FARE CULTURA (FILATELICA)

"... per starmene ancora chiuso, coi miei libri in questa stanza,
come un vigliacco ozioso, sordo a ogni sofferenza"

Vi ho aggredito, ne sono consapevole. Non mi sono nemmeno presentato, né ho presentato il Blog, i suoi obiettivi e le sue ambizioni. Vi ho afferrato per il bavero della giacca, per il colletto della camicia, e vi ho obbligato a leggere, nello stile proprio di un best-seller. Catapulta il lettore nel tuo mondo, circondalo di suggestioni e curiosità, lascialo senza fiato, abbaglialo col desiderio di sapere come prosegue la storia e come finirà. Solo così, forse, sarà interessato a conoscerti.

Io sono Pitigrilli, perché sul web un nome vale l'altro, e a me piaceva lo pseudonimo di Dino Segre, uno "scrittore di successo" del secolo scorso, oggi diremmo sbrigativamente "commerciale", come se vendere per oltre cinquant'anni fosse una colpa. Ho un'età che varia col tempo, anno dopo anno, perciò è inutile precisarla. Ho una moglie, che per me non è la donna più bella del mondo, ma l'unica donna al mondo, e poi due figli, un imperatore e una principessa, che saranno l'unico segno del mio passaggio su questa terra, quando non ci sarò più.

Ho anche un'altra cosa, una collezione di francobolli degli Antichi Stati Italiani, e a questa mia passione - i francobolli degli Antichi Stati - è consacrato questo Blog, che si immerge nel mare magnum di forum, siti e gruppi Facebook, già presenti in rete. Aggiungere un nuovo link sarebbe presuntuoso, se pensassi di far meglio di proposte già ottime e ben consolidate, e per converso sarebbe inutile, se mi accontentassi di riproporre un formato standard. 

Ma la finalità è un'altra.

Il mio Blog vuol promuovere e propagandare la cultura (filatelica), attraverso il collezionismo di francobolli, lettere e annulli degli Antichi Stati Italiani, quell'insieme di Regni e Ducati - con una storia secolare e in alcuni casi millenaria - esistiti prima dell'unità nazionale, quei Regni e Ducati che han preceduto la nostra Italia e concorso a formarla, un'unione peraltro travagliata e ancor oggi dibattuta.

Il Blog ambisce a fare cultura (filatelica) e sul significato di queste parole dobbiamo intenderci.

Cos'è la cultura? Estraggo il passaggio iniziale della definizione dell'Enciclopedia Treccani on-line:

"L'insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l'esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo".

La trovo una definizione perfetta, che qualifica e precisa la più asciutta e folgorante definizione di Gaetano Salvemini: "la cultura è quel che rimane, quando tutto ciò che si è imparato è stato dimenticato".

Parole stupende, che aiutano a penetrare il concetto, ad apprezzarne il peso, a non confonderlo con tutto il resto.

La cultura non si esaurisce nella massa, pur grande, di cognizioni intellettuali acquisite nel tempo attraverso lo studio e l'esperienza. Quelle cognizioni sono solo uno strumento, un mezzo e non il fine, sono una sovrastruttura funzionale a un obiettivo, l'impalcatura intorno al palazzo da costruire, restaurare o rifinire. La cultura richiede (impone) un personale e profondo ripensamento, dunque una partecipazione attiva del soggetto, un coinvolgimento non neutrale del singolo individuo, per convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico. Alla lunga le cognizioni tecniche saranno fatalmente dimenticate o ricordate a fatica e a frammenti (anche se rimarrà viva la percezione dei libri o dei riferimenti a cui attingere per richiamarle alla memoria). Le cognizioni spariranno, come l'impalcatura davanti al palazzo. Quel che rimarrà, quando tutto sarà dimenticato, sarà la consapevolezza di sé e del proprio mondo.

La cultura prende dunque le mosse dalle cognizioni intellettuali, per atterrare sulla consapevolezza di sé e del proprio mondo. Com'è possibile? Come può un teorema di Gauss o un verso di Dante, uno spartito di Mozart o un canto della Callas, un affresco di Giotto o una giocata di Cristiano Ronaldo, trasmetterci la consapevolezza di noi stessi e del mondo? Cos'è che trasforma una pagina di matematica, di poesia o di diritto, una nota musicale o una pennellata su una tela, un passo di danza o un tocco a un pallone, in vera, autentica cultura? Non c'è nulla di automatico o di meccanico in questa metamorfosi, niente di prevedibile o scontato, perché un ruolo cruciale è assolto dal soggetto, dall'individuo, dalla persona, con tutti i suoi sentimenti, le sue inclinazioni e i suoi piaceri, le sue idiosincrasie e le sue repulsioni.

