C'ERANO UNA VOLTA I MERCURI, UN IMPERATORE E DELLE AQUILE...

1851: Mercuri
I "Mercuri" sono i primi francobolli per giornali dell'Impero austriaco, usati sull'intero territorio, quindi anche nel Regno del Lombardo Veneto; prendono il nome dal soggetto della vignetta, la testa del dio Mercurio, in veste antica, col cappello alato, un'immagine cara al direttore della I.R. Stamperia, Alois Auer, realizzata sul disegno di Iosef Axmann; furono prodotti in tipografia - in fogli di 400 esemplari, divisi in 4 blocchi da 100 separati da un interspazio - su carta a macchina non filigranata; rimasero validi sino al 31 maggio 1864.
Non avevano un facciale dichiarato ed era il colore a segnalarne il valore implicito, tarato in funzione del numero di giornali da spedire: il francobollo azzurro affrancava una copia singola (una gazzetta piegata e messa sotto fascia) laddove il giallo serviva per la fascetta
da 10 copie e il rosa per quella da 50, du esemplari - il rosa e il giallo - ideati per "sollevare dal disturbo d'applicare molti bollini turchini quelle redazioni che spediscono altrove ai propri incaricati parecchi esemplari de' rispettivi giornali sotto una fascia ad un indirizzo medesimo".


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1858-1861: Testine
Nel 1858 l'Impero austriaco varò una riforma monetaria, che investì di riflesso anche le carte-valori postali (vi sarà una seconda emissione nel Lombardo-Veneto, denominata in soldi e non più in centesimi); cambiarono pure le vignette dei francobolli per giornali, occupate ora dall'effigie di Francesco Giuseppe, variamente incorniciata.
Il primo francobollo fu emesso l'1 novembre 1858: il busto di Sua Maestà, in rilievo a secco, è volto a sinistra, situato dentro un doppio rettangolo entro cui corrono le diciture "STEMPEL K.K. ZEITUNGS POST", rese squillanti da quattro cornette di posta agli angoli,
Anche questo nuovo esemplare non aveva un facciale esplicitato; il suo valore era di 1 soldo e 5 denari (1,05 soldi equivalenti a 3 centesimi) e copriva la spedizione di un giornale singolo; fu stampato in fogli da 400 pezzi, divisi in 4 gruppi da 100, separati da un interspazio orizzontale di circa 24 millimetri, e posti in vendita piegati al centro "a mezzi fogli di 200 pezzi: ogni mezzo foglio ha due facciate; ogni facciata 100 marche".


Nell'agosto del 1859 il colore virò sul violetto, probabilmente per evitare di confonderlo col francobollo azzurro da 15 soldi per la spedizione delle lettere.
Le
tavole di stampa differiscono peraltro in piccoli particolari, rispetto all'esemplare azzurro; il
più evidente è l'effigie dell'Imperatore, che nel francobollo azzurro è la stessa della seconda emissione ordinaria con il cosiddetto "I tipo" (nastro aperto, ciuffo piatto) e nell'esemplare lilla richiama invece il "II tipo" (nastro chiuso, ciuffo
pronunciato); l'interspazio misurava circa 10 millimetri.
Entrambi gli esemplari - azzurro e violetto - rimasero validi sino al 31 maggio 1864.

Nel 1861 fa la sua comparsa un terzo francobollo, con l'effigie di Francesco Giuseppe ora rivolta a destra (in linea con la terza emissione ordinaria) racchiusa in un ovale con attorno una cornice rettangolare ad angoli arrotondati e fondo grecato; fu realizzato con la tecnica della stampa a secco ad alto rilievo, allora di moda sull'onda del successo dei cosiddetti "obbiadini" (i bollini chiudilettera artistici); i fogli di stampa (a macchina, non filigranati) accoglievano 400 esemplari, divisi in 4 gruppi di 100, separati da un interspazio orizzontale.
E' catalogato per convenzione come il primo francobollo per giornali (valore implicito ancora di 1,05 soldi, per una copia) con validità esclusiva per i territori del
Veneto e di Mantova (giacché la Lombardia era passato sotto il dominio sardo) sebbene anche il precedente non ebbe la possibilità
di calcare il suolo lombardo.
La sua validità andò sino al 31 maggio 1864.

Tra le casistiche più interessanti vi sono gli esemplari con le impronte del bordo tipografico della composizione.

