SECONDA LEZIONE DI ECONOMIA (FILATELICA)


Mr. Jones è un venditore di auto usate. E' un professionista di lungo corso, di grande esperienza, anche se decenni d'intenso lavoro gli hanno tolto smalto e spensieratezza. Da un paio d'anni ha affittato un piazzale, in periferia, dove tiene parcheggiate le vetture in offerta. Trascorre le sue giornate nel gabbiotto al centro del piazzale, davanti al computer, in attesa dei clienti. E' un tipo molto "social", una presenza fissa su forum e gruppi Facebook, dove sponsorizza a piè sospinto le sue automobili, e di quando in quando elargisce qualche succoso racconto del suo glorioso passato, quando commerciava in Ferrari, Porsche e Lamborghini, tra sceicchi, nababbi e maharajah. La realtà, oggi, è giusto un filo ridimensionata, anche se ugualmente affollata, un andirivieni di utilitarie e familiari, di diciottenni neopatentati e padri di famiglia alla ricerca dell'occasione.

Alla verve di un tempo è però subentrato il disincanto, la convinzione che le automobili sono in fondo solo ammassi di ferraglia, che un auto vale l'altra, tutte buone per portarti da qua a là, e che il prezzo di nessuna auto dovrebbe eccedere una soglia portata nel tempo a livelli progressivamente più bassi. Quante stupide discussioni sui chilometri percorsi, sulla qualità della carrozzeria, sullo stato del motore, su eventuali incidenti: oh, quante sciocchezze! Le auto usate - credete a Mr. Jones, che ci bazzica da quasi mezzo secolo - sono tutte uguali, o almeno senza differenze tali da giustificare quei differenziali di prezzo creati ad arte dai venditori per speculare sull'ingenuità degli acquirenti, sulla loro irrazionale tendenza ad attribuire peso e valore a cose prive di significato. Le automobili sono automobili, punto e a capo, anzi no, punto e basta, il resto son solo chiacchiere per allocchi.

Mr. Jones è in buona fede, ci crede sul serio a quel che dice, e quel che dice poi fa, con una coerenza che gli va riconosciuta. Le auto sono solo auto, e sì, va bene, qualcuna sarà tenuta meglio, qualche altra avrà un chilometraggio maggiore, in quell'altra la carrozzeria mostra la corda, e poi c'è quella con un motore dallo strano rumore. Ma sono auto usate, per l'amor del cielo! Cosa vi aspettate? Sono solo auto usate, e tutte le auto usate si equivalgono, e a dirla sino in fondo - credetegli, ché Mr. Jones la sa lunga - anche quelle nuove dal concessionario non sono poi così diverse le une dalle altre.

Tanto ci crede nella sua filosofia, Mr. Jones, che l'ha brutalmente messa in pratica. Ha collocato un grande cartello all'ingresso del suo piazzale, con su scritto "100", il prezzo unico, indistinto, per tutte le auto usate proposte in vendita. Sicuramente si è semplificato la vita, Mr. Jones, ma è convinto, sinceramente persuaso, di averla semplificata anche ai suoi clienti. Fidatevi, sembra dire Mr. Jones, nel vostro stesso interesse, fidatevi. Tutte le auto si equivalgono, e solo le vostre sciocche fissazioni vi fan vedere differenze in realtà inesistenti, spingendovi a pagare di più per dettagli privi di valore. Mr. Jones non è uno sprovveduto. Lui sa, voi no. Fidatevi.

La politica commerciale di Mr. Jones potrebbe anche funzionare, tutto sommato, se non fosse per le reazioni dei conferenti. C'è chi sghignazza e si sfrega le mani, alla notizia che la sua auto è offerta addirittura a "100", perché in tutta sincerità la valuta ben al di sotto. E c'è chi tira giù i santi dal calendario, perché sente di avergli consegnato un auto di valore ragionevolmente superiore. Accade l'inevitabile. Un'intera classe di conferenti revoca il mandato a vendere, e precisamente tutti coloro che hanno valide ragioni per sostenere di possedere un auto di valore superiore a "100". A Mr. Jones rimangono così le auto peggiori o, almeno, le auto migliori hanno sicuramente lasciato la sua rimessa.

