VERSO L'UNITA' DI ITALIA (IN FILATELIA) - Granducato di Toscana

La bandiera del Granducato di Toscana, nel 1848:
il tricolore, con al centro le armi della Casata degli Asburgo-Lorena.

Tutti (o quasi) conosciamo (grosso modo) le macro-fasi del processo d'unità nazionale: il Congresso di Vienna, i ripetuti insuccessi dei primi moti carbonari, il 1848 (con la speranza che si rivela illusione), e poi il "decennio di preparazione", propedeutico al "magnifico biennio" 1859-1861, culminato in una "Italia unita" a cui però mancano ancora il Veneto (che arriverà nel 1866) e Roma (1870), per avere una carta geografica riconoscibile ai giorni nostri (che accoglierà poi Trento e Trieste, bottino della Prima Guerra Mondiale).

Alcuni episodi risorgimentali sono autentiche icone. Conosciamo tutti la "Spedizione dei Mille", se non altro nella sua versione romantica, eroica e leggendaria. Di altri fatti, invece, manteniamo a stento dei vaghi e indistinti ricordi scolastici. La coda avvelenata della Seconda Guerra di Indipendenza, a esempio. hI Ducati di Modena e Parma e il Granducato di Toscana diventano un tutt'uno, un monolite, una zona dell'alta Italia caratterizzata da insurrezioni popolari che obbligano alla fuga i legittimi sovrani, e non ci sembra ci sia altro da aggiungere.

Le cose sono ovviamente un filo più elaborate, e lo vedremo. Possiamo intanto acclimatarci a uno di questi luoghi, il Granducato di Toscana, e possiamo farlo attraverso i suoi francobolli, ché qui si vuol parlare dell'unità d'Italia attraverso la filatelia.

Ci siamo lasciati dietro una scia di post sul mercato filatelico, sulle radici del collezionismo e sulla filatelia antiquariale, e alcune aste - recenti e imminenti -  sembrano fatte apposta per offrirci un trait d'union, un raccordo tra i vari argomenti.

Il Leone Mediceo.

Granducato di Toscana, 1857. Coppia verticale di un francobollo da 6 crazie della cosiddetta "seconda emissione". Probabilmente la migliore disponibile.


La Laser Invest l'ha proposta nella sua ultima asta del 15 febbraio: lotto n. 269, base 600 euro.


E' interessante - in via preliminare - registrare il rapporto tra la base d'asta e il valore nominale di catalogo: oltre il 30%, in un mondo che ormai adotta indiscriminatamente il 10% come soglia standard, a prescindere dalla tipologia di materiale.


Ma la base ha un mero un valore informativo, serve solo a segnalare l'opinione del banditore, la sua "stima", e il fatto che sia ormai fissata indistintamente al 10% denuncia implacabilmente l'incapacità delle nuove generazioni di assegnare un valore alle cose.

Il numero rilevante è il realizzo, il realizzo ha l'ultima parola, o meglio la penultima, perché al realizzo rimangono ancora da aggiungere i diritti d'asta, di regola pari al 22% del prezzo di aggiudicazione.
 

La coppia è stata dunque esitata oltre i 2.000 euro: la base ha quasi triplicato, nella competizione al martelletto, e il prezzo finale ha superato il valore nominale di catalogo.

Per confronto vi mostro un'altra coppia dello stesso esemplare - "di qualità straordinaria", orizzontale anziché verticale - proposta nel catalogo a prezzi netti n. 4 della Aster, e anch'essa andata venduta.


Potete osservare da voi la congruità dei due "prezzi di mercato" (di finalizzazione della transazione) sebbene riferiti a due ambienti commerciali profondamente diversi, l'asta in un caso, la vendita al primo richiedente nell'altro.

Ne traiamo una conclusione, magari ovvia, ma non banale, che magari già sappiamo, ma che spesso dimentichiamo: quando il mercato propone pezzi oggettivamente interessanti e non troppo avanzati o specialistici, e quando sul mercato sono presenti collezionisti accorti e ben finanziati, la frastagliata struttura dei valori filatelici - basi d'asta, prezzi netti, quotazioni di catalogo - si ricompone e recupera coerenza e omogeneità.

Raccontiamola tutta, però, e facciamolo per bene.

La Aster offriva una "rarità straordinaria", nella sua vendita a prezzi netti n. 4bis.



Il lotto 248 della Aster - collocato in tempi anche piuttosto brevi rispetto alla pubblicazione del catalogo - lo abbiamo ora ritrovato nell'asta della Laser Invest del 15 febbraio come lotto n. 235, con una base quasi offensiva e una descrizione colpevolmente scarna. 



Il realizzo è stato ottimo nella logica dell'asta (l'aggiudicazione finale ha quasi triplicato), ma anche un totale disastro in termini comparativi (una riduzione di oltre il 90% rispetto al prezzo dell'ultima transazione).

 
E' stato furbo il primo commerciante, a venderlo a 3.500 euro, e gonzo il primo collezionista a pagarlo così tanto? O lo scemo è chi l'ha dato via a 225 euro e la volpe chi l'ha strappato per due spicci? Quid est veritas? E andò via senza ascoltare la risposta.
 
Ne possiamo trarre una conclusione, magari ovvia, ma non banale, che magari già sappiamo, ma che spesso dimentichiamo: i valori filatelici sono intrinsecamente fragili, dipendono da una congerie di situazioni contingenti, gli sbalzi di prezzo, anche violenti, sono sempre possibili, perciò è cruciale saper difendere i propri tesori con azioni di contrasto altrettanto energiche, per tutelarli dal desiderio irrazionale di monetizzare a ogni costo.

