PRIMA I CATALOGHI, POI I FRANCOBOLLI

"Prima
i libri, poi i francobolli, infine le lettere" è un ammonimento su come procedere nel proprio collezionare, attribuito alternativamente a Emilio Diena e a suo nipote Enzo Diena.
Mah! Devo ancora vederlo un collezionista che inizia a collezionare leggendo
libri.
Voglio proprio vederlo quel fenomeno che ha iniziato una collezione di "Modena" solo dopo essersi sciroppato il serrato susseguirsi di decreti, regolamenti postali e atti amministrativi dell'epoca riportato nelle cinquanta pagine iniziali dell'opera di Emilio Diena sui francobolli estensi.
Abbiamo la tendenza a pensare - in generale - che prima nasce la teoria e solo dopo segue la pratica, quando di regola è vero il contrario, e siamo noi a capovolgere una successione cronologica a favore di una gerarchia ideale. I libri, nel naturale corso delle cose, vengono dopo, in risposta a esigenze conoscitive avvertite dopo aver iniziato a collezionare, in risposta a dubbi che solo la pratica sul campo può far sorgere e percepire come significativi. Il precetto dei Diena è quindi una razionalizzazione a posteriori di un processo che,
nella sua fisiologia, segue l'ordine inverso. Rimane però un'indicazione di
metodo da aver presente, da approssimare al meglio, anche se poi la pratica
se ne discosterà in misura più o meno accentuata.
In questa logica di mediazione, quali sono i primi "libri" con cui il
collezionista entra spontaneamente in contatto?
Ovvio: i cataloghi di vendita del passato.
Il catalogo di vendita nasce come strumento commerciale - per vendere un prodotto, sebbene sui generis come un francobollo antico - ma finisce con l'assolvere una
cruciale funzione informativa e addirittura pedagogica.
Il catalogo di vendita... cataloga:
raccoglie, censisce, registra, descrive gli oggetti del nostro desiderio; è la nostra
finestra sulla realtà, ci dice cosa possiamo trovare realmente
in quel mondo in cui abbiamo deciso di avventurarci.
Le vendite passate sono anche muse ispiratrici: suggeriscono il tipo di materiale più consono alle nostre inclinazioni, indicano una via per impostare e sviluppare una collezione, offrono continui spunti di riflessione e approfondimento.
Senza i cataloghi delle vendite passate non si parte, o meglio, è molto
rischioso partire, perché solo i cataloghi del passato possono dare un quadro preciso di che cosa è realmente
il collezionismo degli Antichi Stati, solo i cataloghi del passato possono trasmettere la chiara comprensione di cosa è collezionabile e
di cosa invece non lo è.
Avere e mantenere questa percezione - cosa è collezionabile e cosa no - è cruciale per sopravvivere, da
collezionisti, in un mercato caratterizzato da un abominevole eccesso di offerta sulla domanda, in cui si è strutturalmente esposti a
ogni sorta di imbonimento da parte di cantastorie e ciarlatani, incredibilmente proliferati grazie alla (per colpa della) tecnologia.
Prima i cataloghi del passato, poi i francobolli!
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