BELLA NAPOLI... E BUONE VACANZE!

E un altro giorno è andato, la sua musica ha finito, quanto tempo è ormai passato e passerà...

Ma non è un giorno, accidenti! E' oltre un anno! Il Blog nasce nell'estate del 2018 - proprio il 21 giugno - e oggi ha alle spalle più di un anno. E' tempo di bilanci, ma anche di programmi.

Lasciatemi aprire con una boutade. Google colloca il Blog al primo posto, se lo interrogate con la chiave di ricerca "Blog francobolli Antichi Stati"


Bella forza, non ce ne sono altri! Questo è l'unico Blog votato al collezionismo dei francobolli degli Antichi Stati Italiani, con uno stile e dei contenuti che possono appassionare o annoiare, entusiasmare o lasciare indifferenti, ma che in ogni caso giudico ben marcati, riconoscibili. I post sono 132, in 416 giorni di vita: un post ogni tre giorni, in media, una giusta frequenza di intrattenimento, né parossistica né diradata.

Ho il piacere di condividere il numero di visualizzazioni totali, dal solstizio d'estate del 2018 sino alle porte della notte di San Lorenzo del 2019, con una view sui principali paesi di provenienza.



Non assegno grande importanza ai numeri in sé (sono pur sempre numeri del web, anche se a molti sfugge ancora la differenza tra 10.000 like e 10.000 persone in piazza). Mi fa piacere più che altro averli realizzati senza aver mai pubblicizzato il Blog, senza spamming.

Questo Blog, d'altra parte, nasce con l'obiettivo di dare a me la possibilità di scrivere, e solo in subordine agli altri l'opportunità di leggere (se interessati). Mi importa scrivere, primariamente, non esser letto.

Perché? Perché sono un collezionista, ovvio, e scrivere e collezionare sono attività gemelle, affini, non solo in superficie, per "quell'oscura smania che spinge tanto a mettere insieme una collezione quanto a tenere un diario", per quel "bisogno di trasformare lo scorrere della propria esistenza in una serie di oggetti salvati dalla dispersione, o in una serie di righe scritte, cristallizzate fuori dal flusso continuo di pensieri" - nel bel parallelismo di Italo Calvino nelle sue "Collezioni di sabbia" - ma anche in profondità, nelle strategie e nei metodi, nelle tecniche e nei protocolli d'attuazione.

Il collezionista e lo scrittore fronteggiano problemi isomorfi, con la stessa struttura, e ne ricavano - risolvendoli - gioie e piaceri speculari.

"Per costruire una collezione bisogna avere una idea progettuale, una propria visione", ci ricorda l'autore di "Castrovillari". Gli stessi principi valgono per la costruzione di un testo. Il collezionista ha davanti il disordine del mondo, da trasformare nell'ordine del proprio album. Lo scrittore ha davanti il vocabolario, da cui estrarre i suoi libri, i suoi post, i suoi pensieri. Non si può fare né l'uno né l'altro, senza un'idea progettuale, se non si è prima maturata una propria visione del mondo e delle cose (da scrivere, da collezionare).

Dall'idea, dalla visione, si passa poi all'attuazione: ai francobolli dentro l'album, alle parole sul foglio. Scrivere e collezionare obbediscono entrambe a un sistema di regole precise, eppure non sono attività automatizzabili, da poter ridurre a un processo ingegneristico, facilmente scomponibile in fasi. La collezione e il testo sono materia viva, con cui possiamo interagire, rivolgergli domande, per averne in cambio - più che risposte secche - un flusso aggiuntivo di stimoli, suggestioni e intuizioni. Il testo e la collezione sgorgano da un autore, ma poi, se di qualità, si emancipano come un figlio dal genitore, prendono vita, diventano "entità mosse da forze oscure e inconoscibili" - nell'immagine ieratica di Marco Belpoliti - pronte a ogni momento a ritornare alla sorgente, a parlare con l'autore, a dargli suggerimenti.

Mettiamo in fila le parole e le frasi, una dietro l'altra, come disponiamo i francobolli e i documenti nell'album, uno accanto all'altro, uno sopra o sotto l'altro, e intanto il cervello lavora sottotraccia, nella sua misteriosa officina, alla ricerca del colpo di scena, del tocco da maestro, dello schema perfetto. A volte basta la scoperta di una parola nuova, una soltanto, o l'arrivo di nuovo francobollo, uno solo, a spalancare la visione su interi territori ancora inesplorati. A volte, da artisti, serve trasgredire a quel sistema di regole, che pur serve conoscere, da professionisti.

