SECONDA CONVERSAZIONE SUL COLLEZIONISMO - Raccontare

 
La collezione "è un mondo dentro il mondo" - nella bella immagine di Marco Belpoliti - e precisamente un mondo ordinato dentro un mondo disordinato, un mondo artificiale costruito a partire dal mondo reale, attraverso un processo di filtraggio, con l'idea di raccontare una storia.
 
Se il mondo degli oggetti - come la vita, citando il "Macbeth" di Shakespeare - "non è che un'ombra che cammina, una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla", il mondo della collezione richiama la precisione caratteristica delle storie, soggiace a nessi di causa-effetto, obbedisce alle regole della narratologia.
 
E' il processo di filtraggio a condurre dal mondo disordinato degli oggetti al mondo ordinato della collezione, e i filtri ammissibili - i filtri comunicabili - sono filtri che raccontano storie (attraverso begli oggetti).
 
(Alessandra Rizzi)




Un filtro che non racconta nessuna storia - che si limita a riversare il disordine del mondo dentro l'album, che trasforma il disordine del mondo nel disordine dell'album - non è un filtro ammissibile, non importa quali e quante rarità siano finite in collezione.
 
Un "caso di scuola" (di filtro non ammissibile) è la cosiddetta Collezione "Nimue": un ammasso di oggetti filatelici - pur rari o unici - privo di struttura, di logica, di ordine, e persino di un passato glorioso; una collezione - in senso lato, per impropria estensione del termine - assemblata in pochi anni, con la sola forza bruta del denaro, senza alcuna riflessione su soggetto, trama e stile della storia da raccontare; di fatto una non-collezione, che ha ben presto annoiato il suo stesso creatore e l'ha indotto a disfarsene con incuria e superficialità.
 
La cosiddetta Collezione "Nimue", nel mancare alla finalità narrativa propria di un'autentica collezione, fa da apripista alle Conversazioni sul possesso e la valutazione, ma mette anche in luce il potenziale conflitto tra la disponibilità di denaro e la capacità di filtrare, di raccontare una storia, e in definitiva, seppur come esempio in negativo, è un collante tra le nostre parole-chiave.

Non c'è nulla di più pericoloso di un collezionista che può permettersi di acquistare senza chiedere il prezzo, perché è allora che i suoi peggiori impulsi vengono fuori, e per di più tutti assieme, se non vi sono altri argini a limitare le sue azioni. Il fisiologico bisogno di possesso degenera nella smania di accumulo, prevale la tendenza a vedere ovunque cose splendide, subentra un'approssimazione incontrollabile nel soppesare il ruolo degli oggetti nella collezione, e di conseguenza nel valutarli. La collezione appassisce, il collezionismo perde di significato.

Il denaro è uno strumento potente, per risolvere quella cosa travagliata che è il possesso, ma il denaro può anche stordire, affievolire l'ispirazione, guastare il filtraggio e indebolire la capacità di immaginare e realizzare storie. E senza una storia da raccontare non può esistere nessuna collezione, non importa di quanto denaro si disponga.
 
Quale storia vuoi raccontare?


 

Questa ...

 
 
 
 
(Fonte: Catalogo Sassone "Antichi Stati Italiani - Regno di Italia - 1850-1900", edizione 2019)
 
 
 
(Prefazione al Catalogo "MODENA - Collezione Ghirlandina - I parte", Studio Filatelico Santachiara)
 
 
 
40 centesimi azzurro scuro, con errore di composizione tipografica "CEN. T40." (Sassone n. 10e).
Posizione 32 del foglio, unico esemplare noto.
Ex Collezione "Ghirlandina": è "il più raro 'errore' di MODENA in assoluto",
di cui parla Sergio Santachiara nella prefazione al catalogo d'asta. 
 
 
 
... o questa? 

una lettera "riserbata", indirizzata "Alle Sacre Mani di Sua Maestà, Ferdinando 2° Re di Napoli".
Una lettera a un Re, e non un Re tra i tanti, ma Re Ferdinando II di Borbone,
il mito della patria napoletana, la personificazione del destino di un popolo,
l'anti-eroe del Risorgimento, che è anche un eroe dell'anti-Risorgimento.
Tanto basterebbe a indurre in chiunque la curiosità di conoscerne il contenuto,
e trasformare poi quel contenuto nella porta di ingresso in un mondo;
e una volta trasportati in quel mondo, tutto può succedere,
persino appassionarsi ai quei rettangolini di carta rosa
che permisero di far arrivare un messaggio alle "Alle Sacre Mani di Sua Maestà".
I filatelici tradizionali vi spiegheranno che si tratta di una lettera del 29 aprile 1858,
 da Maglie a Napoli, affrancata per 18 grana,
la tariffa per l'interno delle assicurate del peso tra 1 oncia e 1 oncia più 1/8 di oncia. 
Vi diranno poi che la tariffa è assolta con quattro francobolli della prima tavola:
1 grano (Sassone n. 3a), 2 grana (n. 5), 5 grana (n. 8a) e 10 grana (n. 10b).
Ma tutto questo tecnicismo ha un'importanza relativa,
e serve più che altro a corroborare la genuinità dell'oggetto.
 



Commenti

  1. Guardate che belle queste parole di Mario Praz, come rendono perfettamente l'idea di "un mondo dentro il mondo", che pur incompleto e imperfetto riesce comunque a veicolare un'intera storia.

    "Questi due quadretti raffiguranti sale della Reggia di Napoli al tempo di Murat, appesi in casa mia, sembrano come prolungarne magicamente l'estensione, sicché quelle stanza in miniatura in cui io non penetro che con la fantasia finiscono per essere non meno reali per me delle stanze vere e proprie. E' come se aprissi una porta segreta, nella camera dove vivo, e m'inoltrassi in un palazzo abbandonato, quasi in una mia seconda casa dagli ombrosi lacunari che non echeggiano più di voci umane".

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