VERSO L'UNITA' DI ITALIA (IN FILATELIA) - L'Esercito dei Quartisti


La IV emissione del Regno di Sardegna partì nel 1855 e tirò avanti per otto anni. Ovviamente, su un orizzonte temporale così esteso, le varie tirature finirono per mostrare varie sfumature di colore, più o meno percettibili alla normale osservazione. Scrive il Catalogo Sassone: "Si può ritenere che ad ogni tiratura corrisponda una gradazione di colore ed il passaggio da un punto di colore all'altro è di massima così graduale che si ha l'impressione che sia stato, di volta in volta, imitato il colore precedente, col risultato di trovarsi, dopo un certo periodo di tempo, a stampare in un colore completamente diverso da quello iniziale".
 
Questa affermazione è - per me - la più spudorata delle confessioni: le sfumature di colore della IV di Sardegna sono un mero fenomeno commerciale, un business allo stato puro, privo di qualsivoglia contenuto "culturale" (qualsiasi cosa voglia dire "culturale"), un escamotage dell'industria filatelica per conferire una rarità (fittizia) a oggetti comunissimi (com'è inevitabile quando un emissione rimane in vigore così a lungo).

Perché - a esempio - nessuno ha mai pensato di dettagliare le sfumature di colore dei francobolli di Toscana, che mostrano anch'esse una certa varietà di tinte, sicuramente superiore a quella ufficialmente catalogata? Perché - banalmente - i "Marzocchi" sono già abbastanza costosi e non serve - non conviene a nessuno - farne salire ulteriormente il prezzo in modo artificiale.
 

Chi è il Quartista?

E' un collezionista specializzato nella IV emissione di Sardegna, con una devozione per le tinte, con una smodata attrazione per le sfumature di colore.

Forse è caricaturale dire che per lui la tinta è tutto, ma sicuramente senza la tinta - senza una lunga discussione sulla tinta - tutto il resto per lui non ha senso: prima viene la tinta, poi la tinta, dopo c'è ancora la tinta, poi per un bel pezzo non c'è più niente, e poi, forse, ma è molto improbabile, può venire qualcos'altro.

Pazienza, se il francobollo mostra uno o più margini esigui, o se le cornici sono addirittura intaccate, anche se nel foglio originario c'è di mezzo un'autostrada tra un esemplare e l'altro .

Amen, se l'annullo è sfocato, sbiadito o deturpa l'effige, purché si scorga anche solo vagamente l’anno, una mappa imprescindibile per orientarsi a Colorilandia.

Non fa niente se incisioni e rilievi, più che vederli, spesso bisogna immaginarli, ché filatelia alla fine rima con fantasia.

L'importante è classificare correttamente la tinta, non scambiare il rarissimo rosa lillaceo per il comune lilla rosaceo, pensando erroneamente che la proprietà commutativa, vera in aritmetica, sia valida anche in chimica.

L'importante è avere il conforto dei propri pari, degli altri Quartisti, cioè classificare le tinte in modo condiviso e perciò stabile, affinché nessuno possa insinuare che il battezzato rosa lillaceo è in realtà un lilla rosaceo.

L'amore per la tinta diventa cieca passione, quando l’occhio rinuncia alla sua parte: non importa se visivamente non si scorge alcuna differenza, se i colori sono indistinguibili a occhio nudo, purché con qualche tecnologia – preferibilmente all'avanguardia – si riesca a dire, con pratica certezza, se si parla di un rosa lillaceo o di un lilla rosaceo, purché si riesca a mettere a punto un "metodo scientifico" per distinguerli.

L'amore del Quartista verso la Scienza e la Tecnica è grande tanto quanto la sua ignoranza dei fondamenti di Scienza e Tecnica, con ciò denunciando tutta la povertà della sua attrezzatura culturale.
 
Nella Scienza - in tutte le scienze - non c'è oggettività, ma solo coerenza. La Scienza ha rinunciato ormai da tempo al miraggio dell'oggettività, per ripiegare su un più realistico e utile obiettivo di coerenza interna, di non-contraddizione, di tenuta tra premesse e conclusioni. Solo gli ignoranti - letteralmente: coloro che ignorano, che non sanno - possono credere di "oggettivare" le cose di questo mondo con l'uso di parole come "analisi spettrale", "sviluppo di Fourier", "varianza", tutti termini che potranno pure impressionare le belle anime candide, ma che lasciano indifferente già un semplice studente universitario del primo anno di un qualsiasi corso di laurea in Statistica (per non scomodare Matematica, Fisica e Ingegneria).
 
Alla Scienza è preclusa la conoscenza delle cose in sé, e tutto quel che può rivelarci sono le relazioni tra le cose. Il colore non è una proprietà del francobollo, ma una relazione tra il francobollo e la fonte di luce, perciò, banalmente, il suo colore cambia semplicemente già nel corso di una giornata (è esperienza comune a tutti i collezionisti vedere i propri francobolli variare di colore a seconda che si osservino alle dieci del mattino o alle sei del pomeriggio, alla luce naturale del sole o a quella artificiale di una lampada).

