Per documentare la molteplicità di spunti d'interesse offerti dalla filatelia classica - per far capire che i francobolli sono anzitutto oggetti istituzionali, perciò meritori di studio, e quindi degni di esser collezionati - Nino Aquila ci ha regalato una trilogia di volumi che hanno fatto storia: "I francobolli degli ultimi Re", e poi - in collaborazione con Francesco Orlando - "La posta fra due Re" e "Sicilia - I timbri del nuovo Re".
La trilogia dei volumi di Nino Aquila (e Francesco Orlando) dai francobolli di Re Ferdinando II ai timbri borbonici sulla IV di Sardegna,
sino ai francobolli e alle bollature del periodo sardo-italiano.
La trilogia - precisano gli autori - raccoglie "tutto quanto sia stato peculiare delle Poste siciliane,
prima che esse venissero definitivamente ed irreversibilmente omologate
alle metodologie ed alle emissioni che hanno caratterizzato il servizio postale nazionale".
"I francobolli degli ultimi Re" ha ottenuto la Crawford Medal della Royal Philatelic Society di Londra,
il massimo riconoscimento mondiale per la saggistica filatelica.
La Federation of European Philatelic Associations ha inserito "I timbri del nuovo Re"
tra gli "eccezionali studi filatelici" per aver dato "comprensive, sistematiche e aggiornate informazioni
su un argomento di grande importanza internazionale,
completando la trilogia dedicata ai francobolli e alla storia postale di Sicilia".
La versione divulgativa dei lavori tecnici di Nino Aquila,
con cui si ricostruisce l'ambientazione storica, sociale e
culturale
Lo storico appassionato, il collezionista evoluto, la guida
instancabile della filatelia siciliana, sapeva anche essere un eccellente divulgatore, abile nel tener vivo l'interesse verso la storia della Posta con narrazioni concrete e vivaci, suscettibili di incuriosire, di stimolare e coinvolgere anche al di fuori della cerchia degli specialisti.
Estratto dal volumetto "Sicilia 2009", edito dall'Unione Filatelica Siciliana,
in occasione del 150° anniversario dell'emissione dei "Testoni".
L'originaria anima "tematica" di Nino Aquila lo indusse a intrecciare la filatelia alla sua professione di radiologo.
Ne seguirono la sponsorizzazione dell'emissione di un
francobollo per il centenario della scoperta dei raggi "X" (il 750
lire del 2 giugno 1995) e la pubblicazione di un ulteriore testo ("Le radiazioni postali") che passa in rassegna "personaggi ed eventi della radiologia
ricordati dai francobolli".
La caratura dell'uomo e del collezionista è "certificata" da innumerevoli titoli e riconoscimenti: Nino Aquila è stato dal 1978 il Presidente dell'Unione Filatelica Siciliana (per poi divenirne onorario nel 2009); ha svolto il compito di Segretario Generale alle esposizioni
nazionali "Palermo 74" e "Palermo 79"; è stato un personaggio centrale nelle "mondiali" svolte in Italia nel 1976,
nel 1985 e nel 1998; curatore della
Collezione della Fondazione "Ignazio Mormino" del Banco di
Sicilia, iscritto all'Albo d'oro della Filatelia italiana, e poi membro dell'Accademia italiana di Storia postale, della Royal Philatelic Society of
London, del Club de Monte Carlo de l'Elite de la Philatélie,
dell'Académie européenne de Philatélie.
L'allora Fondazione Banco di Sicilia - attuale Fondazione Sicilia - costruì nel tempo un imponente ed eterogeneo complesso collezionistico
- archeologia, numismatica, filatelia, maioliche, sculture, dipinti, stampe, disegni -
oggi custodito a Palermo, a Palazzo Branciforte e a Villa Zito.
Ogni collezione è documentata in una pubblicazione specifica,
e il volume sui francobolli fu ovviamente curato da Nino Aquila.
Sono titoli e attestazioni di per sé della più grande rilevanza istituzionale, ma che alla fine aggiungono poco, percentualmente, alla caratura intrinseca dell'uomo Nino Aquila.
Chi ha conosciuto Nino Aquila lo descrive come un uomo del Rinascimento, una forza attiva e trasformatrice, dotata di una visione ottimistica e razionale delle cose del mondo.
Portamento possente e austero, illuminato da un sorriso; voce ferma e
sicura, eloquio scorrevole nella forma e profondo nei contenuti, che affascinava per idee, espressioni, pause, silenzi, battute e ribattute.
