CRONACHE DAL REGNO DEL LOMBARDO-VENETO


"Abita in questo paese un popolo ben fatto ed intelligente,
distinto più per le doti della fantasia che per la profondità d'ingegno.
E perciò è desso la culla delle arti belle,
comechè non v'abbia anche penuria di pensatori,
d'uomini profondi di colossale dottrina"
(Karl Schönhals)
 
Il 23 aprile 1814, a Mantova, il Viceré francese del Regno d'Italia napoleonico firma la capitolazione del suo esercito.

Tre giorni dopo l'armata austriaca prende il controllo del nord della penisola, e di lì a pochi mesi il Congresso di Vienna legittima l'occupazione militare.
 
Il 7 aprile 1815 nasce il Regno del Lombardo-Veneto, formalmente separato dall'Austria, ma unito all'Impero nella persona del Sovrano Francesco I d'Asburgo-Lorena.

"In conseguenza dei Trattati conchiusi colle Potenze alleate, e delle ulteriori amichevoli Convenzioni colle medesime stabilite, restano in perpetuo incorporate all'Impero Austriaco come parte integrante, le Provincie Lombarde, e Venete in tutta la loro estensione" - si legge nella presentazione della Patente Imperiale - "Mossi dal vivo desiderio d'impartire agli Abitanti delle suaccennate Provincie e Distretti una luminosa prova del Nostro Sovrano affetto [...] abbiamo trovato opportuno di erigere in Regno le Provincie, e Distretti suddetti col Titolo di Regno Lombardo-Veneto".

Il Regno è una realtà politica priva di storia, senza una tradizione. Già il nome - con cui si vorrebbero avvicinare lombardi e veneti - tradisce la sua artificiosa natura bicefala, e finisce con l'evocare, anziché smorzare, le differenze culturali e amministrative tra una Venezia repubblicana (e indipendente) e una Milano monarchica (storicamente in orbita austriaca).
 
Ma l'Imperatore non va per il sottile e liquida senza convenevoli i milanesi che patrocinano la causa di un Regno italico indipendente. "Voi mi appartenete per diritto di cessione e per diritto di conquista".
 

Il Lombardo-Veneto era sotto il controllo dell'Imperatore, che governava attraverso un Viceré, ma lo stesso Viceré era una figura di rappresentanza. Il potere effettivo era rimesso nelle mani dei Consigli di Governo, uno per la Lombardia l'altro per il Veneto, entrambi guidati da Governatori nominati da Vienna.
 
I Governatori, attraverso il Consiglio, vantavano ampie competenze - censura, amministrazione generale del censo e delle imposte dirette, direzione delle scuole, lavori pubblici - ma il controllo della polizia rimaneva in capo a Vienna, che agiva sul territorio per mezzo di un Magistrato camerale, un Ufficio della Contabilità e una Direzione Generale.  

E proprio l'onnipresente polizia garantiva l'ordine più rigoroso. "Chi veramente regna e sovrasta a tutti gli uffici delle province lombardo-venete è la polizia" - scriveva Cesare Correnti - "in sostanza arbitra pressoché assoluta non degli affari, ma delle persone, e specialmente di tutti gli impiegati". La vedeva allo stesso modo Carl Czoernig, tra i più acuti funzionari austriaci presenti nella penisola. "Sotto l'egida della polizia si nasce, si vive e si muore. E si può dire che in Italia non esista nessun rapporto sociale che non sia sottoposto al suo diretto interessamento".

Pur nella sua invadenza, il Governo austriaco si caratterizzò per onestà e correttezza amministrativa, per l'attenzione verso l'istruzione elementare - pagata direttamente dalle casse pubbliche - e l'impegno nella costruzione di reti stradali.

Il Lombardo-Veneto rappresentava d'altra parte l'economia più fiorente dell'Impero e il maggior contributore delle finanze austriache: le industrie prosperavano, i commerci erano intensi e il 60% del gettito tributario imboccava la via di Vienna, destinato al finanziamento dell'esercito. L'Austria - nel classico argomento di Carlo Cattaneo - traeva dal Lombardo-Veneto "un terzo delle gravezze dell'Impero, benché facessero solo un ottavo della popolazione".
 
 
La prima emissione del Regno del Lombardo-Veneto.
Lo stemma austro-ungarico (l'aquila bicipite) 
è contornato da foglie di palma (in basso), alloro (a sinistra) e quercia (a destra)
 e sormontato dalla corona imperiale.
In alto vi è l'altisonante dicitura "K.K. POST STEMPEL"
(Kaiselich Königlicher Post Stempel, Francobollo Postale Reale ed Imperiale).
La vignetta è riquadrata da una doppia cornice rettangolare,
di cui la più interna con lievi stondi ornamentali agli angoli.
In basso vi è il cartiglio del valore, anch'esso in una cornice,
che riprende gli stessi motivi angolari di quelli intorno allo scudo.
  
