ATTRAVERSANDO LO STRETTO DI MESSINA - Il mare nel sole

I francobolli degli Antichi Stati sono tra i primi al mondo, perciò realizzati in modo primordiale, attraverso processi a forte componente artigianale, manuale. Gli errori tipografici dei francobolli del Ducato di Modena, i difetti di cliché nei "Marzocchi" di Toscana, i vari "tipi" del Lombardo Veneto, le sfumature di colore della IV emissione di Sardegna - solo per citare i casi più noti - testimoniano tecniche di produzione rozze, grossolane, che pure hanno aperto filoni collezionistici tra i più avvincenti.
 
E' facile imbattersi - nel collezionismo degli Antichi Stati Italiani - in francobolli errati, immaginati in un modo e venuti fuori in un altro. Gli errori più eclatanti e appariscenti, che più di altri balzano all'occhio e attirano l'attenzione, sono chiaramente gli errori di colore, francobolli blu anziché lilla, verdi anziché camoscio, neri anziché verdi o azzurri.

Il più raro errore di colore degli Antichi Stati Italiani - circondato di misteri e curiosità, un autentico rompicapo filatelico - è il ½ grano di Sicilia azzurro anziché giallo, quando non fu più il sole a riflettersi nel mare, ma il mare a invadere e avvolgere il sole.
 
Sono conosciuti due soli esemplari, al principio collocati su una stessa missiva, andata incontro a complesse vicissitudini e continui colpi di scena.

 Ricostruzione del frammento di lettera con i due esemplari da ½ grano di Sicilia di colore azzurro.

La lettera parte da Palermo il 21 aprile 1859, diretta a Siracusa, indirizzata a Sua Eccellenza il Cavalier Sebastiano Cultrera Ascenzo di Montesano, e tutto fa pensare una frode postale. Il colore azzurro richiamava il valore da 2 grana, per cui l'impiegato l'avrebbe istintivamente assimilata a un'affrancatura di 4 grana, come presumibilmente avvenne, vista l'ordinaria bollatura col "ferro di cavallo", senza segni di tassazione.

Un parente del destinatario - collezionista di francobolli - rintraccia la lettera, ne stacca un esemplare (che tiene per sé) e la cede menomata.
 
Quel che accade dopo ce lo racconta una cartolina del 1892, attualmente di proprietà del giornalista filatelico belga Vincent Schouberechts, membro dell'Académe Europeenne de Philatélie e del board dell'International Association of Philatelic Journalists.

Il mittente della cartolina è Gaetano Cardinale, il Vice Segretario del Ministero delle Poste e Telegrafi del Regno d'Italia, il destinatario è Jean-Baptiste Moens, un commerciante belga tra i più rinomati dell'epoca. Il messaggio è una proposta di vendita di "due francobolli di rarità eccezionale, ossia un mezzo grano della posta di Sicilia azzurro chiaro e uno azzurro scuro", descritti come "ben conservati, annullati e garantiti autentici" e offerti al prezzo di "10 franchi ciascuno". I francobolli - precisa il Ministro - [n]on sono citati nel vostro catalogo. Se interessano all'acquisto ve li invierò per posta raccomandata".
 
 La cartolina del Ministro Cardinale al mercante Moens.
 
Non si conosce la risposta del commerciante, ma la storia dei due pezzi è comunque tracciabile con una certa precisione.
 
Il frammento con il ½ grano azzurro di Sicilia, con quattro firme peritali per esteso.
Nell'ordine temporale: Renato Mondolfo, Alberto Diena, Alberto Bolaffi, Giorgio Colla.
 
La lettera - così si dice - entra nella collezione del Barone Ferrari De la Renotière, anche se non compare nelle famose aste del 1921 e del 1929.
 
Viene poi ridotta a un grande frammento, che Achillito Chiesa mostra all'Esposizione Filatelica Nazionale, nel 1929.
 
Emilio Diena perizia il frammento il 29 maggio 1941, assegnando all'esemplare - "perfettamente originale" - la posizione 60 della seconda tavola.
 
Il frammento passa poi ad altri grandi collezionisti - Alfredo Gerli, Giuseppe Barcella - e Alberto Bolaffi lo esibisce all'Esposizione di New Jork, nel 1996.

