CAPIRE LA QUALITA' - Misura ciò che è misurabile (parte IV)

"C'è una giusta misura nelle cose, ci sono i giusti confini di qua e al di là dei quali non può sussistere la cosa giusta"
(Quinto Orazio Flacco)

"In ogni cosa la sua misura"
(Tito Maccio Plauto)

Il migliore esemplare noto è il punto nodale della scala della qualità, il metro di paragone di ogni altro francobollo. Valutare la qualità di un esemplare degli Antichi Stati significa domandarsi quanto si sta perdendo in margini, freschezza e annullo, rispetto al migliore noto. Il sistematico confronto tra il migliore noto e gli esemplari via via posti alla nostra attenzione induce un ordinamento tra tutti questi pezzi e l'ordinamento deve essere coerente.

Il fatto è ovvio, ma val la pena precisarlo con un esempio. Se un francobollo lo valutiamo 50/100 e un altro 25/100, entrambi rispetto al migliore noto, allora implicitamente stiamo affermando la superiorità del primo sul secondo, e precisamente che il primo francobollo è doppiamente più bello del secondo. La comparazione diretta tra i due pezzi - di punteggio "50" e "25", rispetto al "100" del migliore noto - potrebbe peraltro rivelare la necessità di ritocchi e adattamenti, per preservare la coerenza con il confronto indiretto tramite il migliore noto. Potremmo scoprire, a esempio, di dover rivalutare il primo esemplare a "45"e il secondo a "35", per avere valutazioni complessivamente più robuste, meglio argomentabili.

L'idea generale - l'obiettivo da raggiungere - è semplice da enunciare: se un francobollo "A" è x volte più bello di un francobollo "B", secondo la metrica offerta dal migliore noto, allora "A" deve rimanere x volte più bello di "B" anche quando "A" e "B" sono confrontati direttamente, senza passare per il doppio confronto intermedio col migliore noto. E' un semplice vincolo di coerenza, per cui a cose uguali corrispondono valutazioni uguali, indipendentemente dal procedimento seguito per valutarle. Al variare dei francobolli "A" e "B" sullo spettro degli esemplari esistenti, e della misura x in un range ragionevole di valori, noi costruiremo pian piano un'intera scala di valutazione (coerente) della qualità. Questa è l'operazione di graduazione.

Chiariamoci però sul valore e i limiti della nostra scala, per non scoprirci vittime di una precisione illusoria. Graduare la scala impone di passare al setaccio centinaia di cataloghi e migliaia di francobolli, di realizzare un numero indefinito di confronti, diretti e indiretti. E' un'attività sfibrante, sia per la mole di materiale da visionare e valutare, sia perché non esistono canoni rigidi con cui condurla. Però dobbiamo intenderci su cosa voglia dire questa mancanza. E' proprio perché non ci sono regole fisse, applicabili in automatico, che abbiamo bisogno di statuizioni di principio nette, precise, perché solo un metro esatto può offrire, al momento opportuno, il privilegio di poter utilmente approssimare.

Con questo caveat, sotto questa clausola metodologica, proviamo a dare alcune indicazioni per la graduare la scala della qualità, con riguardo ai tre parametri di valutazione (marginatura, annullo, freschezza). 

Marginatura

La marginatura è la dimensione qualitativa di più facile codificazione, perché chiama in causa oggettive caratteristiche fisiche del francobollo, di immediata percezione.

Muoviamo da un punto così ovvio, da esser spesso trascurato: i francobolli sono oggetti di forma quadrata o rettangolare. Tutto ciò che si allontana visibilmente dal quadrato o dal rettangolo non può essere un oggetto di grande qualità. Dobbiamo avere la massima severità di giudizio verso i francobolli con l'aspetto di un poligono irregolare.

                         

Questa prima annotazione, in apparenza di pura estetica, è correlata a precisi standard di valutazione.

Molti collezionisti privilegiano i grandi margini, nella ricerca degli esemplari da inserire in collezione, ma sembrano non aver chiaro cosa sia un grande margine, che è proprio l'unica caratteristica oggettiva.

Un margine è grande se la sua misura è superiore alla metà dello spazio tra le cornici perimetrali di due esemplari adiacenti sullo stesso foglio. Se lo spazio tra le cornici è - poniamo - 2 cm, allora il grande margine deve misurare almeno 1,1 cm. Non nulla c'è da discutere, munitevi di righello e misurate.

Passo successivo: una catena è forte quanto il più debole dei suoi anelli e, allo stesso modo, il punteggio alla marginatura va calibrato sul margine più piccolo del francobollo. In particolare, per parlare di grandi margini serve che tutti e quattro lo siano. Occorre, per riprendere l'esempio, che tutti e quattro i margini misurino almeno 1,1 cm e se anche uno solo è 0,9 cm, allora - a rigore - non siamo più in presenza di grandi margini, anche se l'esemplare rimarrà sicuramente un bellissimo francobollo e spunterà un punteggio elevato sulla pertinente sottoscala di misurazione.

