CATALOGO CASPARY NO. 7, LOTTO 673


La Collezione Caspary era un imponente complesso filatelico, disperso negli anni '50 del secolo scorso, in una serie di vendite curate dalla casa d'asta Harmer di New York.

Il principale catalogo degli Antichi Stati Italiani era il numero 7 (anche se una porzione non banale dei classici nostrani si trova pure nel catalogo 11).

La coppia della "Trinacria" - per tutti, ormai, la "coppia Caspary" - era il lotto numero 673.

Voglio mostrarvi la descrizione stilata all'epoca dalla casa d'asta, non prima di una precisazione che deve diventare un caposaldo nell'azione sul campo del collezionismo degli Antichi Stati.

La descrizione del venditore è un "tetto" per lo stato qualitativo del francobollo. Il venditore ha tutto l'interesse a vendere, e per vendere sarà naturalmente spinto a magnificare il proprio materiale, a presentarlo al meglio, a minimizzare i punti questionabili. Un francobollo non può mai essere migliore di come un venditore lo presenta. Può esser peggiore di come dica che sia, ma sicuramente non meglio.

Oggi abbiamo smarrito questo concetto, perché la figura del "descrittore d'asta" non esiste più. I cataloghi odierni - e più in generale tutte le proposte di vendita - o non descrivono (limitandosi a riportare i riferimenti del Sassone) o descrivono male (sbagliando a volte persino i riferimenti da catalogo) oppure - il caso più frequente - si abbandonano a un'enfasi inopportuna che fa smarrire ogni prospettiva e gerarchia (tutto è sempre "bellissimo", "splendido", "eccezionale", "raro", "unico", "irripetibile").

Non è stato sempre così. "Descrivere un'asta" - tanti anni fa - era una professione, un mestiere, un'arte, che richiedeva conoscenze e competenze, esperienza e sensibilità, senso della misura e onestà intellettuale. Tutte cose faticose, che assorbono tempo e in alcuni casi comportano la rinuncia a un guadagno facile.

Veniamo allora alla descrizione del lotto numero 637, della "Sale 7, Old Italian States - Part One", per tutti la "coppia Caspary".


Mi astengo da ogni commento, fosse anche la semplice traduzione, che lascio a voi come semplice esercizio. Mi limito a porre alcune domande, nello spirito della maieutica socratica.

Chi stabilisce cosa è "negligible" e cosa no? E se quel che cinquant'anni fa veniva giudicato "negligible" - secondo i criteri di mezzo secolo fa - fosse oggi valutato "significant", con la nuova metrica? E se pure la sensibilità fosse rimasta invariata, se pure il concetto di "negligible" di cinquant'anni fa fosse lo stesso "negligible" di oggi, chi ci assicura che fisicamente quel "negligible" sia rimasto tale? E se quel "negligible tiny closed split in watermark" fosse invece nel tempo peggiorato? Perché l'ultima certificazione è di oltre trent'anni fa? Perché non si sottopone la coppia a una nuova perizia? E se già allora c'era chi la giudicava difettosa, come dobbiamo intenderla oggi?

      
Vedete - signori - la filatelia non è morta, come sostengono quei becchini che nella fine del bruco vedono la fine del mondo anziché la nascita della farfalla.

Semplicemente - oggi - i collezionisti vogliono sapere quel che stanno comprando, e se pure hanno denaro in quantità non significa siano disposti a sperperarlo.

E - a ogni modo - restano tiepidi di fronte alle moderne descrizioni inutilmente emotive, come accade nel catalogo della "Luxus" del 21 maggio 2010, dove si parla inopinatamente di "qualità superba sotto ogni punto di vista".


La "coppia Caspary" non è un caso isolato. Appartiene a un club piuttosto frequentato, di cui vi presenterò altri membri, alcuni altrettanto illustri, altri meno celebri, ma tutti ugualmente inquietanti.

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