I TIMBRI DI NAPOLI

Il francobollo, la sua presenza sulla lettera, attestava il pagamento anticipato per il trasporto, in accordo con la tariffa della spedizione. L'impiegato della posta aveva il compito di annullarlo - di invalidarlo per impedirne il riuso - apponendovi sopra un timbro, e di collocarne eventuali altri in ragione delle norme postali o dei "messaggi" da trasmettere.

La corrispondenza del Regno di Napoli ci ha regalato una discreta varietà di bollature, che propongo in una carrellata a mo' d'introduzione sia cronologica che tematica.


I periodo: 1 gennaio 1858 - inizio 1859.
Le Officine di Posta timbrano il francobollo con l'ANNULLATO in cartella
e appongono - come nel periodo pre-filatelico - un bollo ovale con l'indicazione della località.



I periodo: 1 gennaio 1858 - inizio 1859.
"Il solo ufficio di Canosa ebbe un bollo a stampatello diritto, senza riquadratura"
(Emilio Diena)




II periodo: 1859 - agosto 1860.
I francobolli continuano a esser timbrati con l'ANNULLATO in cartella,
ma le Officine di Posta sono ora fornite di un bollo circolare, di diverse fogge,
con l'indicazione della località in alto e della data al centro.
"... l'Amministrazione delle Poste napoletane,
nella fretta di applicare dal I° gennaio 1858, la riforma postale,
non pensò che di provvedere francobolli e bolli di annullamento,
mentre sarebbe stato necessario fornire ai vari uffici nelle province bolli a date.
Soltanto verso la metà del 1858, l'Amministrazione decise di dotare nel 1859
tutte le officine postali di bolli a date"
(Emilio Diena)





III periodo: agosto 1860 - inizio 1861.
L'ANNULLATO "in cartella" è sostituito con l'ANNULLATO "a svolazzo".
Rimane in uso il bollo circolare.






IV periodo: dal 1861.
Le Officine di Posta timbrano i francobolli direttamente con i bolli circolari a date,
a seguito della cessazione della normativa postale napoletana.
La lettera col 5 grana rappresenta la prima data d'uso del cerchio come annullatore.
La lettera con l'esemplare isolato del 2 grana è di particolare interesse,
perché il cerchio annulla il francobollo, ma non è ripetuto sul dorso della lettera.
"Solo verso la metà del 1861,
e cioè quando da tempo erano in uso i francobolli delle Province Napoletane,
e vigevano le norme postali comuni alle varie province italiane,
quasi tutti i bolli a date erano impressi in nero
e servivano anche da annullatori di francobolli, come avveniva negli Stati Sardi.
Ricordo che era prescritto di annullare i francobolli con bollo a date
e di imprimere detto bollo sulle soprascritte"
(Emilio Diena)



"Questi bolli [l'ANNULLATO 'in cartella'] sono del tutto simili fra loro.
La cartella, che ha per dimensioni esterne mm. 27,5 a mm. 29 (larghezza)
e mm. 7 a mm. 7 (altezza), ha doppia riga nel lato superiore ed in quello di sinistra
(quelle interne assai più sottili di quelle esterne)
ed ha una riga molto più spessa negli altri due lati.
Fa eccezione un 'ANNULLATO' che vediamo usato assai raramente a Napoli
su corrispondenze giunte con francobolli non bollati,
e che ha il doppio filetto ai quattro lati, e che si conosce in nero od in rosso.
Per impressioni applicate con molto inchiostro od ottenute con annullamento logoro,
il filetto interno si confonde spesso con quello esterno"
(Emilio Diena)





"I francobolli che affrancavano le corrispondenze in partenza da Napoli nel periodo 1858-1860
sono annullati normalmente con il solito bollo in cartella 'ANNULLATO' [...].
Dalla metà di febbraio (data più antica da me notata: 14 febbraio) alla metà di marzo 1861
i francobolli vennero annullati anche con il bollo 'ANNULLATO' senza riquadro,
impresso generalmente in nero o in bruno rosso, eccezionalmente in rosso.
Il breve periodo in cui detto bollo fu in uso
ed anche il fatto che in quell'epoca erano già in distribuzione a Napoli
sono causa che quel bollo si noti di rado come annullatore di francobolli borbonici"
(Emilio Diena)



"I francobolli del Regno di Napoli che affrancavano corrispondenze dirette alla Capitale,
se l'ufficio mittente per incuria aveva omesso di obliterarli, venivano annullati da quell'ufficio.
Nel 1858 era usato a Napoli un piccolo bollo 'ANNULLATO'
impresso in nero od eccezionalmente in rosso"
(Emilio Diena)




"... alcuni uffici ebbero occasionalmente ad obliterare a penna i francobolli
scrivendovi sopra 'Annullato', probabilmente in assenza del bollo speciale.
Talora, sebbene assai raramente, lo stesso mittente scriveva sui francobolli detta parola,
forse allo scopo di evitare che gli esemplari venissero sottratti"
(Emilio Diena)






