SCILLA E CARIDDI - Finché morte non vi separi

La collezione è una cosa viva: nasce e cresce, si sviluppa e si rinnova, perciò è fisiologico avere ricambi e avvicendamenti, come i denti da latte che lasciano spazio ai definitivi e la peluria dell'infanzia sostituita da capelli (che pure crescono e vengono tagliati, per poi ricrescere).

Ma queste sistematizzazioni sono quelle che - nel gergo della politica monetaria delle Banche Centrali - si chiamerebbero operazioni di fine-tuning, interventi marginali e mirati, per meglio sintonizzare la collezione sulla giusta frequenza, per calibrarla e affinarla. In questa logica, ciò che fuoriesce dall'album non sempre viene venduto; più spesso finisce in panchina, in un album secondario, e il collezionista non sente il bisogno di disfarsene (anche perché non è escluso che un domani non possa tornare in campo, nell'album principale).

Altro - ben altro - è trasformare il proprio album in un Grand Hotel, farne un via-vai di francobolli, con entrate e uscite parossistiche, che si susseguono senza logica, senza idee. Questo tran-tran, questo andirivieni, oltre a indebolire pesantemente il tuo budget di spesa, è un serio ostacolo a una visione nitida del progetto collezionistico, con grave pregiudizio per la sua attuazione.

I francobolli degli Antichi Stati si comprano uno a uno, uno alla volta, e si comprano come un tempo si contraeva un matrimonio: con l'idea che fosse per sempre. Se la metafora non è più d'attualità, allora recuperiamo un'immagine evergreen, che dà anche il giusto pregio alla nostra avventura: i francobolli degli Antichi Stati sono come i diamanti, per sempre. Se ami il genere noir, allora pensa al tuo album come a una prigione, e ai francobolli che vi son dentro come a pericolosi ergastolani, che vi rimarranno per sempre.

Girala come vuoi, ma devi acquistare ogni francobollo come se il legame fosse indissolubile, come se dovessi custodirli nell'album per l'eternità, perciò attenzione, attenzione, attenzione, prima di inserirli in collezione. Immaginare di dover tenere il francobollo finché morte non vi separi, è la via più rapida e sicura per testare in un sol colpo la complessa rete di gusti e desideri personali, che troppo spesso è affetta da gravi inconsistenze logiche, con risvolti materiali drammatici.

Possiamo dare una precisa declinazione operativa a questa statuizione di principio: i tuoi francobolli devono appagarti al 100% (e ancor più, semmai fosse possibile). Se collezionare fosse un'attività sessuale, allora, consentimi, deve lasciarti a palle vuote, non deve restare nulla, neppure una goccia. Non devi avere dubbi o remore di alcun tipo, al momento dell'acquisto. Perché ciò che oggi ti piace solo al 99%, domani sarà già sceso al 90%, dopodomani all'80%, e continuerà a scendere inesorabilmente, sino a zero, sino a farti rammaricare dell'acquisto. E' l'ineluttabile destino di tutto ciò che non tocca "quota 100%". "In letteratura o sei Re o non sei nessuno", sbuffò il padre di Balzac, di fronte alla pretesa del figlio di fare lo scrittore. "Io sarò Re", rispose Balzac. Ogni tuo francobollo deve essere un Re, non deve mai stancarti o venirti a noia, e se già al presente il dubbio ti punge o ti accarezza, allora lascialo, abbandonalo, perché la sua sorte è già segnata.

Collezionare è l'arte di compiere un'escursione nel futuro, di andare oltre le sensazioni del momento, per immaginare quelle che si proveranno tra uno, cinque, dieci o vent'anni, per capire se saranno altrettanto intense, di pari livello, rispetto a quelle che si vivono ora, al presente.

E' arduo, lo so, ma chi ti ha mai detto che collezionare sarebbe stato facile?

"Scilla e Cariddi", Tavola 7, lotto 29.

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