Ma anche a trovare un accordo sulla convenzione per la sorgente di luce - ché solo di una convenzione si tratta - la Tecnica ha comunque una precisione limitata. Nessuna misurazione può eccedere un fissato numero di decimali, e pensare di andare oltre, pur formalmente possibile, è solo un'illusione. Peggio ancora: è una pericolosa ingenuità usare la Tecnica nella speranza di trovare una soluzione esatta a un problema mal definito. Un uomo senza capelli è indubbiamente calvo. Un uomo con un solo capello è anch'esso calvo, sicuramente. Con due capelli, è ancora calvo. Se ha tre capelli, continuiamo a chiamarlo calvo. Arriveremo mai a un punto critico di separazione, procedendo di capello in capello? La Tecnica potrà mai restituirci un numero oggettivo n di capelli sopra il quale, cioè a n+1, noi possiamo oggettivamente dire che la calvizia è scomparsa?   


Inventare parole
- terra d'ombra, bruno cioccolato chiaro, grigio bistro scuro... -
e chiedere poi a Scienza e Tecnica di conferirgli precisione,
è una manifestazione della più sconfortante ingenuità:
pensare che idee confuse non possano ammettere una traduzione formale,
cosicché se Scienza e Tecnica riescono formalizzare quelle parole inventate,
allora vuol dire che quelle invenzioni avevano fondamento. 

Ci sono altre derive, oltre ai drammatici fraintendimenti sugli aspetti generali di metodo.

Il gioco collezionistico vive d'incessanti affinamenti, di miglioramenti e perfezionamenti. Quando il Quartista ha raggiunto la sua maturità, quando è riuscito ad annoverarsi tra i supremi giudici della Cassazione dei Colori, quale sarà il passo successivo? Ricercare tinte rare su esemplari di qualità migliore? No. L’obiettivo successivo - in un certo senso l'obiettivo ultimo, la massima ambizione - è diventare un pescatore, agganciare all'amo il rosa lillaceo, con l'esca del lilla rosaceo.

La pescata, se mai possegga un suo fascino, ha semplicemente il fascino del male. E', più prosaicamente, il cortocircuito tra razionalità individuale e la razionalità collettiva, con la seconda che non è mai la semplice sovrapposizione delle prime, e a volte ne è esattamente l'opposto, con le razionalità individuali (gli egoismi) che conducono all'irrazionalità collettiva (il disastro). Perché per ogni pescatore ci vuole un pescato, e la presunta razionalità (individuale) presuppone l'irrazionalità (collettiva). Perché viaggiare in corsia di emergenza per saltare la coda è "razionale" a condizione che tutti gli altri siano "irrazionali", cioè che rispettino le regole.  

Può anche essere individualmente razionale tentare la pescata, ma quando queste razionalità individuali si saranno perfezionate e coagulate, il loro agire simultaneo farà sparire i pescati, perché quando tutti si saranno fatti furbi, e viaggeranno in corsia di emergenza, proprio in quel momento la corsia di emergenza avrà perso tutta la sua attrattiva, perché i pescatori si troveranno semplicemente incolonnati lì, in corsia di emergenza, anziché sulla strada ordinaria, e se la pescata è il movente della collezione, allora, collettivamente, sarà scomparso l’interesse per la IV di Sardegna.

Il risultato finale è la distruzione del settore, ma anche i risultati parziali sono grotteschi.

Se il rarissimo rosa lillaceo vale 100, il vero Quartista - il Quartista d'esperienza, assiduo frequentatore del Circolo dei Colori, membro di lungo corso del Club delle Tinte - non lo acquisterebbe mai per 100 (e nemmeno per 90 o 80 o 70). Lo acquista solo a 10, per il comune lilla rosaceo, altrimenti quella rarità sta bene dove sta. Quindi c'è qualcosa che in teoria - e se si vuole anche anche in pratica - vale 100, ma nessun vero Quartista la comprerà mai a più di 10. Al più, se la possiede, la venderà a 100, ma ovviamente non a un altro vero Quartista (che mai l'acquisterebbe a quel prezzo) bensì a qualche sprovveduto, ancora ingenuamente in fila, convinto che la corsia di emergenza sia riservata solo e esclusivamente alle emergenze (e non alla fretta di arrivare a casa). Solo che gli sprovveduti, prima o poi, o periscono oppure diventano anch'essi furbi, o si estinguono o da pesci si trasformano in pescatori, e così abbiamo un oggetto che in teoria - e se si vuole anche in pratica - vale 100, ma in un mondo di veri Quartisti, di Quartisti pescatori, non si potrà mai scambiare se non a 10. E se nessuno è disposto a pagare 100, ma solo 10, come si fa a dire che vale 100, cioè che è raro?

E - a chiudere - la più squisita delle chicche: il Quartista, il vero Quartista, il Quartista pescatore, è colui che quand'è in società, davanti agli altri, pur non negando la sua natura di pescatore, invita tutti a studiare e conoscere, approfondire e ricercare, per poter realmente capire e apprezzare questo affascinante mondo. Un serpente con le scarpe sarebbe più credibile, visto che tutto il loro modo di collezionare è fondato sull'ignoranza altrui (che rende realizzabile la pescata).

Non mancano belle collezioni della IV di Sardegna, ma pochi collezionisti, come i Quartisti, assommano così tante storture nei loro modi di pensare e agire. Se proprio non potete evitarli, prestate almeno attenzione a non farvi infettare.

IV di Sardegna: 5 centesimi verde.

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