PERLE D'AUTORE

Permettetemi per la prima volta - dopo oltre sette anni - di esordire con un'auto-citazione (ripresa da qui):
"Questo Blog nasce
per colmare un vuoto, per creare una realtà che prima non c'era; nasce
perché è ciò che avrei voluto trovare quando ho ricominciato a
collezionare (e invece non c'era) e per restituire alla filatelia quel
primato di cultura, rigore, metodo e interdisciplinarità che le è
proprio, connaturato".
Può suonare inverosimile, e forse presuntuoso, perché il web offre ormai di tutto, dagli intrattenimenti più leggeri agli argomenti più complessi, affrontati sia gli uni che gli altri con la intera gamma di serietà e impegno (ci sono tematiche soft portate avanti con ammirabile professionalità e altre nominalmente impegnative trattate con sciatteria, così come il contrario, con tutte le sfumature intermedie).
Vi invito allora a verificarlo da voi: effettuate una ricerca su Google o su YouTube, con la parola chiave "collezionismo" - oppure "collezionismo filatelico" o "collezionismo di francobolli", se volete farvi del male - e avrete modo di accertarvi della landa mesta e desolata, una volta smazzata via la pletora di proposte commerciali (talvolta esplicite e più spesso mascherate dietro forum e gruppi Facebook).
Di quando in quando, tuttavia, mi sono imbattuto in autentiche perle d'autore, pescate dalle fonti più disparate, con cui mi sono divertito a creare un principio di collana (all'occorrenza integrata con fonti tradizionali) che propongo ora a tutti i lettori, nella speranza che vogliano segnalarmene altre, semmai le dovessero intercettare nel loro girovagare per il web.

Fortuna vuole che su YouTube vi sia il canale "Ottocento", di Giorgio Enrico Cavallo, "scrittore, storico, insegnante, insomma un vero uomo di lettere", come lui stesso si presenta al pubblico.
Seguo regolarmente le produzioni di "Ottocento", anche quando non toccano i fatti della penisola italiana (perché comunque utili per acclimatarsi all'epoca) e in più d'una occasione ho trovato delle gran belle sorprese, come ad esempio questo video dall'accattivante titolo "Collezionare la Storia" (che mi ha evocato il mio "Collezionare il Risorgimento").
Giorgio Cavallo ci propone "un percorso nella storia del collezionismo", per "entrare nello spirito d'altri tempi, quando i gentiluomini collezionavano per il piacere estetico ma anche della conoscenza", e getta così un ponte col presente, con i collezionisti più evoluti e raffinati dei giorni nostri, che ora come allora vogliono "toccare con mano il passato", "per rimanervi in contatto e approfondirne la storia", "per avere un accrescimento della propria
cultura" e "un'immersione nella cultura antica".
La linea costruttiva muove dal collezionismo moderno - identificato in Petrarca - ne valorizza il contenuto culturale e presenta i suoi luoghi d'elezione - lo studiolo, le case dei nobili e le gallerie, l'equivalente mondano dello spazio meditativo
monastico - per poi indirizzarsi verso la nascita del mercato dell'antiquariato - a seguito delle spoliazioni napoleoniche - e chiudere col richiamo al centralità del collezionismo nel preservare (e valorizzare) la memoria.
Voglio qui pizzicare alcuni passaggi dal discorso generale - che suggerisco di ascoltare per intero - per restituirne le idee di fondo, in connessione coi capisaldi del Blog.

Il collezionismo d'arte è definito "il vero collezionismo, da cui discendono tutti gli altri", e l'osservazione torna utile per riaffermare la rilevanza della dimensione artistica in ogni forma di collezionismo, la doverosa attenzione verso la fattura e lo stato di conservazione degli oggetti, che di per sé possono sollecitare curiosità e interesse (da soddisfare percorrendo un itinerario di studio e ricerca).
Segue un richiamo ai metodi e alle tecniche del collezionare: "non si raccoglie a caso, tanto per il piacere di raccogliere", assecondando il vago e mutevole gusto del momento, o sulla scia di entusiasmi incontrollati, in un malinteso diritto alla libertà di far ciò che si vuole, altrimenti si finirà col ritrovarsi in mano "un'accozzaglia di opere senza senso", in cui lo stesso autore faticherà a riconoscersi.
Giorgio Cavallo ricorda che sin dai primordi "si raccoglieva a tema [...] in una maniera corretta": selezionando con cura, in vista di un obiettivo, con l'accortezza di disporre gli oggetti "secondo un canone estetico", perché "l'estetica era tutto: bisognava saper raccogliere rispettando dei precisi canoni", con "precisa regola", e solo allora una collezione poteva presentarsi al pubblico "perché era diventata un'opera d'arte a sua volta" (nella sua interezza, una nuova unità di riferimento, di là dei singoli pezzi da cui era formata).
