CAPIRE LA QUALITA' - Misura ciò che è misurabile (parte III)

"La perfezione non è raggiungibile, ma se rincorriamo la perfezione possiamo raggiungere l'eccellenza".
(Vince Lombardi)

"L'eccellenza è un'arte ottenuta attraverso l'addestramento e l'abitudine. Noi non agiamo bene perché abbiamo virtù o eccellenza, ma abbiamo piuttosto queste due perché abbiamo agito correttamente. Noi siamo ciò che facciamo ripetutamente. Eccellenza, allora, non è un atto, ma un'abitudine".
(Aristotele)

Il miglior esemplare noto ha un ruolo centrale, nella valutazione della qualità. Tutti gli altri francobolli si commisurano, si rapportano, al migliore noto. Questo francobollo sui generis ha pertanto un valore metodologico, prima ancora che un'attrattiva collezionistica. Dobbiamo sapere esattamente qual è il migliore noto di ogni pezzo, non per averlo a ogni costo, o per collezionare solo i migliori, ma perché sarà quell'esemplare a scandire il ritmo della nostra valutazione, a dettarne il passo. Se non sappiamo dov'è la perfezione, non possiamo nemmeno sapere quanto ne siamo lontani.

Individuare il migliore noto è semplice, in teoria. Il migliore noto è un unicorno tra i cavalli: sembra uguale ad altri esemplari di razza, ma ha segni caratteristici, distintivi, che lo staccano da tutti gli altri. Il migliore noto si rivela a noi, se ampliamo a sufficienza il nostro spazio di osservazione, in teoria. La pratica può peraltro non essere così immediata. Procediamo con ordine, senza la pretesa di coprire tutti i francobolli degli Antichi Stati, ma portando alcune casistiche rappresentative, che siano da guida per orientarsi sul resto.

Iniziamo con i casi più semplici.

            

Qui c'è poco da dire. Non troverete mai di meglio, per quanto vogliate cercare. Questi francobolli non solo sono insuperabili, ma sono soprattutto inavvicinabili. Valgono "100", sulla nostra scala di misurazione, ma rimangono infinitamente distanti da tutti gli altri, anche da quelli di valore "99". Quel punto segna una separazione sottile come una lama affilata, ma profonda come un burrone. Non c'è nulla che possa anche solo assomigliare a questi francobolli, non abbiamo di cosa discutere, se non utilizzarli per ribadire un concetto fondamentale nella valutazione della qualità.
 
Le keywords - le parole-chiave, per sintonizzarsi sulla qualità - sono simultaneità, compresenza, sincronia, concomitanza, contemporaneità. Un francobollo è di alta qualità se le caratteristiche di pregio, in termini di margini, freschezza e annullo, sono presenti simultaneamente. I grandi margini sui quattro i lati, l'annullo nitido, il nitore delle incisioni e la pulizia complessiva devono sincronizzarsi sullo stesso francobollo, essere concomitanti, presentarsi assieme, in contemporanea. Questo requisito di compresenza di elementi singolarmente eccezionali lo troviamo soddisfatto al più alto livello possibile negli esemplari segnalati - il soldo della prima emissione di Toscana, la Croce di Savoia, il 25 centesimi di Parma - che possiamo collocare in un olimpo filatelico inaccessibile a tutto il resto.

Passiamo a un caso meno banale.

                                

Qual è il migliore, tra questi due esemplari da 1 quattrino della prima emissione di Toscana? L'Harris-Seta (alla sinistra di chi guarda) o il Giulio Bolaffi (alla destra dell'osservatore)?

La perfetta regolarità e simmetria dei quattro ampi margini dell'Harris-Seta - con esemplari adiacenti su tutti i lati, tutti nella stessa proporzione - crea un impatto visivo impossibile da raggiungere con qualsiasi altro francobollo della specie. La straordinarietà dell'Harris-Seta sta nel fatto che l'irripetibilità della marginatura si associa a un annullo anch'esso straordinario e a un eccellente stato di conservazione generale (ben percepibile anche sulla riproduzione del catalogo). E' impossibile avere tutte queste caratteristiche, simultaneamente, su un altro esemplare. Non solo non esiste un altro Harris-Seta, ma non possiamo nemmeno riprodurlo a tavolino, armati di forbici, per sezionare strisce o blocchi - tipicamente con piccoli e grandi difetti - nel tentativo di estrarne un pezzo vagamente simile. Provate, se non siete persuasi. Divertitevi a rintracciare i multipli del quattrino e a giocare all'allegro chirurgo, a tagliare e sforbiciare - solo virtualmente, s'intende - e a osservare poi l'esito delle vostre operazioni di maquillage. Niente da fare, l'Harris-Seta è irripetibile.