Il pedigree del frammento con il ½ grano azzurro di Sicilia.

L'esemplare isolato finisce invece nell'album del Principe Doria Pamphili, appare nell'Esposizione Filatelica di Manchester del 1899, e il 19 novembre 1963 è venduto all'asta dalla Harmer di Londra - per conto della Royal Philatelic Society (cui il Principe aveva lasciato i suoi "Antichi Stati") - richiamando l'attenzione di Re Giorgio V d'Inghilterra.
 
Renato Mondolfo lo certifica nel 1970, descrivendolo "difettoso" e appartenente alla posizione 72 della seconda tavola.
 
Nel 1984 l'auctioneer svizzero David Feldman lo propone in asta, battuto a circa 60.000 franchi.
 
Saverio Imperato lo espone per la prima volta alla Mondiale di Milano nel 1998, e poi in altre occasioni, la più recente la Mostra Italiafil di Bologna, nell'ottobre 2016.

L'esemplare sciolto del ½ grano azzurro di Sicilia.
 
 
 

Il pedigree dell'esemplare sciolto del ½ grano azzurro di Sicilia.
 
 
 
Il catalogo d'asta "Prince Doria" della Harmer del 1963,
con in copertina il ½ grano azzurro di Sicilia.
Il ½ grano era il lotto n. 129,
e se l'aggiudicò alla base (£5000) il magnate immobiliare belga René Berlingin
(per avere una metrica di confronto: un bel 50 grana di Napoli, usato, veniva proposto a £75). 
 
 
 
La vendita della Bolaffi Auction Group del 2022,
con in copertina il ½ grano azzurro di Sicilia.
Il ½ grano è il lotto n. 35,
e viene proposto a trattiva privata (Price On Request).

 
Tra i collezionisti si è a lungo discusso se fosse in gioco un effettivo errore di colore o piuttosto due prove di colore, trafugate e usate in frode postale. Alla fine ha prevalso l'ipotesi dell'errore di colore, per più d'una ragione (a iniziare dal plattaggio dei due esemplari).

Prova di colore del ½ grano di colore azzurro,
su carta sottile, a macchina,
eseguita nel 1858 dai tipografi Lao e La Barbera.

Ma come si è determinata questa anomala colorazione, cosa può averla provocata?

Viene da pensare - a intuito - a un'errata inchiostrazione in azzurro di un unico foglio della seconda tavola del ½ grano, poi eliminato una volta rilevato lo sbaglio. Un'ipotesi ovvia, che lascia però perplessi, per la distanza dei due esemplari sul foglio - posizioni 60 e 72 - da cui la legittima attesa dell'uso o della conservazione di almeno una parte degli altri 98 esemplari, a oggi invece mai rinvenuti in nessuno stato (nuovo o usato, su frammento o lettera).

Un'altra bizzarria tocca il penultimo realizzo d'asta del frammento (passato poi qualche anno fa dalla casa d'asta francesce Boule, a trattativa privata).
 
Il pezzo partiva da una base di 1,5 milioni di euro, nella vendita all'incanto della Galerie Dreyfus di Basilea del 9 giugno 2011, e fu ufficialmente aggiudicato a 1,8 milioni, diventando il francobollo italiano più costoso e il secondo al mondo (dopo l'One Cent Magenta): "Sicile, erreur de couleur, vendu en 2011 - 1.860.000 Euros par Dreyfus Investor Basel S.A.", recita la velina della casa d'asta.
 
L'acquirente rimase anonimo, e neppure il successivo tam-tam tra collezionisti, operatori commerciali e periti filatelici riuscì a svelarne l'identità. La notizia non ebbe neppure la risonanza mediatica attesa per un fatto simile, mancarono l'entusiasmo e l'interesse caratteristici di queste circostanze - che di regola oltrepassano la ristretta cerchia del collezionismo - e quell'aggiudicazione sembrò anzi così esagerata da comprometterne la veridicità (anche se le regole fiscali svizzere sono così rigide da sconsigliare strategie di window dressing).

La Sicilia è un'isola circondata da un mare di misteri.

Commenti

Post popolari in questo blog

KU FU? DALLA SICILIA CON FURORE

SEMIOFORI

LO STRANO CASO DI BENEVENTO E PONTECORVO