Il video beneficia del contributo di di Marco Albera, cultore di documenti storici, figura di spicco nell'ambiente torinese, che offre una testimonianza "ai confini della confessione di un collezionista non-pentito".
Se da un lato Albera dà atto che il collezionismo può anche "non avere nessun limite", dall'altro si affretta a precisare che "il vero collezionista a un certo punto deve definire l'oggetto della sua collezione, o meglio il perimetro", e il termine geometrico (perimetro) è qualificato con procedura operativa: "lo si capisce bene se uno prende un foglio di carta e una penna, disegna un cerchio, e poi comincia a cercare gli oggetti che possono entrare nel range della ricerca" - che hanno il diritto a stare dentro il cerchio, che possono vantare uno status di appartenenza - "in maniera da riuscire a completare un disegno", "di andare a raccogliere con pazienza, e con 'studium', cioè con amore, dei piccoli frammenti di un mosaico che si tenta di ricostruire", a convalidare l'idea che collezionare significa filtrare (degli oggetti) per arrivare a raccontare una storia (tramite oggetti).
Il collezionismo - in questo senso - "può diventare un'opera di carità", ed è allora importante "non tenere per sé le collezioni", bensì metterle "a disposizione degli altri", al servizio della comunità - come il Blog ha voluto fare con le Collezioni "Marzocco", "Aquile e Gigli" e "Al di qua del Faro" - che è anche "un modo per compiacersi del lavoro fatto, e quindi averne un piccolo riconoscimento, come fosse un premio"; ma soprattutto è una via per sottoporre le proprie scelte "al giudizio degli altri" - altri collezionisti o semplici curiosi - per trarre spunti di riflessione e miglioramente, ma anche per educare e ingentilire, nella convinzione che l'arte abbia un effetto civilizzatore tanto su chi la colleziona quanto su cui l'ammira.
Il politically correct tiene Albera lontano da preclusioni ideologiche - "se uno vuole collezionare i tappi delle bottiglie, è liberissimo di farlo", e magari sono pure cose "più divertenti di altre", o almeno così dice, con un tono peraltro dubbioso - ma la chiosa di Giorgio Cavallo rimette tutto nella giusta prospettiva: quando parliamo di collezionismo "ci troviamo di fronte comunque a oggetti che risalgono al passato" - "raramente si collezionano oggetti del presente, è sempre qualcosa del passato" - con l'intento più o meno esplicito, ma comunque presente, di studiarli in tutte le loro sfaccettature, in connessione col contesto storico, sociale e culturale in cui si collocano.
"Il collezionista è colui che vive l'oggetto di storia, e lo vive non perché lo ha comprato, ma perché l'ha studiato", ed è uno studio minuto, con cui si portano a galla informazioni fondamentali, non presenti sui libri, per esplorare "quei grandi abissi" che sono le cose delle vita quotidiana, "nel quale è difficile avventurarsi perché mancano quasi completamente i documenti" (e il mio pensiero vola alla lettera indirizzata "Alle Sacre Mani di Sua Maestà Re Ferdinando 2° di Napoli" e alla supplica a Don Liborio Romano).
Questa interpretazione del collezionismo - la più ricca e gratificante, sul piano culturale e non solo - ben difficilmente la si potrà avere con tappi di bottiglia o scatole di fiammiferi, ed è ciò che nei secoli ha fatto del collezionista una figura centrale "per preservare la memoria del passato": perché è solo grazie all'opera di collezionisti "che lavorano con cura e passione [...] per salvare la memoria" - consapevoli che l'antichità non viene data in consegna, non è a portata di mano, ma tocca all'intelletto saperla evocare - che si riescono a trasmettere in una forma strutturata, fruibile ed emotivamente coinvolgente quei tasselli di conoscenza che altrimenti andrebbero perduti.
Vi sono tutti i presupposti - in conclusione - affinché "il collezionismo diventi un oggetto di studio a sua volta", per porsi domande del tipo "perché si colleziona ancora oggi?" oppure "qual è la fenomenologia del collezionista e del collezionismo?", a cui il Blog ha provato a dare in questi anni almeno un avvio di risposta.