I collezionisti di Lombardo Veneto sono particolarmente esposti a questa illusione ottica. I francobolli della prima emissione del Lombardo Veneto sono massimamente distanziati sul foglio originario (c'è molto spazio tra le cornici perimetrali di due francobolli adiacenti) per cui tutti i francobolli presentano invariabilmente margini bianchi (ci vuole impegno per trovarne uno con la cornice intaccata). E' allora facile cadere nell'equivoco di credere ben marginato un pezzo di Lombardo Veneto a prescindere, solo perché si presenta con margini bianchi, e magari ritenerlo di qualità superiore se mostra bordi o angoli di foglio. Non vedo tantissimi francobolli con grandi margini in questa selezione.




Questo esemplare da 10 centesimi è invece ben marginato, perché grosso su tutti e quattro i lati.

 
Quindi, per riepilogare, non serve a nulla esibire margini apparentemente enormi, se quella enormità conferisce al francobollo l'aspetto di un poligono irregolare; tanto vale rifilarli e vedere cosa ne vien fuori; se il francobollo torna a essere "normale", una volta restituitagli la sua naturale forma quadrata o rettangolare, allora lo era già in principio, nella forma irregolare con cui si presentava. Vale, di nuovo, un principio di minimo: in presenza di un margine irregolare - a esempio che a va "a scendere" e richiama un triangolo rettangolo - la sua ampiezza si misura sul punto di minimo, e non sul massimo, perché è dal punto di minimo che lo si rifilerebbe, per riquadrarlo.

Questo esemplare da 45 centesimi è ben marginato, perché rimarrebbe con quattro bei margini, anche se venisse rifilato.


Serve buon senso, ovviamente, qui e altrove, come in tutte le cose della vita. Le nostre regole - anche quando formulate in modo assertivo - possono ammettere eccezioni. Più che regole sono moniti, avvertimenti, punti di attenzione. Non deridiamole, ma non trasformiamole neanche in un totem da adorare.


Questo esemplare da 1 soldo della seconda emissione di Toscana è straordinario. Dimostra di saperne poco, chi arriccia il naso o pone questioni per la fisionomia del margine superiore. Il soldo della seconda emissione di Toscana è tra i pezzi più "duri" di tutti gli Antichi Stati. Ne esisteranno quattro o cinque, complessivamente migliori (due sicuramente: il soldo ex Pedemonte e il soldo ex Giulio Bolaffi; gli altri bisogna cercarli). La potenza è nulla, senza controllo, e le migliori regole valgono niente, senza buon senso.

Dalle tesi segue un corollario. La coppia di affermazioni "un francobollo vale quanto il più piccolo dei suoi margini" e "un margine vale quanto la più piccola distanza dalla cornice" implica inesorabilmente un punteggio nullo alla marginatura, quando un margine è assente anche in un tratto pur minimo (quel che eufemisticamente viene definito margine sfiorato o toccato).


Questo esemplare da 1 quattrino vale "0" di marginatura. Può sembrare ingiusto, ma se abbiamo accettano le premesse, allora la conclusione viene da sé. Socrate è un uomo, tutti gli uomini sono mortali, Socrate è mortale. Siamo liberi di contestare le prime due affermazioni, se vogliamo, ma se le accettiamo dobbiamo tenerci anche la terza, per coerenza con le premesse. Questo vuol dire essere liberi: accettare delle regole, a tutela della pretesa libertà. "Uno non ha che dichiarasi libero, ed ecco che in quello stesso istante si sente limitato. Abbia solo il coraggio di dichiararsi limitato, ed eccolo libero", con le parole di Goethe.

Rivolgo infine un sommesso suggerimento a chi vuol intraprendere la strada della qualità nel proprio collezionare: state lontani dalle sproporzioni, dai manifesti squilibri, dagli accostamenti tra cose troppo grandi e altre in proporzione troppo piccole. State lontani da questi francobolli, se volete imparare ad amare la qualità.

        

Annullo

Abbiamo poco da aggiungere sull'annullo, rispetto al tanto già detto nella presentazione del case study. Mi limito a richiamare i punti salienti, che può esser utile ritrovare formulati in sintesi e in sequenza.
 
§ l'annullo ripetuto è un elemento fortemente penalizzante, in generale; come indicazione sommaria, utile per avere un ordine di grandezza, un annullo ripetuto non può superare il punteggio "10", a meno di casi eccezionali.

§ "nitido" e "non deturpante" sono due concetti diversi, tra cui sussiste una subordinazione gerarchica, in termini qualitativi: "nitido" è invariabilmente preferibile a "non deturpante" e deve invariabilmente avere un punteggio più alto.
 
