PERITI - "Just a perfect day": un perito perfetto

 
Il 30 aprile 1977, a Roma, nei saloni dell'Hotel Eden, va in scena l'asta Italphil XXXIII; il catalogo è fisicamente leggero, sottile, appena 64 pagine (inclusa la presentazione e le condizioni di vendita) per un totale di 244 lotti; il suo contenuto è però filatelicamente pesante, di spessore, una selezione di Antichi Stati Italiani - in particolare di Sicilia - destinata a far storia.
  

 
 
Tra le proposte c'è un pezzo del Regno di Napoli, il lotto n. 3268, che è un colpo al cuore per ogni collezionista affascinato dal magnifico intreccio tra la storia dei francobolli e i francobolli nella Storia: una lettera assicurata del 29 aprile 1858, da Maglie a Napoli, affrancata per 18 grana con una combinazione di quattro esemplari diversi della I tavola (1, 2, 5 e 10 grana) e indirizzata "Alle Sacre Mani di Sua Maestà Ferdinando 2° Re di Napoli", con l'indicazione "Riserbata"    
 

 
Ho guardato questa riproduzione sino allo sfinimento, ogni volta con pensieri che non trovo esagerato definire concupiscenti; l'ho guardata così tanto, così a lungo, con così tanta intensità, da avere la sensazione di poterla attrarre a me, di riuscire a trasferirla da una vendita del 1977, su cui non avevo alcun potere, a un catalogo d'asta odierno, dove l'oggetto sarebbe stato contendibile.
 
 
Il 15 maggio 2019, in Austria, nei locali della "Viennafil", va in scena un'asta dedicata al Regno delle Due Sicilie.
 
Il lotto 14 è proprio la lettera "Riserbata" indirizzata "Alle Sacre Mani di Sua Maestà".
  
 

 
Permettetemi una divagazione: non potete dare a intendere di essere veri collezionisti se di fronte alla ricomparsa di un oggetto del vostro desiderio - che chissà dov'era, chissà chi lo possedeva, chissà se esisteva ancora o se era andato perduto - non siete stati travolti dall'emozione propria del ricongiungimento con una persona amata.

Questa lettera - la lettera indirizzata a "Ferdinando 2° Re di Napoli", il lotto 14 dell'asta Viennafil, già lotto n. 3268 dell'asta Italphil - doveva tornare a casa, nell'unico luogo in cui aveva senso che riposasse, perché la sua libertà consisteva tutta e solo nel trovarsi da qualche parte nella Collezione "Al di qua del Faro".
 
 

Sin qui la voce del cuore, il trasporto emotivo, il lato passionale. Tutte cose che devono poi dialogare con la componente razionale, perché il collezionismo degli Antichi Stati è una lucida passione.

Si ponevano due ordini di problemi, tra loro intrecciati.
 
Il primo: accertare la genuinità della lettera e, se confermata, verificarne lo stato di conservazione rispetto alla vendita Italphil.
 
Il secondo: ammesso che la lettera fosse stata "originale e perfetta", per dirlo al modo dei periti, definire una strategia per batterla in asta.

Le soluzioni le ho trovate entrambe nella stessa persona: Giacomo Avanzo.

Permettetemi un'altra divagazione: se non conoscete l'Ingegner Giacomo Avanzo, se non avete mai avuto il piacere della sua compagnia, allora, in tutta franchezza, vi state perdendo almeno la metà del divertimento che il gioco del collezionismo filatelico può offrirvi.
 
Dietro semplice rimborso delle spese vive e senza null'altro a pretendere - nessun onorario nè per la consulenza nè per il servizio d'agente d'asta - l'Ingegner Avanzo mi dà la sua disponibilità a recarsi a Vienna per esaminare la lettera dal vivo e battere il lotto in sala per mio conto; e se vi sembrano cose di poco conto, vuol dire che avete ancora tanto da imparare.
 