Il collezionismo è tra le pratiche culturali più diffuse al mondo, e non fa meraviglia che a partire dal XX secolo gli studi sull'argomento abbiano abbracciato prospettive progressivamente più ampie, non più solo storiche o letterarie, ma anche antropologiche e sociali, economiche ed estetiche, psicoanalitiche e psicologiche; anche il punto d'attacco è per così dire "regredito", da monografie per cultori della materia, o articoli accademici di una nicchia di specialisti, alle tesi di laurea e dottorato di studenti di Economia, di Lettere e Filosofia, di Conservazione dei Beni Culturali, ma anche di Giurisprudenza e Scienza della Comunicazione.
Trovate in rete la tesi di Elisa Tomasella, di cui mostro il frontespizio e l'indice.
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L'oggetto dello studio (le ceramiche greche) così come la sua declinazione (il problema dei falsi) e l'evidenza empirica di riferimento (il caso Merlin-Heike) appaiono lontani dal nostro ambito d'elezione (di natura filatelica) ma la premessa che regge il discorso (aspetti psicologici del collezionismo) rappresenta un tema comune a qualunque trattazione dell'argomento.
Il capitolo 3 - già nel titolo - riprende la premessa generale, e la sviluppa attraverso un'accurata intersezione di citazioni autorevoli, che offrono un bel quadro didascalico sulle sottigliezze psicologiche del collezionista-tipo, dalle visioni naïf alle teorie di frontiera, a sostenere un'ideale conversazione con un lettore attento e memore.
Non posso che invitare anche stavolta alla lettura integrale, se non dell'intera tesi, almeno del capitolo, di cui riporto un passo con cui l'autrice con segna un intertempo della sua analisi.
"... accumulare cose senza una loro organizzazione non può essere considerato autentico collezionismo, ma solo una forma estrema di attaccamento materiale alle cose e di accumulo patologico in cui manca la capacità di dare agli oggetti un significato simbolico affettivo e costruttivo perché tutto finisce sotto una coltre di polvere e torna anonimo e morto.
Solo se si crea un dialogo con i beni raccolti, se li si tiene in relazione fra loro, se la persona che li ha messi insieme ricrea un microcosmo, dà loro senso, significato e prima di tutto un ordine e spazi nuovi, si riesce a vincere l'azione del tempo che inesorabilmente distrugge tutto.
Il vero collezionista generalmente è curioso e abbastanza colto, mosso da una componente affettiva, sviluppa relazioni sociali collegate alla ricerca dei suoi oggetti preferiti, si diverte e si emoziona, ricrea connessioni anche tra cose apparentemente distanti, investe il suo denaro all'interno di un progetto e di obbiettivi ragionati e pensati".

Giovedì 3 luglio 2025 ricevo una mail della Corinphila, che preannuncia la vendita all'asta della collezione "KAY GEE VEE", nella tornata del 24-29 novembre.
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La presentazione è piccolo un manifesto del collezionismo: rappresenta ciò che tutti i collezionisti dovrebbero ambire a sentirsi dire - in proporzione alle loro forze, come gli arcieri di Machiavelli - al momento della dispersione della propria collezione.
"L'umile francobollo australiano da un penny di Re Giorgio V, emesso per la prima volta nel 1914, è più di una semplice etichetta postale: è un'icona della filatelia australiana e uno specchio che riflette l'identità della nazione in un'epoca di grandi trasformazioni.
Fin dall'inizio, l'One Penny incarnava sia la lealtà imperiale che un nascente orgoglio nazionale, sostituendo il disegno del canguro e della mappa con il profilo del sovrano affiancato da simboli nativi: il canguro, l'emù e i rametti di acacia sotto la corona. Eppure, quella che sembrava una semplice immagine commemorativa si è evoluta in una delle emissioni più studiate e collezionate nella storia della filatelia.
Il One Penny fu stampato in numeri colossali per soddisfare le esigenze di una nazione in crescita, eppure, paradossalmente, divenne il campo più ricco per gli specialisti. La carenza di inchiostro e carta durante la guerra, i continui aggiustamenti con matrici, lastre e filigrane, e le transizioni tra gli stampatori crearono un arazzo pressoché infinito di sfumature, varietà e anomalie. Monogrammi su lastra, impostazioni di stampa, sottili differenze di tonalità, esperimenti con carta e perforazione: ognuno offrì ai collezionisti nuove scoperte e sfide. Nel corso dei decenni, studi e confronti pazienti rivelarono varietà elusive, tra cui prove uniche, rare filigrane invertite e famosi errori che oggi godono di fama internazionale.
La collezione "KAY GEE VEE" è il culmine della dedizione di una vita di un affermato filatelico, il cui lavoro gli è valso la Medaglia d'Oro Internazionale FIP e l'ammirazione di giudici e colleghi di tutto il mondo. Ora, mentre la famiglia del collezionista desidera mantenere l'anonimato, la collezione stessa è la testimonianza di una passione che ha attraversato decenni, raccontando l'intera storia dell'One Penny, dalla sua nascita all'uso postale.
