A ROMA, A ROMA!

CACCIATORI DEL TEVERE

9 settembre 1860 - 13 agosto 1863


La Seconda Guerra di Indipendenza inizia il 27 aprile 1859. Lo stesso giorno Leopoldo II di Asburgo-Loren abbandona il Granducato di Toscana, sotto la pressione di un moto popolare poi risoltosi in una "rivoluzione finita a desinare" (con la graffiante immagine del contemporaneo Vincenzo Salvagnoli). Un Governo Provvisorio prende il comando del territorio e ne propone la dittatura al Re di Sardegna Vittorio Emanuele II. Il Re sposa una linea di prudenza: accorda solo il suo protettorato e invia Carlo Bon Compagni a Firenze, col semplice ruolo di Commissario di Governo, senza menomare la sovranità toscana. Bon Compagni entra in carica l'11 maggio 1859, per poi lasciare il posto al Barone Bettino Ricasoli, a inizio agosto. Un'Assemblea popolare prende vita il 7 agosto, dichiara decaduta la dinastia dei Lorena e ripropone l'adesione della Toscana al Regno di Sardegna. Il plebiscito dell'11 marzo 1860 convalida la volontà dei politici: 366.571 voti favorevoli, 14.925 contrari. Re Vittorio ratifica il risultato della consultazione popolare con un decreto del 22 marzo, con cui conferma Ricasoli nel ruolo di Governatore Generale Temporaneo della Toscana.

Questi i fatti, in un guscio di noce.

 9 crazie, II emissione.
Esemplare usato il 2 gennaio 1860.

L'arrivo di un nuovo Governo non implicò un cambio immediato dei valori postali. Le emissioni granducali - del 1851, con filigrana a corone, e del 1857, con filigrana a linee ondulate - mostravano il Leone d'Etruria, o Leone Mediceo, o ancora Marzocco, un simbolo storico, di antica datazione, privo di connotazioni politiche. Addirittura, l'8 luglio 1859, in pieno Governo Provvisorio, l'Amministrazione Postale procedeva all'emissione di un nuovo valore da 9 crazie, a conferma dell'assoluta neutralità dell'immagine.

Anche il servizio postale non subì variazioni significative per diversi mesi. Il sistema postale continuò a operare secondo le norme granducali sino al novembre del 1859. Un Decreto del 28 novembre - "nella mancanza in Toscana di una legge organica per l’amministrazione delle poste" - valutava "conveniente di assimilare prontamente" la regolamentazione postale toscana a quella "delle altre province del regno", ma l'allineamento si rivelò complesso, per la mancanza nel Granducato della cosiddetta privativa postale (il monopolio statale). La Sovrintendenza Generale delle Poste della Toscana sarebbe stata sostituita da una Direzione Compartimentale solo nel marzo del 1861.

Governo Provvisorio della Toscana.
1 centesimo.

Le tariffe sarde (in lire italiane) entrano in vigore in Toscana all'inizio del 1860 e in parallelo esce una nuova serie di francobolli, espressione della nuova Casa Reale: sette valori, nuovi nel soggetto (lo stemma sabaudo) e nella monetazione (sottomultipli e multipli della lira italiana), ma stampati sulla stessa carta del 1857 (con filigrana a linee ondulate attraversate dalla scritta "II e RR Poste Toscane", che tiene traccia del passato: "II e RR", Imperiali e Reali).

E' l'emissione patriottica del Governo Provvisorio della Toscana: 1 centesimo violetto, 5 centesimi verde, 10 centesimi bruno, 20 centesimi azzurro, 40 centesimi carminio, 80 centesimi bistro, e last but not least il mitico 3 lire "IT"(ALIANE).
 


Una selezione di alta qualità degli esemplari del Governo Provvisorio di Toscana.
 
La nuova serie rimarrà ufficialmente valida sino al 31 dicembre 1861, anche se le Poste ne tollereranno l'uso sino ai primi mesi del 1863. Così la storia risorgimentale regala - e il collezionismo custodisce - affascinanti affrancature miste tra l'emissione patriottica toscana e la IV emissione di Sardegna, nonché con i corrispondenti valori dentellati del marzo 1862, in un ideale trait d'union tra il provvisorio e il definitivo, come se nel passaggio dall'uno all'altro non vi fosse soluzione di continuità.

 Lettera da Pitigliano a Lucca, del 10 gennaio 1861.
Affrancatura mista Toscana-Sardegna composta da "valori gemelli":
un esemplare del 10 centesimi del Governo Provvisorio di Toscana,
un esemplare del 10 centesimi della IV emissione del Regno di Sardegna.



Lettera da Massa Marittima a Firenze, del 3 marzo 1861.
Affrancatura mista Toscana-Sardegna composta da "valori gemelli":
due esemplari del 5 centesimi del Governo Provvisorio di Toscana,
due esemplari del 5 centesimi della IV emissione del Regno di Sardegna.



