QUARTA CONVERSAZIONE SUL COLLEZIONISMO - Valutare

 
"Un capolavoro nelle mani di un Normanno, di un Ebreo o di un Alverniate è, come nelle fiabe, una principessa prigioniera di un mago", fa dire Balzac al cugino Pons.
 
Un nostro francobollo nelle mani di un altro collezionista - un francobollo fondamentale per raccontare la nostra storia, posseduto da un rivale - è un tormento incessante. Perché gli oggetti da collezione sono pezzi della nostra vita interiore, e quando manca un pezzo alla collezione manca una parte di noi. Quanto saremo disposti a pagare, per rientrare in possesso di un frammento della nostra anima?
 
Due mondi entrano in collisione. Da un lato il mondo economico, regolato sulla necessità di standardizzare gli scambi, di assegnare una misura monetaria al valore degli oggetti, per renderli trasferibili nel tempo e nello spazio. Dall'altro il mondo affettivo, fondato sull'eccezionalità dell'oggetto, sul suo essere unico e irripetibile, quindi insostituibile. Cosa provocherà l'impatto tra questi due mondi? Quale sarà la sintesi? Dove si troverà il punto di caduta?
 
Le Cinque Regole sul Collezionismo di Georgij Kostakis:
 
 
 
La valutazione (degli oggetti da collezione) è un processo ad alta complessità, non può mai essere delegato (a un catalogo o al parere di altri) e chiama il collezionista a una diretta assunzione di responsabilità (nel dare il suo prezzo).

La stella polare è nel ruolo giocato dall'oggetto nella collezione, nelle assonanze e nei rimandi che si creano tra il nuovo oggetto e gli altri già posseduti, nel contributo apportato da quello specifico oggetto alla narrazione della specifica storia che il collezionista ha deciso di raccontare con la sua collezione. Cos'è in fondo quel "fiuto raffinato" - di cui parla Walter Benjamin - se non la capacità di riconoscere il ruolo dell'oggetto nella propria collezione, così da conferirle quel "qualcosa di impenetrabile e di inconfondibile"?
 
In uno slogan: il valore di un oggetto da collezione dipende principalmente dalla collezione in cui si va a collocare
 
Tutto il resto ha assai meno importanza.
 

Non confondiamo il valore (massimo prezzo che si è disposti a pagare) con il prezzo (denaro effettivamente sborsato).
 
Tra valore e prezzo c'è una differenza sottile, ma profonda. E' la stessa differenza tra successo (personale) e vittoria (sul campo). "Il successo è la quiete mentale che viene dal sapere che hai fatto tutto quello che era in tuo potere per diventare il meglio assoluto che sei capace di diventare" - insegna John Wooden - "Se hai vinto o hai perso lo sai tu sotto la doccia. Se hai dato tutto hai vinto, se non hai dato tutto hai perso; il risultato è un'altra cosa".
 
Il valore è la quiete che viene dall'aver ragionato bene sul ruolo dell'oggetto nella collezione, per farla evolvere verso il meglio che può diventare, con le risorse in tuo potere. Se hai valutato bene o male un pezzo, lo sai solo tu, quando sfogli le pagine dell'album. Se la collezione ha fatto un passo avanti, hai valutato bene; se è regredita, hai valutato male; il prezzo pagato è un'altra cosa.
 
Il valore è l'unica cosa ad avere importanza, perché è l'unica cosa sotto il dominio del collezionista. Il prezzo è in balia delle contingenze, e perciò ha un significato relativo. Il valore è stabile, meditato, coerente, perché collegato a fattori strutturali. Il prezzo è incerto, volatile, indecifrabile, perché basta la lotta con un solo altro collezionista a privarlo di ogni logica economica, così come una sala d'asta distratta può lasciarlo andar via al più vergognoso dei realizzi.
Il collezionista - come il John Nash di "A Beautiful Mind" - non crede nella fortuna, ma crede fermamente nella possibilità di assegnare un valore alle cose.
 

Lezioni di Economia (Filatelica)

 Catalogo Sassone (I)

Catalogo Sassone (II)

Catalogo Sassone (III)

Catalogo Sassone (IV)

Commenti

  1. Al minuto 13.50 si dice che "la Sassone è una società che non commercia in francobolli". Questa affermazione è formalmente vera, nel senso che non potete contattare la Sassone per acquistare o vendere francobolli. La società Sassone è però posseduta da commercianti, persone fisiche ognuna attiva nel mercato filatelico. Fatto ovvio e arcinoto, ma lo preciso ugualmente.