Troverete prove di stampa e prove di lastra che illustrano la genesi del disegno; una gamma sbalorditiva di sfumature che riflettono i cambiamenti nei pigmenti e nelle forniture durante la guerra; rare combinazioni di perforazione e filigrana che hanno lasciato perplessi perfino gli esperti più esperti; e pezzi spettacolari con monogrammi, impronte e varianti costanti, molti dei quali unici o tra i pochi conosciuti.
Questa non è una semplice collezione di francobolli. E' un'enciclopedia di una delle emissioni australiane più amate, una narrazione dell'evoluzione tecnologica, del simbolismo geopolitico e della meticolosa maestria nella produzione di francobolli. Contiene pietre miliari di un settore la cui profondità affascina i collezionisti da oltre un secolo.
Che questa straordinaria collezione possa ispirare, stimolare e premiare la prossima generazione di filatelisti, proprio come ha fatto con il suo devoto collezionista".

Roland Barthes.

Questo nome, questo volto, non dirà nulla ai filatelici, almeno a quelli che tengono un atteggiamento altezzoso, di distacco e pretesa superiorità, verso tutto ciò che non è filatelia in senso stretto - i francobolli e le loro tecniche di stampa, le tariffe e i cammini postali - e magari avvertono persino una punta di dolore nel vedere la loro bella creatura - la filatelia - inquinata dal contatto con altri campi del sapere, della vita umana (e di figure simili ve ne sono, eccome: basti pensare al piglio sprezzante di alcuni verso le lettere datate 17 marzo 1861, giudicate come pura speculazione perché il 17 marzo 1861... non è accaduto nulla di postalmente rilevante).
Roland Barthes - linguista, saggista, critico teatrale e letterario, sociologo, semiologo, tra gli intellettuali più citati del Novecento - ha però trovato modo d'imporsi anche all'attenzione dei più snob.
Nel 2016, a cura della casa editrice Il Saggiatore, esce la pubblicazione "Album. Inediti, lettere e altri scritti", un'antologia inclusiva di due testi sin allora sfuggiti ai curatori francesi delle opere di Barthes: "L'inconscio messo in scena" e "Cos'è un francobollo?".
Barthes affronta dunque il tema filatelico, e lo fa a muso duro, frontalmente, con una domanda che tocca i fondamenti stessi dell'oggetto - di là della sua funzione pratica di marcare un avvenuto pagamento - a cui dà una risposta elegante, sofisticata, in cui riecheggiano numerose riflessioni di quell'altro eccezionale semiologo che è stato Umberto Eco.

Che cos'è una mela?
E' un frutto - viene da dire - da consumare come spuntino, o da inserire una dieta.
Ma se la stessa mela la si colloca su un albero, se vi e una mano pronta a coglierla,
e un serpente lì vicino che osserva l'azione con grande interesse,
ecco che la mela - la stessa mela di prima, il semplice frutto da mangiare -
diventa il simbolo della debolezza umana davanti alla tentazione,
e specularmente dell'ego smisurato di ogni individuo,
e si carica così di significati simbolici, religiosi, mistici e spirituali.
Se poi diamo un morso alla stessa mela, e la poniamo di profilo,
ciò che prima era un semplice frutto diventa ora l'icona di un'azienda
che non è solo un'azienda tra le tante, ma il simbolo di una rivoluzione,
tecnologica in primis, ma per ricaduta anche sociale e persino culturale
(da notare che il logo iniziale delle Apple raffigurava Newton sotto un albero,
con una mela in mano, a evocare la narrazione per cui fu una mela caduta dall'albero
a ispirargli la teorizzazione della legge di gravitazione universale).
Ma allora cos'è realmente una mela? Dipende dal contesto, semplicemente.
Può essere... soltanto una mela, un cibo da mangiare, e la storia finisce lì.
Oppure può essere un ponte verso un mondo di significati, di concetti, di idee.
Il volume è ancora reperibile - diverse librerie on-line lo propongono in vendita - ma forse non tutti sono ben disposti a spendere più di 30 euro, quando l'interesse primario è limitato a un solo articolo della raccolta.
Fortunatamente viviamo nell'era dell'Intelligenza Artificiale, che sempre più spesso consultiamo consapevolmente, ma che viene comunque da noi, di sua iniziativa, anche quando non la interpelliamo.
Accade così che a una ricerca mirata in rete - con le parole chiave "Roland Barthes" e "Cos'è un francobollo?" - risponda anzitutto Gemini, l'IA di Google, che con poche pennellate ben assestate (al netto di qualche piccola sbavatura ortografica) ci restituisce il significato più autentico e fascinoso dei nostri amati francobolli.


