe qualitativa, applicandogli l'associato coefficiente di valutazione (c%).

Il Sassone, infine, non detta legge, ma dà solo suggerimenti, a cui le parti - il commerciante-venditore e il collezionista-acquirente - restano libere di attenersi nella misura in cui lo trovano conveniente, e in particolare nella misura in cui il commerciante continua a trarre un adeguato profitto praticando un certo sconto (s%).

Abbiamo riassunto questo insieme di argomenti in due semplicissime formulette:

QUOTAZIONE DI CATALOGO = × c%


PREZZO DI MERCATO = × c× (1-s%)

La prima formuletta è la quotazione nominale di catalogo, il prezzo a cui un commerciante potrebbe vendere con giusto profitto, e un collezionista acquistare con giusta spesa, un certo francobollo di una certa qualità, codificata nel coefficiente c%.

La seconda formuletta è il prezzo osservato sul mercato, a cui effettivamente è chiusa la transazione, il prezzo a cui il commerciante ha venduto il francobollo acquistato dal collezionista, influenzato dall'eventuale sconto s% sulla quotazione nominale.

Tra la quotazione di catalogo e il prezzo di mercato passa dunque uno sconto.
 
Praticare sconti è prassi in ogni settore merceologico e lo sconto è tanto più modulabile quanto meno industrializzato è il processo di vendita, quanto più la transazione beneficia di elementi di personalizzazione. Il gap tra prezzi ufficiali e prezzi effettivi è pertanto un fatto strutturale, in ogni mercato. Osserviamo sconti consistenti e sistematici persino in circuiti di vendita altamente standardizzati: i "3×2" nelle offerte dei supermercati, i saldi al 50% e più dei negozi di abbigliamento, le promozioni commerciali della grande distribuzione.

Perché meravigliarsi, allora, degli sconti sul mercato filatelico, molto più artigianale di tanti altri? Preoccupiamoci piuttosto di capire bene l'atteggiamento del commerciante.

Due numeri cadono immediatamente sotto i nostri occhi: la quotazione piena di catalogo (Q) e il prezzo di mercato praticato dal commerciante (P). Tra Q e P ci sono di mezzo due coefficienti che non vediamo: la taratura sulla qualità (c%) e lo sconto di cortesia (s%). Siamo al punto decisivo, perciò massima attenzione.

Ristorante "Il Principe e la Civetta". 
Vietri sul Mare.
 
Meglio esser ingannati sul prezzo che sulla qualità è un mantra del mondo del commercio, di qualunque commercio, da qualunque lato ci si trovi, acquirenti o venditori. Se tu, commerciante, devi proprio ingannare il tuo cliente, allora praticagli un prezzo più alto del dovuto, ma continua a proporgli oggetti di qualità. Tu, cliente, fattene una ragione se il commerciante ti ha spillato più del giusto, purché ti abbia venduto un oggetto di qualità. Quel che addolora il cliente, e porta alla bancarotta il commerciante, sono le compravendite a prezzi un po' più bassi, di materiale infimoMeglio esser ingannati sul prezzo che sulla qualità!

Cosa vuol dire - in filatelia - essere ingannati sul prezzo? Significa - se guardiamo la seconda formuletta - non vedersi praticato alcuno sconto di cortesia (s%=0) in un mercato dove lo sconto è tanto diffuso da esser addirittura percepito come un atto dovuto (del commerciante nei riguardi del collezionista).

Cosa vuol dire - in filatelia - essere ingannati sulla qualità? Significa - se guardiamo la prima formuletta - veder applicato alla quotazione piena Q un coefficiente c% iniquo, sproporzionato, con gran sussidio di sofismi e giochi di prestigio, a me gli occhi, asso di cuori vince, asso di picche perde, dov'è l'asso di fiori?
 
Invito pertanto tutti i collezionisti a seguire d'ora in poi questa linea di condotta.

Ogni qual volta un commerciante vi propone una buona occasione, un affare, un pezzo da non perdere, mostrandovi la convenienza del prezzo praticato P rispetto alla quotazione piena Q, voi esigete - con educazione, ma fermezza - la ricostruzione dei due passaggi intermedi che portano da Q a P. Fissate come inderogabile condizione all'acquisto la dichiarazione esplicita della qualità c% - per avere la quotazione nominale di catalogo Q×c% - seguita dalla dichiarazione esplicita dello sconto di cortesia s%, che intende praticarvi su quella quotazione nominale.

Sottoponete il prezzo P allo spettroscopio, viaggiate da Q a P, passando per c% e s%. Accettate pure - alle brutte - che non vi sia alcuno sconto, che per quanto invalso è una discrezionalità del venditore, e rimane comunque un fattore di second'ordine. Siate però intransigenti sul corretto inquadramento qualitativo, che rappresenta la componente principale. Meglio esser ingannati sul prezzo che sulla qualità!

L'esperienza, se condotta col giusto piglio, con spirito critico e sano contraddittorio, sarà incredibilmente formativa e vi libererà da tanti scocciatori e da tutta la loro paccottiglia.

Stato Pontificio, 1868, III emissione.
10 centesimi arancio vermiglio, su lettera.
Catalogazione Sassone n. 26, quotazione piena Q=€50.
L'esemplare mostra però un'inconsueta distanza di 28 mm. tra le due dentellature verticali,
una caratteristica attualmente non censita dal Catalogo Sassone,
e giudicata da Giulio Bolaffi di sufficiente pregio da stilarci sopra un certificato.
Quanti, tra esperti collezionisti, cultori della materia e valenti filatelici,
saprebbero ora dare una stima equa per il prezzo, sprovvisti del riferimento standard del catalogo?
La verità è che i prezzi di catalogo sono una gran bella cosa, se non vengono mitizzati. 
   Il mercato filatelico è opaco e imperfetto, risente di numerose frizioni e asimmetrie informative,
al puto ch l'utilizzo stesso del termine "mercato" è improprio, per descrivere le transazioni.
In quest'ambito è cruciale avere un "riferimento di prezzo", anche se poi non lo si adotterà,
perché comunque aiuta a fare dei ragionamenti e a verificarli, per pervenire a valutazioni sensate.

Commenti

  1. La lettera riprodotta nel post (ex Collezione Andreotti) era in asta da Ferrario, base 200 euro, aggiudicata a 325 euro più 22% di diritti e spese di spedizione.

    Sarebbe interessante sapere - da chi se l'è aggiudicata - se nel movente all'acquisto è stata più rilevante la qualità complessiva dell'insieme o la varietà del francobollo.

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