AMOR VACUI - 40 grana in cambio di 20 grana?

Un collezionista non compra oggetti, un collezionista insegue desideri e realizza sogni. 
 
"Vieni, guarda che cosa facciamo" - sussurrò Giulio Bolaffi a suo figlio Alberto, indeciso se rimanere in azienda o diventare pilota aeronautico - "Noi viviamo dei desideri altrui, li anticipiamo, e li soddisfiamo". E fu allora che Alberto intravide "qualcosa di erotico nelle collezioni", "nuovi vasti orizzonti capaci di compensare quelli che avrei potuto osservare dal cockpit di un aeroplano". 
 
"Quel che più profondamente affascina il collezionista" - scrive Walter Benjamin - "è collocare il nuovo acquisto dentro una sfera magica... Ogni ricordo, pensiero, consapevolezza diventa zoccolo, cornice, piedistallo, cella del nuovo tesoro. Epoca, luogo, bottega, precedente proprietario - tutto questo il vero collezionista lo vede confluire, per ogni pezzo della propria collezione, in una magica enciclopedia la cui intima essenza è il destino di quel suo oggetto".
 
Gli fanno da controcanto Lydia Flam - "Gli oggetti hanno un'anima, e io mi sentivo in dovere di proteggerli da un destino troppo funesto" - e Mario Praz - "Questi due quadretti raffiguranti sale della Reggia di Napoli al tempo di Murat, appesi in casa mia, sembrano come prolungarne magicamente l'estensione, sicché quelle stanze in miniatura in cui io non penetro che con la fantasia finiscono per essere non meno reali per me delle stanze vere e proprie" - e si potrebbe andare avanti con molte altre testimonianze, che in fondo restituiscono tutte lo stesso messaggio: gli oggetti da collezione sono gli elementi sacri di una realtà arcana, che lottano contro il tempo per renderlo discontinuo e sottometterlo al dominio dello spazio.
  

Se un francobollo è utile alla collezione, ma non è mai davvero indispensabile, 
se in fondo lo si può sempre sostituire senza sforzo con qualsiasi altro,
se dietro a quel francobollo non c'è nessuna storia personale,
allora quel francobollo potrà essere uno qualunque degli assaltatori di Star Wars,
oppure uno dei tanti fanti in quadrato alla battaglia di Waterloo,
ma di sicuro non sarà mai un vero oggetto da collezione.
 
In questo mondo di collezioni e collezionisti, in questo mondo dentro il mondo popolato da oggetti con un'anima e un destino, alcuni di essi sembrano nati per stare insieme.

Sono così intrecciati - in entanglement direbbe la meccanica quantistica, legati dal karma direbbero le filosofie orientali - che l'universo intero si mette in moto per ricongiungerli, quando gli accidenti della vita li portano a separarsi. 

Perché alla fine non vi è nulla di così stravagante e  imprevedibile che possa capitare alle cose, da impedire al loro destino di compiersi.


I cataloghi filatelici li battezzano "20 grana", e distinguono tra una "I tavola" e una "II tavola", ma un collezionista - quello autentico intendo, il collezionista come deve essere - non compra "20 grana I e II tavola".
 
Un collezionista realizza sogni, è in missione per conto del destino, parte attiva in quel flusso di forze oscure e inconoscibili che muovono la collezione.
 
Non esiste nessuna "I tavola" e nessuna "II tavola", e al limite non esiste nessun "20 grana". Esistono solo due lettere, spedite dal Regno di Napoli oltre centocinquant'anni fa, che sono due parti di un unico e indivisibile mito, come lo sono Scilla e Cariddi, ché non si può nominare l'una senza veder apparire l'altra.



 


 I due 20 grana di Napoli su lettera della Collezione "Scilla e Cariddi",
uno di "qualità insuperabile", l'altro "di tinta particolarmente vivace".
"Scilla e Cariddi
aprite quei cancelli.
Partendo da una punta di stivale
sputano righe che ti possono far male,
proteggono progetti nati sulle nuvole
custoditi come sassi in dieci scatole.
La penna che li muove sa cantare,
piangere, ridere e volare.
Una cosa che non ho mai visto prima,
altro che due versi attaccati con la rima..."

 
In questo mondo di collezioni e collezionisti "esistono gioie e momenti d'oblio che non si possono pagare nè comprare con alcuna moneta", momenti fuori dal tempo in cui si rimane "immersi nella contemplazione di cose amate che ci sorridono e ci parlano col loro muto linguaggio", con le belle parole di Mario Robatto.
 
Tra le gioie più pervasive di ogni collezionista c'è l’istante in cui arpionò quegli oggetti a cui aveva pensato per una vita intera, senza mai distrarsi, perché nel collezionismo - come nella vita - la perseveranza è tutto.

