LE SORELLE AZZURRE - Trinacria
Il costo per l'invio dei giornali nel Regno di Napoli era ½ grano. L'uso del francobollo (il pagamento anticipato del servizio postale) era in questo caso obbligatorio, laddove per la generalità delle spedizioni rimaneva facoltativo (con la conseguente applicazione di una tassa).

Una copia del giornale "L'Omnibus", affrancata con l'esemplare da ½ grano.
Precisione e chiarezza della norma non evitarono discussioni e polemiche tra gli editori dei giornali e l'Amministrazione delle Poste.
Nell'agosto del 1860 - a ridosso dello sbarco di Garibaldi nella parte continentale del Regno delle Due Sicilie - gli editori sollecitarono il Ministero delle Finanze al rispetto della puntualità nella consegna dei giornali, ché tutta l'attrattiva di un giornale stava (e sta) nella freschezza dei fatti narrati.
L'Amministrazione replicò col richiamo all'obbligatorietà dell'affrancatura, laddove molti giornali non recavano il francobollo - venivano cioè spediti non affrancati - per cui erano giustamente trattenuti in giacenza.
La querelle proseguì senza grande costrutto, con l'Amministrazione impegnata a ribadire l'obbligo di affrancatura dei giornali (con uno specifico Avviso) e gli editori ostinati a disattendere la norma.
Tutto però stava per cambiare, o meglio, per essere stravolto.
La
dittatura di Garibaldi era un singolare momento di
passaggio, sospeso tra il passato e il futuro, quando il passato non lo era
ancora del tutto e il futuro faceva anticamera per diventare presente.
In quel momento,
transitorio più di qualsiasi altro, tra quei fuochi fatui di potere,
c'era l'esigenza di far sapere al popolo meridionale cos'era appena
accaduto, cosa stava accadendo, cosa ci si doveva attendere che
accadesse.
Come
fare? Con i giornali, ovvio, anche perché all'epoca non vi erano altre possibilità.
Serviva allora rimuovere la tassa sulle idee, serviva -
tecnicamente - allineare la tariffa per le stampe e i giornali al regime postale del
Regno di Sardegna.
Le Poste sarde avevano d'altra parte già esteso alla Sicilia "le disposizioni che regolano il cambio delle corrispondenze" e gli editori dei giornali colsero subito l'occasione per trarne profitto.
Sul giornale "L'Omnibus" del 13 settembre 1860, tra le "Preghiere al dittatore Garibaldi",
compare la richiesta di riduzione del tassa per la spedizione dei giornali.
Si determinò dunque un allineamento di interessi e obiettivi: il nuovo Governo voleva fare informazione, creare opinione, all'occorrenza abbandonarsi alla propaganda, ché il vasto consenso conquistato sul sentimento popolare andava ora consolidato con la precisa narrazione dei fatti e delle cose, con la loro cronaca puntuale, da diffondere massimamente; gli editori dei giornali volevano alleggerirsi di un costo, sgravarsi di un onere, rendere più profittevole la loro attività, giocando proprio sulla contrapposizione di stili tra i Borbone e il nuovo corso di Casa Savoia; e a ogni modo - di là degli ideali e dei principi liberali - vi era la necessità, se non l'obbligo, di unificare la normativa postale tra i territori del costituendo Regno d'Italia.
Il gioco delle equivalenze tra le monetazioni sarde e napoletane condusse a fissare il porto dei giornali in ½ tornese, corrispondente a ¼ di grano, la metà del costo di ½ grano in vigore in quel momento.
Semplice a dirsi - ci vuol poco a scrivere su carta intestata: "da domani ½ tornese anziché ½ grano" - ma decisamente complicato a farsi, per l'indisponibilità fisica dell'oggetto necessario allo scopo, il francobollo da ½ tornese, appunto.
Una soluzione pragmatica passava per il frazionamento degli esemplari da ½ grano - seguendo un'usanza in voga nello Stato Pontificio - così da
realizzare due invii, anziché uno solo, per ogni esemplare posseduto. L'idea trovò in effetti attuazione, senza peraltro mai diventare prassi, anche perché - scrive Emilio Diena - "tale espediente fu soltanto tollerato, ma non ufficialmente autorizzato".
Esemplari del ½ grano frazionato, per realizzare un'affrancatura da ½ tornese.
Sono noti 6 casi del ½ grano frazionato su giornale e 2 su frammento,
Uno è usato a Napoli sul giornale "Il Nazionale",
un altro a Campobasso sul giornale "Il Sannita".
e gli altri sul giornale "Il Rinnovamento" di Chieti.
Quel che occorreva non erano però espedienti, rimedi estemporanei o accomodamenti pratici. Serviva
un intervento strutturale, e da realizzare pure in fretta, perché certi
momenti passano in un istante. Con sollecitudine si doveva transitare dell'intenzione all'azione.
La linea d'attacco più efficace - la via più rapida, di minor resistenza - fu individuata ancora nell'esemplare del ½ grano, ma non "a valle", sul francobollo già stampato, bensì "a monte",
sulle tavole originarie: nulla di meglio che raschiar via la "G" di
grano e sostituirla con la "T" di tornese, limitando l'operazione a
metà della tavola, sia per ragioni di celerità sia per preservare la possibilità di stampare i valori da ½ grano.
La tavola del ½ grano come doveva presentarsi dopo la modifica:
una parte continuava a riportare l'originaria "G" di grano,
nell'altra appariva invece la nuova "T" di tornese.
Si scelse di stampare il nuovo francobollo in azzurro, anziché nel tradizionale rosa, non sappiamo se al fine pratico di facilitare la distinzione dal ½ grano, o per la precisa volontà politica di marcare l'avvento della
nuova Casa Reale, o se magari per entrambi i motivi.
Emilio Diena, sul punto, rimane cauto. "Mi fu chiesto perché per il nuovo valore da ½ tornese sia stato scelto il colore azzurro. Non mi è riuscito di trovare al riguardo alcun accenno. Mi sembra probabile che siano corsi soltanto degli accordi verbali. E' da ritenere che si sia voluto semplicemente adottare un colore che permette di ottenere stampe calcografiche ben distinte ed appariscenti".
Ma d'altra parte fu l'intero processo di emissione a seguire percorsi informali, a non avere alcuna dimensione istituzionale. Ce la si cavò semplicemente con una scarna notificazione delle Poste - senza data! - pubblicata sul "Giornale Officiale di Napoli" n. 50 del 5 novembre 1860 e su "L'Omnibus" dell'8 dello stesso mese. Tutto qui, nient'altro.
L'annuncio dell'emissione del valore da ½ tornese.
Il 6 novembre 1860 - nata dalla metà di destra della seconda tavola del ½ grano, a opera dell'incisore Pasquale Amendola e del tipografo Gennaro De Masa - si manifestava per la prima volta il francobollo da ½ tornese, poi battezzato dai collezionisti "Trinacria", identico nello
stereotipo al francobollo borbonico, ma tinto d'azzurro, il colore dei
Savoia.
Dal ½ grano dell'emissione del 1858 al ½ tornese "Trinacria".


