QUINTA CONVERSAZIONE SUL COLLEZIONISMO - Amare


"Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce".
 
Blaise Pascal prospetta un sistema di ragioni alternativo alla ragione ordinaria, come una Geometria non-euclidea definisce un mondo alternativo - internamente coerente - alla Geometria euclidea, come un luogo fantastico ha la stessa consistenza del mondo reale, se internamente coerente.
 

I cinque postulati della Geometria euclidea:
I) tra due punti qualsiasi è possibile tracciare uno ed un solo segmento;
II) si può prolungare un segmento oltre i due punti indefinitamente;
III) dato un punto e una lunghezza, è possibile descrivere un cerchio;
IV) tutti gli angoli retti sono uguali;
V) se una retta che taglia due rette
determina dallo stesso lato angoli interni minori di due angoli retti, prolungando le due rette,
esse si incontreranno dalla parte dove i due angoli sono minori di due retti.
Balza all'occhio una stranezza:
il V postulato ha un testo molto più lungo e un contenuto ben più elaborato,
rispetto agli altri quattro (più brevi e intuitivi). 
Lo si può riformulare nella versione più popolare, nota come postulato delle parallele
- data una retta e un punto esterno a essa,
esiste una e una sola retta passante per quel punto e parallela alla retta data -
ma cambia ben poco.
Il V postulato chiama in causa due rette, per loro natura non osservabili
(noi umani siamo "esseri finiti": possiamo osservare segmenti, lunghi quanto si vuole, 
ma pur sempre segmenti, entità di lunghezza finita).
Pure, esiste un teorema con una formulazione qualitativamente simile al V postulato
- data una retta e un punto esterno ad essa, 
esiste una ed una sola retta passante per quel punto e perpendicolare alla retta data -
e lo stesso Euclide, nei suoi "Elementi", usa per la prima volta il V postulato piuttosto in là
 (solo alla 29-esima "Proposizione").
Ce n'è abbastanza per provare a "dimostrare il V postulato"
- per declassarlo da postulato a teorema,
da verità accettata senza discutere, a verità dimostrata a partire da altre verità -
hanno pensato a lungo molti matematici.
Ci volle parecchio prima di capire che il V postulato non era dimostrabile,
ma soprattutto ci volle tempo per persuadersi che la "coerenza interna"
era l'unico requisito formale richiesto a un sistema di postulati
(e perciò il V postulato poteva esser sostituito con "qualcosa di meno intuitivo").
Il postulato rimane una verità a priori, accettata senza dimostrazione,
quindi è auspicabile che sia immediatamente percepibile al senso comune
- "self-evident truths", come spesso si dice -
ma cosa sia "immediatamente percepibile al senso comune" dipende dal contesto in cui ci si colloca.
La geometria - "bianchissima, senza macula d'errore e certissima per sé", come la definì Dante
più che di regole visive e di misure, è perciò fatta di ordini e corrispondenze.
Nascono così le Geometrie non-euclidee.
 
 
 
Le tre corde di Ciampa, ne "Il berretto a sonagli" di Luigi Pirandello: la seria, la civile e la pazza.
Come la triade delle geometrie rivali: l'euclidea, l'iperbolica e l'ellittica,
ognuna con le sue ragioni, di per sé legittime, perché internamente coerenti,
a prescindere dal valore di verità che si vuol dare all'una o all'altra.
 
