PROLOGO



Quando l'ultima delle tredici zie di mia madre – avete letto bene: 13 zie – scoprì anche lei se la scommessa di Pascal era vinta o persa, la mia famiglia si ritrovò a beneficiare di una pittoresca eredità.

Nel lascito c'era una discreta somma denaro, ma soprattutto un singolare assortimento di mobili, quadri e arredi con un aspetto e un odore incredibilmente demodé, un effetto vintage che invase all'istante la nostra casa.

Per me, al tempo dodicenne, fu irresistibile la tentazione di frugare nei cassetti di tutta quella mobilia. Dentro c'era di tutto, cose che sembravano provenire da un altro mondo, oggetti antichi in un senso profondo. Vi trovai - tra le altre cose - decine di lettere affrancate con i valori del Regno d'Italia. Ne rimasi folgorato. Ricominciai a rovistare, non più con semplice curiosità, ma con vivo e crescente interesse. Quei cassetti sembravano magici, erano una fonte inesauribile di sorprese e ritrovamenti. Quando credevo di averli ormai esplorati in lungo e largo, di averli saccheggiati, ecco che cercando un po' meglio, andando un po' più a fondo, sempre qualcos'altro usciva fuori, un'altra lettera, un'altra cartolina, un altro documento.

Con un'intraprendenza deplorevole, mi premurai di staccare tutti quei francobolli dai loro supporti e li ordinai su un quaderno trasformato alla bell'è meglio in un raccoglitore. Quel traffichio incessante non sfuggì a mia madre, che s'incuriosì nel vedere tutta quella frenesia in un ragazzino tendenzialmente parecchio svogliato. Quando gli mostai la ragione della mia iperattività, ne ebbi in risposta un gran sospiro. "Ah, i francobolli! Pure tu hai perso la testa per questi rettangoli colorati, come Francesco, Nello e Pippo!".

Appresi così che in famiglia c'erano - o comunque c'erano stati - ben tre collezionisti, i fratelli di mia madre, i miei zii. Ci recammo da uno di loro, quello che con certezza sapevamo ancora interessato a collezionare, per mostrargli il mio piccolo, grande ritrovamento. Com'era prevedibile non c'era nulla di particolare valore economico, erano tutte cose piuttosto comuni, ma ricordo ancora la smorfia di disappunto di mio zio quando gli dissi di aver rimosso i francobolli dalle lettere.

Da quel momento iniziai a collezionare come poteva collezionare un dodicenne degli anni '80 del secolo scorso: staccando i francobolli dalla corrispondenza dei miei genitori (ebbene sì, il vizio impiegò un po' a passarmi) e da quella di parenti e amici (ogni volta che arrivavo in casa di qualcuno, chiunque fosse, e con molto poco tatto, la mia domanda era invariabilmente la stessa: "mi fate vedere le lettere che vi sono arrivate?"). 
 
Mio zio Pippo si sposò e festeggiò alla grande, con un viaggio intorno al mondo. Tornò carico di francobolli di ogni Paese, per la mia felicità. Mia nonna mi regalò due belle serie, una del Vaticano, l'altra di San Marino. Mio zio Francesco mi congedava sempre con qualche pezzo, ogni volta che gli facevo visita. Mia madre mi comprava ogni mese "Il Collezionista" e "Cronaca Filatelica", per quanto poco capissi di quelle letture. La mia vita da collezionista procedeva alla grande, tanto più che il virus F(ilatelico) si era diffuso a quasi tutti i miei compagni di classe.
 
Un giorno mi trovavo a casa di mio zio Nello, che mi chiese se volessi vedere i suoi francobolli. Io, che nel frattempo avevo compiuto tredici anni, lo guardai con la stessa espressione che qualche anno dopo avrei riservato alla ragazza che mi chiese se avessi voluto fare l'amore con lei.

Estrasse due raccoglitori da un cassetto in basso della sua immensa libreria, e gli chiesi subito di aprirli, senza neppure sederci, tanta era la curiosità di conoscerne il contenuto. Quello che vidi mi lasciò sulle prime spiazzato, poi incuriosito e infine del tutto rapito.

"Questi sono… francobolli? E dove sono i dentelli? E cosa sono questi simboli che vi sono raffigurati? Ma di che paese sono? Di che anni sono?"

"Questi…". Mio zio si prese una pausa studiata e sul viso gli si dipinse il sorriso di chi vuol godersi la meraviglia di un ragazzino. "Questi sono i francobolli degli Antichi Stati Italiani".

In quel preciso istante, la mia vita fu completamente stravolta.

(Giuseppe Prezzolini)

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