CAPIRE LA QUALITA' - Bandiera a scacchi

 
 "Noi non possiamo essere imparziali.
Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti:
cioè renderci contro delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse
e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità.
L'imparzialità è un sogno, la probità un dovere"

"Everything should be made as simple as possible, but not simpler" è un precetto metodologico generale, di incerta origine, spesso attribuito ad Albert Einstein.
 
Questa prescrizione ha guidato la stesura del corpus di post finalizzato a capire la qualità, nella filatelia degli Antichi Stati Italiani. L'impostazione è stata as simple as possible, la più semplice possibile. Scrivere meno - cancellare un post o elidere una frase, togliere immagini o evitare divagazioni, sopprimere metafore e allegorie - avrebbe reso la trattazione simpler, più semplice del dovuto, quindi semplicistica e distorta.

Tutti i collezionisti, ora, dispongono di un quadro metodologico di riferimento, che volendo può esser ampliato e dettagliato, variamente migliorato e personalizzato. Nessun collezionista, ora, è più legittimato a parlare di qualità insindacabile, senza sembrare un primitivo convinto che sia il Sole a girare intorno alla Terra, sol perché nelle sue immediate percezioni sensoriali non c'è nulla che possa fargli immaginare il contrario. Non ci sono più scuse né attenuanti, per nessuno, da oggi in poi.

Voglio ripercorrere il cammino, segnarne le tappe fondamentali, con una sintesi critica.

Abbiamo preliminarmente chiarito il ruolo della soggettività, nella valutazione qualitativa di un francobollo degli Antichi Stati Italiani.

Soggettivo è una parola maledetta, per il violento contrasto tra l'impressione suscitata e il significato originario. La parola soggettivo evoca - a torto - atteggiamenti bizzarri e capricciosi, o comunque non passabili di un'analisi rigorosa, non assoggettabili a un giudizio terzo, laddove oggettivo lo diremmo invece di qualcosa di equo e imparziale. Ma nel suo significato tecnico, libero da condizionamenti emotivi, soggettivo significa semplicemente relativo a un soggettoche chiama in causa un individuo, una personaSoggettivo è tutto ciò che, non potendosi ridurre a una mera e immediata constatazione di fatto - "oggi a Roma piove" - implica l'intervento umano. Sono soggettive - ugualmente soggettive, perché riferite a soggetti - le opinioni di un matematico e di un cabalista, di un astronomo e di un astrologo, di un medico e di un guaritore, anche se non hanno tutte lo stesso peso, anche se poi ognuno sceglierà liberamente a quali prestare fede e quali invece rigettare.

In questo senso, e solo in questo senso, la qualità di un francobollo è soggettiva. Nel senso che non possiamo constatarla come faremmo con un bruto fatto empirico ("oggi piove") ma il soggetto - il collezionista - è chiamato in causa e deve farsi parte attiva, se vuol apprezzarla. Tuttavia, se il processo di identificazione della qualità è codificato - se risponde a pochi e elementari criteri, dichiarati e condivisi - allora potremo trovare un largo accordo inter-soggettivo, che battezzeremo - con le dovute accortezze - oggettivo.

Cosa diciamo, in fondo? Diciamo che i francobolli degli Antichi Stati non sono un genere tecnologico, che non fai in tempo a comprarne uno che è già disponibile la versione successiva. Di "Antichi" non se ne producono più, son sempre loro, tutti schedati, tracciati, censiti. Dove? Nei cataloghi e nelle collezioni del passato. Perciò partiamo da lì, dai cataloghi e dalle collezioni di chi ci ha preceduto, anche come antidoto alla violenza commerciale delle piattaforme virtuali - Ebay, Delcampe, Catawiki più altri circuiti di scambio mascherati - che alterano e deviano le nostre percezioni, con le loro arroganti e parossistiche proposte di materiale non-collezionabile. "La filatelia è come il maiale" lasciamolo dire a chi ama rotolarsi nel fango.

Cosa diciamo, poi? Diciamo di costruire una scala della qualità, allo stesso modo con cui un fisico costruisce un termometro per la rilevazione della temperatura. Fissiamo un punto nodale, il migliore esemplare noto, di punteggio "100", e intercaliamo poi i punteggi intermedi per tutti gli altri esemplari, secondo la metrica dei tre parametri canonici - margini, freschezza e annullo - posti su un piede di parità. Sostituire i numeri alle parole è un modo per bandire la retorica, per sterilizzare le valutazioni da quegli aspetti gergali - "eccezionale", "molto fresco", "sfiorato" - impregnati di inestricabili ambiguità e controversie.

Se tutti guardiamo le stesse cose (i cataloghi e le collezioni del passato) con lo stesso schema di analisi (il migliore noto, la triade margini-freschezza-annullo) e l'impegno a parlare un linguaggio comune (quello dei numeri) allora arriveremo tutti a conclusioni, se non  identiche, sicuramente molto simili, e in questo senso specifico obiettive.

Ma cosa stiamo dicendo, in ultima istanza? Diciamo che il tutto è più grande di una parte; che dritto è meglio di storto; che ben impresso è preferibile a mal impresso e simmetrico è superiore ad asimmetrico; che il più grande ricopre il più piccolo; che pulito è meglio di sporco; che alla luce si vede meglio che al buio. Non stiamo dicendo nulla di sublime, cervellotico, grandioso o imponente. Il gioco della qualità non comanda nulla a cui sia folle obbedire.