Mr. Jones sapeva che quel "100" veniva fuori da una media alla buona dei prezzi delle singole auto, sapeva che alcune auto valevano più di "100" e altre meno, secondo le convenzioni prevalenti sul mercato, ma non si era dato pena di discriminare le une dalle altre, perché ormai a certe finezze non fa più caso, non dà più peso, sulla scia del suo inarrestabile disincanto. E' disilluso e svogliato, Mr. Jones, ma non è disonesto, e soprattutto resta convinto della sua idea. Le auto migliori sono volate via, ma lui persiste nella politica del prezzo unico e indistinto; e allora, per onestà, quel prezzo deve ridursi, non può più essere "100". Ovvio: se da un libretto universitario si tolgono i voti più alti, per definizione la media scende, si abbassa.

Mr. Jones rimuove così il cartello con su scritto "100", e ne piazza un altro col prezzo aggiornato, "75". Mr. Jones sa bene che tra le auto rimaste alcune valgono più e altre meno di "75", ma lui, appunto, non dà più importanza a certe sottigliezze, ormai non se ne interessa più. Peccato che ai conferenti continuino invece a interessare. La voce si sparge rapidamente e su Mr. Jones si abbatte una nuova ondata di revoche del mandato. Sono tutti coloro convinti di avere un automobile di valore superiore a "75", ora, a rivolerla ora indietro per affidarla a qualcun altro. L'offerta di Mr. Jones si riduce ancora, in quantità e qualità.

Non vorrete mica insegnare a Mr. Jones il suo mestiere, vero? Lui sa, voi no. Ha ragione lui, nel restar fissato nell'idea dell'uguaglianza, nel perseverare con un prezzo unico e indistinto, che ora, per onestà, è ridotto a "50". E si riparte: nuove revoche del mandato a vendere, nuovo prezzo più basso del precedente, scadimento generale dell'offerta.

Non serve una particolare acutezza di ragionamento, per individuare il punto di convergenza del processo: in assenza di differenze di prezzo, suscettibili di segnalare differenze di qualità, il parco-auto di Mr. Jones accoglierà esclusivamente i cosiddetti lemons, i bidoni, i catorci, le auto peggiori, quelle che nessuno vuole, a nessun prezzo, per quanto basso.

A Mr. Jones non resta che riconsegnare il terreno, chiudere il cancello e apporvi sopra il cartello definitivo: "FALLIMENTO".

(Franco Filanci)

Quattro gambe buono, due gambe cattivo. Ve lo ricordate? Era l'assillante ritornello delle pecore, nella Fattoria degli Animali di George Orwell. Quello slogan - ripetuto ossessivamente - aveva il potere di tacitare ogni protesta, ogni dubbio, fosse anche ogni pacata discussione, sull'operato progressivamente più spregiudicato dei maiali, i nuovi proprietari della fattoria dopo la rivoluzione. Quattro gambe buono, due gambe cattivoQuattro gambe buono, due gambe cattivoQuattro gambe buono, due gambe cattivo. E ogni perplessità cessava, tutti si trovavano istantaneamente d'accordo.

Quattro gambe buono, due gambe cattivo. I francobolli migliori si vendono al 20% del catalogo. Quattro gambe buono, due gambe cattivo. I francobolli migliori si vendono al 20% del catalogo. Quattro gambe buono, due gambe cattivo. I francobolli migliori si vendono al 20% del catalogo. Quattro gambe buono, due gambe cattivo. I francobolli migliori si vendono al 20% del catalogo.

Chi sono le nostre pecore, impegnate a martellarci con una "verità" capace di accomodare tutte le opinioni? Sono gli assidui e convinti frequentatori di Ebay, Del Campe e Facebook, nonché delle sezioni "Offro", "Cerco" e "Scambio" dei Forum filatelici. Queste piattaforme sarebbero di per sé innocue, se non fossero usate per rovesciare sul mercato una quantità di materiale che nessun mercante si sarebbe mai azzardato a presentare nei propri cataloghi, in un passato neanche troppo remoto. E' come se il water di un bagno pubblico si fosse guastato e tutto ciò che aveva accolto per anni si fosse improvvisamente riversato fuori, un intenso e persistente flusso controcorrente rispetto alla fisiologia delle cose, con quel che dovrebbe "andar giù" che invece "torna su". E siccome merda chiama merda, ecco che accanto a materiale pessimo troviamo anche materiale falso, opere più o meno abili, più o meno credibili, ma tutte pericolose, perché tenacemente resistenti a qualsiasi tentativo di smascheramento. Scompare - in questi luoghi di scambio - ogni distinzione tra professionisti e dilettanti, tra figure d'esperienza e filatelici improvvisati, tra commercianti e collezionisti, tra onesti e truffatori, e il fantomatico meccanismo dei feedback - per separare gli uni dagli altri - non sembra offrire maggiori sicurezze della prassi di far togliere le scarpe ai varchi degli aeroporti.