Spostiamoci ora dal recente passato all'immediato futuro, dall'asta della Laser Invest dello scorso 15 febbraio alla prossima asta Bolaffi dell'11 marzo.

"1859 - 9 cr. bruno lillaceo - Raro - Ampi margini - Molto bello - Cert. G. Bolaffi".
(Descrizione del lotto sul catalogo d'asta)

Il 9 crazie della "seconda emissione" è uno dei quattro marzocchi dell'esclusivo "Club dei Duri" (gli altri tre membri sono il 2 soldi e il 60 crazie, e l'1 soldo della "seconda emissione"). Il pezzo - al solito - si vede con frequenza nelle ormai incessanti proposte di vendita, ma non lo si trova quasi mai di qualità impeccabile sotto ogni profilo (marginatura, annullo, freschezza). Questo esemplare - ora in asta - ha una presenza straordinaria e può vantare una storia - la provenienza dalla Collezione Caspary e la certificazione Giulio Bolaffi - che lo potrebbe collocare nell'alveo della filatelia antiquariale.

Proprio il catalogo dell'asta Caspary ci informa su una caratteristica, magari marginale nell'economia complessiva della valutazione, che però andrebbe citata in una descrizione che voglia dirsi tecnicamente scrupolosa.



La questione si fa spinosa, perché non solo la "unnoticeable natural paper fold" non è citata dal banditore d'asta, ma non è neppure nominata da Giulio Bolaffi nel suo certificato peritale, dove il pezzo viene addirittura qualificato come "uno dei migliori esemplari che conosco". 
 
L'esame de visu diventa una propedeutica ineludibile, per decidere se battere o meno il pezzo, e, in caso affermativo, per tarare consapevolmente la propria offerta massima.

Questo è stato l'esito.

Commenti

  1. Alcuni informazioni di contesto (dell'epoca).

    Il 9 crazie ex Caspary fu aggiudicato a $600. Per prendere le misure e avere il senso delle proporzioni: i due 60 crazie (uno splendido, l'altro straordinario) furono entrambi aggiudicati a $1600; un eccezionale 2 crazie della "seconda emissione" (che riapparirà poi nella Collezione "Seta") fu aggiudicato a $80.

    Giulio Bolaffi era sicuramente in sala, in quei giorni di fine gennaio del 1957. Sicuramente si aggiudicò alcuni lotti che poi trasferì nella celeberrima Collezione "Pedemonte" (a esempio un quattrino ultra-marginato della "seconda emissione"). Non sappiamo se si aggiudicò anche il 9 crazie, ma sappiamo 1) che il francobollo è passato per le sue mani (c'è un suo certificato), ma 2) non fu collocato nella Collezione "Pedemonte" (che tendenzialmente accoglieva tutte le cose qualitativamente migliori che transitavano per la Bolaffi). Giulio Bolaffi volle tenere quel 9 crazie per sé, nella sua collezione personale? Non lo sappiamo. Però sappiamo - lo leggiamo nella versione pdf dell'attuale catalogo d'asta - che il francobollo risiede in una collezione costruita nel tempo con il supporto primario della Ditta torinese.

    Personalmente non saprei dire nulla di più.

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  2. Come giustamente si afferma nell'interessante post, il valore finale d'asta dipende da moltissimi fattori, non ultimi, la "quantità di denaro" che circola nel momento storico in cui l'asta si batte, ovvero il momento economico, la quantità di collezionisti (non credo che tutte le epoche storiche abbiano visto sempre la stessa percentuale di collezionisti rispetto alla popolazione totale) e il gusto particolare dei collezionisti. Il VPM in ovale in rosso sul 2 crazie è un annullo R3, ha una certa rarità a cui dovrebbe corrispondere un certo valore in denaro, ma non è probabilmente un francobollo con tutti i requisiti per essere eccezionale, sicuramente gli mancano i margini. La coppia verticale del sei crazie della seconda è eccezionale ma non ha sicuramente la rarità del VPM come tipo di pezzo. Evidentemente tra i partecipanti all'asta c'erano almeno due soggetti interessati alla qualità in termini assoluti e non erano presenti collezionisti interessati ad annulli rari o forse quelli interessati alla qualità si trovavano in condizioni economiche migliori di quelli interessati agli annullamenti rari o forse ancora in sala e in remoto i partecipanti all'asta interpretano il mercato in modo tale che presumono si dia molta più importanza alla qualità che alla rarità. Nella poca esperienza che ho di mercato filatelico ho osservato che provando a predire quale pezzo riscuoterà maggiore successo o quanto successo riscuoterà un certo pezzo in un'asta si ha una probabilità di successo simile a quelle ottenibili con le previsioni meteo o con quelle economiche. Non perché sia impossibile, ma semplicemente perché le variabili in gioco sono molte ed è estremamente difficile prevederne il peso specifico. Non mancano neppure esempi anche molto recenti di pezzi di qualità straordinaria (parlo di Toscana a livello del migliore noto) andati via a meno del 20% del famoso listino prezzi.
    A chi interessa una coppia verticale del sei crazie della seconda di Toscana? Si tratta di un pezzo direi estremamente di nicchia, probabilemente solo per un cultore spasmodico della qualità assoluta, della bellezza estrema, perché forse di questo si tratta. "Margini spettacolari", andamento vagamente trapezoidale ma simmetrico dei margini, annullo singolo, quasi completo, forse totalmente leggibile, ma leggero, molto centrato e non deturpante, un pezzo eccezionale, straordinario, da manuale. Il migliore noto? Non ho abbastanza esperienza per dirlo. Oltre 2000€ per una coppia verticale del sei crazie? No, oltre 2000€ per la Bellezza. All'asta c'erano almeno due cultori della Bellezza pura che si sono dati battaglia.

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