"Niente al mondo può sostituire la perseveranza" - si dice nel film "The Founder" - "Né il talento; che c'è di più comune degli uomini di talento che non hanno successo? Né il genio; il genio non ricompensato è di fatto un luogo comune. E neanche l'istruzione: il mondo è pieno di cretini istruiti. Soltanto la perseveranza e la determinazione sono onnipotenti, dimostrano che niente mai ti potrà sconfiggere".
 
La perseveranza del collezionista si specchia nell'amor vacui, quella predisposizione d'animo che non fa più temere lo spazio vuoto ma porta anzi a venerarlo, perché tiene lontano dai meri riempitivi e impone di concentrarsi sulle cose davvero importanti.

Solo l'amore per la casella vuota è onnipotente, perché solo se si preferisce l'assenza di un oggetto specifico a qualsiasi altra presenza si può arrivare a riempire quella casella nell'unico modo in cui ha senso farlo.
 

C'era una gran festa nella capitale, perché la guerra era finita.

I soldati erano tornati tutti a casa e avevano gettato le divise.

Per la strada si ballava e si beveva vino,

i musicanti suonavano senza interruzione.

Era primavera

e le donne potevano, dopo tanti anni, riabbracciare i loro uomini.

All'alba furono spenti i falò...

 

... e fu proprio allora che tra la folla, per un momento,

a un soldato parve di vedere una donna vestita di nero,

che lo guarda con occhi cattivi...

  


Ridere, ridere, ridere ancora, 

ora la guerra paura non fa. 

Brucian le divise dentro il fuoco la sera, 

brucia nella gola vino a sazietà!

Musica di tamburelli fino all'aurora,

il soldato che tutta la notte ballò...

 


... vide tra la folla quella nera signora,

vide che cercava lui e si spaventò. 

 

Salvami, salvami, grande sovrano,

fammi fuggire, fuggire di qua, 

alla parata lei mi stava vicino,

e mi guardava con malignità.

 

Dategli, dategli un animale,

figlio del lampo, degno di un re,

presto, più presto perché possa scappare, 

dategli la bestia più veloce che c'è!

  

Corri cavallo, corri ti prego...

fino a Samarcanda io ti guiderò, 

non ti fermare, vola ti prego, 

corri come il vento che mi salverò!


Oh oh cavallo, oh oh cavallo,

oh oh cavallo, oh oh cavallo, 

oh oh... 

 


 Fiumi poi campi, poi l'alba era viola, 

bianche le torri che infine toccò...


Ma c'era tra la folla quella nera signora,

stanco di fuggire la sua testa chinò.

 

Eri tra la gente nella capitale, 

so che mi guardavi con malignità,

son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale,

son scappato via ma ti ritrovo qua! 

 

Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato,

io non ti guardavo con malignità...

   


 ... era solamente uno sguardo stupito, 

cosa ci facevi l'altro ieri là?

 

T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda,

eri lontanissimo due giorni fa...

 

... ho temuto che per ascoltar la banda

non facessi in tempo ad arrivare qua!


Non è poi così lontana Samarcanda, 

corri cavallo, corri di là...

 

... ho cantato insieme a te tutta la notte,

 corri come il vento che ci arriverà!

 

Oh oh cavallo, oh oh cavallo,

oh oh cavallo, oh oh cavallo,

oh oh...

Il collezionista è come il principe delle fiabe da mille e una notte, che riscatta la bella fanciulla al mercato delle schiave, o la sottrae al mago che la tiene prigioniera nella torre di un castello, per donargli finalmente la libertà: perché la libertà di certi oggetti è tutta e solo nel trovarsi da qualche parte, dentro l'album del collezionista.
 
Certe gioie appartengono solo ai collezionisti, e se collezionare vi sembra uno spreco di tempo e denaro, la passione stramba di chi vuole far passare una serie di oggetti attraverso la cruna di un ago,  dovreste quantomeno chiedervi se nella vostra vita è presente una emozione anche solo vagamente simile, qualcosa capace di suscitare anche solo un pallido riflesso di ciò che ai collezionisti provoca la conquista dell’oggetto desiderato.
 
"Non sappiamo perché, e che mai siamo venuti a fare quaggiù: quindi, cerchiamo di passare il tempo nel modo più consono ai nostri gusti" - scrive Arrigo Cajumi - "Io non ho altra morale; anzi, sono pronto ad applaudire chi, nato per fare il collezionista di francobolli, non ha che questo scopo nella vita. Egli ha raggiunto la vera felicità".
 