Lettera da Firenze per Parigi, dell'8 marzo 1861.
Affrancatura mista Toscana-Sardegna:
80 centesimi del Governo Provvisorio di Toscana,
10 centesimi della IV emissione del Regno di Sardegna.



Lettera da Volterra a Parma, del 30 marzo 1861.
Affrancatura mista Toscana-Sardegna:
un esemplare del 40 centesimi del Governo Provvisorio di Toscana,
due esemplari del 10 centesimi della IV emissione di Sardegna, con diverse gradazioni di colore.



Lettera da Arcidosso per Scansano, del 25 ottobre 1861.
Affrancatura mista Toscana-Sardegna:
un esemplare da 40 centesimi del Governo Provvisorio di Toscana,
un esemplare del 10 centesimi della IV emissione del Regno di Sardegna.



 Lettera da Livorno a Ferrara, del 7 dicembre 1861.
Affrancatura mista Toscana-Sardegna:
un esemplare da 40 centesimi del Governo Provvisorio della Toscana,
un esemplare del 20 centesimi della IV emissione del Regno di Sardegna.



Lettera da Firenze a Londra, del 13 gennaio 1862.
Affrancatura mista Toscana-Sardegna:
un esemplare da 80 centesimi del Governo Provvisorio di Toscana,
un esemplare del 40 centesimi della IV emissione del Regno di Sardegna.



Lettera da Rio Marina per Livorno, del 6 marzo 1863.
Affrancatura mista Toscana-Sardegna:
un esemplare da 5 centesimi del Governo Provvisorio di Toscana,
un esemplare del 10 centesimi della IV emissione del Regno di Sardegna.
Data estrema di utilizzo dei francobolli del Governo Provvisorio di Toscana.

Lo stemma sabaudo funzionò da "lasciapassare" per la serie patriottica toscana, le permise di circolare anche al di fuori dell'ormai decaduto Granducato, ne legittimò l'incursione in altri Stati preunitari, in cui l'immediato richiamo ai Savoia prevalse sull'improprio utilizzo di un francobollo all'infuori dello Stato che lo aveva emesso. I valori del Governo Provvisorio di Toscana furono impiegati in Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia, Romagna e persino nell'ex Regno di Napoli, per lo più da militari toscani variamente dislocati sulla penisola tra il 1860 e il 1861.

Ma l'uso più straordinario dell'emissione patriottica è collegato a un curioso episodio risorgimentale, assente nei manuali scolastici e spesso anche nelle trattazioni avanzate.


Le annessioni al Regno di Sardegna - della Toscana, delle Romagne, di Modena e Parma - avevano suscitato speranze di eventi ancor più grandiosi. Venezia e Napoli, e persino Roma, non apparivano più mete irraggiungibili. Indurre sollevazioni popolari in quei territori, cercare coperture diplomatiche e aiuti materiali nelle Potenze europee, sollecitare un movimento di opinione per legittimare il progetto unitario: questa era la traccia da seguire.

Il Regno delle Due Sicilie è il primo a cadere. Garibaldi entra a Napoli il 7 settembre 1860, e lo stesso giorno Cavour promuove la formazione dei Cacciatori del Tevere, un reparto militare a supporto all'esercito sardo nella Campagna dell'Umbria e delle Marche: circa 800 volontari al comando del Colonnello Luigi Masi, con pochi mezzi, senza vere divise, ma compatti e agguerriti, pronti a varcare i confini dello Stato Pontificio.

La colonna parte da Chiusi e procede verso Città del Piave (l'8 settembre). Occupa Orvieto (l'11 settembre), Bagnorea e Celleno (il 18), Montefiascone (il 19), Vitorchiano e Viterbo (il 20), Toscanella e Canino (il 22), Civita Castellana e Corneto (il 24), poi Rignano Flaminio, Nazzano, Civitella d'Agliano, Fiano Romano, Morlupo e Castelnuovo di Porto (il 2 ottobre) e infine Poggio Mirteto (il 4).

Il percorso dei Cacciatori del Tevere.

I Cacciatori sono a 30 chilometri da Roma, e anche se il loro cammino ha si allora incontrato solo la blanda resistenza dei gendarmi pontifici, la figura che li comanda possiede tutta la capacità e l'esperienza per tentare il più complesso assalto finale. Luigi Masi era nato a Petrignano di Assisi, aveva studiato prima farmacia a Perugia e poi medicina a Roma. Era stato al servizio del fratello di Napoleone Bonaparte - Luciano - in qualità di segretario e precettore dei figli. Uomo di orientamenti liberali, rivoluzionario, patriota di lungo corso, si era arruolato nel contingente papalino allo scoppio della Prima Guerra di Indipendenza, nel 1848, e sul campo aveva conquistato i gradi di Maggiore prima e di Colonnello poi. Schierato in difesa della Repubblica Romana nel 1849, esiliato a Parigi per un decennio, era rientrato in Italia allo scoppio della Seconda Guerra di Indipendenza.