Piuttosto folkloristica la sua uscita di scena, con la validità prorogata due volte, sino all'1 giugno 1864, quando le scorte saranno richiamate a Vienna e riservate ai "raccoglitori ed ai rivenditori di bolli-lettere" - i neo-nati collezionisti e commercianti - "verso pagamento del valore nominale, e rispettivamente al prezzo stabilito pei bolli gazzette di 1 soldo per ogni bollo".
1863: Aquiletta
L'ultimo dei francobolli per giornali segna il passaggio dal volto dell'Imperatore all'aquila austro-ungarica (ancora una volta in linea con le nuove emissioni ordinarie) stampata a rilievo in tipografia entro una cornice ovale a sua volta circondata da un rettangolo con fondo lineato, racchiuso in un ottagono con le diciture "STEMPEL K.K. ZEITUNGS POST".
Rimasero invariati il valore implicito (1,05 soldi) e i tecnicismi di stampa (fogli da 400 pezzi, divisi in 4 gruppi di 100, separati da interspazio orizzontale), ma la carta a macchina si differenziò nel tempo per la comparsa della filigrana: le prime forniture (dal luglio 1863 al giugno 1864) non l'avevano; successivamente si introdussero fogli con al centro la scritta "ZEITUNGS-MARKEN".
La validità del francobollo seguì le sorti della Terza Guerra d'Indipendenza, e il 19 Agosto 1866 uscì definitivamente di scena.
Tra le varietà si annoverano i decalchi, gli esemplari con bordo di foglio che mostrano la riquadratura del filetto esterno della composizione e le coppie tête-bêche (il 17° pezzo di una parte della tiratura fu inserito al contrario nella composizione da stampa).

I segnatasse
La libera circolazione delle informazioni (politiche) è sempre stata un tema per i Governi assolutistici, soprattutto se il flusso informativo proviene da altri Stati, magari pure ostili.
"I fogli moltiplicati a stampa hanno sempre impensierito le autorità, sia religiose che civili. L'età moderna vede nascere un apparato censorio di controllo le cui vicende costituiscono un capitolo di storia dell’opinione pubblica ricco di risvolti postali" - scrivono Fedele e Luraschi - "Tema intrigante quello delle misure di contrasto ai possibili effetti destabilizzanti da circolazione delle notizie. Alle maniere forti di polizia si affiancava la serie dei controlli indiretti svolti nei nostri uffici che comprendeva la tecnica della ritardata distribuzione di gazzette pericolose in modo da disinnescarne l'effetto miccia nei giorni di posta in cui gli animi delle fazioni, in trepidante attesa, erano più surriscaldati. Tra redattori e censori, così come tra editori e governi, è stato un continuo gioco di rimpalli. In certi momenti si interveniva col pugno duro, in altri delicatamente per non irritare la pubblica opinione".
E se non se si può palesemente proibire l'affluenza di giornali dall'estero - ché la misura apparirebbe eccessiva a un'opinione pubblica che va comunque tenuta quieta - se ne può ancora ostacolare la diffusione in vari modi: con una censura preventiva, oppure astenendosi da agevolazioni, o con l'imposizione di una tassa d'ingresso.
Il 27 gennaio 1853 il Ministro delle Finanze rivoluzionava il sistema d'incasso della tassa sulle gazzette estere in abbonamento, per la quale "si adotterà l'incollamento di apposite marche da bollo a foggia delle marche postali per le lettere", da far gravare sul destinatario. La circolare dell'8 febbraio forniva ulteriori precisazioni: "la nuova pratica di bollatura adottata per le gazzette estere politiche: in luogo di tale bollatura, trattandosi di quelle gazzette politiche estere che si ricevono con il mezzo dell'I.R. ufficio postale, si adotterà l'incollamento di apposite marche da bollo a foggia delle marche postali per le lettere".
Parliamo dunque di segnatasse, e non più di francobolli, anche se storicamente vi sono stati apparentati e censiti in tutti i cataloghi filatelici.
Il 2 kreuzer (equivalente ai 10 centesimi del Lombardo-Veneto) è il
primo di questi segnatasse per giornali, emesso l'1 marzo 1853, valido sull'intero
territorio dell'Impero, sino al 31 ottobre 1858.

Nel novembre 1858 - in corrispondenza della riforma monetaria con cui si passo dalle lire ai soldi - entrò in circolo il valore da 4 kreuzer.

La tassa sulle gazzette gravava dal 1858 anche sui giornali provenienti dagli Stati tedeschi; era stata fissata in 2 kreuzer e in questo caso assolta tramite l'appostazione di uno specifico bollo.
Dal gennaio 1859 la si ridusse a 1 kreuzer e si passò al sistema dei segnatasse, per cui si rese necessaria la creazione del valore dedicato, ricavato scalpellando le cifre dalla tavola ormai in disuso del 4 kreuzer.

Riferimenti bibliografici
I "Mercuri", dalla Collezione "Testine" di 



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