VITTI NA CROZZA SUPRA LU CANNUNI

"Il sesto giorno Dio compì la sua opera
e lieto di averla creata tanto bella prese la terra tra le mani e la baciò:
là dove pose le sue labbra è la Sicilia"

La Sicilia! Questa terra "che fra tante meraviglie, fra limoni e fra conchiglie", come recita una bella canzone di Fabrizio Moro.

La Trinacria, simbolo della Sicilia.

Le isole - tutte le isole - hanno un fascino che manca ai territori destinati a confinare tra loro, a toccarsi. Le isole seducono con il proprio austero distacco. Mare, solo mare, ovunque ti giri vedi un mare "immenso e geloso" - parole di Pirandello - che tra le sue acque custodisce e protegge i tesori più preziosi. Su un'isola non ci sono confini da difendere né territori adiacenti da conquistare, al più coste da sorvegliare. Un'isola non si estende né si restringe, al più si sposta, tutta intera. Le isole sono fatte così, di un sol pezzo, come i loro abitanti, da prendere o lasciare, senza mediazioni.

E poi la Sicilia - "la verde trinacria dove pasce il gregge del sole", nelle parole di Omero - tra le isole la più incantevole, a iniziare dalla sua forma insolita e suggestiva, con quella beffarda collocazione geografica, a "un ponte" di distanza dalla terraferma, e quel dialetto caratteristico, quell'inflessione marcata, tanto facilmente riconoscibile quanto fieramente impenetrabile per chi sta Al di qua del Faro, per i "continentali", che accomunano in un solo accento - il siciliano - una molteplicità di sfumature - palermitano, catanese, ragusano, messinese - percepibili solo da chi sull'isola c'è nato, e ovunque sia nel mondo, ovunque la vita lo abbia portato, sente sempre di stare Al di là del Faro, si sente egli stesso un'isola. Perché "io sono nato in Sicilia" - scrive Pirandello - "e lì l'uomo nasce isola nell'isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall'aspra terra natia".

Isola Bella, Taormina.

L’isola più grande del Mediterraneo, ponte tra Europa e Africa, porta tra oriente e occidente, collegamento tra i mondi latino e greco, teatro di scontri fra tutte le grandi Potenze che nei secoli si sono battute per conquistarla.

Normanni e Svevi, Angioini, Spagnoli, Savoia e Asburgo, e poi i Borbone sino allo sbarco di Garibaldi, e il resto è storia, ma è una storia che affonda le radici in epoche così remote da fuoriuscire dai libri canonici.

La Sicilia è una favola raccontata da ellenici, romani e arabi, popoli passionali che l'hanno marchiata, che sull'isola hanno lasciato un'impronta, non solo fisica, e ne hanno continuamente plasmato e trasformato l'identità, sino rendenderla indecifrabile a chi in Sicilia c'era nato, a chi la Sicilia l'aveva nel sangue, e forse è anche per questo che il popolo siciliano - come scrive Raffaele de Cesare - "è uno dei più rassegnati della terra".

"Sono venticinque secoli che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee,
tutte venute da fuori già complete e perfezionate, nessuna germogliata da noi stessi,
nessuna a cui abbiamo dato il là...
questi monumenti anche magnifici ma incomprensibili perché non edificati da noi
e che ci stanno intorno come bellissimi fantasmi muti,
tutti questi governi, sbarcati in armi da chi sa dove, subito serviti,
presto detestati e sempre incompresi,
che si sono espressi soltanto con opere d'arte per noi enigmatiche"

La Sicilia sono le barche attraccate al molo, il porto e le reti dei pescatori, il faro di Messina e il traghetto per la Calabria.
 
La Sicilia è il mare che vedi dalla cima dell'Etna e l'Etna ammirata dalla riva del mare.

L'Etna e il mare.

La Sicilia sono i seltz con limone e sale, nei chioschi per le vie del centro, nella afose serate d'estate.

La Sicilia è la colazione con la granita e la brioche, sono gli arancini, le cartocciate, il pistacchio, il vino e la cassata.
 
La Sicilia sono le arance, i limoni e i mandarini. La Sicilia è un pranzo a base di pesce con vista sul mare, mai prima delle due e mezzo. La Sicilia è la siesta di almeno due ore, dopo pranzo.

 
 



I colori della Sicilia.

La Sicilia è il derby Catania-Palermo, sono tre siciliane in serie A, è Licata-Torino in serie B, e il Catania che vince 3 a 1 in rimonta, sotto la pioggia, contro l'Inter del "Triplete", rievocando il celeberrimo "Clamoroso al Cibali!".
 