Alberto Bolaffi Senior viene a mancare il 26 settembre 1944.
Giulio Bolaffi - suo figlio - ci lascia il 28 ottobre 1987.
Nel 1991 le Poste Italiane pubblicano il volumetto "L'antiquario filatelico", con sottotitolo "Alberto e Giulio Bolaffi", in ricordo di due figure monumentali nel panorama filatelico internazionale.
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La pubblicazione si apre con le testimonianze di rinomati personaggi del mondo filatelico (e non solo) che a vario titolo si erano rapportarti ai Bolaffi (padre e figlio, Alberto e Giulio).
Il meraviglioso ricordo di Agostino Zanetti (dedicato a Giulio) merita la più alta diffusione: è uno splendido pezzo d'autore, anche per una prosa scintillante e anarchica, straordinariamente coinvolgente.

"Il Postalista" è tra le poche realtà on-line con cui sono in sintonia, per ragioni ben sintetizzabili nella dichiarazione d'apertura del suo direttore (peraltro collocata in fondo all'home-page e scritta in piccolo, quasi temesse di disturbare).
"La rivista, da me ideata per diffondere la storia postale italiana e la filatelia, non ha finalità commerciali".
A molti sembrerà impossibile - lo so - ma vi assicuro che è proprio così: ci sono persone appassionate di filatelia perché la filatelia gratifica sé stessa, perché - citando "Il Postalista" - la filatelia è "cultura, scienza, studio, ricerca, socializzazione, divertimento", e lo è di per sé, anche se non ci si guadagna nulla sul piano economico.
Qualcuno potrebbe dire che la filatelia è follia - che la rima non è solo un'assonanza fonetica, ma esprime una concordanza di concetti, di sostanza - e forse avrebbe pure ragione; però rimane una follia da elogiare, parafrasando Erasmo da Rotterdam, come ha fatto Ercolano Gandini - al secolo Luciano - nel suo "Elogio della follia filatelica", nella speranza di riscuotere almeno "un apprezzamento goliardico per rendere secondo la cultura latina 'satira castigat mores ridendo' [correggere i costumi ridendo]".
Ne stralcio alcuni passi particolarmente brillanti (modificati il minino per facilitarne la lettura).

"Mi presento come cultura del mondo: usi, costumi, arte, personaggi, vita.
Io sono la Follia che ispira saggezza filatelica.
Io sono la Follia che ispira saggezza filatelica.
La Follia è modesta. Non raccoglie perle, ori e ricchezze, ma francobolli di ogni dove e di ogni quando: pezzi di carta usata e colorata. Si cercano su busta, a pacchi, in serie infinite. Pensate alla rarità dei francobolli emessi dal Regno delle Due Sicilie, l'emissione denominata 'dei dominji al di là del Faro', stampati in colori diversi. Francobolli rarissimi su busta per celebrare Ferdinando II, su disegno di Tommaso Aloisio Juvara. Apri un catalogo d'asta, da sempre, ne trovi tantissimi come se tutti quelli che sono stati emessi fossero stati tutti conservati.
La serenità, la freschezza di sentimenti, le conoscenze, tutto traspare dal mio volto: il Filatelista, a volte, è scambiato per Minerva, la dea della sapienza.
Mia padre è Pluto, il padre di tutti i vizi: un suo cenno basta a confondere il sacro con il profano. Guerre, pace, imperi, alleanze, arti, tribunali ed are. Tutte le attività soggiacciono al suo arbitrio. Mi ha concepita come la più bella delle passioni, amabile come tutte le ninfe.
La serenità, la freschezza di sentimenti, le conoscenze, tutto traspare dal mio volto: il Filatelista, a volte, è scambiato per Minerva, la dea della sapienza.
Mia padre è Pluto, il padre di tutti i vizi: un suo cenno basta a confondere il sacro con il profano. Guerre, pace, imperi, alleanze, arti, tribunali ed are. Tutte le attività soggiacciono al suo arbitrio. Mi ha concepita come la più bella delle passioni, amabile come tutte le ninfe.
Doveva essere la nobiltà di un Impero a tenermi a battesimo fra le nebbie di Londra dove ho manifestato i primo vagiti: ma Follia si è impossessata in fretta del mondo intero.
Lusinga, delizie del mondo l'unicità, il valore venale, sono stati gli aggreganti della mia follia.
La conoscenza, la cultura generale, la sapienza del mondo hanno oscurato i sacrifici per ottenere questi rettangoli di carta.