    Poco dopo il minuto 14.50 si dice che i prezzi di catalogo APPAIONO scollati dai prezzi di mercato. Sottolineo la parola APPAIONO. Perché le quotazioni di catalogo – primo – bisogna saperle leggere, e – secondo – bisogna saperle soppesare. I post sul Catalogo Sassone vi aiuteranno a capire tutto quel che c'è da capire.

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  2. Mi piace condividere il pensiero di uno dei più grandi mercanti di sempre (peraltro ancora in attività).

    "Il vero collezionista paga poco, se può, ma non esita a pagare molto, se deve".

    E tutta la mia "Conversazione" - in fondo - è riducibile a questa bella e semplice verità.

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  3. Non vorrei che l'intonazione delle "Conversazioni" su "possesso" e "valutazione" inducesse a sopravvalutare il ruolo del denaro - pur rilevante - nella costruzione di una vera collezione.

    Uno stralcio del post del 6 agosto 2019, sulla Collezione Naddei, può essere un utile controcanto per capire l'importanza di relativizzare ogni discorso.

    "Ma il denaro, come gioca allora il denaro? Il denaro - nel collezionismo e non solo - è semplicemente un fattore di scala, dà soltanto la proporzione. Chi ha cattivo gusto metterà su una piccola bottega degli orrori, o un museo di mostri, se le disponibilità economiche glielo permettono. Chi ha buon gusto edificherà capolavori, grandiosi o in miniatura, querce o bonsai, in proporzione alle sue possibilità finanziarie, ma sicuramente capolavori. Chi non ha gusto non avrà punti di ancoraggio, oscillerà tra l'Orsa Maggiore e la Fossa delle Marianne, e esibirà autentiche meraviglie accanto a tanti bei freak.

    Il gusto, il fascino e la personalità di una collezione - le sole cose decisive per il suo successo - sono totalmente indipendenti dal denaro. Provengono dallo studio, dalla passione, dalla logica. Al limite - per estremizzare l'idea - non c'è differenza tra città di Roma in tutta la sua estensione tridimensionale e una mappa che la schiaccia in pochi centimetri quadrati. E' sempre Roma, solo su due scale diverse. Poi, ovvio, il Colosseo, Piazza di Spagna, l'Altare della Patria e Fontana di Trevi, se viste dal vivo, sono cosa diversa - tutta un'altra cosa! - rispetto all'inespressiva stilizzazione cui siamo obbligati per darne la rappresentazione sulla mappa. Ma il valore profondo e essenziale di una collezione non è nella scenografica maestosità del Colosseo. Risiede piuttosto nel rispetto delle proporzioni, nella coerenza della rappresentazione, nella resa delle distanze, nella qualità della visione d'assieme. E' nel suo essere perfettamente in scala 1:1.000.000 - aggiungere pure zeri a piacere, tanto non cambia nulla - rispetto a uno standard di riferimento.

    Bisogna saperne davvero poco su come girano le cose della vita, per rammaricarsi di non avere il conto in banca di Bernardo Naddei. La più parte dei collezionisti dovrebbe piuttosto addolorarsi di non possedere la sua eleganza, la sua finezza, il suo stile, la sua classe. Queste cose non sono precluse a nessuno, qualunque sia la condizione economica e l'estrazione sociale, per quel minimo che siano desiderate, per quel poco che le si voglia acquisire davvero".

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  4. Riporto di seguito - diviso in due commenti - l'editoriale "Ok, il prezzo è giusto" di Filippo Bolaffi, pubblicato su "Il Collezionista" di dicembre 2020.

    "Il fortunato programma televisivo degli anni Ottanta e Novanta condotto da Gigi Sabani stimolava i concorrenti a trovare il prezzo corretto dei prodotti presentati di volta in volta. Una situazione molto simile è quella in cui sempre più spesso si trovano i collezionisti che devono 'indovinare' il prezzo corretto dei francobolli, confrontando i valori di commercianti, case d'asta, listini, siti di e-commerce e cataloghi. In televisione però, alla fine, per ogni oggetto c'era solo un prezzo giusto, mentre nel 'quiz filatelico' non c'è una risposta univoca. Prima di tutto perché due francobolli, apparentemente identici, in realtà identici non lo sono mai e bastano lievi differenze qualitative a giustificare prezzi diversi. E poi perché, a parità di condizioni qualitative, esistono comunque molte variabili che producono importanti oscillazioni di prezzo. Alcune variabili derivano da elementi oggettivi, accessori del francobollo stesso, come per esempio il tipo di certificato che lo accompagna, dal momento che le firme di alcuni periti sono garanzia di plusvalore, mentre altre, purtroppo, del contrario.