La Sicilia sono i falò sulla spiaggia la notte di ferragosto, il primo bagno al mare nella festività del 25 aprile e l'ultimo il 25 ottobre, la Sicilia è una primavera precoce e un'estate interminabile, un autunno inesistente e un inverno con le sembianze dell'autunno.
 
La Sicilia è l'Opera dei Pupi, sono "i morti" che portano i loro doni ai bambini per la festa di ognissanti.

I pupi siciliani.

La Sicilia è Taormina, sono le barche per l'Isola Bella e la Grotta Azzurra, la Sicilia e la Valle dei Templi di Agrigento e la Cattedrale di Palermo.

Agrigento.

La Sicilia sono Sant'Agata e Santa Rosalia, ma anche la mitologia del Liotro e dei faraglioni di Aci Trezza.

Il Liotro, l'Elefante alato, simbolo di Catania.

La Sicilia è "chi spacchiu talii?", "annacati!", "ma cu mu fici fari?". La Sicilia è u scrusciu du mari e u pani cunzatu. La Sicilia sono le sue parole, intrinsecamente siciliane - mizzica, liscia, camurria, piscariare, avaia - che se provi a tradurle ne smarrisci irrimediabilmente la magia.
 
La Sicilia è negare ogni distinzione tra verbi transitivi e intransitivi, è dire "scendimi l'accappatoio" o "esci la macchina" senza avvertire alcun fastidio, perché se l'accappatoio è al piano superiore bisogna scenderlo a quello inferiore, e se la macchina è in garage, bisognerà pur tirarla fuori, uscirla appunto.
 
 
La Sicilia è l'organo sessuale femminile chiamato al maschile - il pacchio a Catania, lo sticchio a Palermo - e quello maschile declinato al femminile, la minchia un po' ovunque.
 
La Sicilia è un uso un po' curioso degli avverbi di tempo ("mentre, tu, quanti anni hai?"), è un coniugare invariabilmente al passato ("ci andai stamattina") e poi mostrarsi disinvolti per tutto il resto ("ci andiamo sentendo").
 
La Sicilia è l'estasi di Federico II di Svevia ("non invidio a Dio il paradiso, perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia"), di Shakespeare ("il clima è temperato, l'aria dolcissima, l'isola fertile"), di Goethe ("è in Sicilia che si trova la chiave di tutto"), di Freud ("un'orgia inaudita di colori, di profumi, di luci").
 
La Sicilia sono Pirandello, Sciascia, Quasimodo, Verga, Camilleri, Battiato, Tornatore, Guttuso, Majorana, ma anche Pino Caruso, Leo Gullotta, Pippo Baudo, i Denovo, Gerardina Trovato, Carmen Consoli, Mariagrazia Cucinotta, Lando Buzzanca, Fiorello, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Ficarra e Picone.
 
La Sicilia sono i siciliani, che non possono migliorare, perché si credono perfetti, perché la loro vanità è più grande della loro miseria. 


La Sicilia sono Messina, Catania, Siracusa, Ragusa, Enna, Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Trapani, ma anche Sampieri, Cava d'Aliga, Donnalucata, Cefalù. La Sicilia è la leggenda degli acesi delle nove aci.


                             

                 

                    
Gli stemmi delle nove province sicilane.

La Sicilia è questa terra, che tra tante meraviglie, tra limoni e tra conchiglie, porta con sé l'infamia di Nitto Santapaola e Totò Riina, di Giovanni Brusca e Leoluca Bagarella - "gli ultimi invasori stranieri fatti in casa", nell'amara ironia di Pino Caruso - che se pur a questa terra sono visceralmente legati, vengono annichiliti da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, da Boris Giuliano e Libero Grassi, dal Generale dalla_Chiesa e da Giuseppe Fava, uomini di un coraggio e un valore tutto siciliano, che hanno preferito una fine spaventosa a uno spavento senza fine. Perché chi non ha paura muore solo una volta, e non tutti i giorni, anzi non muore mai, destinato a vivere in eterno nel ricordo, nell'ammirazione, nella gratitudine di chi c'è, di chi ci sarà.


Questa è la Sicilia, e nel destino di "un'isola che c'è", più deliziosa dell'immaginifica "isola che non c'è", non potevano che esserci loro, i Testoni, i francobolli più belli del mondo.

 Coppia del ½ grano, I tavola, su frammento, annullata con bollo a "ferro di cavallo";
timbro "PALERMO ARRIVO, 26 GEN. 59", primo mese d'uso.
Asta Robson Lowe, 10 giugno 1959, per il centenario dei francobolli del Regno delle Due Sicilie.
Catalogo "NAPLES Issued 1 January 1858 and SICILY Issued 1 January 1859".
Lotto numero 135.

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