TOSCANA - Un mercoledì da leoni


Londra, mercoledì 1 dicembre 1965, sala d'asta della H.R. Harmer.
 
Sotto il martelletto del banditore inglese passa una "Valuable Selection of LOMBARDY, SARDINIA and TUSCANY", contenuta in un catalogo piccolo e sottile, di sole 39 pagine, con appena 302 lotti.
  

La copertina è per una quartina nuova del segnatasse per giornali da 2 kreuzer del Lombardo Veneto, un pezzo oggettivamente raro - l'odierno Catalogo Sassone ne stima il valore intorno a 150 mila euro - anche se piuttosto avanzato, specialistico.
 
E la copertina del catalogo, di regola, fissa un tetto alle aspettative: se la si dedica a una quartina del 2 kreuzer, l'asta non potrà ragionevolmente offrire nulla di più pregiato di una quartina del 2 kreuzer.
 
E invece basta ribaltare il catalogo, per assistere al primo colpo di scena.
 
 
Al fondo del quarta di copertina c'è il leggendario "3 lire Rothschild", una delle due lettere note col 3 lire di Toscana, l'unica con l'esemplare isolato: è il lotto 298,  che si può ammirare ancora nel suo fascinoso stato originario.
 
E le sorprese non sono finite.

Apriamo il catalogo, fisicamente così leggero, e troviamo una seconda di copertina filatelicamete pesante, massicia.

 
L'angolo sinistro, in basso, è occupato dal lotto 297, uno dei tre frammenti conosciuti col 3 lire di Toscana, quello con la più alta affrancatura nota (4,20 lire) realizzata con un 3 lire.
 
Al fondo della pagina, sopra una striscia di cinque del 2 soldi con annullo "a mostaccioli" (lotto 229), compaiono due 3 lire sciolti, uno nuovo e l'altro usato (lotti 295 e 296).
 
Defilato sulla destra, sopra il 3 lire usato, c'è il lotto 250: un 60 crazie usato, di un livello qualitativo fuori norma.
 
Poco più sopra, all'estrema destra e all'estrema sinistra, fanno mostra di sé due esemplari della prima emissione del Lombardo Veneto, da 5 e 15 centesimi, con la Croce di Sant'Andrea completa (lotti 11 e 59).

E scusate se non mi soffermo sui Mercuri giallo e rosa (lotti 131 e 133) ma credo di aver reso a sufficienza l'idea.

 
Londra, mercoledì 1 dicembre 1965: il blocco del 2 kreuzer in copertina, a fare da prima donna; i più rinomati 3 lire di Toscana curiosamente collocati tra le seconde linee; e poi rarità sparse ovunque, nelle pagine di un catalogo destinato a diventare esso stesso un oggetto da collezione.
 
Dove saranno finite, nel tempo, tutte queste meraviglie?

Che fine avranno mai fatto?

Saranno più riappare sul mercato?


Il blocco del 2 kreuzer lo ritroviamo ancora in copertina, trent'anni dopo, in un catalogo d'asta della Bolaffi, offerto nella pagina delle trattative private e presentato come "una rara gemma del Lombardo Veneto" (proveniente dalla Collezione Rothschild).

  

Nell'aprile del 2017 - a distanza di oltre vent'anni - torna ancora da Bolaffi, stavolta tra i lotti offerti pubblicamente, quindi con un prezzo di partenza dichiarato (e neppure così elevato) da cui l'aggiudicazione non si discosterà granché.    
 

Il 5 centesimi del Lombardo Veneto con la Croce di Sant'Andrea lo si vedrà riapparire in asta nel giugno del 2021, da Corinphila, che nel descriverlo darà conto della sua storia gloriosa (alla voce "Provenance").



Le vicende del "3 lire Rothschild" sono sin troppo note per darne qualcosa in più di un veloce richiamo: sarà offerto dalla Auction Phila di Milano, nel novembre del 1989, e aggiudicato a Bolaffi alla cifra record di 795 milioni di lire.
 

Questa è la miglior ricostruzione possibile di ciò che è accaduto nel tempo, ma... quel giorno?
 
Cosa accadde a Londra, in quel mercoledì pomeriggio di inizio dicembre del 1965?

Come andarono le cose, sotto il martelletto del banditore dalla H.R. Harmer?
 