I Cacciatori sono a un passo dalla presa di Roma, ma i destini di Roma hanno cambiato dimensione, si sono spostati dal campo di battaglia ai tavoli diplomatici. Il Colonnello Masi arresta la sua corsa. Invia alcuni uomini a Terni dal Generale Brignoni, per avere il placet a proseguire oltre. La risposta è negativa. L'avventura è finita, o forse non è mai iniziata. La Francia - tutrice del potere temporale del Papa - ha posto il suo veto. Il suolo pontificio va sgomberato. Tra l'8 e il 20 ottobre i Cacciatori si ritirano, restituiscono i territori del Lazio allo Stato della Chiesa, ma tengono l'Umbria, ormai dominio del Regno di Sardegna. Spetta così al Colonnello Masi, e non al Generale Garibaldi, il primo obbedisco militare a un ordine diplomatico, nella storia del Risorgimento italiano.
I Cacciatori del Tevere erano militari in servizio, perciò godevano della franchigia postale, potevano spedire le loro lettere senza pagare. La Soprintendenza delle Poste toscane inviò comunque uno stock di francobolli del Governo Provvisorio - da 1, 10, 20 e 40 centesimi - alle Direzioni postali del Lazio, forse con l'idea di realizzare un'invasione filatelica, di trasformare i valori postali in ambasciatori di un messaggio politico, di renderli strumenti di propaganda (come accadrà poi sistematicamente nel secolo successivo). Quei francobolli, nati in Toscana, iniziarono così a circolare nei territori pontifici, le lettere affrancate coi valori dell'emissione patriottica transitavano per gli uffici postali dello Stato della Chiesa, e quegli uffici impiegavano dei timbri "a griglia" per annullare i francobolli.



Gli annulli "a griglia" dello Stato Pontificio.

Questo singolare incontro - tra i valori del Governo Provvisorio di Toscana e le "griglie" annullatrici dello Stato Pontificio - diede origine a ciò che i filatelici chiamano ancora Cacciatori del Tevere: francobolli toscani con annulli pontifici, testimonianza perpetua, visibile, materiale, della breve ma intensa presenza di un Corpo militare toscano nei domini territoriali della Chiesa.

  1 centesimo - Cacciatore del Tevere.
Lettera per Vetralla, 29 settembre 1860.
L'unica striscia perfetta delle due conosciute
(non sono note strisce o blocchi maggiori). 



5 centesimi - Cacciatore del Tevere.
Lettera da Toscanella a Viterbo, giunta a destinazione il 3 ottobre 1860.
Il costo del trasporto fu assolto a destinazione, a Viterbo, col francobollo usato come segnatasse. 



5 centesimi -  Cacciatore del Tevere.
Lettera da Viterbo per città, 30 settembre 1860.



10 centesimi - Cacciatori del Tevere.



20 centesimi - Cacciatore del Tevere.
Lettera da Canino per Viterbo, 3 ottobre 1860.
Il più bello tra i pochi conosciuti.



40 centesimi - Cacciatore del Tevere.

Roma diventerà italiana dieci anni dopo, il 20 settembre 1870. Luigi Masi era lì, sebbene non arruolato nell'esercito di Cadorna. Era lì, col grado di Generale e la responsabilità del comando della piazza di Roma, dopo aver guidato la Brigata "Umbria" nella Terza Guerra di Indipendenza, nel 1866, e aver presidiato Palermo, nel settembre dello stesso anno, per reprimere l'insurrezione siciliana. La missione capitolina gli valse un seggio in Parlamento nel 1871, giusto in tempo per aggiungere un'altra prestigiosa riga al suo curriculum, prima di spirare nel 1872.

Roma, Gianicolo.

Il Cacciatori del Tevere furono sciolti nel 1863 e forse oggi ne avremmo smarrito la memoria, se non vi fosse una singolare documentazione filatelica ad attestare l'effimera sovranità sardo-toscana su un lembo di territorio ben presto riconsegnato al suo legittimo Sovrano, se mancassero lettere e francobolli, di pregio collezionistico e elevato valore commerciale, ma ancor prima unici e preziosi ambasciatori di uno straordinario messaggio storico.

5 centesimi, 10 centesimi, 40 centesimi - Cacciatori del Tevere.
Lettera da Viterbo per città, 7 ottobre 1860.
Unica affrancatura multipla dei Cacciatori del Tevere.
Il Catalogo Sassone la colloca al 3° posto nella graduatoria delle "maggiori rarità" di Toscana.

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