La vera felicità è nell’ospitare nel proprio album "uno stuolo d'amanti inanimati" - per dirlo con Bruce Chatwin - un insieme di oggetti fatti di rarità, bellezza, valore storico, ma anche di ciò che gli inglesi chiamano association value, un interesse più modesto e privato, e tuttavia cruciale affiché l'oggetto porti con sé il retaggio dell'essere vivente, l'impronta di rapporti profondi e intensi, che fanno celebrare ogni acquisto come fosse il ricongiugimento con la persona amata.

"Che cosa strana la tentazione!
Guardi un oggetto e a poco a poco ti seduce,
ti incanta come il viso di una donna.
Il suo fascino ti penetra, fascino strano
che proviene dalla sua forma, dal suo colore,
dalla sua fisiomia di cosa;
e già lo ami, lo desideri, lo vuoi.
Un bisogno di possesso si impadronisce di te,
bisogno dapprima dolce, quasi timido, ma che cresce,
diviene violento, irresistibile...
Oh!
Compiango chi non conosce la luna di miele del collezionista
col gingillo appena comprato!
Lo accarezziamo con l'occhio e con la mano come se fosse di carne;
ogni momento gli ritorniamo vicino, ci pensiamo sempre,
dovunque andiamo, qualunque cosa facciamo.
Il suo caro ricordo ci segue per la strada, fra la gente, dappertutto;
e quando rientriamo a casa, prima ancora di levarci i guanti e il cappello,
andiamo a contemplarlo con la tenerezza di un'amante"
 
Collezionare presuppone un soggetto, il collezionista, simile all'homo universalis del Rinascimento, che vuol ricostruire il mondo nelle sue stanze, e poi un oggetto, di per sè inanimato, ma che prende vita nell'esprimere la capacità del soggetto di conoscere, comprendere e selezionare.
 
Senonché il sogno di rinchiudere l'universo in una stanza, in una libreria o dentro un album, è spesso irrealizzabile, perché ogni oggetto è unico e irripetibile, la sua assenza non può in alcun modo essere colmata, e il suo ciclo di apparizione sul mercato il più delle volte oltrepassa l’intero arco di vita del collezionista. 
 
Accade così che i veri collezionisti, anche nella felicità, siano colti da una malinconia profonda, da una tristezza infinita. Sanno che non potranno mai chiudere a chiave la terra intera, imprigionarla in una vetrina, in un album o su degli scaffali, ed è allora che la loro passione rivela il suo lato amaro, se non addirittura crudele, contro cui non sembra esservi rimedio.

A meno di non cambiare prospettiva e capire - esattamente - quale sia la regola del gioco.

 
Nel collezionismo esistono gioie che non si possono comprare con alcuna moneta corrente.
 
Non c'è somma di denaro, in euro, che può oggi acquistare le due lettere con i 20 grana della mitica Collezione "Scilla e Cariddi": perché il valore di un sogno realizzato è irriducibile a una quantificazione monetaria, o meglio, l'unica offerta in denaro che si potrebbe accettare è quella che nessuno sarebbe mai disposto a fare, quindi il problema non si pone e non si porrà mai nei termini propri di un'ordinaria transazione commerciale.
 
Nessuna quantità di euro potrà mai comprare i due 20 grana di "Scilla e Cariddi", ma forse potrebbe riscattarli qualcosa della loro stessa natura, denominata anch'essa in grana, perché questa "è la regola del gioco filatelico", come insegnava Mondolfo.
 

 
Le braccia di un collezionista devono essere sempre aperte, pronte ad accogliere ciò che il destino vorrà portargli, ma anche a lasciar andare ciò che deve andare, se proprio non c'è alternativa.
 
Il collezionista vive per "quel sottile e pur intenso  piacere del possesso", ma deve anche familiarizzare col piacere della privazione, con l'idea che è già stupendo aver avuto il privilegio di "possedere per qualche tempo" ciò che si era sempre desiderato, e poi si può pure lasciarlo andare, in nome di "un piacere ancora maggiore" nel possesso di un oggetto ancor più funzionale alla collezione.
 
Anch'io, come Renato Mondolfo, e in rapporto alle mie possibilità, "sono grato alla vita, e alla filatelia, per aver avuto la possibilità di gioire" - come mai avrei immaginato - per aver messo in collezione quei "pezzi da favola" che sono i due 20 grana napoletani su lettera di "Scilla e Cariddi".

Ora nulla può comprare questi due 20 grana, se non un altro 20 grana.

E se per avventura qualcos'altro potesse invece comprare il falso da 20 grana, il proprietario non ha che da scrivermi: a suo piacimento possiamo offrire euro e dollari depositati in banca, ma a sua scelta anche crazie, soldi, quattrini, bajocchi, lire e centesimi, custoditi negli scrigni e nei forzieri...

pitigrilli373@gmail.com

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