Se avvertite l'eco delle guerresche vicende di Mr. Jones, il nostro esperto venditore d'auto usate, è perché l'eco c'è realmente, forte e persistente, perché la filatelia su Ebay&Co. è la versione reale del parco-auto di Mr. Jones e della sua scellerata politica.








Ora, senza inutili ironie, avrei un paio di domande. Il francobollo, sebbene "piuttosto mal ridotto" (o almeno così "sembra"), conserva ancora "un piccolo valore commerciale". Quanto "piccolo", esattamente? Cioè, se scrivo "0" e gli metto affianco una virgola, quanti altri zeri devo aggiungere dopo la virgola, prima di trovare un decimale positivo? E poi, di grazia, se questo esemplare "è comunque collezionabile", cos'è esattamente un francobollo non-collezionabile? In quale stato pietoso deve versare un francobollo, prima di farvi dire che, no, accidenti, proprio no, in collezione non lo si può mettere?

Quali messaggi passano, in questo genere di conversazioni? Quale educazione, quale cultura, quale sensibilità vengono trasmesse a un potenziale collezionista? Chi può mai pensare che certe opinioni siano genuine e spassionate, anziché pesantemente interessate? Perché, insomma, se questo "Scudo" - di valore economico nullo e interesse filatelico ancor minore - ha "un piccolo valore commerciale" e "è comunque collezionabile", ecco allora che tutta una serie di terrificanti proposte di vendita acquistano automaticamente in dignità, non vi pare?


Sarebbe confortante sapere di trovarsi ai confini della realtà, se solo quei confini non fossero stati abbondantemente oltrepassati, se non ci si muovesse in territori oscuri e misteriosi, dove persino le parole più elementari hanno smarrito il loro più basilare significato, e la più semplice logica commerciale e collezionistica è stata rovesciata, stravolta.

Questo 5 centesimi del Regno di Sardegna è "bello e conveniente", nella presentazione venditore.

Questo francobollo è ... bello? Ma allora, vi prego, mostratemi un francobollo brutto, fatemi capire quanto in basso sia necessario sprofondare, prima di incontrare la bruttezza filatelica. Se pure non ci fosse un "piccolo strappo" (sic!), se pure ci volessimo limitare alla più immediata percezione visiva, quanto cattivo gusto ci vuole per definire bello questo rudere, quanta insensibilità estetica è necessaria per arrivare vedervi addirittura la bellezza filatelica?

Questo francobollo è ... conveniente? Ma conveniente rispetto a cosa, in base a quali parametri? Conveniente perché il catalogo lo quota € 4.500 e qui viene proposto a € 140? Oh, bella! Ho voluto usarla anch'io la tecnica della ripetizione ossessiva (o pensavate di avere il monopolio?). L'ho spiegato una prima volta, l'ho ripetuto una seconda volta e persino una terza, e ho pure mostrato il gioco delle due carte, basato sull'equivoca sproporzione tra la quotazione di catalogo e il prezzo di vendita; ma evidentemente non c'è peggior sordo di chi ... è sordo veramente!

Cosa dire, infine, della strategia di vendita? Belli e convenienti (sic!), ma durano solo tre giorni. E' un messaggio commerciale subdolo, che trascende il suo significato letterale; è uno sfacciato invito alla rapidità d'azione, un atteggiamento decisivo - è vero - se si fronteggiano francobolli di valore, ma scriteriato e suicida per un pezzo "da cestino", secondo le mai ben comprese categorie classificatorie del Catalogo Sassone.