Ma non c'è nessuna abilità, nessun merito, nel trasgredire le regole solo perché non le si conoscono. Sulle velleità scrittorie o collezionistiche di chi non la pensa così, o non pensa nulla al riguardo, e si atteggia con disinvoltura nell'uno e nell'altro caso, si abbatte l'inevitabile ironia dei grandi scrittori e collezionisti, loro sì consapevolmente liberi di scrivere e collezionare a modo loro, perché padroni di tutte le risorse del sistema. A molti presunti "scritti", come a tante sedicenti "collezioni", si attaglia la sferzante critica di Carlo Emilio Gadda ad alcune composizioni presentate a un concorso letterario: "una vaga disseminazione di virgole e di punti e virgole, buttati a caso, qua e là, dove vanno vanno, come capperi nella salsa tartara".

Scrivere e collezionare sono un'altra cosa, ben altra cosa. Sono il continuo conversare di due artigiani, in una bottega rinascimentale. Uno parla, l'altro ascolta. Uno propone, l'altro vaglia. Uno agisce, l'altro controlla. Questa incessante collaborazione individua, definisce e discute i problemi; accetta o respinge le soluzioni; arricchisce di continuo.

Scrivere e collezionare sono fonti inesauribili di conoscenza e gratificazione. Evocano emozioni di ogni tipo, dalla trepidazione alla pace, dallo stupore alla gioia. Si scrive e si colleziona per imparare, ricordare, esprimersi, raccontare, per sentire quel brivido di vita che solo la scrittura e il collezionismo possono dare. Il loro potere è disarmante.

Scrivere e collezionare vanno incontro a errori, in questo accomunate a ogni altra attività umana. L'inventiva medievale aveva creato Titivillus, un demone pronto ad annotare su una pergamena tutti i peccati, i pettegolezzi e le omissioni dei fedeli, o intento a distrarre i monaci, a fargli perdere la concentrazione. Un giocoso travisamento di quell'immaginario personaggio lo ha poi tramutato nel diavolo dell'errore tipografico. Gli errori della scrittura non sono, fortunatamente, come gli errori del collezionismo. Il francobollo "sbagliato", se acquistato per errore, poi bisogna tenerselo, non fosse altro perché misura a ogni momento la distanza tra i collezionisti che siamo e quell'ideale che desidereremmo essere. Il testo "sbagliato", con refusi, sgrammaticature e link non funzionati, può essere invece corretto a ogni momento. Sarò grato a tutti coloro che vorranno segnalarmi i punti del Blog in cui Titivillus ha trovato modo di infiltrarsi.


Per ogni post che aggiungo, e sale su, in bella vista sull'attico del Blog, c'è un post che va giù, scende sempre più giù, nelle cantine del Blog. Alcuni post, ogni tanto, vorrei andare a riprendermeli, farli riemergere, riportarli su con me, come accade nei topic dei forum. Sono affezionato a tutto quel che ho scritto, come amo tutti i miei francobolli: alcune cose sono uscite fuori alla grande, altre si fanno rispettare, altre ancora tengono il ritmo seppur con fatica, e a tutte voglio ugualmente bene, post o francobolli che siano.

Ogni scrittore, ogni collezionista ha però i suoi pezzi preferiti. Non chiedetegli genericamente quali siano. Perché dopo averne nominato uno ne aggiungerà subito un altro, e dopo una breve pausa un terzo e un quarto, poi si fermerà appena un po', e giù un'altra scarica, un quinto, un sesto, un settimo, fino a snocciolarveli tutti. Come avviene con i cesti di ciliege: si inizia con le migliori, e si prosegue sino svuotarli. Non domandategli genericamente del suo pezzo preferito, inchiodatelo piuttosto a uno soltanto, non lasciategli spazio, obbligatelo a un'ecatombe.

Se dovessi allora salvare un solo post, uno soltanto, se fossi obbligato a chiamarne uno per rappresentarli tutti, se non potessi dare che un unico suggerimento di lettera in questo periodo estivo di fermo biologico del blog, allora non potrei che indicare la Collezione di Collezionisti, che nella mia fantasia è il Manifesto dei Collezionisti, il nostro modo di far saper al mondo chi siamo e perché facciamo quel che facciamo, con così tanto entusiasmo.

Questo è il passato. E il futuro? Cosa ci riserva il futuro? Tante cose mi girano per la testa, sicuramente troppe per realizzarle tutte, ma proprio perciò provo a legarmi le mani con una dichiarazione d'intenti.

Vorrei portare avanti il magnifico intreccio, tra i francobolli nella storia e le storia dei francobolli, con la presentazione della stupefacente vita millenaria dello Stato Pontificio, e degli avvenimenti delle guerre di indipendenza, snodo verso l'unità d'Italia, di cui i francobolli sono ineguagliabili esegeti.