 


"Pirandello maestro di logica" è un articolo del matematico Bruno de Finetti, 
pubblicato il 5 dicembre 1937 sul settimanale letterario "Quadrivio",
in occasione del primo anniversario della morte dello scrittore siciliano.
 "Non c'è rappresentazione drammatica più perfettamente aderente al pensiero del matematico"
- scrive de Finetti -  "dei magistrali lavori di Pirandello":
quelle storie "in cui ogni personaggio procede sino in fondo con la sua logica allucinante,
strumento tagliente e perfetto, che tuttavia nulla può sulla logica altrui, se è diversamente impostata,
a meno che non il ragionamento ma un improvviso barlume dell'anima
non sconvolga tale impostazione".
Ogni personaggio pirandelliano ha la sua verità,
con lo stesso valore logico della verità degli altri personaggi,
come se tutti i personaggi fossero la trasposizione sulla scena teatrale
di altrettanti e diversi sistemi formali ipotetico-deduttivi,
in cui da poche affermazioni (assiomi) se ne deducono molte altre (teoremi),
ma tutte spogliate di ogni pretesa attribuzione di "verità assoluta".
Si arriva così alla cruciale distinzione tra "verità" e "coerenza":
la "coerenza" è il sostituto debole della "verità",
ma è anche lo strumento più potente di cui ci è dato disporre.

Disegnate un triangolo su un foglio di carta (su un piano) e poi disegnate lo stesso triangolo su un pallone (su una sfera). Entrambi sono triangoli, la forma dell'uno richiama quella dell'altro, ma le due figure sono chiaramente diverse: i lati del triangolo, dritti sul piano, s'incurvano sulla sfera.
 
Quando si ama si ragiona sulla sfera, dove tutto si piega alle ragioni del cuore che la ragione (delle linee dritte) non conosce. Le ragioni del collezionista sono le ragioni di una persona innamorata, le ragioni della sfera (del cuore) che la ragione del piano (della razionalità) non conosce.
 
Collezionare vuol dire smettere di essere individui piani, per acquisire una visione più rotonda delle cose della vita.

 
Non potrete mai capire il collezionismo, sin quando non sospenderete il comune senso della realtà, fin quando non rimuoverete il postulato delle parallele, finché non introdurrete un elemento nuovo, insolito e non-convenzionale, nella vostra vita e nel vostro modo di pensare.
 
Cosa accadrebbe se…
… non morisse più nessuno?
… esistessero due individui identici, quindi indistinguibili?
… tutti noi - tranne uno - diventassimo ciechi?
… la maggioranza degli elettori votasse scheda bianca?
… la penisola iberica si staccasse dall'Europa e si dirigesse verso l'America?
Sono eventi surreali, ma non importa.
Immaginate solo che siano accaduti, senza domandarvi "come" siano potuti accadere.
Sono accaduti e basta.
E ora?
Sapreste individuare gli eventi coerenti e realistici successivi a quell'insolito evento iniziale, 
fermi restando tutti gli altri canoni di funzionamento della nostra società?
Le risposte - se non avete voglia di immaginarle da voi -
le trovate nei romanzi "Le intermittenze della morte", "L'uomo duplicato", "Cecità”,
"Saggio sulla lucidità” e "La zattera di pietra", dello scrittore José Saramago,
Nobel per la letteratura nel 1998, tra i più autorevoli esponenti della "letteratura deduttiva"
- secondo la definizione di Italo Calvino -
dove si parte da pochi elementi iniziali e li si sviluppa coerentemente,
attraverso lemmi, teoremi e corollari, in stretta analogia con le discipline scientifiche.
In tutti questi romanzi - come nelle Geometrie non-euclidee - 
si chiede al lettore di sospendere il comune senso della realtà,
di considerare un aspetto nuovo, inaspettato o persino impossibile, e semplicemente di credervi,
per poi dedurne con coerenza tutte le conseguenze
(che definiranno un mondo alternativo, ma sullo stesso piano logico del mondo reale).
Saramago tira fuori le implicazioni di ognuno di quegli eventi surreali col più stretto rigore logico,
ma anche con toni ironici e sarcastici, che gli permettono di dare giudizi severi
sulle potenziali debolezze e incongruenze della società, della politica, delle istituzioni;
e arriva a risultati inimmaginabili a priori - e tuttavia necessari, date le premesse -
proprio come le Geometrie non-euclidee conducono a conseguenze lontane dal senso comune,
che però, in definitiva, derivano solo dalla modifica del postulato delle parallele. 
 