L'esame de visu è un passaggio cruciale, anche quando si parla di pezzi conosciuti e recensiti, con un pedigree di tutto rispetto, perché nulla garantisce che non siano andati incontro alle intemperie del tempo, un'eventualità probabile nel caso dei francobolli di Napoli, più di altri esposti ai danni di una cattiva conservazione.
 
E poi c'è la presenza fisica in sala, che segna un cambio di passo nella competizione al martelletto. Trovarsi in sala  - per una figura d'esperienza - vuol dire avere il polso della situazione, poter annusare l'aria che tira, cogliere le dinamiche della competizione, mandare messaggi - subliminali o espliciti - ai potenziali concorrenti.
 
La consulenza pre-asta dell'Ingegner Avanzo è a 360 gradi: dall'esame dell'oggetto - a cominciare dai francobolli e dagli annulli per finire con una perizia calligrafica sulla scrittura dell'indirizzo e del contenuto della lettera, passando per la verifica della tariffa - sino a una stima del suo valore, del prezzo massimo sino a cui è ragionevole difenderlo.
 
Il responso tecnico è favorevole: l'oggetto è genuino, è nato così, tutti gli esami lo confermano, e la sua qualità è quanto di meglio si possa sperare per un'affrancatura quadrivalore; l'offerta equa viena stimata in 2.500 euro (al netto dei diritti d'asta).
 
Registro l'opinione dell'Ingegner Avanzo - perché di opinione si tratta - e gli do indicazione di difendere il lotto in sala fino a 3.500 euro. Con una precisazione ulteriore: che non gli venga in mente di fermarsi, se qualcuno va oltre.
 
Il suo sospiro - al telefono - arriva parecchio rumoroso, e riesco persino a immaginare la smorfia che gli storce il viso. 

Nessun agente d'asta - mi spiega - può accettare un mandato "al meglio", entrare in sala con l'idea di battere il lotto indefinitamente, fin quando tutti gli altri concorrenti non si saranno arresi. Una soglia - un limite oltre il quale il lotto viene abbandonato - ci deve essere, se si vuole che sia l'agente a batterlo. Perché l'asta è un'alea troppo rischiosa per fronteggiarla con un atteggiamento superficiale, e un protocollo d'azione è indispensabile, se non si vuol esser trascinati in situazioni stravaganti. Troppo alto, dopo, il rischio di contestazioni, per quanta fiducia reciproca vi possa essere tra le parti ("sì, avevo detto di batterlo al meglio, ma non immaginavo certi che sarebbe salito così tanto; bisognava capirlo a buon senso che serviva fermarsi;  a questo prezzo non mi interessa più").
 
Ragioniamo insieme sul da farsi, e alla fine stabiliamo delle soglie: il lotto sarà difeso ferocemente fino a 2.500 euro, con rilanci istantanei su eventuali controfferte, anche per far capire quanto siamo determinati (e obbligare magari le controparti ad anticipare la propria resa); tra 2.500 e 4.000 euro la difesa proseguirà, ma in modo progressivamente più cauto, anche in ragione di ciò che dovesse accadere in sala; se altri dovessero toccare la nostra soglia critica dei 4.000, ancora un rilancio a difesa del lotto, l'ultimo, e poi lo si lascerà andare, se dall'altra parte si dovesse insistere.
 
Con questa strategia - mi spiega l'Ingegner Avanzo - ci siamo presi un margine di manovra così ampio rispetto alla best estimate di 2.500 euro, da avere la pratica certezza di aggiudarci il lotto; se poi in quell'azzardo che è l'asta, in quell'ideale sorteggio dall'urna della competizione al martelletto, uscirà l'unica palla nera a noi sfavorevole anziché una delle 99 bianche vincenti, bisognerà solo mandar giù il calice amaro e sorridere; il collezionismo è fatto anche di sconfitte, e serve accettarle, se si è fatto di tutto per vincere.
 
 
Il 15 maggio 2019 si va in asta, a Vienna, per riportare a casa "la lettera di Ferdinando II", tracciata da anni su uno storico catalogo della Italphil.
 
