CAPIRE LA QUALITA' - L'amore per i dettagli

Collezionare francobolli degli Antichi Stati vi porterà fisiologicamente verso la specializzazione. Tutti i collezionisti di Antichi Stati sono degli specialisti, in varia misura. La specializzazione - facciamola semplice - è amore per i dettagli, per cose che in pochi notano spontaneamente, a prima vista, e i più apprezzano solo se opportunamente sollecitati, dovendo peraltro accrescere di parecchio il grado di risoluzione nell'osservazione dell'oggetto.

Quanti sono i francobolli della prima emissione del Regno del Lombardo Veneto? Cinque, viene da dire, dal 5 al 45 centesimi, con i valori intermedi da 10, 15 e 30 centesimi, ognuno ideato per assolvere una specifica tariffa; ma per tre di essi - il 15, il 30 e il 45 centesimi - è tradizione distinguere vari "tipi" - in funzione di alcuni micro dettagli della stampa - e il Sassone arriva così a catalogare ben dodici esemplari diversi; se poi entrano in campo le sfumature di colore - quanto è rosso il rosso? fu vero giallo limone? -  allora il numero di pezzi tecnicamente distinguibili sale a un centinaio, e potrebbero aumentare ancora, con l'introduzione di ulteriori prospettive di analisi.

Possiamo replicare l'argomentazione su tutti i francobolli degli Antichi Stati. Le varietà di stampa nei bolli di Napoli, negli originali e nei falsi d'epoca; la doppia "T", orizzontale e verticale, nella Trinacria e nella Crocetta; i filetti di inquadratura nei francobolli delle Province Napoletane; i ritocchi nei Testoni di Sicilia e i difetti di cliché nei Marzocchi di Toscana; i riporti nella prima emissione di Sardegna e lo "0" stretto e largo nel 40 centesimi della terza emissione di Parma. Potrei proseguire, se pensassi di non aver già reso l'idea.

Il collezionista di Antichi Stati finisce fatalmente con lo specializzarsi, col diventare un amante dei dettagli, un cultore delle finezze, un osservatore scrupoloso delle minuzie.

Anche la ricerca della qualità è una forma di specializzazione, perché anche la qualità è amore per i dettagli, se pur con un suo tratto distintivo.

Nella specializzazione classica il microscopio è puntato su una caratteristica fisica del francobollo: una lettera allungata o contratta, o inclinata invece che dritta, una stampa ripetuta, una o più volte, un filetto presente o assente, o una varietà di tinta - che dipende peraltro dalla sorgente di luce - e via a seguire, con tutto il nugolo di dettagli che la sapienza filatelica ha saputo scovare, riconoscere e catalogare.

Quando parliamo di qualità, invece, l'attenzione è monopolizzata dall'estetica del francobollo e in tanti credono allora che nessuna regola possa valere, perché è tutto molto vago, arbitrario e discrezionale, collegato a una dimensione valutativa che sfugge a ogni analisi, perché la bellezza è negli occhi di chi guarda, de gustibus non disputandum estnon è bello ciò che è bello, ma ciò che piace.

Non possiamo capire la qualità, se prima non ci sottraiamo a questa progressione di balordaggini. Non possiamo capire la qualità, se non accettiamo di vedere nella filatelia una forma d'arte. Possiamo anche non appassionarci a questa dimensione del collezionismo, ma dobbiamo rispettarla, riconoscerle la stessa dignità delle altre, e capire che anch'essa richiede documentazione e studio, teoria e pratica, come tutte le altre, e in aggiunta fede nei propri mezzi, capacità di soffrire e attendere.

La filatelia è (anche) una forma d'arte. E cos'è l'arte? Lo dico a parole mie, consapevole di tutte le possibili approssimazioni e inesattezze di una definizione personale. L'arte è fatta di pulizia, ordine e armonia, di rispetto delle proporzioni e senso della misura, di sapienti miscele di contrasti e assonanze. L'artista, con la sua arte, ti porta a esclamare "come fa?" e a pensare "vorrei riuscirci io!".

L'arte è una pagina emozionante, che leggi con fluidità, senza mai smarrire la trama, senza avvertire la necessità di tornare indietro a rileggere, affascinato dalla scelta dei vocaboli, dalla composizione delle frasi, dall'alternanza dei periodi, per raccontare storie originali, per rappresentare idee profonde in modo semplice.

L'arte è un impeccabile ragionamento matematico, che ti fa viaggiare dalle premesse alle conclusioni col minor numero di passaggi, senza deformare le premesse lungo il tragitto, senza aggiungerne altre inavvertitamente, senza esplicitare nelle conclusioni assai più o molto meno di quel che era già implicito nelle premesse.

L'arte è una danzatrice capace di compiere i più complessi movimenti, facendoli sembrare spontanei e naturali, che si accompagna perfettamente alla musica, che trasmette un senso di leggiadria in chi la guarda, che lascia ammutoliti gli spettatori.