La vanità, l'adulazione, l'oblio, la voluttà avvolta in ghirlande di rose, di profumi di danaro formano la golosità, il mio seguito. Anche Regine e Imperatori si lusingano di onorarmi. La divinità della Follia.
C'è chi sostiene che la follia filatelica è onorata quando fa bene a chi la pratica. Vino, nutrimento, donne non stanno alla pari di questa passione che coinvolge tutto l'essere nelle sue espressioni più forti: sapere, dominio, ricchezza.
Dopo il lavoro stressante della giornata, torno felice a casa dove trovo, la moglie, i figli e la filatelia che mi fa dimenticare le fatiche, le oppressioni, i rimproveri, le mancanze. Io sono con te, Follia dell'essere, Follia filatelica, fonte di piacere.
Lasciamo perdere coloro i quali dopo aver partecipato a una selezione, a una Mostra a concorso, raggiungono lo stato di collera distruttiva inaudita, perché non si sono classificati o non hanno vinto. Avessero la possibilità, trasformerebbero i giurati in alberi rinsecchiti e spenti, o addirittura in serpenti, come se una simile metamorfosi non fosse uguale a uscire dalla vita e di senno.
Lusinga, delizie del mondo l'unicità, il valore venale, sono stati gli aggreganti della mia follia.
La conoscenza, la cultura generale, la sapienza del mondo hanno oscurato i sacrifici per ottenere questi rettangoli di carta.
La vanità, l'adulazione, l'oblio, la voluttà avvolta in ghirlande di rose, di profumi di danaro formano la golosità, il mio seguito. Anche Regine e Imperatori si lusingano di onorarmi. La divinità della Follia.
C'è chi sostiene che la follia filatelica è onorata quando fa bene a chi la pratica. Vino, nutrimento, donne non stanno alla pari di questa passione che coinvolge tutto l'essere nelle sue espressioni più forti: sapere, dominio, ricchezza.
Dopo il lavoro stressante della giornata, torno felice a casa dove trovo, la moglie, i figli e la filatelia che mi fa dimenticare le fatiche, le oppressioni, i rimproveri, le mancanze. Io sono con te, Follia dell'essere, Follia filatelica, fonte di piacere.
Lasciamo perdere coloro i quali dopo aver partecipato a una selezione, a una Mostra a concorso, raggiungono lo stato di collera distruttiva inaudita, perché non si sono classificati o non hanno vinto. Avessero la possibilità, trasformerebbero i giurati in alberi rinsecchiti e spenti, o addirittura in serpenti, come se una simile metamorfosi non fosse uguale a uscire dalla vita e di senno.
La felicità è legata alla Follia come la vecchiaia alla giovinezza.
Due grandi collezionisti americani, ricchissimi per patrimoni, raccoglievano le stesse cose: a uno mancava un francobollo che aveva l'altro. Erano ricchissimi e vivevano nel lusso più accattivante.
Ma la Follia si impossessò della mente debole di uno dei due che con l'omicidio ottenne quello che a lui mancava. Fu molto difficile scoprire la vera trama del delitto: alla base c'era la mancanza del francobollo rarissimo che mancava all'ucciso.
La felicità di un istante, di possedere l'unico pezzo conosciuto.
Ma la follia raggiunge vette inesplorate.
Verso la fine del 1861 nasce il primo catalogo di francobolli per dare ordine e cronologia alle raccolte. E' stato un francese Alfred Potiquet, sulla base di un lavoro svolto dal connazionale Oscar Berger Levrault. La pazzia aveva le sue guide. Ce l'hai l'Occhio di Bue del Brasile? E tu conosci il primo francobollo triangolare emesso nel 1853 dal Capo di Buona Speranza?
Stai attento però! Il francobollo deve essere centrato, non tagliato corto, avere tutti i dentelli, meglio se non linguellato, con gomma integra… altrimenti vale... poco, vale la metà... non lo acquista nessuno. All'acquisto era integro, l'ho linguellato io, allora si faceva così... oggi non vale, deve avere anche un annullamento non deturpante.
Un caro amico, intelligente e scaltro, viveva di agricoltura. Gli studi suoi l'avevano portato a essere il 'padrone' con tanti contadini che lavoravano la sua terra: casa splendida con camerieri e aiuti di ogni genere, lavoranti in campagna... e lui che con la saggezza dell'agricoltore raccoglieva i frutti di tanto benessere.
Ma la Follia lo ha raggiunto giovanetto: qualche bella serie di francobolli italiani, qualche francobollo di Sicilia, tutto per darsi un credito, un'aria di sapiente raccoglitore di cose rare.