"Le Cancellerie comunali non apponevano alcun bollo, né in genere annullavano i francobolli.
Talora però alcune Cancellerie comunali imprimevano sulle corrispondenze
un bollo con l'indicazione del nome del paese, di foggia diversa da quella degli uffici,
oppure della stessa foggia, qualora nel comune vi fosse stato in precedenza
un ufficio postale fornito di detto bollo"
(Emilio Diena)



"Per le lettere in arrivo, soggette a tassa,
la Direzione delle Poste applicava, sempre sul recto, un bollo ovale 
recante le iniziali maiuscole in corsivo 'A.G.D.P.' (Amministrazione Generale delle Poste).
Di questo bollo, di cui alcuni tipi ho veduto su lettere dei primi anni del secolo scorso,
si conoscono varie foggie"
(Emilio Diena)




Una classica combinazione di annulli per le lettere del I periodo.
Il francobollo è timbrato con l'ANNULLATO "in cartella"
e sulle lettere - entrambe indirizzate a Napoli - compare il timbro ovale dell'Officina di partenza.
Compaiono anche altri due timbri, in rosso, apposti in arrivo:
"A.G.D.P." (Amministrazione Generale delle Poste)
e il circolare "Tassa per insofficiente francatura",
che segnalavano un affrancatura parziale (per metà o più della tassa prevista).
Entrambe le lettere recano un segno di penna che rappresenta la cifra "1",
l'ammontare della tassa da esigere in conseguenza dell'affrancatura parziale.



Una lettera del III periodo, con l'annullato "a svolazzo" e il bollo circolare a date.
L'impiegato tassò al principio la lettera per 2 grana (segno "2" a penna),
dubitando evidentemente della validità postale del francobollo da 1 grano
(per cui era "come se" la missiva non fosse affrancata affatto);
poi, accertato che l'esemplare da 1 grano era invece ancora in uso,
applicò il timbro ovale "Corretta" in rosso, per rettificare l'errata tassazione di 2 grana,
ma contestualmente segnalò un'affrancatura che rimaneva insufficiente
(col timbro "Tassa per insofficiente francatura")
e applicò la giusta tassazione di 1 grano (segno "1" a penna).
La confusione nell'interpretazione dell'affrancatura
è con ogni probabilità spiegata dal particolare periodo storico.
    Era il 13 aprile 1861, come dice il datario circolare.
Esattamente due mesi prima, il 13 febbraio, la Direzione delle Poste di Napoli
aveva preso in carico la prima provvista di una nuova serie di francobolli
(cosiddetti delle "Province Napoletane", con l'effige del nuovo Re e il valore ancora in grana),
ma non aveva diffuso nessuna comunicazione di cessazione di validità dei bolli borbonici.
Il primo marzo erano poi entrate in vigore le tariffe postali del Regno di Sardegna
e poco più di due settimane dopo - il 17 marzo - era stata proclamata l'unità d'Italia.
(da notare l'appellativo di "illustre italiano" che precede il nome del destinatario).
L'impiegato postale evidentemente non si raccapezzò in questo tourbillon,
tra vecchi bolli e nuove emissioni e tariffe, sotto la potestà di un nuovo Stato,
e ne uscì fuori fu un documento che testimonia tutto il travaglio di quel periodo. 





"Tutti o quasi gli uffici postali erano provvisti di un bollo con dicitura 'ASSICURATA':
il tipo è unico, salvo per gli uffici di Napoli [...].
I bolli erano di ottone e vennero incisi separatamente
e perciò si notano lievi differenze dall'uno all'altro.
Venivano impressi generalmente in rosso,
ma possono trovarsi anche in nero, in azzurro, in oltremare.
A volte la dicitura 'Assicurata' è scritta a penna.
Ogni lettera doveva portare, dalla parte della soprascritta, il numero d'ordine della registrazione,
mentre a tergo doveva avere il numero di elencazione per le assicurate in arrivo;
a volte il numero di partenza veniva scritto sui francobolli
Il bollo non servì come obliteratore che per errore;
però dal 1861, sebbene raramente, si vede come annullatore su lettere assicurate
e si trova perciò anche su francobolli borbonici"
(Emilio Diena)



