LA CULTURA DI GIULIO BOLAFFI - Lo "spirito" filatelico










Giulio Bolaffi era "un grande mercante di francobolli", nel ricordo del nipote Giulio Filippo, figlio di Alberto (p. 78). Giulio Bolaffi è stato "colui che ha creato il mercato e il marketing filatelico", nel giudizio dell'auctioneer internazionale David Feldman (p. 86). Ma Giulio Bolaffi era prima di tutto e soprattutto un collezionista.

Questo fatto non sorprende. Tutti i mercanti sono stati collezionisti, devono esserlo stati, perché per vendere francobolli serve conoscere la psicologia, gli impulsi, gli umori, le fisime e i desideri dei collezionisti, e serve una conoscenza diretta, sulla propria pelle, non per interposta persona o per sentito dire. Giulio Bolaffi era un grande collezionista e, di nuovo, non abbiamo di cosa sorprenderci. Lascia però sgomenti che Giulio Bolaffi sia rimasto un grande collezionista anche da grande mercante, perché, insomma, i bei francobolli o li collezioni per il tuo piacere o li vendi per il tuo guadagno, ma far convivere le due cose sembra impossibile, non da realizzare, ma anche solo da immaginare.

Giulio Bolaffi - pur con "non pochi problemi", peraltro percepiti solo da Alberto - riuscì a tenere insieme le due forze, sfidò e vinse le leggi del commercio, che a un certo livello di generalità assomigliano alle leggi della fisica. Giulio Bolaffi, contro ogni aspettativa, riuscì a tenere unite due calamite per lo stesso polo, a costruirsi la figura di grande mercante, senza rinunciare alla sua natura più intima, di grande collezionista.

Giulio Bolaffi era "un amante del bello e della qualità", con le asciutte e precise parole di Raybaudi (p. 97); "un ineguagliabile estimatore di quei pochi, a volte unici, esemplari di qualità eccelsa", nell'ammirazione del nipote Giulio Filippo (p. 78); è "l'uomo che ha creato la parola 'Qualità'", nel riconoscimento di David Feldman (p. 86).

Giulio Bolaffi era un amatore della filatelia (di qualità) e amava i francobolli (di eccezionale bellezza).

Amatore è chi ragiona col cuore, chi può vantare ragioni che la ragione non conosce, e amare significa esser schiacciati da un dolore insostenibile, se mai si venisse privati dell'oggetto del proprio amore.

Amare vuol dire anteporre "la passione" alle "necessità aziendali" e amatore è colui che nella vita è "più acquirente che venditore dei pezzi più importanti".

Amare è vedere "una specie di rapina" nelle richieste del settore commerciale e amatore e chi obbliga il proprio figlio a una pietosa bugia, perché già sapeva, il figlio, "che non mi avrebbe dato l'esemplare già in collezione".

Amare significa lottare contro chi vuol separarci dall'oggetto del nostro amore e amatore è colui il cui occhio corre dall'oggetto all'assegno, e dall'assegno all'oggetto, senza sapersi decidere. 

Sapete cos'è la Banca Centrale? E' la banca delle banche, la banca che sta sopra tutte le altre, la più grande di tutte, il lender of last resort per l'intero sistema bancario. E chi è il mercante più grande, se non il mercante dei mercanti, quello che "[q]uando i commercianti hanno un pezzo importante e non riescono a collocarlo presso i loro clienti ad alto prezzo" allora si rivolgono a lui, al mercante che sovrasta tutti gli altri, con la certezza di trovare, non più un mercante, bensì "il più disponibile dei collezionisti".

 Il 3 lire di Toscana di Théodore Champion,
protagonista di un episodio di vita - privata e professionale - della famiglia Bolaffi.

Sorrido sconsolato, oggi, quando leggo e sento le parole delle vecchie glorie del passato e dei commercianti di nuova generazione. Sospiri e lamenti sulla filatelia di oggi, che non è più quella di una volta, una lagna incessante su com'era bello un tempo contrapposto a quanto è triste oggi, senza mai essere pizzicati dal pensiero che sono  proprio loro a trasmettere depressione e scoramento, con le loro ossessive proposte di materiale mediocre, l'atteggiamento disincantato e il fare disinnamorato, l'ansia da prestazione e l'insofferenza per le titubanze del cliente, la veduta corta di una spanna.

Il cinismo del commerciante infetta fatalmente il collezionista. Tutti a proclamarsi - i collezionisti - innamorati della filatelia e amanti dei francobolli, ma tutti perseguitati dallo spettro del quanto costa e dal fantasma del quanto vale, tutti all'isterica ricerca dell'occasione, del pezzo preso bene, sino a spingersi nelle torbide acque delle piattaforme virtuali, dove non si sa neppure se il materiale in vendita sia originale o falso (sic!). Tutti a definirsi - i collezionisti - appassionati di collezionismo, ma mi punge vaghezza che basterebbe un'offerta men che decente, per vedersi consegnata in blocco la loro collezione, per veder evaporare all'istante tutta la loro dichiarata, presunta passione.

"Tutti siamo stati bambini, pochi hanno il privilegio di ricordarlo", leggiamo nel racconto "Il piccolo principe" di Antoine de Saint-Exupéry. Tutti i commercianti sono stati collezionisti, ma nessuno di loro sembra oggi ricordarlo, e per colmo d'impostura persino i collezionisti stanno dimenticando di esserlo, per conformarsi ai peggiori atteggiamenti mercantili. Dobbiamo recuperare, almeno noi collezionisti, la filosofia del collezionare, come ci indicano i prossimi episodi.

Granducato di Toscana, 1851, I emissione.
2 soldi scarlatto su carta azzurra, ex Giulio Bolaffi.
Asta Bolaffi, 26-27 novembre 1999, lotto n. 348.



Granducato di Toscana, 1857, II emissione.
1 soldo ocra, ex Giulio Bolaffi, "il migliore esemplare che conosco".
Asta Bolaffi 26-27 novembre 1999, lotto n. 363.



Governo Provvisorio di Toscana, 1860.
80 centesimi, bistro carnicino, ex Giulio Bolaffi.
Asta Bolaffi 26-27 novembre 1999, lotto n. 1120.

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