Sabato 1 giugno 1850  l'Austria emette i suoi primi francobolli: cinque esemplari denominati in kreuzer (un sottomultiplo sessagesimale dalla moneta austriaca: 60 kreuzer=1 gulden) con valori facciali da 1 (giallo), 2 (nero), 3 (rosso), 6 (marrone) e 9 (azzurro).
 
La Stamperia di Stato di Vienna (K.K. Hof-und Staatsdruckerei) ne cura la realizzazione con tecnica tipografica, all'inizio su carta "a mano" (ruvida, irregolare, porosa, filigranata) e poi su carta "a macchina" (liscia, omogenea, di spessore uniforme, senza filigrana) in fogli di 240 esemplari divisi in 4 gruppi da 60, in 8 file, con l'ultima formata da 4 francobolli e 4 Croci di Sant'Andrea (dello stesso colore dei francobolli).
 
La struttura del foglio da 240 esemplari, nella tiratura del 1851 su carta "a mano".
La filigrana consisteva in una riga di quattro lettere corsive - KKHM, ricche di ghirigori -
 che formavano l'acronimo di "Kaiserliches Königliches Handels Ministerium",
"l'Imperiale e Regio Ministero del Commercio", dal quale dipendeva la stamperia di Vienna. 
La filigrana era collocata nell'interspazio e poste in verticale rispetto ai francobolli,
 per cui poteva interessarne (parzialmente) all'incirca 16 sui 240 complessivi.
Non era quindi pensata come un dispositivo anti-contraffazione
- una soluzione all'epoca usata solo dalla Gran Bretagna e dai Paesi  Bassi -
ma più con una funzione di controllo contabile-amministrativo,
per accertarsi che i quantitativi di carta immessi nella Stamperia di Vienna
corrispondessero poi a quelli effettivamente stampati.

La serie in kreuzer è valida sull'intero territorio dell'Impero, con la sola eccezione del Regno del Lombardo-Veneto, in cui circola una moneta differente (la lira austriaca, divisa in 100 centesimi) a testimoniarne l'autonomia amministrativa.

Si rende pertanto necessaria un'emissione specifica per le province italiane, identica nello stereotipo ma con valori in centesimi: seguendo il tasso di cambio 1 kreuzer=5 centesimi e il parallelismo dei colori, si crearono gli esemplari da 5 centesimi (giallo), 10 centesimi (nero), 15 centesimi (rosso), 30 centesimi (marrone) e  45 centesimi (azzurro).
 
I francobolli del Lombardo-Veneto sono i primi della penisola italiana, e i primi ad apparire in simultanea con un'altra emissione, in valuta diversa, realizzata dalla stessa entità statuale: un'emissione congiunta ante litteram, cosicché - oggi - sia l'Italia che l'Austria considerano l'emissione del Lombardo-Veneto come parte integrante - e prima emissione - della propria filatelia nazionale.
 
La prima serie del Regno del Lombardo-Veneto, su frammento di lettera.
 
 
 
Due esemplari del 15 centesimi del Lombardo-Veneto, con ampie parti della filigrana.
 
Nel 1858 l'Impero austriaco modifica il sistema monetario, da sessagesimale a decimale: il gulden equivale ora 100 kreuzer, e nel Regno del Lombardo-Veneto, parallelamente, il fiorino viene commisurato a 100 soldi.
 
Il cambio di valuta impone la sostituzione dei francobolli. Vengono allestite due nuove serie gemelle - per i territori dell'Impero austriaco e il Lombardo-Veneto - ancora in kreuzer per i territori austriaci e con facciali da 2, 3, 5, 10 e 15 soldi per le province italiane, con gli stessi colori dell'emissione precedente. Le modalità di stampa restano inalterate: fogli di 240 pezzi, divisi in 4 gruppi da 60, ognuno formato da 7 righe di 8 francobolli e una riga di 4 francobolli e 4 Croci di Sant'Andrea.
 
La serie presenta però due novità: la vignetta non raffigura più lo stemma austro-ungarico, ma il profilo in rilievo dell'Imperatore Francesco Giuseppe; e poi, per la prima volta, appare la dentellatura.
 
La stessa serie è riproposta nel 1859, con leggere modifiche nel disegno, per renderlo più nitido.
 