"Per indicare il porto pagato veniva applicato anche il bollo 'P.D.' in cartella,
di cui si notano vari tipi assai simili.
L'Ufficio del Porto ebbe il bollo 'P.D.' (pagato a destinazione) e 'P.P.' (porto pagato).
Tutti questi bolli sono per lo più impressi in rosso"
(Emilio Diena)
Da notare il bollo doganale d'ingresso posto a Marsiglia il 21 marzo:
"D-SICILES MARSEILLE".
La lettera fu tassata in arrivo per 8 Reis (8 R in blu), 
corrispondenti alla tariffa di doppio porto all'interno della Spagna.
"La convenzione postale franco-borbonica, conservata fino alla fine di settembre 1861,
consentiva l'inoltro della corrispondenza in porto parziale,
con la mediazione francese, a una tariffa di 25 grana per ogni porto di 7,5 grammi,
con l'obbligo dell'affrancatura preventiva,
che la rendeva franca sino alla frontiera d'uscita del territorio francese.
Le lettere venivano caricate al porto di Napoli sui piroscafi postali francesi
che le trasportavano fino a Marsiglia,
per poi proseguire con i postasli francesi della linea "Corrieri della Spagna" oppure via terra. All'arrivo, l'Amministrazione postale spagnola indicava sul fronte, mediante un timbro,
l'ammontare da esigere dal destinatario in valuta locale"
("I Vapori del Mediterraeneo", Collezione Ferrario, Martinengo, Bergamo, 2015)




"Le corrispondenze spedite in franchigia erano contrassegnate con bolli 'DI R. SERVIZIO',
di cui i vari uffici [...] erano provvisti prima ancora della riforma postale.
Questi bolli erano incisi separatamente in ottone, e perciò si notano differenze dall'uno all'altro.
Il bollo veniva generalmente impresso in rosso, ma può trovarsi in nero, in azzurro, ecc.
Per errore fu applicato anche su lettere ordinarie,
ed in via eccezionale annullò francobolli borbonici"
(Emilio Diena)



"L'articolo 12 dello stesso Regolamento 
prescriveva che le corrispondenze trattenute per incompleta francatura
dovessero essere munite di 'un marchio nero, che indicherà la data ed il motto Giacente';
ma i bolli preparati non recano indicazione della data ma soltanto 'GIACENTE',
della stessa forma di quelli, pure in cartella, con la scritta 'ANNULLATO'.
In seguito ad errori o sviste, talora dei francobolli vennero annullati col bollo 'Giacente',
mentre l'uso regolare di quel bollo fu assai limitato. [...].
Istituito in origine per distinguere le corrispondenze trattenute per insufficienza di tassa,
quel bollo fu più spesso adoperato, dal 1861 in poi, su quelle che, impostate troppo tardi,
non potevano essere inoltrate immediatamente
e che invece venivano spedite col primo mezzo successivo;
ciò specialmente per le corrispondenze inoltrate per via di mare.
In genere alle corrispondenze, oltre il bollo con la data del giorno di impostazione,
veniva applicato il bollo 'Giacente',
mentre un bollo con nuova data segnava il giorno dell'inoltro ed obliterava i francobolli"
(Emilio Diena)




"Dal 1861 venne usata una piccola griglia
che seguitò ad essere adoperata come annullatore anche nel 1862 [...].
In genere è in nero, ma fu applicata anche in rosso o in oltremare [...].
Quella piccola griglia servì anche per cancellare bolli applicati per errore"
(Emilio Diena)



"Al governo borbonico spetta il merito di aver aperto al traffico la prima ferrovia in Italia. [...].
Il primo accenno al trasporto delle corrispondenze postali col mezzo delle Strade Ferrate
è nel Real Decreto (N. 4528) del 4 novembre 1857. [...].
In data del 12 dicembre 1857 (Protocollo n. 3120) il Ministro delle Finanze
spediva al Direttore delle Strade Ferrate quattro copie del Regolamento [...]
ed ordinava 'di provvedere pel posto ne' wagons pei Corrieri' [...].
Pochi giorni dopo, cioè il 19 dello stesso mese, il Ministro delle Finanze 
approvava (Prot. n. 3202) 'La spesa di Ducati 17.50 per la eseguita costruzione di 25 bolli
con le iniziali S.F. (Strada Ferrata)'. [...].
Sappiamo così che i bollini circolari recanti le due iniziali erano già pronti
allorché entrò in uso la serie dei francobolli postali napoletani. [...].
E' anche interessante aver rilevato che di quel bollo ne furono preparati 25 esemplari,
i quali erano senza dubbio fra loro alquanto differenti,
essendo incisi separatamente (con probabilità su ottone). [...].
I bolli S.F. si conoscono impressi in nero, in grigio-nero,
in oltremare (Salerno) ed in bruno rossiccio (Napoli).
Essi venivano per lo più impressi sulle soprascritte delle corrispondenze
e talora in parte sul francobollo ed in parte sulla lettera;
raramente li vediamo in pieno sopra il francobollo"
(Emilio Diena)



"Le lettere provenienti dall'estero completamente affrancate (con francobolli o in denaro)
venivano munite di un bollo ovale 'E' Franca',
bollo che talora si nota su lettere che erano state in un primo momento tassate
e che poi vennero detassate"
(Emilio Diena)

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