CAPIRE LA QUALITA' - Misura ciò che è misurabile (parte II)

"La misura è la cosa migliore"
(Cleobulo)

La qualità di un francobollo degli Antichi Stati è dettata da tre parametri:

§ l'ampiezza e la regolarità dei quattro margini (marginatura);
 
§ la nitidezza dell'annullo (o l'integrità della gomma, per gli esemplari nuovi);

§ lo stato generale di conservazione (freschezza).

Nitidezzaintegrità, conservazione, e persino ampiezza e regolarità, sono parole vaghe, scivolose, come tutte le parole, perché ognuno le declina a suo modo, inevitabilmente. I vocabolari non aiutano a far chiarezza, contrariamente alle credenze superstiziose dei dogmatici ingenui, perché un dizionario non fa altro che sostituire parole a parole, nella speranza che le nuove parole siano più facilmente intellegibili. Noi vogliamo mettere ordine in questa Babele, vogliamo esprimere la qualità, non a parole, ma in numeri, vogliamo misurare la qualità.

I numeri - attenzione! - non implicano autorità o oggettività, sebbene in molti abbiano preso la tendenza a vederci qualcosa di magico. I numeri non sono che un linguaggio speciale, che permette di conferire precisione ai propri giudizi e per questa via li rende più facilmente comunicabili e passabili di verifiche di coerenza. La capacità critica rimane essenziale, ma grazie ai numeri, al linguaggio dei numeri, trova ora la più efficace via di espressione.

La qualità in numeri, dunque.

Settiamo anzitutto la scala della qualità sull'intervallo numerico [0, 100] e conveniamo di assegnare la stessa importanza, lo stesso peso, a tutti e tre i parametri valutativi - margini, freschezza, annullo - nell'apprezzamento qualitativo del francobollo. Misuriamo pertanto ogni singolo parametro sulla sotto-scala [0, 33]. In pratica, il range di valutazione [0, 100] è sezionato in tre parti uguali, di ampiezza [0, 33], e ogni parametro valutativo avrà la sua parte, uguale a quella degli altri. Un francobollo al top di gamma su tutti e tre i parametri raggiungerà il punteggio "99".

Dobbiamo ora calibrare la scala, con la dichiarazione degli esemplari che valgono "100". La scelta è obbligata. I francobolli di valore "100" sono i migliori noti, i più belli conosciuti. Questi francobolli speciali - l'equivalente del punto nodale "100", a cui l'acqua evapora - sono il metro campione, il punto di ancoraggio delle misure. Non abbiamo per il momento bisogno di un secondo nodo - l'equivalente della temperatura "0", a cui l'acqua ghiaccia - perché di francobolli brutti e difettosi ce ne sono how many you want. Quando saremo più maturi, quando passeremo dalla scuola all'università della qualità, impareremo che esiste anche una soglia di collezionabilità, un livello qualitativo sotto il quale i francobolli smettono di essere francobolli, per diventare carta straccia. La filatelia non è un maiale, di cui non butti via nulla.  Non è vero che tutti i francobolli sono collezionabili, per il semplice fatto di esistere. Molti francobolli non son buoni nemmeno per incartarci le uova, viste le loro ridotte dimensioni. Avremo allora il problema di calibrare anche l'estremo inferiore della scala, quando capiremo che l'insieme dei francobolli collezionabili è un sottoinsieme dei francobolli esistenti. Per il momento, però, siamo ancora a scuola e fingiamo che tutto sia collezionabile.

Passiamo adesso alla graduazione della scala, alla sua taratura, intercaliamo cioè i punteggi intermedi, piazziamo le tacche valutative tra "0" e "100". Non abbiamo altra via che l'empirismo, avendo cura di scegliere con accortezza il materiale di osservazione. Mettiamo al bando Ebay, Delcampe, Catawiki, i circuiti di scambi on-line, i gruppi Facebook e le sezioni "Offro" dei forum, per quanto imponente sia questa massa di dati. Vade retro piattaforme virtuali e mercati improvvisati, anche per abituarsi all'idea che non tutto è collezionabile, sol perché esiste. Riscopriamo i veri cataloghi - della Robson Lowe, della Italphil, della Bolaffi, di Mondolfo e Avanzo, solo per dire alcuni nomi - e le grandi collezioni del presente e del passato, molte ora anche on-line. Iniziamo a osservare, a censire e schedare il loro contenuto. Dividiamo e raggruppiamo, annotiamo le caratteristiche dei francobolli. Mettiamo ordine in questa massa informe, sgrossiamola, passiamo al setaccio la sabbia, in cerca delle pietre di valore. La ripetuta e ragionata osservazione, il serrato confronto tra il materiale sotto i nostri occhi, la discussione ad ampio spettro impostata e sviluppata su esemplari effettivi – operazioni sfiancanti e time-consuming, ma necessarie per capire – delineerà una scala valutativa naturale, che senza essere assoluta sarà sensata e condivisa, utile a fini pratici.

