NOTE SPARSE - 0 + 0 = 350


Ho lasciato un bel po' di spazio vuoto, per darvi la possibilità di riprendervi dallo shock. Non ne ricordo più la provenienza, ma è sicuramente un lotto proposto in una delle aste che bussano alle porte del collezionista con frequenza ormai giornaliera.
 
Come si può anche solo immaginare una simile proposta di vendita? Quanta disaffezione e incuria sono necessarie, per concepire un ammassamento del genere? Quando è nata questa assurda politica commerciale? Chi l'ha ispirata?

Difficile - forse impossibile - dare risposte certe. Però almeno un indizio lo abbiamo. La celeberrima Bolaffi di Torino è solita proporre nelle sue aste dei lotti del seguente tipo:



Chiunque abbia esaminato anche uno solo dei lotti così congegnati, si è subito reso conto della logica (commerciale e filatelica) che vi è sotto: il lotto contiene un solo francobollo collezionabile (quello fotografato), la base d'asta è dimensionata su quell'unico esemplare collezionabile, tutto il resto è un gentile omaggio della casa.

Questa strategia di marketing - anche benefica nella sua fisiologia - è andata disgraziatamente incontro a una degenerazione, a un'autentica patologia. Molti mercanti hanno preso l'abitudine a infilare in un unico lotto decine e decine di francobolli di valore commerciale nullo - non basso o irrisorio, ma proprio nullo: ovo, ciambella, zero - affiancandogli la quotazione piena di quel catalogo che contestano, per offrirlo infine a un prezzo incredibilmente ribassato rispetto alla rinnegata e pur utilizzata valutazione di catalogo (inducendo a pensare - se non a un affare - sicuramente a un lotto preso bene).


















"Non sono d'accordo con la matematica. Ritengo che una somma di zeri dia una cifra minacciosa", diceva Stanislaw Jerzy Lec, e io lo ripeto con lui, paralizzato da un misto di paura e stupore: una somma di zeri (il valore commerciale dei francobolli) può arrivare a cubare sino a 350 euro (il denaro da sborsare per averli). Spaventoso!   

Il rischio di equivocare è elevato (e in tanti effettivamente equivocano, come vedete). Perché una richiesta di "soli" 350 euro può sembrare più che ragionevole, di fronte a centinaia di francobolli con un controvalore nominale di migliaia di euro. Quel che trae in inganno - per date premesse - è la gran quantità di francobolli che ci si porta a casa, per una cifra apparentemente modesta. In fondo, si dice, è come se ogni francobollo lo pagassi solo 2 euro: è un buon acquisto!

Peccato che il valore del lotto è zero, e zero rimane, per quanti francobolli possa contenere, perché la somma di dieci, cento o mille zeri, restituisce ancora zero, e la situazione non cambia per quante altre migliaia di zeri si vogliano aggiungere. E 350 euro in cambio di "0" non è una cosa molto furba.

Queste offerte sono il modo con cui molti mercanti fanno le pulizie di Pasqua nei loro stock, spesso già modesti nel complesso. Statene lontani.

C'è poi quel "conveniente per studio", che merita un'esegesi a parte.



Nessuno - voglio sperare - acquista questi lotti "un tot al chilo" per costruirci intorno una collezione. Nessuno - spero - li vede come il nucleo iniziale di un progetto di raccolta. Questi lotti - la trasposizione agli Antichi Stati di quei bustoni con migliaia di francobolli di tutto il mondo, ai miei tempi venduti a 1.000 lire con l'idea di guadagnare sul costo della plastica del bustone - questi lotti, dunque, non hanno quasi mai - voglio sperare - una funzione propriamente collezionsitica, bensì rispondono a più generali esigenze di studio.

Bene. Ma cosa vuol dire - in pratica - studiare un francobollo? Significa maneggiarlo in senso fisico: stringerlo tra le pinze, girarlo e rigirarlo, passarlo sotto le lenti, esporlo alla luce, a diversi tipi di luce, se necessario assoggettarlo a trattamenti chimici, toccarlo con le mani se necessario; e significa fare tutto ciò ripetutamente, più volte, di continuo.

Oh, cielo! Un rettangolino di carta, vecchio di secoli, incessantemente sottoposto a tutto questo stress? E se qualcosa va storto? Se il francobollo si macchia, si piega, si strappa, si rovina? E' finito! Il suo valore venale crollerà a zero. E allora dovrebbe pungervi vaghezza che se su un francobollo si realizzano sistematicamente operazioni che ne possono azzerare il valore, è solo perché quel francobollo vale già zero. Hai voglia a mettere uno, due, tre... centomila francobolli per studio in un unico lotto: la somma di un'infinità numerabile di zeri è e rimane zero.