Ma quali messaggi passano, di nuovo, con questo genere di proposte? Quale educazione, quale cultura, quale sensibilità vengono trasmesse a un potenziale collezionista? I francobolli - al netto degli esemplari tracciati, censiti e attesi da anni - non si comprano mai subito, perché subito non è una parola del vocabolario del collezionista. I francobolli si comprano dopo accurate e ponderate valutazioni, a costo di perderli e pentirsene. Meglio, molto meglio davvero, un pezzo valido scappato via per aver temporeggiato, che un acquisto sbagliato per la maledetta fretta traditrice.

E invece dura solo tre giorni, perciò sbrigati, fai presto che è già tardi, e dopo non sarà più disponibile. Neanche la magia della fata di Cenerentola era così repentina nel cessare. Ma quale considerazione si ha di questi oggetti, per attribuirgli addirittura una scadenza, come fossero yogurt o mozzarelle? E quale considerazione si ha del proprio mestiere, per degradare la filatelia al commercio di certi grandi magazzini: "solo domani, coltellino svizzero con cavatappi, € 9,99". Compralo subito!

Compralo subito, che il conto alla rovescia è già iniziato, come nella notte di capodanno, sino al fuoco d'artificio di questa discussione a più voci.




 



 



Qui vien da cantare - con Battiato - sul ponte sventola bandiera bianca. Ci provo ugualmente, consapevole di essere un indiano con arco e frecce, contro cento cowboy armati di fucili e pistole.

Osservate l'assillo, il martellamento, la ripetizione ossessiva. Quattro gambe buono, due gambe cattivo. Il fantasioso Sassone. Quattro gambe buono, due gambe cattivo. Nella aste trovi di tutto in ottima qualità. Quattro gambe buono, due gambe cattivo. I francobolli migliori si vendono al 15% del catalogo. Quattro gambe buono, due gambe cattivo. Ripetere e ripetere, e poi ripetere ancora, invariabilmente le stesse frasi - il 15% del catalogo, il fantasioso Sassone, il 15% del catalogo, il fantasioso Sassone, il 15% del catalogo, il fantasioso Sassone - affinché chi le ascolta, più che capirne senso e limiti, le assimili per puro contatto, le introietti in modo passivo, quasi involontario, insomma, più che idee, da discutere e verificare, messaggi subliminali da far depositare nel subconscio.

E poi quanta approssimazione e sciatteria, nell'uso del linguaggio. Concetti magari anche semplici, e pero delicati, che richiederebbero il bisturi del chirurgo, affettati col coltello del macellaio, banalizzati sino all'inverosimile. Parole da selezionare con un minimo di cura, o almeno senza troppa disattenzione, buttate lì a casaccio, a perpetuare e accrescere la confusione. La coerenza, la logica dell'argomentare, la consequenzialità sono oggetti sconosciuti.

Veniamo acclimatati alla discussione da una premessa agghiacciante: "se proprio vogliamo affezionarci ai margini ..." (e dai, su, facciamo lo sforzo, se proprio dobbiamo). Scopriamo poi che il 40 centesimi è "un po' corto" (solo un po', come se potesse diventarlo ancor di più). Registriamo una benevola tolleranza verso il 20 centesimi, che ha addirittura due margini "molto grandi" (come a dire: ottimo primo tempo, peccato ci abbiamo asfaltati nel secondo, peccato davvero che la partita duri 90 minuti e che un francobollo valga quanto il più corto dei suoi margini). Ci scontriamo con una mostruosa circonlocuzione verbale - "seppur non con margini enormi" - orientata a mettere in sordina gli evidenti difetti di marginatura, per planare sull'accomodante giudizio di margini "più che accettabili per una tricolore". E tuttavia rimaniamo perplessi, confusi: perché accontentarsi di una semplice "tricolore piacevole", se nelle aste si trova "quasi tutto, in ottima qualità" per di più "al 15% del fantasioso Sassone"?

Chi parla male, pensa male e calcola peggio. Parole vaghe e confuse non possono che tradursi in valutazioni quantitative sballate: si citano impunemente i "3000 € di catalogo", senza nessuna sensibilità per i profili qualitativi, che sono dirimenti per tarare l'effettiva quotazione di catalogo; si atterra su un "5-6% del catalogo" senza una-parola-una sul processo valutativo, senza distinguere tra l'effettiva quotazione di catalogo e il ragionevole sconto di cortesia (piuttosto elevato per materiale pesantemente difettoso); si sorteggiano numeri come palle dall'urna del lotto.