    E poi c'è la provenienza del pezzo - il cosiddetto pedigree - la cui tracciabilità è elemento di garanzia, storicità e censo. Il prezzo dipende però non soltanto dalle caratteristiche intrinseche all'oggetto stesso, quanto piuttosto da chi lo propone e come. Per uno stesso oggetto, venduto al mercatino delle pulci oppure nella boutique di una via scintillante, il compratore si aspetta un cartellino di prezzo diverso ma anche diverse tutele. Lo stesso vale per i francobolli: garanzie contrattuali, rispetto delle norme fiscali, dilazioni di pagamento e altri servizi ad hoc per il cliente rappresentano un evidente valore aggiunto, che deve però essere incluso fra gli elementi che concorrono alla formazione del prezzo finale".

    [continua]

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  5. "Fino a non molti anni fa esisteva praticamente un solo metodo di acquisto al dettaglio, quello attraverso il commerciante di fiducia. Allora le aste erano rare e quasi monopolio di professionisti del settore, mentre l'e-commerce era lungi dall’essere inventato. All'epoca i cataloghi erano la 'bibbia' perché indicavano in modo indiscusso il giusto prezzo per una vendita al dettaglio, con tutte le caratteristiche accessorie di cui si è detto. Oggi i tempi sono cambiati. Al di là del diverso contesto storico - con il mutato apprezzamento di alcuni francobolli rispetto ad altri e sempre con l'imprescindibile distinguo qualitativo - bisogna aggiungere all'equazione le attuali variegate modalità di offerta dei francobolli al dettaglio, che vanno di pari passo con prezzi di riferimento tarati sulla base dei diversi canali distributivi utilizzati. Per poter paragonare i prezzi in modo corretto, non 'mele con pere'.

    La mia proposta è quindi che, a fianco dei tradizionali cataloghi, che presentano i prezzi di vendita praticati nello storico commercio al dettaglio - dove, a fronte di numeri apparentemente più elevati, si riceve in cambio maggiore valore aggiunto - possano esserci anche cataloghi indicativi di pezzi offerti da canali di vendita a valor aggiunto minimo o pari a zero. Se un passeggero sceglie di volare da A a B con una compagnia aerea low cost, pagherà un prezzo basso e avrà in cambio un servizio inferiore rispetto a una compagnia di linea tradizionale, magari viaggiando anche in business class, ma arriverà comunque a destinazione. Se però il volo venisse cancellato, le garanzie accessorie offerte dalla compagnia tradizionale assicurerebbero tutele maggiori rispetto a quelle basiche della società low cost.

    Per cui alla domanda di Gigi Sabani su qual è il prezzo giusto per volare da A a B, la risposta giusta sarebbe stata 'dipende'. Per i francobolli vale la stessa risposta, ma con la consapevolezza che anche in filatelia, oggi, ci sono offerte low-cost, mid-cost e full-cost, con tutte le differenze del caso. Purtroppo però, per ora, siamo rimasti ancora ai cataloghi per sole offerte full-cost, mentre l'offerta è cambiata e il cliente necessita strumenti per poter dire con sicurezza 'OK, il prezzo è giusto!' ".

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  6. Filippo Bolaffi discute le quotazioni di catalogo da una prospettiva puramente commerciale, ma la sua analisi è un'utile integrazione alla nostra "Conversazione", e ben si raccorda con le "Lezioni di Economia Filatelica". Diversi passaggi meriterebbero un commento a sé. Passa l'idea - in generale - di operare precise discriminazioni, di tracciare delle righe nette all'interno del mondo del collezionismo, affinché ognuno - passatemi l'espressione - "stia con i suoi simili".

    Mi limito a stralciare un solo passaggio, ancillare nell'economia del ragionamento di Filippo Bolaffi, ma su cui invito i lettori del Blog a riflettere bene.

    "... nel 'quiz filatelico' non c'è una risposta univoca. Prima di tutto perché due francobolli, apparentemente identici, in realtà identici non lo sono mai e bastano lievi differenze qualitative a giustificare prezzi diversi. E poi perché, a parità di condizioni qualitative, esistono comunque molte variabili che producono importanti oscillazioni di prezzo. Alcune variabili derivano da elementi oggettivi, accessori del francobollo stesso, come per esempio il tipo di certificato che lo accompagna, dal momento che le firme di alcuni periti sono garanzia di plusvalore, mentre altre, purtroppo, del contrario.

    E poi c'è la provenienza del pezzo - il cosiddetto pedigree - la cui tracciabilità è elemento di garanzia, storicità e censo".

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