L'arte è una canzone, che ti rapisce per melodia, ritmo e parole, che rischia di farti perdere il treno perché vuoi ascoltarla sino all'ultima nota.

L'arte è un quadro, su cui non fai in tempo a posare gli occhi, che ti ha già trascinato al suo interno, che ti impedisce di sentire voci, rumori, suoni e richiami del mondo reale.

L'arte è un pallone di cuoio, calciato da Diego Armando Maradona o da Marco Van Basten, da Roberto Baggio o da Francesco Totti.

Voglio insistere sul punto, voglio stressare l'argomento, affinché possiate iniziare a intravederne la struttura, a cogliere ciò che nel profondo accomuna tutte le forma d'arte, tutte le espressioni artistiche, di là delle diversità in superficie.

Il francobollo è la pagina di un bel libro. Il "bello scrivere" soggiace a delle regole, poche, semplici, impartite tra la terza elementare e la seconda media, e mai veramente assimilate, per pigrizia e poco esercizio. Frasi standard - con soggetto, verbo e complemento - sono più l'eccezione che la regola. Abbondano invece i "si enclitici", i "cumuli nominali", gli "incisi", gli "aggettivi", gli "avverbi", che zavorrano i pensieri e ostacolano la comprensione.

Il francobollo è una dimostrazione matematica. Amo la matematica perché odio l'ipocrisia, diceva Marie-Henri Beyle. In matematica non puoi barare, non puoi trovare scuse, non puoi dire "facciamo finta di poter passare con il limite sotto il segno di integrale" o "facciamo finta che la funzione sia infinitamente derivabile", se gli oggetti sotto le nostre mani non permettono queste operazioni.

Il francobollo è la coreografia di un corpo di ballo. Qualunque sia lo stile - classico o moderno - il coreografo ricercherà invariabilmente simmetria e ordine nei movimenti di ballerini e ballerine, vorrà dare al pubblico l'impressione di un corpo unico, di un unico movimento, a volte riflesso allo specchio, con i movimenti di una parte perfettamente speculari a quelli dell'altra.

Il francobollo è una canzone. Ritmo, accordi e suoni gradevoli, che possono piacere o non piacere, ma non disturbano mai, non danno mai fastidio alle orecchie, non spingono mai a coprirle con le mani per proteggerle da qualcosa di molesto. Ci sono poi le rime e i ritornelli, a cercare, ancora una volta, la simmetria, il dolce adagiarsi di una strofa sulla successiva, il bilanciamento dell'intero componimento.

Il francobollo è un quadro. Troverete sicuramente una pletora di immagini stravaganti, se interrogherete il web con la chiave di ricerca "quadri strani", ma per l'appunto sono solo stranezze, prive di dignità teorica. Il quadro - nella percezione radicata e immutabile - è un oggetto perfettamente quadrato o rettangolare, che raffigura qualcosa di concreto o di astratto, che può piacere o non piacere, ma in ogni caso di ben definito.

Il francobollo è un goal, frutto della classe del singolo o della coralità della squadra o di entrambe le cose. Van Basten all'URSS, nella finale degli Europei del 1988. Totti a Marassi, con i doriani in piedi ad applaudirlo. Baggio al Napoli, Weah al Verona, Maradona all'Inghilterra, che in solitaria percorrono l'intero campo, saltano tutti gli avversari, depositano dolcemente il pallone in fondo alla rete.

Questa è l'arte, questa è la filatelia artistica, questo è il francobollo come forma e espressione dell'arte.

Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos'è. E' la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant'è profonda la tana del Bianconiglio.





Asta Bolaffi, 4-5 ottobre 2018.
Lotto n. 347.
I calcoli sul valore finale di aggiudicazione (22% di diritti d'asta), in rapporto al valore di catalogo, 
sono lasciati al lettore "per semplice esercizio", come nei migliori testi di matematica.

Commenti

  1. Ho trovato in rete questo bel passaggio, sul connubio tra arte e collezionismo.

    "Il collezionismo non è più solo affare di chi, non artista, raccoglie oggetti in quantità rilevante ma diventa modalità espressiva di quegli artisti che li radunano per costruire opere d'arte, secondo il principio warburghiano del montaggio. D'altro canto, lo stesso collezionista è un'artista che accetta di esprimersi tramite immagini dotate di un forte potere simbolico, le quali diventano un'estensione della sua persona. Appena l'occhio li cattura, gli oggetti si caricano di qualità supplementari: spogliati della loro funzione, un sapiente lavoro di accostamenti e rimandi crea fra loro un fertile dialogo, dando vita a un insieme organico che non tollera mutilazioni. La collezione assume così lo statuto di opera d'arte".

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

KU FU? DALLA SICILIA CON FURORE

LO STRANO CASO DI BENEVENTO E PONTECORVO

SEMIOFORI