"E TU COME FAI A SAPERLO?" - Grazie, Professor Barbero


La conoscenza è l'esito di un atto di ribellione.

Si inizia a conoscere quando si fugge dall'autorità di questo o quel libro, quando si smette di sentirsi rassicurati sulla verità di un'affermazione solo perché in questo o quel libro c'è scritto proprio così e quindi sarà senz'altro così.

Si inizia a conoscere quando si realizza che la lettura meccanica di uno, dieci, cento, mille libri - per quanto metodica - non conduce a sapere ma a ignorare, perché inconciliabile in automatico con la nostra visione del mondo.

Si inizia a conoscere - in definitiva - quando ci si ribella al sapere preconfezionato e formalistico.

La ribellione è l'incessante riflessione critica sul flusso di informazioni che la vita ci restituisce di continuo, sotto forma di letture, esperienze, incontri, osservazioni della realtà.

La ribellione rende consapevoli dello spazio di libertà sul territorio della conoscenza, invoglia a piantare bandiera su un frammento di quel territorio e a esplorarne i dintorni in sintonia col proprio orientamento, con animo sincero e leale.

La ribellione è il primo passo per diventare l'autorità di sé stessi.


La conoscenza è come i fiumi: sgorga dalle fonti.

Un pezzo di conoscenza è "innato", trasmesso semplicemente "per contatto" con l'ambiente da cui si proviene e in cui si vive, è una quota di sapere che ci si porta quasi senza volerlo (il coefficiente beta-zero); ma la conoscenza propriamente detta è figlia di una consapevole miscela di fonti di conoscenza; conoscere vuol dire selezionare le fonti, ordinarle per importanza e assegnare loro un peso coerente (con tutti gli altri coefficienti beta).
 
Questo processo non ha nulla di meccanico, di prevedibile o scontato. E' fisiologico procedere per tentativi ed errori, per aggiustamenti e revisioni.
 
La messa a punto della conoscenza - come combinazione lineare con pesi decrescenti di una serie potenzialmente infinita di fonti - è fluida e mutevole, in continuo aggiornamento - cambiano le fonti, la loro gerarchia, il peso che gli attribuiamo - senza un vero punto di arrivo, un traguardo o un altolà, se non quello fissato da noi stessi, quando scema il desiderio di conoscere.
 
Questa è la conoscenza che diventa propriamente cultura.


 
 


Il Blog ha dedicato il triennio 2020-2022 al progetto "Collezionare il Risorgimento" per far conoscere il processo di formazione dell'unità d'Italia, per capire il senso dell'unificazione nazionale, il suo radicamento, la sua tenuta.
 
Il progetto beneficiava di una prospettiva privilegiata, quella della filatelia degli Antichi Stati Italiani, che rispetto ad altre forme di collezionismo - più legate al fluire delle mode - presuppone la piena consapevolezza del valore documentale dei singoli pezzi, quindi una spiccata sensibilità storica, senza la quale non nascerebbe neppure il desiderio di raccogliere oggetti così piccoli e fragili (ma di ineguagliabile valore comunicativo).

Ma il progetto fronteggiava anche una sfida formidabile: dare informazioni esatte attraverso una prosa leggibile, resistere alla tentazione di atteggiarsi a specialisti di settore (ché la Storia è cosa seria e la professione dello storico non si improvvisa), ma anche all'attrazione della para-letteratura risorgimentale (che scarica le preoccupazioni dell'oggi su un passato di comodo, con rievocazioni approssimative e discutibili) e alla pigrizia di narrazioni convenzionali e stereotipate (simili alle cosiddette "ricerche" realizzate nella scuola dei miei tempi, quando trascrivevamo pedissequamente pagine e pagine di enciclopedia sui nostri quaderni, con una fatica che lasciava segni di sé nel polso indolenzito più che nell'anima).
  
Il punto di equilibrio è stato trovato in un nome e un cognome: Alessandro Barbero.