C'è da riprendere il discorso sulla bellezza (in filatelia) per annodarlo al significato della cultura (filatelica), per dar risalto all'inscindibile binomio bellezza-cultura. Una collezione del Ducato di Modena - piccola, modesta - darà anima e respiro a un corpo di teoria interessante di per sé.

Ho scoperto da poco la storia di una delle parole d'ordine del collezionismo: desiderio. Tutto quel che gira intorno a questa meravigliosa parola - l'etimologia, il significato, le immagini, il folklore - deve essere assolutamente conosciuto, per evitare di confonderla con altre di bassa lega.

Commercianti e periti: l'argomento è ripugnante, ne sono consapevole, ma va affrontato, prima o poi (spero "poi" e temo "prima"). Dobbiamo imparare a conoscerli e a selezionarli, far maturare in noi il necessario spirito critico con cui intrattenerci con loro, visto che non possiamo evitarli.

Ho in programma la pagina delle rubriche del Blog, per avere una visione di assieme degli argomenti ricorrenti. Personaggi (Emilio Diena, Alberto Diena, Renato Mondolfo, dopo il già presentato Giulio Bolaffi). Collezioni (Caspary, Burrus, Seta, Pedemonte, Luxus, dopo le già discusse Collezioni di "Napoli"). Il Destino (una carrellata su quelle "forze oscure e inconoscibili" che sembrano agire su certi francobolli, per tenerli assieme, per farli ricongiungere).

C'è infine un progetto su cui mi soffermo un po' di più proprio perché - con ogni probabilità - rimarrà solo un progetto, resterà nel deposito delle idee, perciò quel che posso dirvi ve lo dico tutto ora, con l'ammissione che difficilmente sentirete mai altro. La scelta di parlarvene è un volervi ammettere nel retrobottega dell'artigiano, una visita guidata in luogo di regola inaccessibile al pubblico, alla scoperta della cassetta degli attrezzi e del tavolo di lavoro, tra bozze, scarti e prove d'artista, tra odore di vernice fresca nell'aria e cumuli di segatura per terra, tra ondate di esaltazione e fiumi di depressione. E' un privilegio che spero che apprezzerete.

In questo progetto - eterno bocciolo - le due meravigliose gemelle - scrivere e collezionare - si abbracciano e si stringono, si avviluppano sino fondersi, fino a diventare una cosa sola, a non poter più distinguere l'una dall'altra.  Lo spunto - astratto e generale - me lo ha fornito un caro amico, che hai poi signorilmente rimesso a me - "alla tua abilità di scrittore", dice lui, tra lo sberleffo e la provocazione, per testare se ne sono capace - il compito di realizzarlo, di metterlo in pratica, di dargli una forma per renderlo visibile, anzi leggibile.

La creatura generata da questa stramba collaborazione è "60 CRAZIE", un thriller filatelico in cui un fil-rouge, un filo rosso sangue, per gli amanti dei colori, intreccia le storie di quattro collezionisti d'eccezione - un chirurgo, un ispettore della Banca d'Italia, un notaio, un costruttore - che da cacciatori diventano prede, non più loro, i collezionisti, a tentare di scovare i tanto desiderati francobolli degli Antichi Stati, ma i francobolli degli Antichi Stati che si mettono sulle loro tracce, dei collezionisti, per stanarli e ucciderli. Sì, i francobolli uccidono, e lo fanno con i modi propri del collezionismo, la discrezione e la riservatezza, il garbo e lo stile, e soprattutto senza uno scopo apparente, senza un motivo, ma ogni volta con la chiara, inequivocabile indicazione che sono stati proprio loro, i francobolli, a uccidere i collezionisti. A ogni giro, a ogni decesso, il commissario Goldbach avrebbe elementi in abbondanza per archiviare il caso come un incidente, una disgrazia, una fatalità, ma quei francobolli continuano a bisbigliarli qualcosa, gli sussurrano di una realtà sconvolgente, gli lasciano intravedere ferite profonde, mai rimarginate, dolori perpetui che trasmigrano da un collezionista all'altro, tormenti che non trovano pace, se non nella morte. Parlano a lui i francobolli, al commissario, che di francobolli non sa nulla, e nulla immaginava di volerne o poterne mai sapere. Ma ora dovrà ascoltarli e capirli a fondo, i francobolli, se vorrà risalire alla sorgente di quelle ferite, di quei tormenti, di quei dolori, se vorrà insomma scoprire la verità. Il finale è la più classica sfida tra lo scrittore e il lettore: è il collezionista che vuol godersi tutta la meraviglia di uno spettatore della sua collezione, che, girando la pagina, trova il pezzo incredibile, che mai avrebbe immaginato di vedere, rimanendone fulminato. E' del poeta - e dello scrittore e del collezionista - il fin la meraviglia... chi non sa far stupir vada alla striglia.