Il ruolo nodale della persona si distilla in una parola: collegare. "Fare cultura" significa collegare, connettere, coordinare, mettere in relazione un argomento con tutto ciò che vi sta intorno, tessere una tela, una trama coerente tra tematiche contigue, sino a toccare ambiti anche molto distanti dal punto di partenza: dietro l'oggetto in primo piano, l'intelligenza sia guidata verso un secondo piano, e da qui verso prospettive ancora più lontane. Possiamo parlare di cultura solo quando un argomento lo vediamo e lo discutiamo con tutti i suoi addentellati al mondo circostante, solo se lo sentiamo frammisto a tutti i nostri travagli, e non avulso da essi, non una via di fuga dalla realtà, ma uno strumento per comprendere la realtà ancora meglio, ancora più a fondo.

Questo percorso di apprendimento, questo itinerario di comprensione profonda, è personale e soggettivo: dipende dalla persona, dal soggetto, è pilotato dai suoi gusti e dai suoi interessi, ma condizionato anche dalla sua abilità nello scorgere o intravedere strade, sentieri e viottoli per collegare - ognuno a suo modo, sperabilmente distintivo - la moltitudine di argomenti che si intersecano, si intrecciano, si sfiorano, si fronteggiano.

Vogliamo fare cultura filatelica? Allora dobbiamo dimostrare che francobolli, lettere e annulli fanno parte della nostra vita, che sono mescolati, mischiati e amalgamati con la storia, la geografia, la politica, la società, l'economia e - perché no? - la matematica e la logica, la psicologia e la filosofia, e con tanto altro ancora. La cultura filatelica è una carambola artistica, in cui la palla dei francobolli rimbalza con eleganza e precisione su una pluralità di sponde, prima di arrivare a destinazione.

Sapere come si imprimevano le effigi nella IV emissione di Sardegna non è cultura filatelica. Plattare i francobolli di Sicilia non è cultura filatelica. Conoscere le (complicatissime) tariffe pontificie non è cultura filatelica. Addentrarsi nei misteri della stampa dei bolli delle Province Napoletane non è cultura filatelica. L'analisi spettrale per la classificazione dei colori non è cultura filatelica. Misurare la distanza tra la cifra "45" e la dicitura "CENTES" nel francobollo della prima emissione del Lombardo Veneto non è cultura filatelica, così come non è cultura filatelica consacrare la propria vita al francobollo del Lombardo Veneto da 10 centesimi.

Queste sono specializzazioni, monopolio e diletto degli specialisti, "quei pazienti, utili e bastonati animali" - così li fotografa Prezzolini - che serbano "un segreto disprezzo per chi non è della loro vetrina", e perciò da avvicinare "con finto rispetto e simulata ammirazione per la loro materia, con l'aria di qualche innamorato neofita che voglia essere iniziato", perché solo allora, solo se "tittillati nel loro orgoglio professionale", saranno disposti "a cedervi quei loro tesori di fatti, di citazioni, di esperienze [...] che resterebbero nella loro testa e nei loro libri materiale inutile se non venisse qualcuno a organizzarli e servirsene".

La cultura è un'altra cosa. La cultura non è trivellare un argomento, sempre lo stesso, sempre più a fondo. La cultura è collegare un argomento a tanti altri, sempre diversi, sempre più distanti. La cultura è l'esito di un processo orizzontale, non verticale. La cultura è il proprio tempo appreso attraverso il proprio pensiero, stimolato da un pretesto - la matematica, il diritto, lo sport, la filatelia - e sintonizzato giorno per giorno con la realtà in cui si vive. Il motivo occasionale - la matematica o il diritto, lo sport o la filatelia - darà il punto di vista sul mondo, l'angolo visuale da cui osservarlo, la prospettiva. Possiamo in questo senso parlare di cultura matematica, cultura giuridica, cultura sportiva e cultura filatelica, nella misura in cui il nostro particolare punto di osservazione porta con sé specificità che potranno appassionarci e a cui decideremo di dedicare tempo e ingegno. Ma la cultura è come il corpo umano: un monolite granitico, unico e irriducibile, che non si può sezionare in parti senza ucciderlo, con buona pace e tanti saluti agli specialisti nella cura dell'alluce sinistro. 

La tradizione (filatelica) conforta. Renato Mondolfo - un italiano tra i più grandi esponenti della filatelia mondiale - invitava tutti i collezionisti a "non soffermarsi più di tanto sulla rarità commerciale vera o presunta di un pezzo, ma partire dall'oggetto filatelico come da uno spunto per capire, per apprendere, per saltare a campi ben diversi dalla filatelia, insomma per arricchirsi dentro".

Questa è la cultura filatelica, questo è ciò che il Blog vuol fare, attraversando i luoghi incantati del passato, Regni, Stati, Ducati e Granducati, dove vivevano un Imperatore, due Re, un Papa, un'Aquila e un Leone, come nella più entusiasmante delle favole

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