Gli amici più intimi raccontano di una sua costante e pervasiva nostalgia, che non tracimava mai nell'afflizione dei rimpianti, ma lo spingeva piuttosto ad assaporare ogni situazione della vita, nella consapevolezza che la vita è fatta di attimi e ogni attimo è prezioso.
Lui stesso confidava di avvertire sin dall'infanzia "l'assillo angoscioso"
del trascorrere del tempo, di non aver mai pronunciato la frase - consueta tra i bambini - "quando sarò grande…".
Il piroscafo "Archimede", della Compagnia Florio,
attivo nel trasporto della corrispondenza da e per la Sicilia.
Nelle Collezioni di Nino Aquila si trovano materializzati i suoi insegnamenti su come diventare collezionisti raffinati, di livello superiore: "l'intelligenza, lo studio, la prudenza, la rinunzia alla fretta traditrice"; e poi l'attitudine a filtrare con la propria sensibilità i suggerimenti degli altri, non importa quanto autorevoli, perché "anche i consigli degli esperti vanno accettati con accortezza e valutando a fondo le proprie opinioni personali" che devono "maturare con l'esperienza".
Di là della filosofia generale, e del tecnicismo con cui prende forma, va rimarcato il profilo umano che fa da sfondo alle sue creazioni, "il desiderio di intrattenere autentici rapporti interpersonali" nel coltivare la passione per la filatelia, perché "l'uomo ha la preminenza su tutto, anche in ambito collezionistico".
L'esempio che propone è folgorante.
"Una lettera offertami via internet, appunto con le sue connotazioni virtuali, suscita in me un'emozione meno intensa che una tirata fuori da un cassetto o da una borsa, offertami con un sorriso complice e con una frase densa di mistero e insieme di promesse da un mio simile che abbia piena contezza dei miei desideri e delle mie tendenze collezionistiche: un uomo di fronte a un altro uomo, entrambi carichi di pregi e, forse più intensamente di difetti. Uno di fronte all'altro in una sorta di duello privo di rischi fisici, ma dotato di affascinanti capacità dialettiche".
E la rilevanza del contatto umano si trasla - con naturalezza - al contatto fisico con l'oggetto, per avvertirne la carica emotiva e decidere sull'opportunità di accoglierlo dentro il cerchio magico della propria collezione.
"Come non considerare la possibilità di prendere fra le mani l'oggetto dei tuoi desideri, di esaminarlo, di sentir montare la voglia di possederlo, se la tua esperienza, la tua cultura specifica ti convincono che quel pezzo merita di essere inserito nella tua amatissima collezione?".
Di questo abito mentale ne abbiamo riprova e sintesi nella scelta dell'esergo all'opera "I francobolli degli ultimi Re", un passaggio di Cesare Beccaria dalle "Mediazioni sulla Economia" (Paragrafo XXVI): "Quanto l'uomo è più isolato e distante dagli altri suoi simili, tanto più si accosta allo stato selvaggio... e deve farsi ogni studio possibile per accostare l'uomo all'uomo, il villaggio al villaggio, la città alla città".
Dietro ogni pezzo delle Collezioni Aquila vi è così una storia da raccontare, lunga o breve, complessa o lineare, canonica o bizzarra, ma di sicuro mai anonima o banale. Lo s'intuisce dalla replica di
Giulio Bolaffi alla proposta di un giovanissimo Nino Aquila di scambiare un insieme di lettere col 2 grana di Sicilia con delle emissioni savoiarde: "
Lei è siciliano e questi francobolli appartengono alla storia e alla cultura della sua terra. Li tenga: un giorno potrebbe decidere di vendere i francobolli del Regno per acquistare quelli di Sicilia!". Lì per lì Nino Aquila rimase "
un po' deluso", ma a distanza di trent'anni poteva fieramente raccontare che quelle lettere "
oggi fanno parte della mia collezione di Sicilia!".
Dietro ogni francobollo delle Collezioni Aquila c'è una storia che vuole continuare, e in primo piano troviamo la storia della lettera affrancata per 52 grana - con un esemplare da 50 e uno da 2, eccezionalmente viaggiata all'interno dell'Isola - anch'essa legata a uno speciale rapporto d'amicizia con un altro mostro sacro della filatelia.
"
Potei
venirne in possesso grazie all'amicizia di Renato Mondolfo, che - con
grande liberalità - mi concesse di pagare con modalità di dilazione che
definirei inimmaginabili. Sapeva che un professionista pur affermato,
ma che non disponeva di grandi risorse finanziarie da dedicare al
proprio hobby, non avrebbe potuto aspirare all'acquisto di quel
rarissimo cimelio affrontando la spesa in un'unica soluzione. E così mi
diede modo - affettuosamente - di realizzare il mio sogno".