Il 15 maggio 2019 si va in asta, con una valutazione preventiva dell'oggetto da battere e una strategia di gioco per aggiudicarselo.
 
Il martelletto del banditore dà il suo ultimo colpo a 2.400 euro, giusto un filo sotto la stima fair di 2.500 dell'Ingegner Avanzo.

Re Ferdinando II di Borbone torna nel suo Regno, nei Domini al di qua del Faro.
 
Lettera assicurata del 29 aprile 1858, da Maglie a Napoli, affrancata per 18 grana,
- la tariffa per l'interno delle assicurate di peso tra 1 oncia e 1 oncia più 1/8 di oncia -
con gli esemplari del Cavalier Masini da 1, 2, 5 e 10 grana.
La lettera è indirizzata "Alle Sacri Mani di Sua Maestà Ferdinando 2° Re di Napoli",
da tre sorelle rimaste orfane di padre, che di lì a poco hanno perso anche lo zio.
Alle tre donne sono rimasti solo i debiti da saldare.
Nessuno ne sollecitava il rimborso, sinché gli uomini erano in vita,
ma ora bisogna restituire tutto, e pure con una certa solerzia. 
Le donne sono spaesate e confuse, disorientate:
vorrebbero pagare, ma non possono,
non nei tempi e nei modi pretesi dai creditori.
"Siamo disposte a toglierci il pane dalle mani"
- scrivono nella loro supplica a Re Ferdinando -
se solo i creditori fossero disposti a pazientare.
Si rivolgono al Re, le tre donne,
quel Re il cui popolo "non ha bisogno di pensare",
perché "io m'incarico di aver cura del suo benessere e della sua dignità".

Incontro l'Ingegner Avanzo a Roma, due settimane dopo l'asta della Viennafil.
 
Ceniamo in un ristorante a Piazza di Spagna, e mi consegna la mia aggiudicazione corredata dalla sua perizia, offerta come gentile omaggio.
 
Il minimo che ho potuto fare - per ricambiare - è stato offrire la cena.
 
 
Ci rincontriamo un paio di settimane più tardi, stavolta a Milano, dove siamo entrambi per lavoro.
 
Altra cena, altro certificato. In quello di prima - mi dice - gli era scappata una piccola imprecisione. Tira fuori il nuovo certificato dalla sua mitica borsa nera, da cui non si separa mai, e me lo consegna.

 
Vi sfido al classico gioco "Trova le differenze": scovate la piccola imprecisione, dal confronto tra i due certificati.
 
Lascio 20 righe bianche per darvi modo di pensare.
 
Se proprio non ci riuscite - io ho dovuto leggerli riga per riga, parola per parola, per accorgermene - andate pure a sbirciare la soluzione.





















Una piccola imprecisione, alla lettera: questione di grammi.
 
 
Non ricordo quale saggezza consigliava di mangiare svariate tonnellate di sale con un uomo, prima di dire di conoscerlo bene.
 
Ho pranzato e cenato con l'Ingegner Avanzo tante volte, ma a ogni pasto si consumeranno al massimo pochi grammi di sale, perciò sono ancora ben lontano dalle tonnellate suggerite.

Però, a volte, fortunatamente, ci si trova in situazioni più simili al test dell'anguria: ne basta un pezzettino, giusto un assaggio, per capire se è buona o no.
 
Piccoli gesti e attenzioni minime spalancano a volte una finestra su un'intera personalità, su uno stile di vita, sul modo di percepire il mondo e di rapportarsi agli altri; rivelano un ingegno minuto, uno spirito millimetrico; mostrano l'amore per il rigore e la precisione, l'attitudine a pesare e soppesare, e all'occorrenza a correggersi.
 
E' di questa sensibilità che il mondo peritale ha bisogno.

Commenti

  1. Questa è quella che io chiamo vera professionalità: la coscienza di dover fare le cose sempre al meglio possibile, in base alle proprie competenze e conoscenze, facendosi anche venire i dubbi e ammettendo persino errori minimi. Una bella lezione per tutti.

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