RITROVAMENTI


L'amore per i francobolli origina spesso da un ritrovamento. Può essere banalmente una lettera nella buca della posta, con sopra un francobollo insignificante, che spalanca però la porta su una passione sconfinata; può essere l'album del papà o del nonno, di uno zio o di un amico, che ci invita a battere la strada già intrapresa da una persona cara; può essere - come lo è stato per me - un cassetto magico, avaro di valori venali, ma trasbordante di poesia e mistero.

Non posso dire di ricordare quel giorno come fosse ieri, perché non è vero. Sono passati oltre trent'anni, da quando entrai per la prima volta in contatto con i francobolli, e non posso avere precisa memoria dei dettagli di un evento così remoto. Ma la sensazione di quel giorno, sì, è ancora viva, non mi ha mai abbandonato - anche se per un periodo è entrata in sonno, per poi ridestarsi - e probabilmente mi accompagnerà per il resto della vita.

Fantastico parecchio, oggi, da adulto, quando ripenso a quel giorno lontano, da ragazzino. Chi è stato il primo a guardare i francobolli con occhi nuovi, a oltrepassare con l'anima la percezione fisica di una lettera affrancata? Per quanto tempo i 3 lire Rothschild e Faruk passarono da una mano all'altra con disinvoltura e indifferenza, senza nessuna accortezza, prima che qualcuno ne cogliesse l'ineguagliabile fascino? E cosa avrà mai provato questo pioniere dei sentimenti? Quale eccitazione, quali vibrazioni, quale batticuore?

Alcuni importanti ritrovamenti sono tra l'altro relativamente recenti, avvenuti in un'epoca in cui la filatelia era ormai diffusa, affermata e consolidata a ogni livello - sociale, culturale, economico - e l'emozione sarà stata allora ancor più intensa.

La più importante lettera del Pontificio - la più alta affrancatura di tutti gli Antichi Stati - fu rinvenuta in Inghilterra soltanto nel 1953; ancora nel 1992 il Catalogo Sassone censiva una sola pentacolore di Modena, quando oggi ne conosciamo due; in tutta la letteratura specialistica si dice che non esiste il "primo giorno" del 10 centesimi del Lombardo Veneto, e oggi sappiamo che invece c'è; il secondo foglio intero del 20 bajocchi del Pontificio, non emesso, è un ritrovamento di nemmeno un decennio fa, quando si pensava che l'unico esistente fosse custodito in Vaticano.


Quel cassetto magico di quel mobile antico - da cui guardando bene, cercando meglio, riuscivo a tirar fuori ancora una lettera o una cartolina, quando ormai sembrava non avesse più nulla da offrirmi - quel cassetto incantato, ripensandoci oggi, riproduceva in piccolo ciò che avviene in filatelia su larga scala. Ovviamente, più si va avanti, più passa il tempo, più cose escono fuori e meno ne restano da trovare, ma la sensazione che possa saltar fuori all'improvviso qualcosa di nuovo, la possibilità di qualche incredibile ritrovamento, per quanto via via più improbabile, non abbandona mai il collezionista.

Cosa si prova a ritrovare un francobollo o una lettera, un documento o un giornale, mentre si ripulisce un solaio o una cantina, o si sistema la vecchia corrispondenza di famiglia o si accatastano cartacce da destinare al cestino? E se a venir fuori non è un singolo pezzo, pur prestigioso, ma un intero archivio? E se quell'archivio non si limita a consegnarci nuovi oggetti, ma ridisegna la mappa del mondo conosciuto? Cosa si può mai provare, allora?

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