LA MITICA "PEDEMONTE"


"Parlare della collezione 'Pedemonte' attraverso le pagine di un catalogo d'asta
mi crea quello strano stato d'emozione che si prova ogniqualvolta ci lascia una persona cara [...].
Le pagine di questo catalogo [...] dimostrano in modo eloquente come non mai
che le collezioni non rappresentano solo un insieme di freddi, anche se sublimi oggetti,
ma esprimono soprattutto le sequenze più vere e precise 
di quella che è stata la vita di ognuno di noi in termini di civiltà e buon gusto"
(Alberto Bolaffi)

La "Pedemonte" è la più spettacolare collezione filatelica di Antichi Stati Italiani a oggi realizzata, e con ogni probabilità lo rimarrà anche in futuro, per sempre.

Questa presa di posizione - come tutte le affermazioni nette, per individuare il più grande di sempre - si espone a critiche e contestazioni; si potranno sempre avanzare dei "se" e dei "ma", più o meno argomentati, che tuttavia si scopriranno invariabilmente di poco peso, una volta reinquadrati nel senso generale del discorso.
 
La Collezione "Pedemonte" è - e rimarrà - l'astro più luminoso nel firmamento filatelico degli Antichi Stati Italiani.
 
Il "Signor Pedemonte" (Ercole Lanfranchi) e Giulio Bolaffi:
"dietro ad ogni grande raccolta, si cela sempre l'anima di un grande collezionista" 
- scrive Alberto Bolaffi, nel presentare la Collezione -
"e nel caso della 'Pedemonte' questa immagine assume addirittura una duplice dimensione.
La collezione 'Pedemonte' esprime infatti nella sua sintesi ideale in termini di scelte di qualità
il raro incontro tra un Grande Collezionista e un Grande Mercante.
Questa eccezionale confluenza di talenti non è solo insolita ma quasi impossibile.
Ciò in quanto il collezionista diventa veramente grande se in lui coesistono 
doti quali sensibilità, buon gusto, fiducia nelle proprie scelte
e soprattutto quell'ironica umiltà, di cui dispongono solo le persone veramente intelligenti,
che, accettando i suggerimenti da parte di chi possiede maggiore esperienza,
si traduce nell'arricchimento della propria cultura e conoscenza. [...]. 
Il Grande Mercante è un personaggio altrettanto eccezionale,
dato che oltre a disporre di doti molto simili a quelle del Grande Collezionista
deve unire alle stesse anche una somma competenza professionale
non solo teorica, ma anche pratica e razionale [...].
Come in una felice storia romanzata
questo incontro fra un Grandissimo Imprenditore e Giulio Bolaffi
è realmente avvenuto nell'immediato dopoguerra".
 
 
 
Una copia della rivista "Il Collezionista" -
numero 2, febbraio 1991 -
in cui si annuncia l'asta della Collezione "Pedemonte":
in copertina c'è il celeberrimo "3 lire Farouk",
collocato in una elegante cornice, come fosse un quadro d'autore.
 
Lo status di una collezione è nell'amalgama tra rarità, qualità e completezza; la collezione straordinaria - fuori dall'ordinario - si riconosce perché è impossibile, non solo uguagliarla, ma neppure ricostruirla su scala ridotta, per evocarne la maestosità da lontano e di sfuggita; e la "Pedemonte" è incommensurabile a tutto il resto, non esistono cioè fattori di proporzionalità che la possano ricondurre ad altre collezioni, da cui si differenzia per natura e non per semplice grado, come l'immortalità si distingue da una lunga vita, differenza qualitativa e non meramente quantitativa.
 
I punti del suo unicum sono facilmente individuabili.

La "Pedemonte" è anzitutto una collezione generalista: taglia trasversalmente l'intero mondo degli Antichi Stati Italiani; è composta da pagine che accolgono con pari dignità Regni, Ducati e Governi Provvisori; rappresenta - nel giudizio di Alberto Bolaffi - "l'ultima grande raccolta italiana intrapresa per raggiungere l'elegante ed esclusiva meta prevista dal 'Grand Tour Filatelico', cioè far giungere l'album al completamento di tutte le caselle dei primi francobolli emessi".
 