L'esito è esilarante: la lettera è stata aggiudicata a € 183, "che è, più o meno, il suo prezzo", e per la precisione - mi permetto di aggiungere - esattamente la quotazione Sassone per un pezzo di una simile qualità.

Ecco cosa succede a navigare tra Ebay e Del Campe, tra Facebook e Forum filatelici, alla ricerca dei francobolli da inserire in collezione: la prospettiva è smarrita, le gerarchie si azzerano,  il linguaggio regredisce, le parole diventano fragili, prive di contenuti, le valutazioni si fanno deboli, i sofismi imperversano, di ogni verità si scopre vero anche il contrario. Ebay&Co. sono il parco-auto di Mr. Jones, luoghi destinati ai lemons, a cose che tutti giudicano invariabilmente troppo care, per quanto in basso possa scendere il prezzo, e che trovano acquirenti solo tra chi si auto-inganna con ragionamenti capziosi e calcoli sconclusionati. Questi luoghi sono l'ultima frontiera del cattivo gusto, che poi si scopre essere sempre la penultima, perché se gareggiamo in perfezione e accuratezza, prima o poi dovremo fermarci, ma se competiamo in barbarismi, allora non ci sono più limiti. Questi luoghi inducono all'approssimazione incontrollata, all'imprecisione intollerabile, alla semplificazione brutale, agli abusi di linguaggio, alla pigrizia, alla svogliatezza, all'abbrutimento. Questi luoghi hanno in comune col collezionismo quel che accomuna Luigi Di Maio e Luigi Einaudi: il nome Luigi.



Riemergiamo un attimo, ve ne prego. Il 40 centesimi non è un po' corto. Il 40 centesimi ha un margine totalmente mancantecompletamente assente, e tanto basta ad azzerarne il valore monetario stand-alone e far crollare quello dell'intera lettera. E' il 20 centesimi, semmai, a presentare un margine chiaramente corto (il laterale sinistro) e uno piuttosto piccolo (l'inferiore), oltre a mostrare delle chiazze giallognole meritorie di un attento esame. Anche il 10 centesimi è pesantemente difettoso, a causa dell'assenza del margine inferiore per un tratto significativo. 

Questo oggetto postale è qualitativamente scadente, avrei voglia di dire pessimo, se non riconoscessi che, ictu oculi, ha una sua attrattiva: sì, è vero, è "una tricolore piacevole", gradevole nel complesso; ma il suo valore economico è un'altra cosa, che non può dipendere da una sensazione così mal definibile come la "piacevolezza" o la "gradevolezza"; il suo valore economico dipende primariamente dalla sua qualità, che è sempre l'armonica principale nella formazione del prezzo; e la sua qualità è scadente, avrei voglia dire pessima.

Il Sassone suggerirebbe di applicare un fattore di riduzione del 90% alla quotazione piena di catalogo, per avere la quotazione effettiva (di catalogo). Quindi, secondo il Sassone, la lettera potrebbe essere venduta a € 300, o meglio, il commerciante potrebbe richiedere 300 euro al collezionista (ma non il viceversa: il collezionista non può pensare di vendere al commerciante a 300, perché il Sassone fornisce prezzi di vendita per i commercianti e di acquisto per i collezionisti, e no il viceversa). L'attuale prassi di mercato applica sconti almeno del 50% a materiale qualitativamente scadente, quindi l'effettivo prezzo di scambio dovrebbe aggirarsi intorno a € 150. La lettera è stata esitata a € 183, cui dovranno sommarsi le spese di spedizione, per un costo complessivo forse un filo troppo alto, rispetto all'effettiva quotazione di catalogo (come a dire: la lettera è stata pagata più del catalogo).

Qualcuno vuol però farvi intendere che "al 15% del fantasioso Sassone, nelle aste trovi quasi tutto in ottime qualità". Cioè, secondo qualcuno, voi potete trovare in asta una tricolore della IV di Sardegna con francobolli tutti ben marginati su tutti e quattro i lati - come lo sono, per intenderci i  tre margini buoni del 40 centesimi - al 15% della quotazione piena del catalogo Sassone, vale a dire a € 450, poco più del doppio a cui è andata via una lettera di qualità scadente.