Perché allora queste ovvietà incontrano un fuoco di sbarramento, suscitano tante e tante resistenze, che neanche i vietnamiti verso gli americani?

So bene - per esperienza diretta - quanto sia travagliato per un collezionista guardare con ritrovata consapevolezza quegli oggetti che gli son stati sotto gli occhi per anni; quanto sia traumatico percepire improvvisamente caratteristiche sin allora ignorate e ora indesiderate; quanto sia triste sentire affievolirsi il fuoco della passione e vedere a un tratto il francobollo nella sua esclusiva dimensione materiale, quella di un ritaglio di carta; quanto sia forte l'istinto di distogliere lo sguardo, di accampare scuse e e trovare giustificazioni, pur di respingere una realtà dolorosa.

Posso solo intuire, invece, quale sgradita sorpresa sia per un commerciante sentirsi dire all'improvviso l'annullo non deturpa, ma non è nitido, tre margini sono grandi, ma il quarto no, le incisioni sono sfocate, c'è l'angolo di foglio, ma l'insieme è poco fresco, quando tutte le sue belle cianfrusaglie le smerciava senza problemi sino al giorno prima, con viva e reciproca soddisfazione delle parti e la prospettiva di ulteriori affari.

Capisco quindi che commercianti e collezionisti abbiano un interesse (in)conscio a restare assopiti sull'argomento qualità, che nessuno voglia esser distolto dal torpore che gli dà conforto e sicurezza. Io, d'altra parte, non devo convincere nessuno, non ho mai pensato di fondare un partito, per raccogliere voti e consensi. Non ho capacità persuasive, non posseggo l'originalità del filosofo e anzi diffido di coloro che vogliono rifare il mondo. Non assomiglio in nulla ai geni che crescono dappertutto, qui intorno, a ogni momento, in modo impressionante.

Ho solo affermato la dignità filatelica della qualità, la possibilità tecnica di definire una metrica rigorosa, che sia una guida sicura nel pensare e nell'agire di un collezionista evoluto, desideroso di oltrepassare l'infantile de gustibus non est disputandum. Ho voluto alzare la qualità al rango di una indispensabile propedeutica al collezionismo degli Antichi Stati, perché la qualità non sarà tutto, ma senza la qualità gran parte del resto perde di significato. Ho la presunzione di credere che personaggi del calibro di Giulio Bolaffi e Renato Mondolfo avrebbero apprezzato questo mio sforzo di analisi e di sintesi, di rigore e coerenza.

E' ben altro, però, quel a cui tengo realmente.

Volevamo capire la qualità nel collezionismo degli Antichi Stati, ma, accidenti, che giro abbiam fatto!

Per parlare di qualità siamo entrati in contatto con le forme dell'arte, ne abbiamo intravisto il sostrato comune dietro le apparenti diversità, e abbiamo capito che nessuno esce artista dal ventre della madre, come Atena uscì dalla testa di Zeus, già a adulta, armata, pronta a combattere. Non possiamo capire la qualità, se non amiamo o non siamo interessati all'arte, ma neppure se ignoriamo o addirittura neghiamo i principi del metodo scientifico. Volevamo parlare di qualità in filatelia e abbiamo scoperto come costruire un termometro, con quali convenzioni e quali operazioni, per governare con precisione teorica le ineliminabili approssimazioni del mondo reale. Per parlare di qualità abbiamo avuto bisogno della matematica - e a cosa non serve la matematica, d'altra parte? - e parlando di qualità abbiamo scoperto l'ingenuità delle nostre intuizioni, un tema evocativo del più generale problema dei bias cognitivi, di cui abbiamo discusso l'euristica dell'ancoraggio. Capire la qualità ci ha regalato una prospettiva insolita sul valore della storia (dei francobolli). Per capire la qualità e la bellezza (in filatelia) ci siamo trovati a intersecare l'arte con la matematica, in uno dei più felici esempi di interdisciplinarità. Abbiamo accarezzato alcuni rudimenti di economia (del mercato filatelico) e proposto un approfondimento per imparare a leggere i prezzi (dei francobolli).

Volevamo capire la qualità nel collezionismo degli Antichi Stati, ma, accidenti, che giro abbiam fatto!

Per capire la qualità in filatelia - un argomento iper-specialistico, d'interesse confinato a un sottoinsieme della già ristretta cerchia dei collezionisti - abbiamo dovuto chiamare a raccolta tutte le nostre risorse e esplorarne le interrelazioni. La filatelia non è più apparsa un passatempo demodè, per pazzoidi sfaccendati, ma un gioco raffinato, avvincente e formativo, che necessita di tutto ciò che si conosce e impone di saperne ancor di più, di non fermarsi mai nello studio, della filatelia e non solo. Collezionare Antichi Stati è diventata un'attività frammista a tutti i nostri travagli - spirituali, intellettuali e materiali - da vivere e affrontare con una panoplia di sentimenti, idee e strumenti.
 
L'idea di fondo è riassumibile nell'immagine del rizoma, per cui un concetto è comprensibile solo con l'analisi del reticolo di concetti in cui è inserito, e ogni concetto è al tempo stesso centro e perifieria della conoscenza. Questa è la via maestra per avvicinare i più giovani alla filatelia e farla riscoprire ai meno giovani. Questo è un modo intelligente e accattivante di fare cultura (filatelica).

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