 

Nella serie del 1858 (I tipo) il nodo dietro la nuca è interrotto e ha la forma di un "3",
e la corona di alloro ha le tre punte sopra la testa appena accennate.
Nella serie del 1859 (II tipo) il nodo è chiuso e ha la forma di un "8",
e le tre punte delle foglie di alloro spiccano bene sulla testa.
Ulteriori differenze - specifiche dei diversi esemplari -
si riscontrano nella dicitura del valore, nelle cifre e negli ornati.


 
Un'affrancatura di valori gemelli: il 5 kreuzer austriaco accanto al 5 soldi del Lombardo-Veneto.
 
Nel 1862 il francobollo da 3 soldi viene ristampato in verde, probabilmente perché il nero mimetizzava gli annulli e offriva quindi la possibilità di riutilizzi in frode postale.
 
Lettera da Legnano a Villa Bartolomea, affrancata per 3 soldi:
tariffa del primo porto delle lettere per il "circondario postale".
Ex Collezione Jerger.

Nel 1859 l'Austria perde pressoché l'intera Lombardia, a seguito alla Seconda Guerra d'Indipendenza.
 
Nel Regno dimezzato - della Lombardia erano rimasta solo Mantova e la riva sinistra del Mincio - si realizzano altre emissioni tra il 1861 e il 1863, una con l'effigie dell'Imperatore, l'altra con l'aquila bicipite.
 
Tra il 1861 e il 1862 entrano i circolazione due nuovi francobolli dei tagli più usati - 5 soldi rosso, 10 soldi bruno - con una vignetta essenziale e il profilo imperiale rivolto a destra anziché a sinistra; sono stampati in fogli non filigranati da 400 esemplari, divisi in 4 gruppi da 100 (quindi senza più Croci di Sant'Andrea). 

Il 5 soldi si conosce usato a partire dall'aprile del 1861, il 10 soldi dal marzo 1862. La discordanza temporale lascia supporre l'assenza di una data ufficiale per la loro introduzione; semplicemente, ogni esemplare viene posto in vendita dopo l'esaurimento delle scorte dei corrispondenti valori  della precedente seconda emissione.

La validità è fissata al 31 maggio 1864.
 
Ricevuta di ritorno del 29 maggio 1863 da Asolo (Treviso), con un esemplare da 5 soldi:
tariffa delle ricevute di ritorno di lettere raccomandate
indirizzate nel distretto della località di partenza.



Lettera da Santa Lucia (Venezia) a Perarolo (Belluno) del 5 giugno, affrancata per 20 soldi:
tariffa del doppio porto delle lettere per l'interno entro la seconda distanza.

 
La quarta emissione è datata luglio 1863, ed è formata da cinque valori: 2 soldi giallo, 3 soldi verde, 5 soldi rosa, 10 soldi azzurro, 15 soldi bruno.

Cambia ancora il soggetto, col ritorno dell'aquila austro-ungarica, impressa in rilievo in una doppia cornice ovale; i francobolli sono sempre stampati in fogli non filigranati da 400 esemplari, divisi in 4 gruppi da 100.

La dentellatura si rivela peraltro troppo fitta, al punto da rendere fragili gli interi fogli; l'anno successivo la serie viene ristampata con una dentellatura più larga, stavolta su carta filigranata "BRIEF-MARKEN" ("marche per lettera") con la scritta collocata al centro di ogni gruppo da 100 pezzi. 
 
La quarta emissione completa su lettera.
 
 
 
La serie completa del 1864, su lettera.
 
Il Veneto, le provincie di Mantova e del Friuli entrano nel Regno d'Italia nel 1866, a seguito della Terza Guerra d'Indipendenza.

Del Regno del Lombardo-Veneto non rimane più nulla, se non i suoi francobolli, a testimoniare la breve e convulsa esistenza della più singolare creazione del Congresso di Vienna.
 
 
 

 
 
 
 
 
 

49 francobolli da 45 centesimi:

"Lei di francobolli non capisce niente"

 
 La lettera del racconto "Quasi cardiopalmo" di Renato Mondolfo.
 
 
 
"La lettera fu poi lavata nel tentativo, risultato vano, di pulire un po' i tre blocchi
che, invece, esistono ancora isolati, ma deturpati come prima", racconta Mondolfo.
Questo è uno dei tre blocchi isolati, passato in asta da Corinphila nel giugno 2021.
 


Il blocco - in asta da Corinphila - partiva da una base di 2.500 franchi svizzeri.
E' stato aggiudicato - dopo 17 rilanci - a 6.000 franchi (più diritti d'asta).



"Triest" ovale in rosso:

"una nostalgia così struggente"

 
 


La lettera con l'annullo "Triest" in ovale rosso,
del racconto "Un archivio, che passione!" di Renato Mondolfo.

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