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QUELLO CHE IL DENARO NON DICE

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"Mai un oggetto il quale debba il suo valore esclusivamente alla sua qualità di mezzo, alla sua convertibilità in valori più definitivi, ha raggiunto così radicalmente e senza riserve una simile assolutezza psicologica di valore, divenendo un fine ultimo che invade completamente la coscienza pratica" (Georg Simmel) Ci piace, ci lusinga, ci dà modo di trasformare sogni e progetti in reale possesso. Occupa i nostri pensieri, spesso in modo ossessivo. Non c'è azione che non lo richieda, né discorso che non lo coinvolga, per via diretta o indiretta. Entra in contatto con tutto e contamina tutto, senza mai perdere la sua identità. Presenza pervasiva nella quotidianità, motore occulto di ogni scelta, perno della vita sociale e politica, è diventato la misura non solo delle cose, ma anche dell'uomo, tessuto connettivo delle relazioni interpersonali e sostrato materiale per l'esercizio del potere. Nessuno - anche volendo - può davvero ignorarlo. I più sensibili vi scorgo

FAI LA COSA GIUSTA!

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Cos'è che può trasformare il collezionismo da un'attività espressiva e gratificante, con cui mostrare il meglio di sé, in una routine sfiancante e deprimente, buona solo a generare frustrazione? Cos'è che ribalta la percezione del collezionismo, e più in generale che determina la natura di tutto ciò con cui entriamo in contatto, che colora il mondo intero a tinte ora sgargianti e ora cupe? E' la motivazione , il perché lo facciamo. E i motivi sottostanti alle nostre azioni - i nostri perché - sono fondamentalmente di due tipi:  interni e esterni .  Da un lato abbiamo la passione, la voglia di migliorarsi, di cimentarsi in sfide progressivamente più difficili. Sul versante opposto troviamo il denaro, gli applausi, i premi, i like, i follower. E' una distinzione sottile - perché tra interiorità ed esteriorità si innescano complessi meccanismi circolari, di azione e retroazione - ma è una sottigliezza che cambia tutto: in una versione stiamo lottando per esprimere