Il quattrino di Giulio Bolaffi è anch'esso un pezzo straordinario, ma per una ragione diversa. I margini sono eccezionali, ma escono battuti dal confronto con l'Harris-Seta, perché mancano di quella perfetta simmetria che qualifica l'unicum. Il quattrino Bolaffi ha "solo" tre grandi margini e uno enorme, con l'adiacente accanto. Eccezionale, ovvio, ma non abbastanza per salire sul gradino più alto, per valere "100" sulla nostra scala di misurazione, visto che ne esiste uno - l'Harris-Seta - che quella caratteristica invece la possiede. C'è però un punto su cui il quattrino Bolaffi stacca nettamente l'Harris-Seta, e è la freschezza, che qui possiamo esemplificare con la caratteristica più evidente già dalla riproduzione, vale a dire l'intensità del colore. Il quattrino Bolaffi è irreale da questo punto di vista, sembra finto, come si dice delle piante vere, quando sono incredibilmente belle. L'intensità di colore del quattrino Bolaffi crea anch'essa uno straordinario impatto visivo, irraggiungibile su qualsiasi altro esemplare.

Siamo allo snodo più delicato. Dobbiamo scegliere il migliore, il francobollo di valore "100", e dobbiamo farlo con estrema cura, consapevoli che la nostra scelta condizionerà poi tutti gli altri giudizi, influenzerà direttamente le modalità di fissazione di tutte le altre tacche valutative, da 0 a 99. Scegliere tra l'Harris-Seta e il Bolaffi significa, a prima vista, scegliere tra i margini e la freschezza, ma la questione non ha senso se posta in termini così brutali, perché non si può scegliere tra margini e freschezza, non ha senso scegliere tra due parametri valutativi, una volta postulata la loro parità di rango. Sarebbe come chiedere a un genitore chi vuol salvare tra due dei suoi figli.
 
Questo caso è un esempio pregnante di cosa voglia dire governare la complessità, nel collezionismo degli Antichi Stati. La minor freschezza dell'Harris-Seta, rispetto a l'insuperabile freschezza del Bolaffi, è più che compensata dalla sua marginatura insuperabile? La minor marginatura del Bolaffi, rispetto a la marginatura insuperabile dell'Harris-Seta, è più che compensata dalla sua freschezza insuperabile? Sembrano scioglilingua, rompicapi, ma dobbiamo passare da qui, per questi scioglilingua e questi rompicapi, se vogliamo imparare a valutare la qualità di tutti gli altri esemplari da 1 quattrino.

Non voglio espormi. Mi limito a invocare un emendamento alla scala valutativa. Se il quattrino Harris-Seta avrà il punteggio "100", allora il quattrino Bolaffi avrà in via eccezionale il punteggio "99,5", e viceversa (se diamo "100" a Bolaffi, l'Harris-Seta avrà "99,5"). I due francobolli devono rimanere vicini, nella percezione di chi si troverà a giudicare la qualità dei Marzocchi da 1 quattrino.

Proseguiamo con un altro caso (apparentemente) spinoso.

                                        

Il 2 soldi di Giulio Bolaffi alla sinistra di chi guarda (asta Bolaffi 26-27 novembre 1999), il 2 soldi "annullo di Prato" alla destra (esemplare proposto all'epoca dalla Raymond - la società di Raybaudi e Mondolfo - e l'ultima volta da Toselli in una vendita a prezzi netti del 2003). Qual è il migliore?

Amare la qualità vuol dire amare i dettagli, ma amare la qualità significa pure avere il buon senso di non vedere dettagli ovunque. Forse il 2 soldi Bolaffi ha margini appena più regolari, ma il 2 soldi di Prato presenta il bordo di foglio. I due esemplari sono sostanzialmente equivalenti, in fatto di marginatura. Il 2 soldi Bolaffi è di eccezionale freschezza, nella testimonianza di chi ha avuto modo di visionarlo dal vivo (la riproduzione - ripresa dal catalogo d'asta - sicuramente non gli rende giustizia), ma anche il 2 soldi di Prato è outstanding in fatto di conservazione, come intuiamo bene già dall'immagine. Dunque segno "X", un pareggio, anche sulla freschezza. Siamo infine all'annullo, dove il 2 soldi di Prato stacca nettamente il 2 soldi Bolaffi.
 
Amare la qualità vuol dire amare i dettagli, senza però vedere dettagli ovunque, e tuttavia senza far finta di non vedere ciò cade direttamente sotto i nostri occhi, senza mettere in sordina l'evidenza. Possiamo anche sorvolare sull'impercettibile annullo ripetuto sul 2 soldi Bolaffi, ma non possiamo apparentare l'annullo nitido del 2 soldi di Prato con l'annullo non deturpante del 2 soldi Bolaffi, perché "nitido" è una richiesta più forte di "non deturpante". Quindi, a chiudere, due pareggi sui campi dei margini e della freschezza, superiorità del 2 soldi di Prato sul campo dell'annullo. Il 2 soldi Prato è il migliore noto.
 