Ma la follia sa come entrare nella mente come tentatrice, come farti abbandonare alle passioni. Con lo specchio in mano ti rivolge lo sguardo verso il possibile ulteriore guadagno: ovvero è un investimento fatto da tutti, è un risparmio per la vecchiaia, acquistare Antichi Stati e Lombardo-Veneto.
Compra ogni busta di Lombardo-Veneto, compra i più interessanti francobolli della RSI: a ogni lettera, a ogni acquisto, moriva un toro nella stalla… ce n'erano tanti! Un patrimonio, un investimento di grandi proporzioni.
Il tempo solo è galantuomo: se compri per la tua passione, non cercare il guadagno o l'investimento.
Lascia perdere, Follia sa come compensarti quando, per bisogno o per scelta, decidi di vendere, meglio se usiamo la parola svendere.
Platone, per sottolineare la natura folle del sesso femminile, ebbe il dubbio se si dovesse iscrivere la donna nella categoria degli animali dotati di raziocinio: quando infatti Filatelia, che è donna, vuole passare per saggia diventa doppiamente sciocca, come se nuotasse contro corrente.
Chi indossa contro la sua natura i panni della virtù, non fa che raddoppiare l'errore. La passionaccia è una passione che ti lega l'anima e il corpo senza mai lasciarti.
La filatelia resta pazzia anche se si veste di porpora o d'oro. Quanto saggio è colui che realizza forse il 10% del valore di catalogo dei francobolli acquistai con tanto sacrificio?
La scimmia che invade la tua mente non ti lascia mai sereno.
Cerca una lettera spedita da Roma e trasportata con il Pomilio il giorno 27 maggio 1917 ovvero una lettera annullata con l'apposito tampone per il viaggio di ritorno in data 23 maggio 1917: quelle sono rarità. Non quello che ti propinano per celebrare la grandezza d'Italia con la data del 20 maggio 1917.
Quanti, dopo il lavoro, a casa propria riacquistano energia e tranquillità con la Filatelia. Hanno quindi scoperto il massimo piacere della vita e la fonte da cui trae origine.
Quanti, dopo il lavoro, a casa propria riacquistano energia e tranquillità con la Filatelia. Hanno quindi scoperto il massimo piacere della vita e la fonte da cui trae origine.
Il banchetto della filatelia è ricolmo di donne? No! Abbiamo visto che la filatelia è una donna capricciosa. Che significato può avere rimpinzarci di tanti manicaretti e leccornie senza nutrire insieme l'anima e la mente con la pazzia più dolce, l'incanto tanto soave che la mente umana possa assaporare.
E' alternativa: il filatelista è onesto e questa sua purezza lo trasporta a chiedersi cosa sarebbe la vita senza le occasioni, la ricerca fra gli sputi del mondo un francobollo sovrastampato 'sconosciuto'. Chissà quale piacere ritrovare un nuovo One Cent Magenta. La vita sarebbe assai triste se non ci fossero queste provvidenziali occasioni di spasso per scacciare le noia.
Ora che ho tessuto l'elogio dei miei poteri e del mio zelo e giunto il momento di parlarvi del mio buon senso.
Ora che ho tessuto l'elogio dei miei poteri e del mio zelo e giunto il momento di parlarvi del mio buon senso.
Avere buon senso significa servirsi delle cose a proprio vantaggio. Allora chi merita di essere chiamato saggio, il sapiente che non sbaglia mai o il pazzo filatelico che non sa cosa sia la vergogna e che non teme il pericolo, perché nemmeno lo vede.
La Follia gli dà in corpo tanta forza da ritenere che quello che acquista, lo acquista per la sua soddisfazione personale. Si è divertito tutta la vita e si diverte a lasciare ai figli l'oggetto della sua passione: senza interessi, senza pensare a quanto ha speso; si è divertito folleggiando con Filatelia, la superba dea dell'arte e della scienza.
Cosa può spingere gli uomini a tramandare ai posteri collezioni le più disparate se non l'amore per la gloria? E' Follia che rende la vita più facile e che conduce l'uomo verso la saggezza.
Ma forse ho esagerato nel comprendere come la follia sia stata l'unica fonte di consolazione per il filatelista. Certo si sa, gli stolti sono più felici dei saggi e questo certamente pone positivamente a vantaggio dei primi.
Potrai pensare che ogni filatelico sia stato colpito da una particolare forma di amor proprio, che è comunque fonte di piacere per tutti i mortali. Ed ha una compagna inseparabile, l'adulazione.
La felicità sta in quel che si crede, lasciarsi illudere però, non è bello. Non lasciarlo fare, dico io, è ancora peggio.
