NOTE SPARSE - Menzione d'onore


Non amo le aste filateliche, ma non posso evitarle. Viviamo in un modo in cui sono saltati gli schemi tradizionali, in nome di un presunto minor costo, più apparente che effettivo, da perseguire a ogni costo. La filiera produttiva naturale - dall'asta al commerciante, dal commerciante al collezionista - è andata soggetta a uno straordinario cambiamento climatico. Il collezionista, oggi, va direttamente in asta, senza neppure chiedere - come in passato - la preventiva consulenza di un esperto. Il collezionista in sala d'asta significa che i lotti persi non li rivedrai più per lungo tempo, proprio perché in mano ad altri collezionisti, e non a mercanti intenzionati a smistarli. E seppure ricomparissero - nel catalogo di un commerciante o più verosimilmente in un'altra asta, a prezzo maggiorato - se pure si avvertisse l'eco della fisiologia delle cose, il collezionista moderno ha ormai sviluppato un pragmatismo che lo inibirebbe dall'agire. La tecnologia dà ormai piena visibilità delle aste e dei realizzi - una visibilità globale, worldwide - e perché mai pagare oggi "300", quando appena ieri - non uno, cinque o dieci anni fa, ma soltanto ieri, due o tre mesi prima - abbiamo visto lo stesso pezzo andar via a "100"?

Accettiamo il fatto: in asta bisogna andarci, anche se non piace; e perciò l'asta bisogna conoscerla, almeno un minimo.

C'è una formula standard nelle condizioni di vendita di tutte le case d'asta.


Quindi, a esempio, se il banditore riceve tre offerte da casa (€ 200, € 300 e € 400) per un lotto con una base di € 100, il giorno dell'asta il lotto partirà in sala da € 330, l'offerta immediatamente inferiore alla più alta, maggiorata di uno scatto (quantificato, in questo caso, nel 10% della penultima offerta); e sarà poi aggiudicato a € 330, se la sala non rilancia, altrimenti il banditore procederà a rilanciare sul rilancio della sala, sino a un massimo di € 400, procedendo ogni volta con incrementi del 10%.

Questa clausola mima gli effetti della partecipazione in sala da parte di chi nella realtà rimane a casa. Il collezionista fissa di regola un prezzo massimo, quando partecipa a un'asta. La sua offerta massima è una carta da tenere coperta, da svelare pian piano, senza salti, senza accelerazioni. Il collezionista - se fosse in sala - seguirebbe il gioco dei rilanci con stretta continuità, nella speranza che gli altri contendenti si stanchino e mollino la presa. Se è disposto ad arrivare sino a € 400, per un lotto di base € 100, in sala procederà con gradualità: € 110, € 130, € 150, e cosi via, ogni volta con lo scatto minimo necessario per superare l'avversario. Il lotto potrebbe fermarsi a € 200, e il collezionista lo porterebbe con sé, ma nessuno saprebbe mai che quel lotto sarebbe stato difeso sino a € 400, se altri collezionisti avessero continuato a battagliare.

Questa clausola riproduce dunque quel che accadrebbe in sala, se il collezionista fosse presente. L'offerta massima viene svelata con gradualità, in continuità con le altre offerte pervenute da casa e gli effettivi rilanci registrati in sala. E' pertanto una clausola a tutela di chi offre "da casa", che invoglia a puntare forte sui lotti di interesse, se si vuol avere la pratica certezza di aggiudicarseli. Se il lotto ha una base di € 100, voi potete pure inviare un'offerta di € 1.000, o anche di € 2.000, se proprio lo volete e non accettate l'idea di perderlo, perché tanto non è la vostra offerta a determinare il prezzo di aggiudicazione, ma quella del vostro ipotetico concorrente. Se il vostro concorrente ha una soglia massima di € 500, cosa importa che voi abbiate offerto € 1.000, € 2.000, o anche € 5.000? Il lotto sarà battuto a € 550, l'offerta massima del vostro concorrente, maggiorata di uno scatto. E' l'offerta del concorrente, non la vostra, a fissare il prezzo di aggiudicazione.

Tutto giusto, in teoria (da contratto, da condizioni di vendita). Ma in pratica? Cosa accade in pratica? Il dubbio c'è, inutile negarlo. Se il lotto parte da € 100 e la vostra offerta è € 1.000, e se la più alta tra le offerte rimanenti e € 200, come si comporterà il banditore in pratica? Si atterrà scrupolosamente alle condizioni di vendita, e il lotto vi sarà aggiudicato a € 220, oppure rispetterà la lettera del contratto tradendone lo spirito, e il lotto volerà "magicamente" intorno a € 1.000? Ci sono infiniti modi per simulare un'offerta inesistente, per creare offerte fittizie, figurarsi.

Che fare? Ci fidiamo? E - se ci fidiamo - quanto ci fidiamo? A nessuno va probabilmente di correre il rischio di sputtanarsi, se lo scarto tra la base e l'offerta è solo € 100 (€ 100 la base, € 200 l'offerta); ma se lo scarto sale a € 900 (€ 100 la base, € 1.000 l'offerta), prende forma la tentazione di creare qualche scatto artificiale; e se la differenza diventasse € 1.900 (€ 100 la base, € 2.000 l'offerta), allora l'unico modo di liberarsi della tentazione potrebbe essere... cederle

Cosa ne possiamo sapere di quel che accadrà realmente? Che ne sappiamo della cifra a cui il banditore venderà l'anima al diavolo? Nulla. Possiamo solo sperimentare e imparare, come in tutte le cose della vita, entro limiti, ovviamente. Se la base era € 100 e la nostra offerta era € 1.000, e se l'aggiudicazione avviene a € 900, senza rilanci in sala, non potremo mai dimostrare l'alterazione del meccanismo d'asta con l'introduzione surrettizia di rilanci fittizi. Dovremo presumere - senza possibilità di smentita - che qualcun altro si sia realmente spinto in prossimità della nostra vetta, pur senza raggiungerla (che per altro verso può essere un motivo di soddisfazione: vuol dire che non siamo soli, che anche altri avevano puntato il lotto e erano seriamente interessati ad aggiudicarselo, che il lotto, insomma, merita). Ma se la base era € 100, la nostra offerta era € 1.000, e l'aggiudicazione è avvenuta a € 150 o € 200, o comunque a un prezzo non troppo distante dalla base, allora avremo una ragionevole certezza sulla serietà della casa d'asta nel dar corso alle condizioni di vendita dichiarate.

Queste case d'asta meritano una menzione d'onore, perché è giusto far conoscere i nomi di coloro che lavorano con professionalità e correttezza. L'elenco - per quanto ovvio - ha un'esclusiva valenza positiva: i nomi inclusi sono sicuramente affidabili, di quelli esclusi, semplicemente, non ho esperienza diretta, o non dispongo di elementi sufficienti per portarli a bordo, ma potrebbero essere ugualmente affidabili (solo che io non posso testimoniarlo).


Bolaffi


Filsam


Laser Invest


Ferrario


Toselli


Corinphila

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