Il thriller attinge alla vita vissuta del mondo della filatelia, a personaggi, fatti, frasi e episodi di folklore, noti e meno noti; prende a prestito elementi dalla letteratura, dalla matematica, dalla musica, dalla storia, dalla religione; e poi ci infila del suo, ovviamente; inventa, crea, fantastica; infine mischia e amalgama, sale quanto e basta, e anche se non sarà mai pubblicato - per il semplice fatto che sarà mai finito - rimarrà pur sempre, cantando con Ligabue, uno di "quei progetti lì, che ci fanno stare più contenti".




C'erano una volta un Re, un'Aquila e un Leone

Porto a Destino

Leoni Coronati

Croci di Sant'Andrea

Inutili ritagli di carta colorata

Colleziona, colleziona, qualcosa resterà

Il mercante di sogni

Parma, 17 dicembre 1860

Una collezione di collezionisti

Aquile Austriache


Continuo desyderio

Plattaggio

Cose rare et excellenti

Alle Sacre Mani di Sua Maestà

Furores colletionandi

Insaciabile desiderio nostro di cose antique

Al di là del Faro


Godendo solo d'argento e d'oro

Vanità di vanità

Tra un passato inesistente (perché non c'è più) e un futuro altrettanto inesistente (perché non c'è ancora) non può che esserci un tempo anch'esso inesistente, il presente, ancora futuro un istante prima di nominarlo, già passato appena lo si nomina. Luciano De Crescenzo docet. Chiamiamo presente - semplicemente - quel breve arco di tempo che riusciamo ancora a tenere sott'occhio, ad abbracciare con lo sguardo e a dominare col pensiero. Il presente del Blog sono i francobolli e le collezioni del Regno di Napoli, e concedetemi una chiosa, prima che questo presente diventi definitivamente passato, dopo l'estate, con l'inizio della nuova stagione.

Con la mia serie di post "napoletani" non ho inteso offrire una panoramica sullo stato dell'arte degli studi e delle conoscenze in materia, né accampare ipotesi innovative. Ho avuto solo la (modesta) ambizione di far qualcosa di utile. Ho cercato di dare un'esposizione di nozioni correnti, se non proprio originale, almeno non già vista troppe volte, per stimolare l'interesse attraverso la curiosità. Ho cambiato l'ordine degli anelli, ma la catena è ovviamente rimasta una catena, per sintetizzare l'idea con l'arguzia di Gianni Rodari.

Le mie vacanze stanno per iniziare, e le mie vacanze non hanno mai conosciuto alternative al mio elemento naturale: il mare. Sapete qual è l'inconveniente del mare? Che ognuno si bagna nell'acqua che trova. I cartelli "Divieto di balneazione" non hanno mai impedito a nessun ragazzino di sguazzare allegramente nell'acqua, con gli amici, per giorni interi, per intere settimane. Ho visto famiglie piantare ombrelloni su spiaggette in prossimità del porto, a ridosso di acque su cui affiorava benzina ovunque, su cui galleggiava davvero di tutto. Sarebbe bastato camminare per qualche centinaio di metri, fare tutto sommato pochi passi in più, per ritrovarsi in luoghi, se non paradisiaci, nettamente migliori. Ma ognuno, appunto, si bagna nella prima acqua che trova.

Collezionare vuol dire anche vincere la pigrizia, pensare a un'altra soluzione, oltre alla prima che è venuta in testa, immaginare cieli più belli, al di là del cortile di casa. I francobolli di "Napoli" hanno la nomea di essere brutti: monocolori, di rozza esecuzione, all'epoca usati con sciatteria e non curanza, oggetti pestilenziali insomma, per di più sciupati da secoli di vita. E' vero, i francobolli del Regno di Napoli sono brutti. Come è vero che le acque sono torbide e inquinate, in prossimità del porto.

Prendo congedo con l'invito a compiere qualche passo avanti per tornare indietro; indietro nel tempo e nello spazio, com'è nella natura del collezionismo; indietro, per ritrovare il fascino e la bellezza delle cose in bianco e nero, il miglior antidoto a quelle colorazioni sgargianti e aggressive come le moderne proposte di vendita; indietro, per riabituarsi alle acque pulite, fredde sulle prime ma poi piacevolmente fresche, e a un sole che riscalda senza bruciare, all'odore forte del mare e alla sabbia fine sotto i piedi, allo sciabordio delle onde sugli scogli, ai gemelli eterozigoti dei francobolli più belli del mondo...










































































































IL BLOG RIAPRE IL 21 SETTEMBRE

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