Chi crede che la felicità dipenda dalla circostanze reali è completamente fuori strada, perché l'uomo è così confuso e contorto che non può acquisire una conoscenza assoluta delle cose: è attirato più dai trucchi che dalla realtà.
Ma il Filatelista non è solo folle: è pazzo da legare! O no?
Nel nostro cuore, però, ringraziamo sempre Follia per averci guidato in questo campo, per averci dato tante ore di tranquillità, tante ore di riposo vero".

La qualità è diventata un must del collezionismo filatelico, a seguito dell'azione di Giulio Bolaffi e Renato Mondolfo; la sua evoluzione - la bellezza - si annovera oggi tra le radici del collezionismo; e per chiarire il punto di vista nella sua interezza - segnatamente la differenza concettuale tra qualità e bellezza - ho presentato dei casi pratici, così da mettere la teoria alla prova dei fatti.
L'argomento risale nel tempo; se ne ha traccia già negli atti del "1° Congresso Filatelico Italiano" - tenuto a Napoli, dal 28 al 30 maggio del 1910 - e precisamente nella relazione di Leonardo Mazza sul "Voto al Ministero delle Poste e Telegrafi affinché siano meglio curate l'estetica e la parte artistica delle future emissioni d'Italia e Colonie".
"Anche il profano che prende a scorrere, mosso dalla semplice curiosità, un bel fornito album di francobolli, si sente naturalmente attratto dalla perfezione con cui sono eseguiti diversi di questi per noi interessanti brani di carta e si ferma estatico a guardarli con un sentimento che va dalla ammirazione alla soddisfazione; mentre lascia passare indifferente pagine intere di bolli che non sanno imporsi alla sua attenzione per la mancanza di qualsiasi attrattiva.
Perché questo?
Il sentimento del Bello, il culto verso la più alta manifestazione dell'armonia - l'Arte - questa occulta interpretazione delle leggi che regolano l'espressione del Bello, sono, ad un certo grado, posseduti da ognuno; e gli occhi, i sensi ne godono, e tutte le facoltà volitive e sensitive del nostro organismo si sentono come attratte о sussultano di soddisfazione quando l'Armonia, il Bello si manifestano, si come piacciono e commuovono una rosa smagliante, una donna bella, una musica suadente".
L'eco arriva sino ai giorni nostri. "La bellezza non è solo estetica: è ricerca, aspirazione, una scelta" - si legge nell'introduzione alla Collezione "Aquile e Gigli", il cui obiettivo è "mostrare la bellezza filatelia", nel sottinteso che numerosi frammenti di conoscenza rimarrebbero latenti e inaccessibili, o non sarebbero comunque apprezzati a dovere, se la bellezza degli oggetti non li portasse alla ribalta.
Una delle migliori pagine immaginabili del 25 centesimi di Modena (Collezione "Aquile e Gigli"):
il primo esemplare ci informa sul costo fisso della "raccomandazione" di una lettera;
gli esemplari laterali della seconda fila danno conto dei primi giorni d'uso (con gli annulli rossi);
l'esemplare di mezzo è informativo sulla composizione del foglio di stampa (con le linee d'interspazio),
così come l'ultimo che dà conto dell'ampiezza dell'angolo di foglio.
E' pur vero che l'argomento subisce facili degenerazioni, almeno per gli animi rozzi e primitivi: senza una solida cultura di fondo si scivola fatalmente dal "grande amore per la bellezza, in tutte le sue forme" dal "desiderio di cercarla sempre", perché "averla è felicità", e dalla consapevolezza di essere "estremamente fortunato a provare questo desiderio", giacché chi ne è sprovvisto "non può provare la felicità che io vivo" - nel commovente autoritratto di Giuseppe Panza di Biumo - a forme morbose e talvolta perverse di piacere e attaccamento.
Tiziano Nocentini - personalità affermata della filatelia toscana, con un suo spazio su "Il Postalista", e uno spiccato brio artistico - ha sempre stigmatizzato l'inclinazione, magari inconsapevole, ma per ciò ancor più grave, a trasformare la filatelia in fruizione di contenuti pornografici: qualità e bellezza, sì, ma invariabilmente all'interno di un discorso di metodo, su uno sfondo culturale, nell'ambito di un programma di studio e ricerca.
E tuttavia persino Tiziano ha dovuto assecondare l'inclinazione poetica di ogni animo sensibile, travolto dall'emozione per la bellezza di 1 soldo con filigrana a corone, già appartenuto al filatelico ginevrino George Fulpius, e da ultimo transitato per la Collezione "Marzocco"...


Con la speranza di inanellare ancora tante altre perle, a prolungare questa collana...
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