Il collezionismo sarà per voi un mondo inaccessibile, se rimarrete prigionieri di idee come utilità pratica, servire a qualcosa, fare affari, guadagnare e perdere, così come Albert Einstein non sarebbe mai approdato alla Teoria della Relatività se fosse rimasto prigioniero di Euclide.
Il collezionista ama gli oggetti della sua collezione: ama gli oggetti già in suo possesso e ama quelli che desidera possedere per raccontare sempre meglio la sua storia (attraverso la collezione).
 
Il collezionista ama, è perennemente innamorato, si innamora ogni giorno e ogni giorno un po' di più.

Ma come si riconoscono le persone innamorate?
 
Vostra moglie è solo una donna? I vostri figli sono solo ragazzi o ragazze? Il vostro cane è solo un animale? La vostra squadra di calcio è semplicemente una squadra?

No, ovviamente. Vostra moglie - per voi - avrà prima di tutto un nome, così come i vostri figli, i vostri animali domestici e la vostra squadra del cuore. Ciò che amiamo lo conosciamo per nome, ciò che amiamo ha per noi un nome denso di significati, di esperienze, di ricordi, che rendono quel nome unico. Lo stesso accade - deve accadere - per gli oggetti da collezione, se li amiamo davvero (e se invece non li amiamo, allora non siamo collezionisti).

"Gli oggetti raccolti pazientemente o furibondamente" - annota Marco Belpoliti - "non sono odalische intercambiabili". Gli oggetti da collezione - per il collezionista che li ama - sono incommensurabili l'uno all'altro e irriducibili a tutto il resto. Il collezionista non cerca un francobollo generico, che vada più o meno bene per arricchire la sua collezione. Il collezionista cerca quel francobollo preciso, che per lui ha un nome: dei collezionisti che l'hanno posseduto, dei mercanti che l'hanno intermediato, dei periti che l'hanno certificato, delle aste in cui è stato venduto, del catalogo in cui lo ha visto per la prima volta.

Il concetto di storia diventa allora pervasivo: noi collezioniamo perché vogliamo raccontare una storia attraverso gli oggetti, ma di quegli oggetti dobbiamo anche conoscerne la storia, in un ideale trait-d'union tra le due storie; e ritorna - in altra forma - il magnifico intreccio tra la storia dei francobolli e i francobolli nella storia.

Gli accidenti del collezionismo potranno pure condurre alla serendipità - a incontri inaspettati e felici con cose meravigliose che non si conoscevano e non si cercavano - ma la strategia del collezionista non può avere incertezze: gli oggetti da collezionare - gli oggetti del proprio amore - bisogna conoscerli uno a uno, per nome, perché questa conoscenza individuale è connaturata all'amore, perché - scrive Pablo Neruda - "non assomigli più a nessuna da quando ti amo".
 
L'amore rende felici, riempie l'animo di una gioia manifesta, evidente, visibile a tutti e invariabilmente uguale: le persone felici si assomigliano tutte, quelle infelici lo sono ognuna a modo loro. E' il "Principio di Anna Karenina", che rende immediatamente riconoscibili le persone felici, e di rimando le persone innamorate, che sono felici per definizione.
 
I collezionisti - i veri collezionisti - sono perennemente innamorati (della loro collezione), quindi sempre felici, anche quando le cose non girano come desidererebbero.
 
Il collezionista lotta, gioisce, soffre, ride, piange, si esalta, si deprime e si dispera, senza mai smettere di essere felice per l'avventura che ha il privilegio di vivere, bella comunque, a prescindere da come vadano le cose: "si vince, si perde", diceva il mitico Robson Lowe.
 
 
Chi ama è felice, e chi è felice non si lamenta, non brontola, non borbotta, anche quando si trova in situazioni tristi, difficili o problematiche, perché l'amore move il sole e le altre stelle sotto ogni cielo.