Si stacca perciò da altre grandi collezioni - "Scilla e Cariddi", le "Testine" di Masi, la "Sicilia" di Nino Aquila, o la "Ghirlandina" (Modena) e la "Chrysopolis" (Parma) dell'architetto Carpanelli - proprio perché non si limita a uno o al più due settori, per quanto impegnativi; la "Pedemonte" mirava a "un traguardo ambizioso, non circoscritto come ci obbligano i tempi attuali per ragioni economiche, al ristretto ambito di un'angusta specializzazione", ricorda ancora Alberto Bolaffi.

Ma la "Pedemonte" batte un altro passo anche rispetto a tutte le grandi collezioni generaliste - come la Burrus, la Caspary, la "Alphonse" o la "Seta" - perché costruita secondo criteri selettivi universali, immuni dalle mode del momento, e quindi in grado di affrontare serenamente la sfida più impegnativa: il test of time.
 
Ogni collezione porta fatalmente addosso la cultura e la sensibilità dell'epoca in cui è stata immaginata e realizzata, come avviene in ogni altro ambito sociale, dall'abbigliamento alle canzoni all'architettura agli arredi agli usi e ai costumi. Tutto scorre, tutto passa, tutto cambia. Poi - di quando in quando - vengono al mondo cose senza tempo, che vanno bene oggi come potevano andar bene cent'anni fa, e che andranno bene ancora tra cent'anni, che saranno sempre moderne, d'attualità. La "Pedemonte", per esempio.
 
La "Pedemonte" attraversa spavaldamente i secoli perché - come "Scilla e Cariddi", con la differenza di abbracciare tutti gli Antichi Stati, marcando perciò un salto dimensionale - fa viaggiare a braccetto le dimensioni filateliche tra loro in antitesi - la qualità da un lato e la rarità dall'altro - che nelle sue pagine sono magistralmente riconciliate.
 
La "Pedemonte" - ricorda Alberto Bolaffi - è stata costruita anteponendo a ogni scelta "la costante pregiudiziale della ricerca della bellezza assoluta", e questo vincolo mai facile da soddisfare, nemmeno su esemplari ordinari, diventa opprimente se ci si sposta sulle autentiche rarità.

Ma la "Pedemonte" riesce a porre a contatto due calamite dal lato di quei poli che per natura si respingono; tiene gli standard qualitativi sui più alti livelli possibili, e non accetta di abbassarli solo perché si parla di rarità, se di quella rarità esiste almeno un’esemplare in uno stato di conservazione eccezionale; valga l'esempio del 3 lire del Governo Provvisorio di Toscana - per tutti, ormai, il "3 lire Pedemonte" - anche se tanti altri se ne potrebbero esibire.
 

Il "3 lire Pedemonte"

Valore di catalogo: £ 90.000.000
Base d'asta: £ 50.000.000
Realizzo: £ 70.712.380
 
 
 

Regno del Lombardo Veneto

Valore di catalogo: £ 225.000
Base d'asta: £ 100.000
Realizzo: £ 1.770.130
 
 
 

Ducato di Modena

Valore di catalogo: £ 300.000
Base d'asta: £ 400.000
Realizzo: £ 591.630



Regno di Napoli

Valore di catalogo: £ 225.000
Base d'asta: £ 500.000
Realizzo: £ 5.894.880
 
 
 

Ducato di Parma

Valore di catalogo: £ 300.000
Base d'asta: £ 350.000
Realizzo: £ 733.050



Stato Pontificio

Valore di catalogo: £ 60.000
Base d'asta: £ 150.000
Realizzo: £ 615.200
 
 
 

Romagne

Valore di catalogo: £ 275.000
Base d'asta: £ 850.000
Realizzo: £ 2.477.230
 
 
 

Regno di Sardegna

Valore di catalogo: £. 225.000
Base d'asta: £. 500.000
Realizzo: £. 1.416.580



Regno di Sicilia

Valore di catalogo: £ 850.000
Base d'asta: £ 850.000
Realizzo: £ 3.573.880
 
 
 

Granducato di Toscana

Valore di catalogo: £ 1.500.000
Base d'asta: £ 1.000.000
Realizzo: £ 4.952.080
 
La grandezza della "Pedemonte" è in ultima analisi nel calibro dei personaggi che vi stanno dietro, nella "eccezionale confluenza di talenti tra un Grande Collezionista e un Grande Mercante", ancora con le parole di Alberto Bolaffi.