"Non deridete lo zero. E' il re dei numeri negativi", annotava Valeriu Butulescu con fine ironia. E' vero, lo zero regna sui numeri negativi, peccato solo che i prezzi siano numeri strettamente positivi.

I cosiddetti francobolli per studio non hanno valore commerciale, non so se lo abbiano mai avuto, ma sicuramente non lo hanno ora, in un mercato caratterizzato da un eccesso di offerta, in cui, fissato un prezzo, qualunque prezzo, puoi trovare la stessa cosa a un prezzo inferiore.

I francobolli cosiddetti interessanti - per studio, per confronto, per lo specialista - non si comprano, ma si regalano, si devono pretendere in regalo, ad accompagnare i francobolli collezionabili che si acquisteranno dal proprio mercante di fiducia, nello spirito originario delle aste Bolaffi.

Commenti

  1. Cosa significa "francobolli che valgono zero" ogni oggetto storico , seppur con valore irrisorio , ha un suo prezzo di mercato. Nessuno ti regalerà mai niente. pezzi che hai mostrato nei lotti seppur di qualità infima varranno sempre per chi colleziona la seconda scelta, 5, 6 , 8 , 10 euro. ed ebay ne è la conferma.

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  2. La mia analisi è "normativa", non "descrittiva".
    Mi occupo delle cose "come dovrebbero andare", non "come vanno effettivamente".
    Perché solo con un approccio "normativo" possiamo sperare di identificare dei canoni di razionalità, laddove la semplice "descrizione" di ciò che accade finirà col riproporci tutte le storture, le incogruenze, le contraddizioni e le incoerenze dell'agire umano, per poi concludere, banalmente, che ogni cosa è possibile, e nulla si può dire, perché tutto può capitare, e io nulla ne so.

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  3. Per chiarire ulteriormente: i canoni del galateo, della buona educazione, sono validi a prescindere dal fatto che a rispettarli siano in tanti o in pochi, tutti o nessuno. Se dovessimo rigettarli, sol perché esistono persone maleducate, nessun galateo sarebbe possibile, perché sempre esisteranno persone maleducate, e saranno sempre la maggioranza. Potete esibire una, cento, centomila persone maleducate, ma il galateo non arretrerà di un passo, e sarà anzi guida ancor più forte per chiunque vorrà migliorarsi e staccarsi dalla massa dei maleducati. La mia argomentazione ha un valore logico, non empirico.

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  4. Grazie della delucidazione, mi trovi allora in linea con il tuo ragionamento, anche io sono d'accordo .

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  5. Ancora un'analogia, davvero definitiva, semmai a qualche lettore residuassero ancora dei dubbi.

    Eseguite a mente, in un tempo ragionevole, la seguente somma: 1897+985+1092+459.

    Alcune persone daranno il risultato corretto, ma ho la sensazione che la maggior parte sbaglierà, di poco o di molto, senza peraltro nessuna grave colpa, perché il cervello umano non è tipicamente capace di eseguire in automatico questo genere di calcoli, pur elementari, in tempi sufficientemente brevi.

    Quindi? Siccome le persone sbagliano i calcoli, noi dovremmo modificare le regole dell'aritmetica per raccordarle con le limitazioni dell'essere umano e con i suoi errori di valutazione? O magari spingerci direttamente ad affermare che l'aritmetica sbaglia e noi siamo nel giusto? No, ovviamente. E infatti diciamo che è il risultato a essere sbagliato, non l'aritmetica.

    Al tempo stesso, però, una volta accertate le nostre limitazioni, avvertiamo la necessità di una sovrastruttura che ci preservi dallo sbaglio. Carta e penna, nel caso più banale. Scriviamo i numeri in colonna, e poi iniziamo a sommare le cifre incolonnate, muovendoci da destra verso sinistra, dalle unità, alle decine, alle centinaia, alla migliaia, avendo cura di tener traccia dei riporti laddove ce ne fossero. Lo sbaglio resta ancora possibile, ma di sicuro diventa altamente improbabile. Poi, se vogliamo la certezza di non errare, possiamo usare una calcolatrice, un computer e - ormai - anche un telefono. Sono tutti esempi di sovrastrutture, di ausili, di sostegni, utili per non cadere in errore.

    Questo blog ambisce a fare tante cose - forse troppe - e tra queste c'è anche il fornire una o più sovrastrutture per orientarsi nel mondo del collezionismo, per evitare quanto meno gli errori banali, per evitare l'evitabile, insomma.