Questo è il framework di valutazione della qualità, il nostro protocollo, che dettaglieremo nei prossimi post, per quanto possibile. Ora, però, ho voglia di giocare, voglio mettere in pista la macchina, fare qualche giro, pur sapendo che non è ancora perfettamente rodata, che c'è il rischio di finire fuori strada. Let's start!

Il migliore esemplare noto.
Punteggio: 100



Margini: 30
Annullo: 30
Freschezza: 30
Punteggio: 90



Margini: 33
Annullo: 29
Freschezza: 30 
Punteggio: 92



Margini: 18
Annullo: 24
Freschezza: 30 
Punteggio: 72



Margini: 24
Annullo: 33
Freschezza: 33
Punteggio: 90



Margini: 33 
Annullo: 14
Freschezza: 33 
Punteggio: 80



 Margini: 0
Annullo: 16
Freschezza: 15
Punteggio: 31



 Margini: 10
Annullo: 15
Freschezza: 20
Punteggio: 45



Margini: 18
Annullo: 8
Freschezza: 10 
Punteggio: 36



Margini: 0
Annullo: 5
Freschezza: 25
Punteggio30




Margini: 12
Annullo: 15
Freschezza: 18 
Punteggio: 45




Margini: 8
Annullo: 15
Freschezza: 18
Punteggio: 41

Ho una presunzione, in senso letterale. Presumo - ipotizzo - che i lettori del Blog siano un club di collezionisti auto-selezionati. Presumo - ipotizzo - che i lettori del Blog abbiano una sensibilità filatelica un po' più alta della media. Presumo - ipotizzo - che i lettori del Blog guardino la luna, non il dito che la indica.

Non siete d'accordo con i miei punteggi? Fa niente. Datemi i vostri. Non escludo di esser incappato in "errori" di valutazione, di aver violato dei vincoli di compatibilità. Qualcuno potrà legittimamente dire: "se a questo francobollo hai dato questo punteggio ai margini, com'è possibile che a quest'altro gli hai invece assegnato quest'altro punteggio?". Parliamone, discutiamo, confrontiamoci, con l'impegno, però, a inchiodare alla fine i nostri discorsi  in un numero, a testare la tenuta complessiva di tutti i numeri. Sarà un puzzle, un gioco a incastro, divertente e formativo, perché assoggettato alla coerenza. Prego, accomodatevi, e intanto permettetemi una serie di puntualizzazioni.

Quantificare la qualità è pedagogico per (almeno) tre motivi.

Primo. Il protocollo di valutazione riporta nella giusta prospettiva l'annullo e la freschezza. I margini sono spesso una luce sparata in faccia al collezionista, che ne resta abbagliato, se non adeguatamente schermato da esperienza e consapevolezza. Il collezionista acerbo non vede altro che i margini. L'immagine completa del francobollo si imprime sulla retina, ma il cervello non la processa interamente, trattiene solo i margini e non fa percepire il resto. Un francobollo potrà pure avere margini enormi su tutti e quattro i lati - e valere "33", essere come il migliore esistente, sotto questo profilo - ma se annullo e freschezza lasciano a desiderare, allora rimarrà piantato intorno a 33/100, che complessivamente è un punteggio mediocre.

Margini: 30
Annullo: 0
Freschezza: 5
Punteggio: 35

Secondo. Siamo in condizione di recuperare tutti i gradi di libertà necessari per una valutazione accurata. Molte discussioni sulla qualità sono inconcludenti perché muovono da confronti con esemplari piazzati lì, nelle tabelline dei cataloghi, only for illustrative purpose. Molti collezionisti scambiano la pianta col palo su cui si arrampica e le loro opinioni sono falsate da questo micidiale equivoco percettivo. Il nostro protocollo porta a vedere nelle classificazioni standardizzate dei cataloghi l'equivalente del girello per il bambino che sta imparando a camminare: un oggetto da cui emanciparsi, di cui liberarsi quanto prima, e non certo da trascinarsi dietro per il resto della vita. Il nostro protocollo impone di setacciare tutti i francobolli, perché il mondo bisogna averlo visto, per poter dire di conoscerlo.
 