Il Grande Collezionista era Ercole Lanfranchi, un industriale milanese di origini svizzere, Grande Ufficiale della Repubblica Italiana, e presidente e proprietario della concessionaria di pubblicità SPI: uno di quei clienti d'élite della Bolaffi che "amavano il collezionismo in quanto tale, disgiungendo questo intento da troppe immediate considerazioni di carattere finanziario", un esponente d'eccellenza di quella "generazione di autentici appassionati [...] che acquistavano soprattutto per il piacere di possedere, non pensando all'immediato buon affare", come lo ricorda Alberto Bolaffi. Sicuramente era un uomo con "la possibilità di trasformare sogni e progetti in reale possesso", ma prima ancora era una figura dotata di "sensibilità, buon gusto, fiducia nelle proprie scelte e soprattutto di quell'ironica umiltà di cui dispongono solo le persone veramente intelligenti", caratteristiche essenziali e dirimenti, senza le quali la disponibilità di denaro smette di essere un valore aggiunto e si rivela un potenziale distruttivo anziché costruttivo.

Il Grande Mercante era Giulio Bolaffi, che nel dopoguerra iniziò a servire il Signor "Pedemonte" assecondando "una vocazione in netta contrapposizione a quanto è generalmente la norma nel commercio antiquariale" - "rinunciando al facile guadagno quasi sempre sinonimo di facile qualità" - per mirare invece a quei "grandi capolavori dietro la cui acquisizione non si cela mai la cosiddetta 'occasione'". E' uno stile che andrebbe recuperato - oggi - da chi ambisce a differenziarsi in un mondo del commercio filatelico sempre più uniforme e stereotipato. Perché, sì, la "facile qualità" consentirà pure di rastrellare una gran quantità di materiale imponendo sconti mostruosi sulle quotazioni di catalogo, ma non serve nessuna abilità nel rifornirsi al 5% della quotazione, o addirittura a meno, e poi rivendere al 10% o al 20%. Bisogna piuttosto mirare a tutti quei piccoli e grandi capolavori, che non si potranno mai acquisire a prezzi di saldo, ma neppure vendere a cifre spropositate, e che impongono quindi di muoversi con abilità in uno spazio ristretto, e tuttavia vitale per l'integrità del mercato. 
 
Dall'incrocio tra un Grande Collezionista e un Grande Mercante non poteva che venir fuori un'opera d'arte, virtualmente ineguagliabile, dentro cui vive un altro capolavoro, un nucleo di pezzi unici e irripetibili per rarità e qualità, raccolti in un fascicolo a sé, intitolato appunto "Capolavori filatelici della Collezione Pedemonte".









Un campionario dei "Capolavori della Pedemonte".
 
 
 
Le statistiche della vendita dei "Capolavori della Pedemonte".
 
Ci vollero oltre quarant'anni per realizzare la "Pedemonte", ma bastò un solo giorno per disperderla: il 2 marzo 1991, ovviamente da Bolaffi, la casa filatelica che l'aveva vista nascere e crescere, e la celebrò con un catalogo dedicato di 919 lotti, per un controvalore iniziale di oltre 2 miliardi di lire.

All'ultimo colpo di martelletto risultò aggiudicato il 94% delle proposte, con realizzi in media più che raddoppiati rispetto alle basi.
 
  
"Immortalità" può sembrare una parola ingenua, ma, qualunque cosa voglia dire, la "Pedemonte" ha le più alte e migliori possibilità di conseguirla: ogni suo francobollo - conclude Alberto Bolaffi, nel congedarla - "rappresenterà sempre per tutti il più vibrante applauso che si possa tributare a un Grande Collezionista".

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