COLLEZIONE "AL DI QUA DEL FARO" - Savoia boia!

COLLEZIONE "AL DI QUA DEL FARO"

"Fora, fora Manuele
lu Cavour e lu Farini
purzi tutti st'auti assassini
se ne vanno a fà squartà.
Manué si vuò fa lu Re
va a Turino, siente a me!" 
(Verso iniziale di una canzone popolare ideata dai lazzaroni napoletani, 
portata a Messina da una signora che il 13 gennaio 1861 raggiunse il marito,
e diventata l'inno dei fedeli borbonici impegnati nell'ultima resistenza)

Savoia boia! Era il grido di esasperazione di chi non poteva più invertire il senso di marcia, e si sfogava almeno con l'insulto alla nuova dinastia di padroni.

Savoia boia! Con i pochi ricchi sempre più ricchi, approfittando di leggi ideate da loro su misura per loro, a sfregio di un'enormità di poveri sempre più poveri, senza vie d'uscita.

Savoia boia! E va da sé che un'espressione così brutale e definitiva investiva non solo la famiglia reale, ma l'intero Palazzo, il Governo, le istituzioni, i ciambellani, i militari.

Savoia boia! Finché l'opposizione ingenua si trasformò in una lotta armata, in una guerra civile che si rivelò il moto rivoluzionario più lungo e spaventoso dell'intero Risorgimento.

Savoia boia!

Giornale "Il Salentino", affrancato con un esemplare da  mezzo tornese delle Province Napoletane,
annullato col doppio cerchio grande "Lecce 10 apr. 1862", e al verso il timbro "Maglie 10 apr. 1862". 
Il giornale riporta episodi agghiaccianti di brigantaggio, chiosati con toni esasperati.
"Qui pel brigantaggio si vive in inferno: non v'ha giorno che passa senza eccidio o senza ricatti.
Le bande dei briganti sono sempreppiù rafforzate per la impunità  la demoralizzazione che si genera...
Se non viene Garibaldi, e con poteri in queste parti meridionali
la completa rovina nostra è consumata già...".

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