Il "3 lire Rothschild" asfaltò tutti, ovviamente, perché il "3 lire Rothschild" non era realmente in concorrenza con nessuno, perché - al limite - non era neanche un oggetto filatelico ma una divinità pagana - ieri come oggi - con buona pace di chi lo aveva relegato in quarta di copertina. Fu aggiudicato a £ 4.600, il realizzo più alto dell'intero catalogo.
 
La sfida tra "umani" - tra francobolli che sono solo francobolli, rari o di qualità - si giocava fra tutti gli altri pezzi, e in particolare tra il 60 crazie (di grande qualità) e i vari 3 lire (le grandi rarità) capitanati dall'esemplare su frammento.
 
 
 
 

La sfida tra i 60 crazie e i 3 lire aveva avuto un precedente poco meno di dieci anni prima, a New Jork, in occasione della "Sale 7" dell'asta Caspary. 
 


 
Due tra i più spettacolari 60 crazie usati (lotti 465 e 466) sfidavano cinque 3 lire, due nuovi e tre usati (lotti dal 594 al 598).
 
Le basi d'asta dell'epoca non avevano il significato odierno; non fissavano dei livelli minimi di prezzo sotto i quali non si poteva andare; esprimevano piuttosto la spassionata valutazione del banditore, la miglior stima di un prezzo equo di mercato - "the quotations are our estimates of the approssimate market value" si legge nel catalogo "Lombardy Sardinia Tuscany"; erano quindi dimensionate su ciò che noi chiameremmo "prezzi netti", rispetto ai quali però - nella logica dell'asta - i partecipanti potevano formulare offerte sia al rialzo che al ribasso (e non era infrequente registrare realizzi inferiori alle basi, per come l'asta era congegnata).
 
La qualità (dei 60 crazie) mandò al tappeto la rarità (dei 3 lire) nella "Sale 7" dell'asta Caspary: i due 60 crazie raddoppiarono la base (entrambi aggiudicati a $ 1.600), i due 3 lire nuovi ebbero un crollo (aggiudicati a $ 550 e $ 525) e i 3 lire usati si separarono nettamente in base alla loro qualità ($1.000 e $1.100 per i due pezzi antiquariali, $ 425 per l'altro).
 
Già nel 1957, al New Jork, i 60 crazie avevano dunque sconfitto i 3 lire, un fatto che indirizzava l'aspettativa su ciò che sarebbe potuto accadere ora, nel 1965, a Londra.
 
Ma ora - a Londra - il 60 crazie "with large margin all around" non sfidava solo due 3 lire.

Ora, a Londra, il 60 crazie "neatly cancelled" sfidava anche uno dei tre frammenti noti col 3 lire, il più pregiato, quello con l'affrancatura più alta realizzata con un 3 lire, una delle rarità più suggestive di Toscana.

Quel 60 crazie sarà pur stato "one of the finest existing copies", ma l'avversario che fronteggiava era quanto di più prossimo vi fosse al "3 lire Rothschild", se non una divinità, sicuramente un semi-dio.
 
In quel mercoledì di inizio dicembre del 1965, a Londra, la rarità scese in campo con tutta la sua prepotenza, ma sarebbero poi stati i numeri - bruti e impassibili - ad avere come sempre l'ultima parola, e a tramandare così la più clamorosa vittoria mai ottenuta dalla qualità sulla rarità, il trionfo del 60 crazie sul 3 lire su frammento, del lotto 250 sul lotto 297.
 


L'eroe di quel giorno lo ritroveremo in una vendita di Renato Mondolfo di inizio anni '70, proposto a un prezzo ben superiore al catalogo, un fatto all'epoca non infrequente per i pezzi minori degli Antichi Stati, ma del tutto eccezionale per i valori con una quotazione nominale già di per sé elevata e - nel caso del 60 crazie - tra le più sostenute in assoluto.


Dal maestro all'allievo, ed ecco riapparire il 60 crazie "deliziosamente annullato" nel catalogo 7 del 1992 dell'Ingegner Giacomo Avanzo, dietro le sbarre della sigla "P.a.R." (Prezzo a Richiesta).

 
E ora, per la mia soddisfazione e il vostro piacere, vi mostro il protagonista di quel mercoledì da leoni, in un'immagine nitida e ingrandita che gli rende piena giustizia.

Il 60 crazie che sconfisse il più pregiato dei 3 lire su frammento.

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