Fatevi un giro per il web, su Forum e gruppi Facebook, e vedete un po' se i loro frequentatori, gli argomenti che propongono e i modi e i toni che usano per discuterne, vi danno la sensazione immediata di ambienti felici, se vi restituiscono l'immagine di una comunità di persone innamorate. Perché se così non è, se per avventura doveste avere il sentore di individui livorosi, stanchi e polemici, allora, statene certi, quelli non sono collezionisti. 

Commenti

  1. Guardate che belle le parole di Balzac, come restituiscono la più nitida immagine di una persona innamorata, di un vero collezionista.

    "Vi capiterà spesso di incontrarli… vestiti assai miseramente… con l'aria di non tenere a niente, di non sentire niente, di non prestare alcuna attenzione alle donne, ai negozi, mentre se ne vanno - per così dire - alla ventura, con le tasche vuote, persi come dei pazzi, e voi vi chiedete a quale tribù possano appartenere. Ebbene, quei tipi sono… dei collezionisti, le persone più appassionate della terra".

    "Quest'anima votata al lucro, fredda come il ghiaccio, si riscaldava alla vista di un capolavoro, esattamente come un libertino, stanco di donne, si commuove davanti a una fanciulla perfetta, e si dedica alla ricerca di bellezze senza difetti. Questo don Giovanni delle tele, questo adoratore dell'ideale, trovava in tale ammirazione dei godimenti superiori a quelli che la contemplazione dell'oro procura all'avaro. Viveva in un serraglio di bei quadri!".

    E poi le ineguagliabili parole di Maupassant, che legano "amore" e "possesso".

    "Che cosa strana la tentazione! Guardi un oggetto e a poco a poco ti seduce, ti incanta come il viso di una donna. Il suo fascino ti penetra, fascino strano che proviene dalla sua forma, dal suo colore, dalla sua fisionomia di cosa; e già lo ami, lo desideri, lo vuoi. Un bisogno di possesso si impadronisce di te, bisogno dapprima dolce, quasi timido, ma che cresce, diviene violento, irresistibile…

    Oh! Compiango chi non conosce la luna di miele del collezionista col gingillo appena comprato! Lo accarezziamo con l'occhio e con la mano come se fosse di carne; ogni momento gli ritorniamo vicino, ci pensiamo sempre, dovunque andiamo, qualunque cosa facciamo. Il suo caro ricordo ci segue per la strada, fra la gente, dappertutto; e quando rientriamo a casa, prima ancora di levarci i guanti e il cappello, andiamo a contemplarlo con la tenerezza di un'amante".

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  2. Vi do un'altra indicazione molto pratica, per capire se siete davvero innamorati di un oggetto (filatelico).

    Cosa provate quando lo vedete su un catalogo di vendita? Avete la chiara sensazione di aver inaspettatamente rincontrato un amico d'infanzia o uno dei vostri primi amori? Avete l'impulso naturale di andargli incontro, di portarlo con voi e toglierlo da tutte quelle brutte compagnie da cui è circondato? Chiunque abbia provato questa sensazione, anche solo una volta, sa benissimo di cosa parlo. Oppure date il via un'infinità di calcoli astrusi sul prezzo (sempre troppo alto), sulle commissioni, sulle spese di spedizione, su eventuali tasse in dogana? E magari, al momento di pagare, è tutto un concerto di sospiri e sbuffi, di smorfie e tic nervosi?

    Ci si può auto-ingannare su tante cose, ma non sui sentimenti.

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  3. Ancora una citazione, questa volta di Emil Georg Buhler, per capire come l'amore di un collezionista verso gli oggetti può arrivare a trasformarli in una parte di sé.

    "I quadri sono una parte di me, se ne vendessi uno avrei la sensazione di pentirmi di una scelta, di cambiare i miei gusti o di tradire me stesso".

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