La lettera col 50 grana (per l'interno della Sicilia) del racconto di Nino Aquila.
Ogni obiettivo conseguito diventa così un sogno realizzato, ma nella vita di un collezionista c'è anche il retrogusto amaro della forzata rinuncia a pezzi inarrivabili.
La più grande amarezza di Nino Aquila ha un nome preciso, "
il cosiddetto scrigo Juvara, il foglio contenente, assieme a una piccola foto di Ferdinando II di Borbone, le proposte di saggi allestite dal grande Tommaso Aloysio Juvara comprendenti l'effige reale, le cornici destinate a incorniciarla e il primo disegno del bollo 'a ferro di cavallo' progettato in collaborazione col pittore palermitano Carlo La Barbera. Sul foglio, a penna, è vergato l'imprimatur che diede corso all'esecuzione ed all'emissione della serie siciliana. Un pezzo dunque di valenza storica oltre che storico postale. Ma ogni collezionista deve sapere controllare i propri limiti; e i miei non mi hanno concesso di inserire questo scrigno in collezione".
l'oggetto che Nino Aquila non riuscì mai a mettere in collezione.
E a un altro pezzo mai entrato in collezione è collegata una tra le storia più belle e poetiche, emblematica del tourbillon emotivo di un collezionista.
Il ½ grano su giornale, "seconda data d'uso", del racconto "E, a notte, bussò il principe..." di Nino Aquila,
pubblicato sul catalogo d'asta della Bolaffi.
Martedì 17 settembre 2013, alle 16.05, ci lascia un giovane di 88 anni.
Due anni prima, il 27 maggio 2011, Casa Bolaffi aveva disperso la sua "Sicilia" in una tornata d'asta dedicata, e "il catalogo che Alberto Bolaffi ha voluto curare con tanta affettuosa attenzione" - come lo ricordava lo stesso Aquila - è ora un volume da biblioteca, la dimostrazione plastica che "collezionare francobolli non significa riempire sterilmente caselle d'album ripetitivi e anonimi".
Nino Aquila ci impartisce così l'ultima lezione magistrale: il vero collezionista sopravvive alla sua collezione.
"L'amore per la mia terra, la sua storia,
l'arte che vi ha sempre assunto grande rilievo,
l'attenzione per le imprese dei nostri padri;
tutti elementi che mi hanno indotto a mettere insieme collezioni che ho amato profondamente
e dalle quali mi separo per motivi razionali, ma con grande emozione"
(Nino Aquila)
E' doloroso staccarsi da quegli oggetti verso cui coltiviamo un affetto irrinunciabile, che abbiamo raccolto nei nostri reliquiari personali, ammirato e conservato gelosamente, che intercettano e ospitano le nostre più remote sensazioni, e richiamano e vincolano una memoria senza cui siamo ben poco. "Ogni oggetto in noi suol trasformarsi secondo le immagini ch'esso evoca" - per appoggiarci a Pirandello - "quasi animato dalle immagini che suscita in noi"; e "noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l'accordo, l'armonia che stabiliamo tra esso e noi, l'anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi".
Per tutto ciò la vendita della propria collezione non è mai una mera transazione
commerciale, per quanto complessa e articolata, e fa piuttosto avvertire - in misura più o meno accentuata, ma comunque presente - "la fine triste della partita", "il sospetto che sia triviale l'affanno e l'ansimo dopo la corsa", per chiosare con quel poeta di Guccini.
"Io ce l'ho..." esprime
il sottile e pervasivo piacere del possesso, provato da ogni collezionista davanti alle sue gemme; i più perfidi lo amplificano con l'aggiunta "... e tu no!"; ma solo i saggi riescono a procedere oltre, a lasciar andare l'oggetto e a trattenere il piacere, pensando "io l'ho avuto", a voler dire - romanticamente - "è stato
anche mio, e tanto basta: ora può andare a qualcun altro e io voglio assistere al passaggio, essere parte attiva di questo momento così bello e importante".
L'ultima lectio magistralis di Nino Aquila diventa così una lezione su come stare al mondo, affinché alla fine dell'avventura, all'ultimo miglio dell'esistenza, ci si possa legittimamente appropriare delle parole di Wittgenstein: tell them I've had a wonderful life, dite loro che ho avuto una vita meravigliosa.
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