§ la forma e i contrasti cromatici contano, nell'apprezzamento della qualità; alcuni annulli (rombi, sbarre) e alcuni colori (nero) partono con l'handicap, mentre altri annulli (svolazzi) e altri colori (rosso, azzurro, verde) sono avvantaggiati, nell'attribuzione dei punteggi; guardia alta in entrambi i casi, per non cedere all'indulgenza, per non lasciarsi incantare.

§ attenzione ai dettagli, perché capire la qualità è tutto un gioco di finezze e minuzie, perché la partita della qualità si gioca sul campo dell'annullo (e della freschezza) molto più spesso di quanto possa credere un osservatore superficiale e distratto.


Freschezza

Siamo alla freschezza, il più scivoloso e inafferrabile dei parametri qualitativi.

Un margine è grande o non lo è, senza via di mezzo. Un annullo nitido è come una bella donna: difficile da definire con precisione, ma riconoscibile senza sforzi quando la si incontra. La freschezza non permette affermazioni altrettanto nette.

La freschezza - a esprimersi bene - non è qualcosa che c'è o non c'è, non ne possiamo a rigore affermarne la presenza o l'assenza, ma solo il grado di presenza (e il complementare grado di assenza).  La freschezza - a essere precisi - è qualcosa che c'è tanto più quanto più il francobollo si avvicina allo stato in cui lo avrebbe potuto osservare un operaio delle stamperie dell'epoca. La definizione rimane vaga, non-operativa, non ci si può costruire sopra nessuna strategia di selezione dei pezzi.

Il confronto col migliore noto assume qui una valenza ancor più speciale, e in alcuni casi può anzi preferirsi il riferimento a esemplari diversi dal migliore noto, e di manifesta freschezza, per cogliere appieno questa controversa dimensione valutativa.

                         

Questi due esemplari da 9 crazie - straordinari nel complesso, entrambi ex collezione Caspary - sono in particolare di ineguagliabile freschezza. Non si spiega a un bambino cosa è un ornitorinco. Semplicemente gliene si mostra uno e gli si dice: "questo è un ornitorinco". Questi due Marzocchi sono la freschezza: vivacità di colore, nitore delle incisioni, assenza di segni del tempo, e qui mi fermo, per non cadere nella spiegazione di cos'è un ornitorinco, tanto articolata quanto incomprensibile.

La freschezza è sicuramente una caratteristica qualitativa dove la sensibilità percettiva è massimamente sollecitata, per cui in generale non si può prescindere da un esame dal vivo del francobollo, per darne una valutazione equa. A volte, tuttavia, possiamo cogliere alcuni sommari indizi già dalle immagini - pur da confermare, attraverso un esame de visu - come a esempio nei due casi che vi propongo.





Questo soldo della prima emissione di Toscana, e questa coppia del mezzo grano di Napoli, probabilmente non sono due mostri di freschezza. I colori sembrano tradire una certa stanchezza, non appaiono (dalle scansioni) particolarmente vivi, accesi. Pure le incisioni sembrano povere (forse i due pezzi sono nati proprio così, son venuti fuori male già all'epoca, ma sicuramente nei secoli non possono esser migliorati). Il primo impatto visivo è sgradevole: gli oggetti rivelano tutta la loro età, che a qualcuno potrà pure affascinare, ma tra una cinquantenne in lotta contro il tempo senza barare col bisturi, e un'altra che al tempo si è arresa dieci anni addietro, io preferisco la prima, e voi?

Chiudo con una regola del pollice - una guida dedotta dall'esperienza, valida in diversi casi, ma non in tutti - per orientarsi sulla freschezza quando non si ha la possibilità di visionare il materiale. E' proprio una rule of thumb, una brutale euristica, un criterio empirico, che non assurge a condizione né sufficiente né necessaria.

Talia a matri - dicono in Sicilia - si vu sapiri comu sarà a figghia. Guarda la madre, per sapere come sarà sua figlia - che magari stai per sposare - perché nello stato in cui trovi oggi la madre, un domani troverai anche sua figlia. Guarda l'annullo, se vuoi farti una prima idea sulla freschezza. Annulli nitidi, inchiostrati, ben impressi sono una spia, un segnale, a favore della freschezza. Se l'annullo è a modo, probabilmente lo è anche il francobollo che ci sta sotto. Annulli sbavati, scoloriti, mal impressi sono una spia, un segnale, contro la freschezza. Se l'annullo è carente, probabilmente lo è anche il francobollo che ci sta sotto. Congetture, ipotesi, supposizioni, che trovano conferma in un sufficiente numero  di casi, da potercisi affidare con una moderata sicurezza. I due 9 crazie convalidano la regola, la coppia del mezzo grano e il soldo in varia misura sembrano smentirla.

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