"Il fatto che la Trinacria si presenta in un unico caratteristico colore, azzurro intenso,
con lievissime tonalità dovute soltanto all'inchiostrazione delle tavola
oppure all'azione della colla e degli agenti atmosferici,
nonché la breve vita di quel raro francobollo,
rendono assai attendibile la supposizione che ne sia stata eseguita una tiratura unica,
limitata ad un numero ristretto di esemplari,
che per l'urgenza dell'applicazione della nuova tariffa per la spedizione delle stampe periodiche
venne immediatamente usata"
(Emilio Diena)
oppure all'azione della colla e degli agenti atmosferici,
nonché la breve vita di quel raro francobollo,
rendono assai attendibile la supposizione che ne sia stata eseguita una tiratura unica,
limitata ad un numero ristretto di esemplari,
che per l'urgenza dell'applicazione della nuova tariffa per la spedizione delle stampe periodiche
venne immediatamente usata"
(Emilio Diena)
"Trinacria primo giorno", su gironale.
"Trinacria primo giorno" su fascetta. Collezione "Al di qua del Faro".
Esistono solo cinque "Trinacrie" usate il 6 novembre 1860 (quattro su giornale, una su fascetta).

Raro utilizzio di due "Trinacrie" per assolvere i doppio porto dei giornali.


La "coppia Caspary" della "Trinacria", con lo stralcio dell'articolo di stampa sulla tornata d'asta.
La "coppia Burrus" (riparata) annullata "a svolazzo".
Storia breve e intensa, quella della "Trinacria", storia di una magia passeggera, storia di un oggetto che nell'asciutta comunicazione della sua nascita già conteneva - in quel nota bene - l'annuncio della sua imminente scomparsa.


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