Fatemi un fischio, mi raccomando, se e quando la trovate.


Queste sei domande provengono dal "Prontuario di punteggiatura" di Bice Mortara Garavelli, linguista e accademica italiana, studiosa di grammatica e di retorica, socia dell'Accademia della Crusca.

Quanti di noi se le pongono, al momento di decidere se piazzare o no una virgola? Sicuramente in pochi, probabilmente nessuno. Quel che vogliamo dire si capisce lo stesso, virgola o non virgola, non è vero?. Eppure sono proprio finezze del genere, in aggregato, a determinare la qualità di un testo, la sua scorrevolezza, il piacere nel leggerlo anche quando tratta di argomenti distanti dai nostri interessi. I dettagli fanno la differenza, qui e altrove, nell'estetica e nella sostanza delle cose. Pensate a un dietologo che prescriva carne, riso e frutta a volontà anziché carne, riso, e frutta a volontà (chiaro: nel primo caso potrei mangiare tutto a volontà, nel secondo solo la frutta). I dettagli contano, pesano, scalettano le categorie, fissano la nostra cifra.


La figura del filatelico è associata per tradizione alla lente di ingrandimento. Questo oggetto meraviglioso - la lente - esprime i più autentici profili del collezionismo: il desiderio di indagine, il sentimento di curiosità, la voglia di ricerca del particolare, di apprezzamento delle sfumature. Le lente serve a rilevare i dettagli, perché i dettagli contano, pesano, scalettano le categorie, fissano la nostra cifra e - a livello materiale - fanno il mercato.


Voglio chiudere mostrandovi un francobollo napoletano da 5 grana dell'emissione del 1858 (la scansione purtroppo lo penalizza, non ne trasmette appieno le caratteristiche, ma rimane idonea rispetto all'obiettivo).


Osservate i margini, ampi e regolari, non solo grandi, ma anche ben squadrati, e non su uno, due o tre lati, ma su tutti e quattro. Osservate l'annullo, inchiostrato, nitido, leggibile, ben impresso, che copre parte degli stemmi lasciandoli però respirare, senza disturbare. Osservate - per quanto la scansione lo consenta - la qualità delle incisioni, la vivacità del colore, la pulizia dell'insieme. Osservate la compresenza - la presenza simultanea - di tutti i requisiti qualitativi richiesti a un francobollo degli Antichi Stati Italiani.

Questo non è il miglior 5 grana conosciuto (qui ne trovate alcuni nettamente superiori) né saprei dire, a intuito, se il gioco della qualità lo collocherebbe nella fascia "da amatore" (servirebbe ragionarci un po'); ma sicuramente è un gran bel francobollo, di quelli che sfido chiunque a trovarne uno simile su Ebay o su altre simili piattaforme di vendita.

Io, se fosse mio, non me ne priverei; e semmai volessi venderlo, sicuramente non mi accontenterei del 20% del catalogo, e neppure del 30%, del 40% e del 50%, altroché; io pretenderei di più, molto di più davvero; non per ingordigia, ma per il rispetto e l'amore verso questi oggetti, da custodire e proteggere, se necessario con richieste economiche con cui sbarazzarsi di cinici, furbi e scocciatori, per avere il gusto di vedere chi rimane, ché qualcuno rimarrà, fidatevi, anche se non ho l'esperienza di Mr. Jones, perché alla fine, qui, io la penso come Bolaffi.


Non voglio però chiudere su una nota stonata. A chi resta fissato "ne l'idea de l'ugajanza" gli dico "accetto volentieri la proposta"; e però "nun pretenne che m'abbassi io"; piuttosto, "se te senti la forza necessaria, spalanca l'ale e viettene per aria"; che se poi "nun t'abbasta l'anima de fallo", allora scusami, ma "io seguito a fa l'Aquila e tu er Gallo".

Commenti

Post popolari in questo blog

KU FU? DALLA SICILIA CON FURORE

SEMIOFORI

LE DUE SICILIE - Normanni e Svevi