    Spiace vedere così tanti collezionisti errare così stupidamente nei loro acquisti; e non già - attenzione! - perché ognuno non sia libero di acquistare e collezionare ciò che vuole; spiace perché poi sono quegli stessi collezionisti che, con tono tra il lamentoso e il rammaricato, ti dicono: "ah, se solo avessi più denaro, non sai che collezione che farei!". Si che lo so, invece. Se aveste più denaro - miei cari - voi riuscireste solo a far più danni di quelli che già combinate ora col denaro che avete (e che tanto poco non mi sembra, perché 350 euro - accidenti! - sono ... 350 euro!).

    Questi lotti servono alla filatelia come una bicicletta può servire a un pesce; e non che un pesce non possa desiderare di avere una bicicletta, ci mancherebbe, ma sicuramente - e torniamo alla conclusione - la dovrebbe pretendere in regalo, e non pagarla 350 euro.

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  6. La democrazia sembra oggi aver dato quasi tutto quello che aveva da dare, ma io continuo a crederci. "Questi francobolli non sono collezionabili" è una frase che si commenta da sola e da sola io la lascio, non la degno della minima considerazione, perché non la merita nel modo più assoluto. Scrive chi può spendere migliaia di euro in un singolo francobollo, ma il mondo non è fatto da sole persone del genere, anzi, la stragrande maggioranza non si può permettere di spendere neppure un euro in un singolo francobollo. "Alla fine questi francobolli li pago 2 € l'uno, è un affare" è una frase che si addice molto di più all'essere umano, di quella che ho riportato e virgolettato sopra, se si considera la percentuale di persone che nel mondo vive con un reddito medio pari o inferiore a 100€ all'anno. Che queste persone non hanno il diritto di "collezionare"? Oppure, che il loro "collezionare" esemplari del valore inferiore a 2€ non è degno del termine "collezionare"? Tu che scrivi dove e da chi sei stato investito della facoltà di decidere quando un francobollo è "collezionabile" o meno? "Collezionare" ha solo e soltanto a che fare con il valore economico di quello che si "colleziona"? Una collezione dei bigliettini lasciati dalla persona amata, ha meno valore della tua pagina costellata di pezzi pregiatissimi di ASI? Economico sicuramente si, almeno come lo intendiamo oggi, ma è tutto quello che vale e alla fine, anzi molto presto se si considera la probabile durata dell'esistenza della specie umana sulla terra rispetto alla vita probabile della terra stessa, si ridurrà tutto in un mucchietto di banale polvere. Quando dici che una somma infinita di zeri continua a dare zero ti sei dimenticato di aggiungere il carattere € o $, allora potrei darti ragione, ma "collezionare" non è solo una questione di € o $. "Collezionare" è un piacere che può non avere niente a che fare con il denaro, ti do questa notizia forse per te sconvolgente, per te che sciorini frasi apparentemente colte, impregnate di presunto, untuoso sapere che contiene valanghe di nozioni ma ben poca saggezza, scritte in un blog che nessuno legge perché prolisso, altezzoso e decisamente volgare nella sua presunzione. I lotti di valanghe di francobolli di seconda, terza o quarta scelta che le case d'asta vendono per ripulire i magazzini dalle cose inutili, sono utilizzati da chi ama i francobolli, ma per motivi vari non può permettersi niente di più, per provare ugualmente a sognare di fronte a pezzi prodotti più di 150 anni fa. Studiarli? No, semplicemente osservarli e provare a volare con il pensiero a quel tempo in cui qualcuno ha ideato, prodotto a mano la carta, gli stampi, il colore, li ha realizzati, venduti e qualcun'altro li ha utilizzati per spedire i propri pensieri, magari a persone care e poi in un modo spesso avventuroso, ognuno di quei pezzettini di carta è giunto fino a noi. Ognuno di loro, anche quelli che hanno valore 0€ o 0$ ha una storia tutta sua ed unica da raccontare e chi la sa leggere, chi la sa immaginare può sognare anche con una somma infinita di zeri che fanno 350. Non tu però evidentemente, non tu, tu non hai la giusta sensibilità chiaramente. E' sorprendente come tu che ti definisci un "collezionista di sogni" ti perdi questa parte così importante della faccenda. Io non conosco i pezzi contenuti nella tua collezione, ma sono sicuro che da qualche parte nel mondo c'è più di un collezionista che avendo il tuo stesso modo di pensare e conoscendoli, penserebbe che la tua collezione rispetto alle "vere collezioni" sia trascurabile, esattamente come quei francobolli a cui tu assegni valore zero. Valore zero! La gente non pensa mai che per chiunque, nessuno escluso, potrebbe arrivare un giorno in cui, non solo non potrà spendere più 2000€ in un francobollo, ma potrebbe dover spezzarsi la schiena per riempirsi lo stomaco una volta ogni tanto.

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