SUCCEDE SOLO A NAPOLI


Non è mai piacevole vedersi superati, sostituiti o addirittura messi da parte, confinati in un angolo. Il dispiacere può tramutarsi in un dramma, se la propria posizione era percepita definitiva, se da quella posizione provenivano non solo benefici economici, ma soprattutto un'aura di prestigio sociale. Il francobollo - non dimentichiamolo - era la novità dell'epoca e tutto ciò che vi orbitava intorno era oggetto di curiosità, attenzioni e interesse, di grande visibilità. Essere l'incisore dei bolli di Sua Maestà Ferdinando II di Borbone non era un lavoro come un altro.

Per il Cavalier Masini non fu semplice accettare il passaggio di consegne ai De Masa, "dopo aver eseguito quei capolavori dell'arte del bulino" - parole di Emilio Diena - che sono i francobolli del Regno di Napoli. Indirizzò due suppliche al Consiglio dei Ministri per riavere l'incarico, una addirittura quando morì Gaetano De Masa e ne prese il posto il figlio Gennaro, "il quale non spettavagli perché non solo non era Maestro Capo d'arte, ma anche essere un ragazzo", scriveva accorato.
 
Non fu facile per il Masini accettare l'esclusione, anzi non l'accettò affatto, e l'istante dopo aver suo malgrado rassegnato l'incarico si era già messo all'opera per riaverlo: se era solo un problema di costi, di convenienza economica, allora l'appalto poteva esser riconquistato privilegiando un tecnicismo di stampa a minor spesa, col passaggio dalla calcografia alla tipografia.
 
Nel secondo trimestre del 1858 il Masini predispose così dei "saggi" di francobolli, apportando delle leggere modifiche allo stereotipo, eseguito con un punzone unico per tutti i valori. Realizzò inizialmente una prova di conio - di colore nero, senza indicazione del valore - e in seguito allestì 100 stereotipi dei diversi valori - dal ½ grano al 50 grana, in un'unica tavola variamente colorata - riservandosi di provvedere alla composizione ordinaria, da 200 riproduzioni, in caso di approvazione del contratto di fornitura. Nel margine superiore dei fogli volle aggiungere la scritta "Cavaliere Giuseppe Masini, Inventore e Incisore - 1858" - di cui abbiamo notizia solo dai documenti - probabilmente per riaffermare il proprio rango e il primato nella stampa. Ebbe pure occasione di sottoporre i suoi "saggi" all'attenzione al Conte di Trapani, fratello di  Re Ferdinando, per fargli apprezzare una gomma che averebbe agevolato il riconoscimento della "carta speciale del Governo" - la filigrana - rispetto ai francobolli in uso.

La serie (quasi) completa dei "saggi Masini".

C'erano tutte le premesse affinché il Masini si riappropriasse dell'incarico, ma... 

In ogni storia, in ogni vita, c'è una sfilza di ma, quel susseguirsi di imprevisti e imponderabili che inanellandosi nella più bizzarra delle sequenze imprimono ai fatti della storia, alla vita di ciascuno di noi, una direzione e una traiettoria spettacolarmente divergenti dalle aspettative, dalle attese su come le cose sarebbero dovute andare naturalmente

La vita di ognuno di noi è intessuta su punti e croci di eventi giudicati - con imperdonabile faciloneria - di probabilità zero. La vita - questa energia misteriosa, che ci tiene al mondo - ha nel bene o nel male molta più fantasia di noi esseri umani, suoi latori temporanei, suoi messaggeri di passaggio. La vita è una scuola di probabilità che ci insegna a diffidare delle probabilità-zero.

La tipografia "Cattaneo" di Napoli realizzò le stampe dei "saggi Masini". Vi lavorava un operaio, Achille De Cristofaro, che con inopportuna leggerezza regalò uno dei fogli a un ragazzino, Carlo Mormile, che perpetuando una questionabile disinvoltura passò una dozzina di francobolli ad alcuni suoi amici. Un esemplare da 5 grana finì nelle mani di Gabriele Costa, che toccò l'apice dell'irresponsabilità utilizzandolo per affrancare una lettera, imbucata a Napoli il 10 giugno 1858 e passata per posta.

La lettera con il "saggio Masini" da 5 grana passato per posta.
E' indirizzata a Pietro Salmieri, del 9° battaglione Cacciatori a Palermo.
Porta sul lato sinistro, sotto il "saggio", la scritta a penna "Mormile",
il cognome del ragazzino a cui l'operaio della tipografia regalò i fogli.
In alto a destra, in lapis rosso, la denuncia di frode:
"Si trasmette al Sig.e Amministratore generale delle Poste per la manifesta frode.
Il Capo del serv.o: Pasquale Vallesi".
La firma  - Pasquale Vallesi - è a penna.