Personalmente, a esempio, non sono granché d'accordo col Sassone, quando presenta questo francobollo come eccezionale.

Esempio di qualità "eccezionale",
secondo il Catalogo Sassone.

La marginatura è straordinaria, ipotizziamo lo sia anche la freschezza, ma l'annullo, senza essere tra i peggiori, fa sospirare, anche perché ripetuto. Possiamo sicuramente trovare esemplari migliori, di tutt'altra caratura, per stilizzare con più precisione il concetto di francobollo eccezionale.

Mi ritrovo ancor meno nel francobollo di Sicilia portato come esempio di qualità extra, dalla Ditta Vaccari.

Esempio di qualità "extra", secondo il Catalogo Vaccari.

Vaccari - nome storico della filatelia, commerciante di prim'ordine - pensa di smarcare l'argomento qualità con cinque livelli (da "A" a "D", in ordine decrescente, più il livello aggiuntivo della qualità "extra"), giudica cioè sufficiente un numero di classi ancor più basso delle già esigue categorie del Sassone. Il "Testone" di (presunta) qualità extra è poi un esempio della fallacia dei bordi e degli angoli di foglio, nel valutare la qualità.

Terzo. Scopriamo che i numeri del nostro protocollo, non solo non uccidono il gusto personale, ma lo esaltano, disciplinandolo. Ci sono innumerevoli modi con cui un francobollo può avere un punteggio - diciamo - di 60/100. A esempio 33+27+0, oppure 25+25+10, o ancora 28+26+6. Proseguite da soli, e quando avrete esaurito le possibilità, davanti alla lista completa delle terne di somma "60", chiedetevi se tutte queste somme, numericamente equivalenti, sono uguali anche nel vostro soggettivo sentire, o se invece ce n'è una che preferite, quella in cui magari le tre valutazioni sono prossime tra loro, muovendosi in un intorno non troppo ampio del punto (20, 20, 20).
 
Perché si possono costruire un'infinità di rettangoli di ugual perimetro, ma ripetute prove sperimentali dicono che tra tutti quei rettangoli isoperimetrici, indistinguibili sotto il profilo del perimetro, la maggioranza delle persone sceglie, preferisce, quello che poi scopre essere il rettangolo aureo, costruito col numero aureo, estensivamente impiegato in arte e in architettura, e fonte d'ispirazione persino per le creazioni di Madre Natura, da meritarsi appunto l'appellativo di aureo, col richiamo all'oro, il più pregiato e desiderato dei metalli. Nulla di obiettivo, per carità, solo un largo accordo intersoggettivo, una comunanza di vedute, che dovrebbe indurre un minimo di riflessione sul concetto di bellezza.

               







Possiamo infine recuperare il gergo tradizionale, se proprio ci siamo affezionati, una volta assuefatti a esprimere la qualità in numeri. Potremo dire, a esempio, che i punteggi tra "99" e "90" corrispondono ai pezzi "d'amatore", che tra "89" e "80" abbiamo la categoria del "lusso", tra "79" e "70" la qualità "eccezionale", e poi gli esemplari "splendidi" tra "69" e "60", le "prime scelte" tra "59" e "50" e giù a scendere con le seconde e terze scelte. La sostanza non sarà più il nome di battesimo - questo, sì, arbitrario e discrezionale - ma il numero che ci sta sotto e il rigore del procedimento seguito per determinarlo.

Margini: 24
Annullo: 33
Freschezza: 33
Punteggio: 90
Esemplare d'amatore.

Misurare la qualità non dà oggettività alla valutazione, perché nessuna misurazione lo è: "la scelta di un sistema di misura, e la scelta di un postulato, sono bensì atti della stessa natura, non suscettibili cioè, per sé stessi, di verità o falsità", scrivono Vailati e Calderoni.
 
Misurare la qualità preserva però la coerenza. La qualità non offrirà più occasioni di acrobazie verbali, non sarà più in balia delle maree della retorica. La qualità diventerà una rigorosa metrica filatelica, sarà un numero coerente con tutti gli altri numeri, e non un affastellamento di parole umorali, a comporre frasi infantili, inanellate in discussioni sterili, trasportate da un vento capriccioso verso conclusioni inconcludenti.


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