L'identificazione del migliore noto diventa più complessa via via che ci si sposta su esemplari più comuni, nominalmente modesti, disponibili in gran quantità. Quali sono gli esemplari più belli del 2 grana di Sicilia, del 5 grana di Napoli o del 4 bajocchi delle Romagne? Abbiamo casi fortunati, come quelli che vi mostro - 15 centesimi di Modena, 8 bajocchi del Pontificio, 10 centesimi del Provvisorio di Toscana - in cui riusciamo a battezzare con certezza i nostri punti nodali, ma  in generale, per i pezzi minori, dobbiamo entrare nell'ordine di idee di vagliare centinaia di cataloghi e collezioni, prima di sbilanciarci in un pronunciamento sicuro.

                 

L'invito è a non fermarsi mai nell'osservazione, a guardare senza sosta i cataloghi e le collezioni del passato, a stare lontani dalle offerte sul web, a preservare spirito critico e sano scetticismo verso l'insostenibile entusiasmo dei commercianti, fossero anche nomi di grido, quando descrivono i pezzi in loro possesso.



Per fortuna c'è un probabilmente, ad attenuare il carattere profetico dell'affermazione. Vi mostro alcuni 20 bajocchi, che meriterebbero almeno una discussione, senza dimenticare la parità di rango tra margini, freschezza e annullo.

                          



                            







Vi invito a non prestare nessuna fede, a non dare alcuna importanza, all'enfasi commerciale nella descrizione dei pezzi, soprattutto nelle proposte di vendita più recenti, anche quando ideate da nomi di spicco della filatelia, che sul concetto di qualità hanno costruito la propria reputazione.
 
Viviamo, purtroppo, in un'epoca filatelica in cui abbiamo smarrito il senso della misura e le descrizioni dei commercianti - anche i migliori, degli altri nemmeno parlo - sembrano le telecronache di Sandro Piccinini, dove tutto è incredibile! e proprio lui! anche nel più scialbo degli zero a zero tra Akragas e Pergocrema.
 
Viviamo in un'epoca in cui il pezzo posseduto nel 2010 è probabilmente il migliore noto dei cinque conosciuti, ma se nel 2018 mi ritrovo con un altro pezzo della stessa specie, allora sarà questo nuovo pezzo a diventare probabilmente il migliore noto dei cinque conosciuti (e sì che - accidenti! - essendo solo cinque, non dovrebbe poi esser così difficile accordarsi - con se stessi, mica con gli altri - su quale sia il migliore noto).









Questo è solo un piccolo spaccato sul lavoro da compiere per individuare il migliore noto, un'attività imprescindibile per capire la qualità, che richiede studio, applicazione, visione di moltissimo materiale, con piena consapevolezza di ciò che si guarda e spiccata sensibilità di giudizio, caratteristiche che si acquisiscono e si affinano col tempo, nel corso dell'attività stessa.
 
Scovare il più bello conosciuto è una delle esperienze più entusiasmanti che un collezionista di Antichi Stati possa vivere. Non mortifichiamola, non banalizziamola, non facciamoci confondere da infantili espedienti di marketing. "So' boni tutti a mettece 'na scritta, sur cartello", cantava il Venditti di Corrado Guzzanti, per ironizzare sulla prassi delle macellerie di appendere cartelli tranquillizzanti sulla bontà della loro carne, ai tempi della psicosi da "mucca pazza". "So' boni tutti a mettece 'na scritta, so bono pur io", a dire che i mostriciattoli nel mio album, per me, sono i migliori noti.
 
Ma la vera caccia al migliore noto è un'altra storia, un altro film. La caccia al migliore noto, il voler inseguire un'irraggiungibile perfezione, ci porterà a contatto con una realizzabile eccellenza, ci abituerà a pensare in grande, a non accontentarci, e basterà un assaggio di vera eccellenza, per non accettare mai più il ritorno alla mediocrità. Stanare il migliore noto, per battezzarlo, non si identifica a rigore neppure con un risultato preciso, ma appartiene più che altro all'attitudine di un collezionista, alla sua predisposizione, alla vocazione, applicata a un processo continuo, che potrebbe non finire mai.
 
Identificare il francobollo di valore "100" è un'avventura dello spirito: godetevela!

Asta Ferrario, 28 febbraio-1 marzo 2015.
Lotto n. 807.
Aggiudicazione: € 7.200, inclusi i diritti d'asta.
Quotazione piena di catalogo: ---

Commenti

Post popolari in questo blog

KU FU? DALLA SICILIA CON FURORE

SEMIOFORI

LO STRANO CASO DI BENEVENTO E PONTECORVO