La frode - se la parola è lecita, per una rara concomitanza di ingenuità imbarazzanti -  fu subito scoperta, e l'inchiesta avviata con gran rapidità. Le Autorità risalirono in breve tempo a tutte le persone coinvolte nella vicenda. Emilio Diena ci fornisce una puntuale ricostruzione dell'accaduto, e una narrazione molto ben ritmata, che restituisce appieno tutta l'apprensione di quel momento.
 
"Il quindicenne Carlo Mormile di Napoli, il 5 o 6 giugno 1858,
si recò in casa del proprio fratello di latte, Achille De Cristofaro, operaio stampatore,
e da questi ricevette un foglio di 100 saggi, stampati nella tipografia di Giuseppe Cattaneo,
presso la quale il De Cristofaro prestava servizio.
Il Mormile, il 10 dello stesso mese, ebbe a cedere dodici di quei saggi a conoscenti,
e precisamente cinque da 2 grana a Michele Massa,
quattro da 2 grana e uno senza valore indicato a Lodovico Forino,
uno da 5 grana ed uno da 20 grana a Gabriele Costa. [...].
Il Signor Gabriele Costa [...] dei due saggi ricevuti dal Mormile usò soltanto quello da 5 grana
per affrancare una lettera diretta a Palermo, a certo Pietro Salmieri.
La sera dello stesso giorno, in una delle buche di impostazione di Napoli,
fu appunto trovata la lettera di cui sopra, che venne trattenuta per sospetto di frode.
La lettera venne aperta dall'Amministrazione generale delle Poste,
ed il giorno seguente ne fu chiamato il mittente.
Questi espose in qual modo era venuto in possesso del francobollo
e fece il nome del giovane Mormile.
Frattanta il 12 dello stesso mese l'Amministrazione postale aveva fatto chiamare anche il Masini
per richiederlo del proprio parere al riguardo.
Questi, senz'altro con sorpresa, riconobbe quel saggio come opera propria.
In quel giorno medesimo vennero stesi varii verbali relativi alla scoperta dei saggi,
ed il Masini stesso si interessò di ricuperarne tutti gli esemplari.
Così vennero ben presto consegnati i 99 saggi, che con quello applicato sulla lettera,
formavano i 100 del foglio che il Mormile aveva ottenuto.
Il Costa, dal canto suo, per scagionarsi da ogni colpa,
aveva già diretto una lettera alla Direzione delle Poste,
accludendo l'esemplare da 20 grana che gli era rimasto,
e chiarendo in qual modo fosse venuto in possesso dei due esemplari. [...].
Il Masini che sollecitamente aveva fatto consegnare tutti gli esemplari del foglio di prova sotratto
e che il 13 giugno 1858 aveva pure rilasciato il punzone originale, i cento stereotipi,
nonché i fogli stampati, si vide denunziato all'autorità giudiziaria,
e soltanto il 23 settembre 1858 gli venne comunicato che il re Ferdinando II, in data 18 settembre,
'ha approvato che si abolisca il procedimento penale contro Masini e gli altri imputati' "
(Emilio Diena)

Il Masini si premurò personalmente di recuperare i 99 pezzi mancanti, a testimoniare la sua buona fede. Re Ferdinando lo graziò, accolte le spiegazioni e accertati i fatti, ma un'ombra di discredito si era ormai allungata sulla figura del pur valente incisore, e ogni sincero tentativo di chiarificazione non fece altro che aggravarne la posizione, agli occhi ormai scettici e sospettosi dei funzionari governativi.

Nella supplica al Re del 16 giugno il Masini si diffondeva in spiegazioni tecniche sul nuovo metodo di stampa, affinché "sia esaminata e discussa la nuova offerta, non essendo consentano alla ragione, che per un incidente innocuo, e già rischiarato, debba rimaner soppressa una offerta sotto ogni altro aspetto utilissima sia per la parte artistica, sia per la maggior decenza, sia infine per la sensibile economia nello spesato che ora per tali fogli stampati sopporta la Reale Finanza". La proposta del Masini avrebbe in effetti consentito un risparmio del 30% e l'incisore non smise mai di sponsorizzarla, neanche sotto il breve e convulso regno di Francesco II.

Ma se la fiducia è spesso accordata inconsapevolmente, la sfiducia, quando subentra, è altrettanto inconsapevole e pure selvaggia. L'incarico restò al De Masa. Il Masini non avrebbe mai più stampato francobolli.

Un innocente pagò all'epoca assai più dei colpevoli, anche se ai colpevoli di allora va oggi attribuito il merito immenso di aver creato un unicum filatelico. Cose di Napoli, che possono succedere solo a Napoli...

Il lotto n. 13 del catalogo d'asta della Collezione "Mormino".

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