Alessandro Barbero è stato un modello, un ideale regolativo; Barbero è analisi e sintesi, ampiezza di vedute e amore per i dettagli, rigore e precisione che non diventano mai pedanteria; è eleganza, stile, eloquenza, proprietà di linguaggio, ma anche gesti, mimica e teatralità.
 
Alessandro Barbero ha fornito per via diretta - attraverso le conferenze su YouTube - la principale fonte di conoscenza (la fonte-uno, a cui è assegnato il peso maggiore) alla base di numerosi post. Ma Barbero ha pure indirizzato nella scelta e nella lettura delle altre fonti: ha funzionato da bussola per orientarsi in una produzione di scritti ormai sovrabbondante, per capire ciò che valeva la pena consultare - e in che misura - se si voleva acquisire una visione ampia delle cose; è servito - in particolare - da cartina di tornasole per soppesare la verosimiglianza di informazioni reperite su fonti di più incerta attendibilità; è stato - in generale - lo standard di riferimento, il metro con cui misurare ogni altra cosa, che ha dato un seguito pratico all'adagio per cui non c'è libro tanto brutto che non dica qualcosa di utile.
 
L'opinione personale rimane però dirimente, se si vuole parlare di conoscenza, di cultura. Attingere alle stesse fonti, condividere la base informativa, non assicura lo stesso livello di conoscenza: perché ognuno rimane libero di gerarchizzarle a modo suo, perché i pesi assegnati alle fonti (i coefficienti beta) possono variare da un individuo all'altro, perché è diverso lo sfondo (il beta-zero) su cui la miscela delle fonti va ad agganciarsi.

La mia conoscenza - a conclusione del percorso - si declina al negativo  si può distillare in una posizione di rigetto: il rigetto della visione deterministica degli eventi risorgimentali.
 
La nostra Italia - l'Italia come noi la conosciamo oggi - non è un'entità politica predestinata, le sue origini non risalgono alla notte dei tempi, e il periodo plurisecolare precedente all'unificazione non è qualcosa di anomalo o bizzarro.
 
Gli eventi risorgimentali non furono in alcun modo predeterminati, ma al più abilmente cavalcati verso un esito - alla fine felice per i patrioti - tutt'altro che scontato all'inizio dell'avventura.

Semmai Giulio Bolaffi possa realmente aver detto  una cosa simile
- il pezzo è stralciato dall'articolo "I misteri, gli uomini e i delitti della filatelia", di Ugo Longo,
pubblicato sul numero di maggio del 1965 della rivista "Successo" -
io sono in disaccordo, in netto disaccordo, lasciatemi dire.

E' un obbligo etico - a conclusione di un'indagine - dichiarare la propria base informativa, rendere note le fonti utilizzate, perché la correttezza di un'affermazione, la qualità di un argomento, l'appropriatezza di una presa di posizione si riscontrano esclusivamente dalla ricchezza e dall'attendibilità delle informazioni da cui provengono o da cui risultano suffragate.
 
E' obbligatorio quindi rispondere alla domanda - tanto cara al Professor Barbero - "e tu come fai a saperlo?", la domanda con cui incalzare chi vuol insegnarci qualcosa, per accertarci dell'effettiva stazza culturale del sedicente maestro, ma da rivolgere anche a noi stessi, di continuo, per verificare la solidità delle nostre convinzioni, per disciplinare la nostra voglia di insegnare qualcosa agli altri.
 
"E tu come fai a saperlo?", per dare a ognuno la possibilità di controllare da sé, di approfondire, di ricostruire la stessa narrazione o, se lo desidera, di immaginare un itinerario alternativo di conoscenza.
 
   

E tu come fai a saperlo?

ALESSANDRO BARBERO

 
 
 
 

 
 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

GIGI DI FIORE

 
 
 
 
 
 

EUGENIO DI RIENZO

 
 
 

ANGELANTONIO SPAGNOLETTI

 

CARMINE PINTO



RENATA DE LORENZO

 
 

EMILIO GENTILE


GAETANO SAVATTERI


 FEDERICO ZERI

 
 

BRUNO CREVATO-SELVAGGI

Quel magnifico biennio 1859-1861
 

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